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Autore: CherryBomb_    12/09/2010    2 recensioni
Bella, dopo essere stata lasciata da Edward, decide di tornare a vivere a Phoenix con la madre. Come sarà la sua vita senza di lui?Riuscirà a dimenticarlo? Il suo amato tornerà a prenderla? Ci saranno Jacob, i licantropi, il ritorno di Victoria, i Volturi? Bella rimarrà incinta? Leggete e lo scoprirete. ^_^ Una What If leggermente OOC perchè ci saranno dei personaggi nuovi che non sono mai stati citati nel libro. Spero di avervi incuriosito. Tratto dal 4 capitolo : - Lo ami?- le chiesi semplicemente. Dovevo saperlo. Dovevo saperlo se lo amasse, se mi avesse dimenticato definitivamente. Se con lui fosse felice. Dovevo sapere che non mi volesse più nella sua vita e me ne sarei andato. Il solo pensiero di andarmene, mi faceva stare male. Io la amavo, volevo stare con lei, ma se lei non mi avesse voluto non potevo fare altro che andarmene. Intorno a noi regnò il silenzio per minuti che mi parvero ore. - Sì - non le tremò la voce, non le si imporporarono le guancie, non ebbe nessuna reazione a quella semplice parola, ma al solo sentirla una parte di me morì per la seconda volta. Lo amava, amava lui e non me. Mi aveva dimenticato, non mi amava più. Era colpa mia, ero stato uno stupido, ero stato io a lasciarla pensando di fare la cosa giusta, ma avevo sbagliato, avevo sbagliato completamente. Lei mi aveva dimenticato e io non potevo fare altro che andarmene. - Allora, addio - due parole che mi costarono tantissimo. Non me ne sarei voluto andare ed ero sicuro che non me ne sarei mai andato definitivamente, l’avrei controllata ancora per il resto della mia vita. Mi girai e feci per andarmene. - Mi lasci di nuovo così? - mi chiese e sentii distintamente il sangue che andò a colorare le sue guancie, mi girai nuovamente e la guardai.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon, Più libri/film
Capitoli:
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Capitolo 1














Capitolo 1

Bella POV
Stavo andando a scuola come ogni mattina. Come uno zombie mi stavo dirigendo verso la fermata dell’autobus. Mi maledicevo tutte le volte perché avevo lasciato il mio pick up a Forks.
Forks.
Era diventata un tabù. Tutto quello che era successo in quella cittadina era un tabù. Era un anno che non ne parlavo e che cercavo di non pensarci, ma inevitabilmente succedeva sempre. Ogni cosa mi portava a pensare a quello che era successo un anno prima, a quello che avevo provato e a quello che avevo lasciato, anzi, che mi aveva lasciato. Non ero stata io quella che aveva deciso di andarsene, ma erano state le circostanze a farmi partire.
Non mi piaceva ammetterlo, ma ancora ci soffrivo. Era un anno che era successo, ma ricordavo ancora tutto con assoluta meticolosità: il suo sguardo, la sua voce, le sue labbra che si posavano sulla mia fronte prima di andarsene definitivamente da me e dalla mia vita. Le mie lacrime, i miei incubi. Tutto era così nitido che mi sembrava di viverlo ogni volta.
La mia decisione di tornare a Phoenix era stata dura e sofferta, ma fu la decisione più giusta che potessi prendere in tutta la vita.
Allontanarmi da Forks, da quei luoghi che mi avrebbero fatto ricordare di lui ogni santo giorno per il resto della mia vita, anche un certo tipo di alberi mi avrebbero ricordato lui, era stata la decisione più saggia, ma anche la più dolorosa.
Avevo vissuto per un anno con incubi e con sue improvvise visioni, anche se non sapevo se era davvero lui o meno, provavo a non pensarci più di tanto, ma non ce la facevo: mi mancava, volevo che tornasse e il fatto di vederlo dappertutto, non migliorava la situazione.
Era lui? Non era lui? Era solo un brutto scherzo che mi tirava il mio cervello? Non lo sapevo e forse non volevo nemmeno saperlo. Aveva deciso lui di lasciarmi, di andarsene con la sua famiglia e di lasciarmi sola, aveva fatto tutto da solo senza parlarne prima con me. Avremmo potuto trovare una soluzione, risolvere e  non chiudere definitivamente la nostra storia. Aveva sempre detto di tenerci a me, di amarmi e che non mi avrebbe mai lasciato, invece l’aveva fatto.
I primi mesi gli incubi e le sue visioni mi perseguitavano, lo vedevo dappertutto, in ogni angolo buio, ma per mia fortuna con il passare del tempo erano diminuite, tutto era diminuito, ma non il suo ricordo. Capitava ancora che mi svegliassi piangendo, ma almeno non avevo più incubi, a volte lo vedevo ancora fuori sul marciapiede apposto a casa mia che guardava verso la mia finestra.
Erano tutte stupide illusioni di una povera ragazza ancora innamorata del ragazzo che l’aveva lasciata.
Ragazzo, non lo si poteva definire tale. Era molto di più di un semplice ragazzo: era un vampiro, un vampiro che mi aveva stregato il cuore, che me l’aveva rubato per poi strapparmelo senza neanche chiedermi il permesso. Era entrato nelle mia vita senza preavviso, scombussolandomela totalmente, era entrato facendomi credere di non lasciarmi mai, ma poi l’aveva fatto, mi aveva fatto soffrire, ma stava ancora facendo soffrire, anche se nessuno lo sapeva. La cosa bella di cambiare città, o di tornare nella propria città, è che puoi decidere quello che devi raccontare agli altri, puoi decidere tu cosa far sapere agli altri e io, ovviamente, avevo deciso non parlare mai di lui a nessuno, non mi sembrava il caso. Nemmeno Helena, la mia migliore amica, sapeva qualcosa.
Eravamo solo in due a sapere di lui: io e il mio cuore, eravamo già in troppi.
Non riuscivo a nominarlo, mi faceva male addirittura pensarlo e se avessi pronunciato il suo nome solo mentalmente mi sarei messa a piangere. La sofferenza era troppo grande, il dolore era ancora troppo grande.
In quell’anno avevo vissuto la mia vita, avevo ricominciato a vedere i miei amici e ad uscire con loro. Cercavo di distrarmi, di non pensare a lui e di non farmi mai vedere triste altrimenti avrebbero cominciato a fare domande a cui non avrei mai voluto dare risposta.
Era dura fingere per tutto il tempo, era dura far credere agli altri che andasse tutto bene quando in realtà mi sarei voluta chiudere in camera a piangere con una vaschetta di gelato.
Per mia fortuna lui sembrava scomparso, definitivamente scomparso, ma quando pensavo che finalmente avrei potuto dimenticarlo, mi sembrava di scorgerlo tra la gente.
Era difficile andare avanti, ma stavo provando con tutta me stessa a farlo.
Ero salita sul pullman e mi ero persa come al solito tra i miei pensieri, tra i miei ricordi che non volevano abbandonarmi.
Non sentivo più nessuno dei Cullen, non sentivo più nemmeno Alice che aveva tanto detto di essere mia amica. Tutti se n’erano andati dalla mia vita come io me n’ero andata dalla loro.
<< Bella >> mi sentii chiamare, quando mi girai vidi Helena che avanzava verso di me con il suo zaino in spalla.
<< Ciao Helena. Come stai? >> le chiesi facendole un sorriso.
Fase finzione: ON. Pensai mentalmente.
<< Sono preoccupata per il compito di biologia >> sbuffò.
Biologia. Biologia era la materia in cui avevo cominciato a parlare con lui, in cui si era presentato e avevamo continuato a parlare ogni giorno per tutta la durata del mio soggiorno a Forks.
A sentire la parola biologia gli occhi mi pizzicarono.
No, Bella. No. Non piangere. Non puoi piangere. Ti manca lo so, ma non puoi piangere, non davanti ad Helena, non vuoi che faccia domande, vero?
<< Hai studiato? >> le chiesi cercando di interessarmi a lei.
Non avevo problemi in biologia, non ne avevo mai avuti, era la mia materia preferita.
<< Certo >> mi rispose muovendo anche il capo.
<< E allora di che ti preoccupi? >> le feci un piccolo sorriso.
<< Tu la fai facile. La biologia è sempre stata una materia che hai capito al volo, ma io non ce la faccio. Io non sono te, io la biologia la odio con tutta me stessa >> sbuffò.
<< Stai tranquilla, andrà tutto bene >> l’abbracciai per confortarla.
Io e Helena eravamo migliori amiche fin dall’asilo, eravamo sempre state in classe insieme ed eravamo cresciute insieme. L’avevo vista cambiare nel corso degli anni: da piccola, cicciottella con gli occhiali a slanciata, con un bel seno e dei capelli lisci bellissimi. Era diventata davvero una bella ragazza: alta sul metro e settanta, mora, capelli lunghi lisci, occhi di un verde speranza, un sorriso sempre stampata in faccia e una carnagione abbastanza scura rispetto alla mia. Era l’esatto contrario di me: spigliata, solare, divertente e soprattutto, non arrossiva per un nonnulla e non inciampava nei propri piedi.
<< Hai ragione, ma devi stare tranquilla. Hai studiato, del resto non ti devi preoccupare >> le sorrisi nuovamente per poi farle segno di scendere, eravamo arrivate.
Scesi l’ultimo gradino e mi avviai insieme ad Helena verso l’entrata della scuola.
La Phoenix High School era un unico edificio costruito su due piani con enormi vetrate per far entrare il sole. Non era il massimo della scuola, preferivo mille volte quella di Forks, ma sapevo che non ci avrei mai più messo piede.
Entrammo nell’edificio trovandoci davanti il corridoio pieni di armadietti e ci dirigemmo verso i nostri.
<< Ragazze, finalmente siete arrivate >> disse Matthew arrivando e mettendoci le braccia intorno alle spalle.
<< Ciao, come mai così allegro stamattina? >> gli chiesi Helena sorridendogli.
Helena aveva una cotta per Matthew ormai dai tempi dell’asilo, ma ovviamente lui non se n’era mai reso conto perso a correre dietro a Sarah la ragazza più bella dell’istituto.
<< Forse chiedo a Sarah di uscire con me >> sorrise maggiormente.
A quelle parole il sorriso di Helena scomparve tramutandosi in una smorfia.
Matthew era abbastanza carino, alto, ricciolino, biondo, occhi stranamente marroni, era anche simpatico, ma era un cretino che non riusciva a capire i veri sentimenti di Helena, anche un cieco avrebbe visto che lei era cotta per lui, ma, ovviamente, lui no.
<< Sarà la centesima volta che lo dici in un anno >> gli risposi io scrollando la sua mano dalle mie spalle ed avviandomi verso la classe.
<< No, ma stavolta glielo chiedo sul serio. Insomma, cos’ho da perdere? Cosa vuoi che succeda se glielo chiedo? >> mi seguì e cominciò a gesticolare con le mani.
<< Succede che Chad ti spaccherà la faccia >> lo guardai malissimo.
<< Ma lei e Chad non sono nemmeno insieme >> mi rispose.
<< Ma vanno a letto insieme >> arrossii << e sai che Chad non apprezza che un altro giochi con le sue ragazze >> gli ricordai.
<< Come se lui non sapesse che non è l’unico che gioca con Sarah, sa benissimo che lei si vede anche con altri. Comunque, non voglio giocarci, voglio avere una storia, un appuntamento. Non mi sembra chiedere troppo >> mi disse indignato.
<< Se vuoi farti spaccare la faccia fai pure >> non sapevo più cosa dirgli, era anni che Matthew correva dietro a Sarah e che continuava a voler uscire da lei. Glielo chiedeva, ma otteneva sempre la stessa risposta: un secco no e una risata.
Mi chiedevo come si potesse essere così stupidi, mi sembrava ovvio che a lei non interessasse, ma lui continuava a provarci.
Mi girai a guardare Sarah che vicino a me camminava con la testa bassa. Ogni volta che Matthew diceva qualcosa di sbagliato, lei si chiudeva in se stessa.
Aveva poco autostima di sé, era davvero una bella ragazza, ma ogni volta che Matthew le ricordava che gli interessava Sarah, la sua autostima si abbassava maggiormente.
<< Forse è meglio che vado a dirlo agli altri >> disse Matthew prima di scappare via.
Non ero la ragazza più popolare, ma avevo la mia cerchia di amici, quei pochi ma buoni che mi aiutavano a far passare la giornata e, soprattutto, a non pensare a lui.
<< Ecco, sì, forse è meglio se vai >> gli dissi fulminandolo.
Matthew era davvero simpatico, ma lo odiavo quando faceva soffrire Sarah. La capivo, la capivo più di quanto non avrei mai voluto ammettere. Era innamorata di una persona che non la considerava e io ero ancora innamorata di una persona che mi aveva lasciato. Eravamo nella stessa situazione, anche se lei non lo sapeva.
<< Ehi, va tutto bene? >> le chiesi piegandomi per guardarla in viso.
<< Certo, va tutto bene >> fece un sorriso tiratissimo.
<< Helena, non devi fingere che tutto vada bene. Stai soffrendo, è inutile che ti nascondi. Ti conosco da tutta la vita ormai >>
<< Non sto soffrendo >> alzò il viso e mi guardò dura.
<< Ah no? Dici sul serio? Va bene, ok. Non stai soffrendo. Allora, andiamo a parlare con Matthew per fargli sapere che ha la nostra benedizione >> cominciai ad incamminarmi.
<< No >> la sentii gridare e mi venne vicino. << Ok, ci soffro, va bene? >> mi chiese guardandomi negli occhi.
<< Finalmente lo ammetti >> alzai gli occhi al cielo.
<< Non mi consoli se fai così >> mi rimproverò.
<< Ammetterlo è già un passo avanti >> le sorrisi.
<< E tu quando ammetterai che a Forks c’è stato un ragazzo? >> mi domandò.
A quelle parole sbiancai e poi arrossii violentemente. Mi imposi di non abbassare lo sguardo, che la mia posizione era già compromessa dal mio rossore.
<< Non c’è stato nessun ragazzo a Forks >> le risposi guardandola negli occhi.
<< Pensi che ti creda? Ma non ti preoccupare, aspetto. Quando vorrai parlarmene, io ci sarò, ok? >> mi sorrise.
<< Ok >> abbassai lo sguardo imbarazzata.
Mi dispiace, ma non te ne parlerò mai. Prima o poi spero che mi passi questa fissa per lui, ma tu scordatelo. Non saprai niente di lui. Niente. Perché lui non è mai esistito.
Sarà come se non fossi mai esistito.
Quelle parole riaffiorarono nella mia testa, la sua voce era ancora nitida. Ricordavo ancora il tono esatto con cui me lo disse, la freddezza nel pronunciare quelle parole.
Gli occhi mi pizzicarono e decisi di andare in bagno.
<< Bella, tutto bene? >> mi chiese lei preoccupata.
<< Sì, tutto bene. Vai in classe, io vado un attimo in bagno >> le dissi mentre cominciavo ad avviarmi già verso il bagno.
Le lacrime cominciarono a scendere copiose. Era mai possibile che soffrissi ancora così tanto? Dopo un anno che se n’era andato? Era possibile che sentissi ancora la sua mancanza? Sì, era ancora possibile dato che stavo andando a piangere in bagno.
Mi misi a correre nel primo bagno che trovai aperto e mi chiusi dentro. Mi sedetti sopra la tazza e cominciai a piangere a dirotto.
Perché mi hai lasciato? Mi spieghi perché diavolo mi hai lasciato? Tutte quelle belle parole, quelle belle frasi sono volate via con il vento quando tu mi hai detto che te ne andavi, quando hai detto che te ne saresti tornato con la tua famiglia senza di me. Mi amavi? Ed era così che dimostravi il tuo amore per me? Andandotene? Lasciandomi sola? Perché devo essere ancora così innamorata di te? Perché solo al pensiero di te, mi viene ancora da piangere? Me lo spieghi? Ecco, sto parlando da sola, come se tu potessi sentirmi e rispondere alle mie domande. Chissà dove sei, chissà con chi sei, magari hai già tra le braccia un’altra ragazza, ma che dico, un’altra vampira. Non potresti mai uscire di nuovo con una stupida ragazzina che non è niente paragonata a te. Devi uscire con una vampira, con una tua simile, con una vampira che sia bellissima come. Ti immagino già mentre baci un'altra mentre io sono ancora qui che piango per te nonostante sia passato un anno. Un anno. Te ne rendi conto. Mi avevi detto che sarebbe stato come se non fossi mai esistito, ma è un anno che io ti vedo dappertutto, che ti sogno quasi ogni notte, questo è il modo in cui non dovevi più esserci?
Piansi per interminabili minuti, sentii suonare la campanella, ma la ignorai. Non avevo la forza di uscire e di affrontare una lezione. Volevo andarmene da quella scuola, tornare a casa e sotterrarmi sotto le coperte. Volevo sognarlo, volevo ricordare i momenti passati insieme per illudermi che non fosse mai successo niente, per ritrovarmi ad essere improvvisamente felice.
Sentii la porta aprirsi.
<< Bella? Sei qui? >> la voce di Helena mi arrivò alle orecchie.
<< Sì >> sussurrai, ma lei mi sentii benissimo.
<< Stai bene? >> mi chiese avvicinandosi al mio cubicolo.
<< Se ti dico la verità prometti di non farmi domande di nessun genere? >> tirai su con il naso.
<< Lo prometto >>
<< No, non sto affatto bene >> e scoppiai nuovamente a piangere.
Rimasi chiusa nel bagno ancora per qualche minuto fino a quando non mi calmai e uscii trovandomi davanti una Helena preoccupata, ma, come mi aveva promesso, non fece domande.
Tornammo in classe e non dovette dare nessuna spiegazione al profe, a quanto pareva Helena aveva trovato una scusa plausibile.
Passai le tre ore successive nel mio mondo, persa a ripensare a quei bellissimi momenti passati a Forks, agli amici che avevo perso, alla famiglia che avevo cominciato a considerare come la mia.
Camminavo per la scuola come un automa, sembrava quasi che fosse il corpo a muoversi da solo e a sapere cosa fare.
Arrivai così fino alla mensa dove mi sedetti al tavolo insieme ai miei amici.
Helena era già seduta vicino a Matthew che lo guardava mentre parlava.
<< Ciao Bella >> mi salutò lui prima di tornare a parlare con gli altri Mark e Luck.
Mark era seduto vicino a Matthew e annuiva con la testa.
Mark era il primo ragazzo per cui avevo avuto una cotta all’asilo, ma poi crescendo eravamo diventati molto amici. Andava abbastanza bene a scuola, ma non aveva l’aspetto del classico secchione con gli occhiali spessi e i brufoli. Era poco più alto di me, moro, con gli occhi di un blu scuro. Molte ragazze gli correvano dietro, ma lui aveva occhi solo per la sua ragazza ponpon: Marta. Facevano coppia fissa da qualche mese e, al contrario di quello che pensavo, lei era anche simpatica, non come le altre cheerleader.
L’altro ragazzo seduto vicino a Mark, era Luke di origine indiana: alto, moro, occhi di un nero petrolio, in un certo senso mi ricordava Jacob, si assomigliavano parecchio. Lui era il classico ragazzo che se ne sbatte di tutto e che vuole solo fare festa e sembrava che la stesse per fare.
<< Che cosa dobbiamo comprare ancora? Su ragazzi, sta per tornare, bisogna fare una grande festa. È stasera. Oggi torna, quindi ragazzi bisogna essere pronti >> disse Matthew che si agitava sulla sedia.
<< Matt, stai calmo. Chi è che arriva oggi? >> chiesi mordendo un lato della pizza.
<< Da… >>
<< Nessuno >> concluse velocemente Mark al posto di Matt.
<< Ragazzi, che è che torna? >> chiesi posando la pizza nel piatto.
<< Lo scoprirai stasera. Tu stai calma e non fare domande. Non sa della tua presenza, quindi in un certo senso, sarai tu il suo regalo di bentornato >> sorrise Matt.
<< Ma di chi? Chi è che è partito? >> chiesi cominciando a perdere la pazienza.
<< Nessuno, Bella. Ricordati solo che stasera hai un impegno >> sorrise nuovamente.
<< E dovrai vestirti bene >> mi ricordò Helena.
<< Non pensare di farmi mettere un vestito e i tacchi, se non ha intenzione di farmi fare una figuraccia >> le intimai con l’indice.
<< E come vuoi sembrare sexy se non metti i tacchi? >> mi chiese lei sconvolta.
<< Sexy?!?! Ma mi spiegate chi sta tornando? >> la campanella suonò.
<< Bella, ci vediamo stasera >> i tre ragazzi presero i loro vassoi e se ne andarono.
Mi girai immediatamente a guardare Helena.
<< Mi spieghi chi arriva? >> le chiesi assottigliando lo sguardo.
<< Non lo so, te lo giuro >> incrociò le dita. << Mi hanno solo detto di farti carina, ma non so chi arriva. Credimi >>
Le credetti e mi alzai per portare via il mio vassoio.
<< Helena, non dobbiamo andare a fare shopping, vero? >> mi girai improvvisamente a guardarla.
<< Hai un vestito carino? >> mi chiese.
<< Sì >> l’unico vestito che avevo era quello che avevo indossato al mio primo ballo scolastico con E… con lui.
<< Un paio di scarpe? >>
<< Sì >> sempre quelle che avevo usato un anno e mezzo prima.
<< Allora, no. Non dobbiamo andare a fare shopping >> mi sorrise.
Tirai un sospiro di sollievo, ma al solo pensiero di dover mettere su il vestito di quella bellissima serata, mi sentii malissimo. L’avevo usato con lui, l’avevo indossato per lui, per andare al ballo con lui e non volevo ricordare quella sera, non volevo ricordare quei bellissimi momenti passati insieme.
Ma non avevo altra scelta, o usavo quel vestito o andavo a fare shopping e pur di non andarci, ero disposta a stare male, a ricordare momento che non avrei mai dovuto ricordare.
 
* * * * *
 
Ero in camera mia che mi stavo osservando nello specchio a figura intera.
Ero fasciata nel mio vestito blu monospalla con un paio di scarpe bianche hai piedi.
In cosa mi sono cacciata? Chi è questa persona a cui devo fare da regalo? Mi devo preparare al peggio ne sono sicura.
Mi lisciai il vestito all’altezza della pancia, un flashback mi fece bloccare: io che facevo la stessa cosa un anno e mezzo prima, finché non sentii suonare il campanello e scesi le scale con il gesso ai piedi c’era E…
<< Sei bellissima >> venni riscossa dai miei pensieri da mia mamma.
<< Non pensi sia troppo? >> le chiesi facendo una piroetta.
<< Assolutamente no >> mi sorrise e si avvicinò a lasciarmi un bacio sulla guancia.
<< È una festa e io ci vado con un vestito lungo, ma ti rendi conto? Ci manca solo che mi mettano la corona in testa e sono perfetta >> sbuffai.
<< Ma stai benissimo >> mi ripetè mia mamma avviandosi alla porta.
<< Certo, sto bene se dovessi andare ad un matrimonio, ad una festa formale o ad una cena romantica in un ristorante di lusso, ma non devo fare niente del genere. È una festa dove potrei andare con jeans e maglietta, e invece mi tocca indossare un vestito >> sbuffai nuovamente.
Suonarono alla porta.
<< Sarà sicuramente Helena, mamma >> urlai per farmi sentire.
Mi contemplai ancora un po’ nello specchio e i ricordi si impossessarono di nuovo di me: lui che mi sorrideva dalla fine delle scale, lui bellissimo nel suo completo nero, lui
<< Wow, Bella. Sei bellissima >> mi disse la mia amica entrando in camera.
Mi girai a guardarla e spalancai la bocca.
<< Ma tu hai jeans e maglietta >> dissi continuando ad esaminarla.
<< Sì >> fece una piccola risata.
<< Anch’io voglio mettermi jeans, maglietta e converse. Sembrerò una stupida vestita così, tutto per cosa? Perché sono il regalo di non so chi? Non ci penso nemmeno. Io mi cambio >> tirai giù la slip del vestito e lo buttai sul letto. Mi tolsi velocemente le scarpe con il tacco e misi la testa nel mio armadio per prendere un paio di jeans e una maglietta che mi infilai senza troppe cerimonie. Presi le mie converse e completai l’opera.
Andai a guardarmi allo specchio.
<< Così va decisamente meglio >> sorrise alla figura di me stessa.
<< I ragazzi si arrabbieranno con me quando ti vedranno vestita così >> mi informò.
<< Non mi interessa. Sono io che sarei sembrata ridicola a venire con quel vestito e siccome non mi piace essere al centro dell’attenzione, mi vesto come una normale ragazza >> mi girai a guardarla convinta.
<< Va bene, come vuoi tu >> mi sorrise.
Scendemmo le scale e ci avviammo verso la porta.
<< Ciao mamma >> urlai prima di uscire di casa.
<< Non fare tardi >> la sentii dire prima che chiudessi definitivamente la porta.
<< Allora, chi è che torna? >> chiesi per la centesima volta a Helena.
<< Non lo so. Non chiedermelo più perché riceverai la stessa risposta sempre >>
Sospirai pesantemente limitandomi a camminare.
<< Da chi è che si tiene la festa? >> chiesi rendendomi conto che non lo sapessi.
<< Da Matt >> fece un sorriso spontaneo a pronunciare il suo nome.
<< Perché non ti decidi a dirgli quello che provi per lui? >> le chiesi semplicemente.
<< Per quale motivo? A lui interessa Sarah, rovinerei solo la nostra amicizia >>
<< Magari le cose cambierebbero, che ne sai? Dovresti provarci >> le sorrisi quando mi resi conto che mi guardava stralunata.
<< Ovviamente tu stai scherzando >>
Non riuscii a replicai perché arrivammo davanti a casa di Matt da cui proveniva della musica.
Arrivammo alla porta e suonammo.
<< Finalmente ragazze. Vi stavamo dando per disperse. Di solito è l’ospite d’onore che si lascia aspettare, non il regalo >> ci accolse Matt con un sorriso e una birra in mano. Poi gli cadde l’occhio sul mio abbigliamento << Perché sei vestita così? Non dovevi metterti un vestito e infighettarti? >> mi chiese sconvolto.
<< Non mi metto un vestito per sembrare ridicola. Sarei stata l’unica con il vestito. Sai che non mi piace essere al centro dell’attenzione >> misi le mani sui fianchi.
<< Sì, lo so, ma lui… >>
<< Matt, ma che sta … >> e fu in quel momento che sentii una voce a me troppo famigliare. Una voce che era da anni che non sentivo più. Era cambiata, era una voce da uomo, ma lui no.
Due occhi azzurri si girarono verso di me e fu lì che mi resi ancora più conto che fosse davvero lui.

 





Ciao a tutte. Eccomi tornata nel fandom Twilight a portare questa mia nuova storia.
Allora, specifico che è tratta da una mia shot che ho scritto qualche mese fa (saranno almeno 7 XD) siccome molte mi hanno chiesto di continuarla, l’ho fatto, anche se con un po’ di ritardo dato che avevo da finire altre storie.
Secondo me per capire meglio dovreste leggerla, anche se penso vi sia chiaro che cosa sia successo. Comunque per chi di voi fosse interessato questa è la shot La decisione.
Lo so, di storie ambientate dopo l’abbandono di Edward ce ne sono tante, ma spero di fare qualcosa di diverso e magari di emozionarvi in qualche modo. =) Questo potrete dirmelo solo voi.
Fatemi sapere che ne pensate e se vi incuriosisce. =)
Spero di vedervi in numerose.
 Ringrazio in anticipo le persone che leggeranno, recensiranno e metteranno la storia tra le seguite/preferite/ricordate.
Auguro un  buon inizio di scuola a tutte, purtroppo io domani inizio =(  Anche se nessuno avrà voglia di ricominciare.  =)
Al prossimo capitolo (sperando che ci sia qualcuno ihih ) ^_^
   
 
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