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Autore: alessiasc    11/09/2010    2 recensioni
Mi sta guardando, sento il suo sguardo addosso, che mi trafigge come milioni di spine. Non so se mi guarda con disprezzo o con desiderio, non so se è felice o preferirebbe piangere, so che mi sta guardando, ho imparato a sentirlo sulla pelle, il suo sguardo. È così bello, così perfetto, così vicino a me. Eppure continuo a guardare avanti, per paura di incrociare quegli occhi, per paura di venire fulminata un'altra volta, oppure per paura di perdermici di nuovo dentro, o di essere la prima dei due a distogliere lo sguardo. Sono stufa di essere io.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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tutto ciò che c'è scritto è una storia.."vera", che mi è successa sul serio. comunque, I'm sorry for this shit. u.ù

 


Mi sta guardando, sento il suo sguardo addosso, che mi trafigge come milioni di spine. Non so se mi guarda con disprezzo o con desiderio, non so se è felice o preferirebbe piangere, so che mi sta guardando, ho imparato a sentirlo sulla pelle, il suo sguardo. È così bello, così perfetto, così vicino a me. Eppure continuo a guardare avanti, per paura di incrociare quegli occhi, per paura di venire fulminata un'altra volta, oppure per paura di perdermici di nuovo dentro, o di essere la prima dei due a distogliere lo sguardo. Sono stufa di essere io. Si muove, sento i suoi movimenti dietro le mie spalle, eppure io non mi muovo, rimango lì, appoggiata a uno di quei paletti che ci sono a quella maledetta fermata degli autobus. Sesantadue. Il mio autobus, il nostro autobus, il numero, forse l'unica cosa al mondo, che mi lega a te. Prendo un respiro, cerco il coraggio, mentre torturo le mie povere mani e poi mi volto verso di lui. E di nuovo quell'ondata di emozioni mi prende da dentro e mi trascina in un altro mondo, con o senza la mia approvazione. Il vento gli scompiglia i capelli. C'era vento? Nemmeno me n'ero accorta. Forse ero troppo occupata a sentire il dolore che provocavano le spine, cercando di non perderlo. E, come avevo previsto, i suoi occhi sono fissi su di me, e, nel preciso instante in cui incrociano i miei, il mondo comincia a girare più velocemente, verticosamente. Sento lo stomaco che fa le capriole, il cuore si scalda. Distogli lo sguardo Mirko, togli i tuoi occhi dai miei, ti prego, vattene, corri via, scappa, lasciami stare. E invece no, sei lì, che continui a fissarmi. Non so nemmeno se ti sei reso conto che ti guardo come se non ci fosse niente di più bello al mondo. C'è qualcosa di più bello al mondo? Non penso di esserne sicura. Mi mordo il labbro, cerco di resistere. Sento le gambe cedere, il respiro corto. Sorridi. No, Mirko non sorridere. Mi vuoi morta, io lo so. Perchè sorridi? Cosa ho fatto? Sono sporca? Scema? Ho detto qualcosa? Oh cavolo, non è che sai leggere nel pensiero? No, okay, c'è l'amico, fa la sua battuta, ridono, di nuovo. La cosa positiva è che non mi sta più guardando e posso riprendere fiato. L'amico se ne va, mi saluta. Chi è? Ciao. I miei pensieri tornano sul ragazzo moro dietro di me.
Si avvicina e mi prende una mano, il calore si espande dalla mano in tutto il corpo, lasciando una sensazione impagabile. Stringe la mia mano, mi guarda e mi sorride, dolcemente. Com'è dolce. Com'è bello. Ricambio il sorriso e mi avvicino a lui, incerta. Mi cinge un fianco e preme le sue labbra calde sulle mie, dischiude le labbra e le nostre lingue si incontrano. E tutto è perfetto. Sento i clacson per la strada, il passante di fretta per non arrivare in ritardo dopo la pausa pranzo, la gente che si muove, che impazzisce. Il bambino che piange, la ragazza che ride, il ragazzo che bacia. Fermi, lui è il ragazzo che bacia, e bacia me. Bacia me, io bacio lui. Noi, finalmente. Lo sento con me, lui, l'aspettavo da troppo, troppo tempo. Mesi. Un anno ormai. Forse di più, ma ora non importava, aveva scelto me, tra tutte. Si stacca dalle mie labbra e, stringendomi a se, sorride. < sei mia > sussurra.
Uno stridio, poi il solito rumore di un autobus che apre le porte, e mi sveglio da quel sogno. Sogno. No, non è possibile, non ci credo. Non ancora, vi prego. Ecco, le spine di prima sono diventate lame, affilate, e sono certa che fanno più male. Sento il cuore che si spacca, in mille pezzi. Prendo un lungo respiro, e lui mi passa affianco. < ciao, Mirko > voglio dire, non dico niente, sto zitta. Mi limito a trattenere quello che rimane delle mie lacrime dentro i miei occhi, lucidi, e a seguirlo dentro l'autobus. Mi siedo, davanti a lui, e guardo fuori dal finestrino. Il mondo, in movimento, che nel sogno sembrava così perfetto, ora era quasi inguardabile. E il calore, nel cuore, non c'era più. C'era mai stato? Sposto lo sguardo su di lui, senza farmi notare, cercando di ignorare la solita ondata di sensazioni che mi avvolgeva ogni volta che lo guardavo. Ecco il calore nel cuore, il calore che sentivo nel sogno. No, nel sogno era più forte, ma dovevo accontentarmi. Eccolo lì, più perfetto che mai, gli occhi seguono le macchine sulla strada. L'autobus parte ma non ci faccio caso, sono stregata. Mi giuro che se mi guarda non sposta lo sguardo, lo giuro a me stessa, e passo cinque minuti a ripetermelo. Poi sposta lo sguardo su di me, e io, velocemente, torno a guardare fuori dal finestrino. Sento la sua presenza, ed è la sensazione migliore che ci sia. La mia fermata, mi alzo e scendo, butto un'ultima occhiata al suo posto, lui mi sta guardando, ma non sorrido, non lo saluto, non accenno nemmeno un movimento della testa. Mi limito a guardarlo, mentre l'autobus chiude le porte e riparte, rimango a guardarlo mentre si allontana, e, come per magia, sparisce gradualmente anche il calore nel cuore. Eccole di nuovo, le lame.
Che stupida che sei, tu non impari mai.

   
 
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