Capitolo 1
Bella
POV
Stavo andando a scuola come
ogni mattina. Come uno zombie mi stavo dirigendo verso la fermata
dell’autobus.
Mi maledicevo tutte le volte perché avevo lasciato il mio
pick up a Forks.
Forks.
Era diventata un
tabù. Tutto
quello che era successo in quella cittadina era un tabù. Era
un anno che non ne
parlavo e che cercavo di non pensarci, ma inevitabilmente succedeva
sempre.
Ogni cosa mi portava a pensare a quello che era successo un anno prima,
a
quello che avevo provato e a quello che avevo lasciato, anzi, che mi
aveva
lasciato. Non ero stata io quella che aveva deciso di andarsene, ma
erano state
le circostanze a farmi partire.
Non mi piaceva ammetterlo,
ma
ancora ci soffrivo. Era un anno che era successo, ma ricordavo ancora
tutto con
assoluta meticolosità: il suo sguardo,
la sua voce, le sue
labbra che si posavano sulla mia fronte prima di andarsene
definitivamente da me e dalla mia vita. Le mie lacrime, i miei incubi.
Tutto
era così nitido che mi sembrava di viverlo ogni volta.
La mia decisione di tornare
a
Phoenix era stata dura e sofferta, ma fu la decisione più
giusta che potessi
prendere in tutta la vita.
Allontanarmi da Forks, da
quei luoghi che mi avrebbero fatto ricordare di lui
ogni santo giorno per il resto della mia vita, anche un certo
tipo di alberi mi avrebbero ricordato lui,
era stata la decisione più saggia, ma anche la
più dolorosa.
Avevo vissuto per un anno
con
incubi e con sue improvvise visioni, anche se non sapevo se era davvero
lui o
meno, provavo a non pensarci più di tanto, ma non ce la
facevo: mi mancava,
volevo che tornasse e il fatto di vederlo dappertutto, non migliorava
la
situazione.
Era lui? Non era lui? Era
solo un brutto scherzo che mi tirava il mio cervello? Non lo sapevo e
forse non
volevo nemmeno saperlo. Aveva deciso lui di lasciarmi, di andarsene con
la sua
famiglia e di lasciarmi sola, aveva fatto tutto da solo senza parlarne
prima
con me. Avremmo potuto trovare una soluzione, risolvere e non chiudere
definitivamente la nostra
storia. Aveva sempre detto di tenerci a me, di amarmi e che non mi
avrebbe mai
lasciato, invece l’aveva fatto.
I primi mesi gli incubi e
le
sue visioni mi perseguitavano, lo vedevo dappertutto, in ogni angolo
buio, ma
per mia fortuna con il passare del tempo erano diminuite, tutto era
diminuito,
ma non il suo ricordo. Capitava ancora che mi svegliassi piangendo, ma
almeno
non avevo più incubi, a volte lo vedevo ancora fuori sul
marciapiede apposto a
casa mia che guardava verso la mia finestra.
Erano tutte stupide
illusioni
di una povera ragazza ancora innamorata del ragazzo che
l’aveva lasciata.
Ragazzo, non lo
si poteva definire tale. Era molto di
più di un semplice ragazzo: era un vampiro, un vampiro che
mi aveva stregato il
cuore, che me l’aveva rubato per poi strapparmelo senza
neanche chiedermi il
permesso. Era entrato nelle mia vita senza preavviso,
scombussolandomela
totalmente, era entrato facendomi credere di non lasciarmi mai, ma poi
l’aveva
fatto, mi aveva fatto soffrire, ma stava ancora facendo soffrire, anche
se
nessuno lo sapeva. La cosa bella di cambiare città, o di
tornare nella propria
città, è che puoi decidere quello che devi
raccontare agli altri, puoi decidere
tu cosa far sapere agli altri e io, ovviamente, avevo deciso non
parlare mai di
lui a nessuno, non mi sembrava il
caso. Nemmeno Helena, la mia migliore amica, sapeva qualcosa.
Eravamo solo in due a
sapere
di lui: io e il mio cuore, eravamo
già in troppi.
Non riuscivo a nominarlo,
mi
faceva male addirittura pensarlo e se avessi pronunciato il suo nome solo mentalmente mi sarei messa
a piangere. La sofferenza era troppo grande, il dolore era ancora
troppo
grande.
In quell’anno
avevo vissuto
la mia vita, avevo ricominciato a vedere i miei amici e ad uscire con
loro.
Cercavo di distrarmi, di non pensare a lui e di non farmi mai vedere
triste
altrimenti avrebbero cominciato a fare domande a cui non avrei mai
voluto dare risposta.
Era dura fingere per tutto
il
tempo, era dura far credere agli altri che andasse tutto bene quando in
realtà
mi sarei voluta chiudere in camera a piangere con una vaschetta di
gelato.
Per mia fortuna lui sembrava scomparso, definitivamente
scomparso, ma quando pensavo che finalmente avrei potuto dimenticarlo,
mi
sembrava di scorgerlo tra la gente.
Era difficile andare
avanti,
ma stavo provando con tutta me stessa a farlo.
Ero salita sul pullman e mi
ero persa come al solito tra i miei pensieri, tra i miei ricordi che
non
volevano abbandonarmi.
Non sentivo più
nessuno dei
Cullen, non sentivo più nemmeno Alice che aveva tanto detto
di essere mia
amica. Tutti se n’erano andati dalla mia vita come io me
n’ero andata dalla
loro.
<< Bella
>> mi
sentii chiamare, quando mi girai vidi Helena che avanzava verso di me
con il
suo zaino in spalla.
<< Ciao
Helena. Come
stai? >> le chiesi facendole un sorriso.
Fase
finzione: ON. Pensai
mentalmente.
<< Sono
preoccupata per
il compito di biologia >> sbuffò.
Biologia.
Biologia era la materia in cui avevo cominciato a parlare con lui, in cui si era presentato e avevamo
continuato a parlare ogni giorno per tutta la durata del mio soggiorno
a Forks.
A sentire la parola
biologia
gli occhi mi pizzicarono.
No,
Bella. No. Non piangere. Non puoi piangere. Ti
manca lo so, ma non puoi piangere, non davanti ad Helena, non vuoi che
faccia
domande, vero?
<< Hai
studiato?
>> le chiesi cercando di interessarmi a lei.
Non avevo problemi in
biologia, non ne avevo mai avuti, era la mia materia preferita.
<< Certo
>> mi
rispose muovendo anche il capo.
<< E allora
di che ti
preoccupi? >> le feci un piccolo sorriso.
<< Tu la fai
facile. La
biologia è sempre stata una materia che hai capito al volo,
ma io non ce la
faccio. Io non sono te, io la biologia la odio con tutta me stessa
>>
sbuffò.
<< Stai
tranquilla,
andrà tutto bene >> l’abbracciai per
confortarla.
Io e Helena eravamo
migliori
amiche fin dall’asilo, eravamo sempre state in classe insieme
ed eravamo
cresciute insieme. L’avevo vista cambiare nel corso degli
anni: da piccola,
cicciottella con gli occhiali a slanciata, con un bel seno e dei
capelli lisci
bellissimi. Era diventata davvero una bella ragazza: alta sul metro e
settanta,
mora, capelli lunghi lisci, occhi di un verde speranza, un sorriso
sempre
stampata in faccia e una carnagione abbastanza scura rispetto alla mia.
Era
l’esatto contrario di me: spigliata, solare, divertente e
soprattutto, non
arrossiva per un nonnulla e non inciampava nei propri piedi.
<< Hai
ragione, ma devi
stare tranquilla. Hai studiato, del resto non ti devi preoccupare
>> le
sorrisi nuovamente per poi farle segno di scendere, eravamo arrivate.
Scesi l’ultimo
gradino e mi
avviai insieme ad Helena verso l’entrata della scuola.
La Phoenix High School era
un
unico edificio costruito su due piani con enormi vetrate per far
entrare il
sole. Non era il massimo della scuola, preferivo mille volte quella di
Forks,
ma sapevo che non ci avrei mai più messo piede.
Entrammo
nell’edificio
trovandoci davanti il corridoio pieni di armadietti e ci dirigemmo
verso i
nostri.
<< Ragazze,
finalmente
siete arrivate >> disse Matthew arrivando e mettendoci le
braccia intorno
alle spalle.
<< Ciao, come
mai così
allegro stamattina? >> gli chiesi Helena sorridendogli.
Helena aveva una cotta per
Matthew ormai dai tempi dell’asilo, ma ovviamente lui non se
n’era mai reso
conto perso a correre dietro a Sarah la ragazza più bella
dell’istituto.
<< Forse
chiedo a Sarah
di uscire con me >> sorrise maggiormente.
A quelle parole il sorriso di Helena scomparve tramutandosi in una smorfia.
A quelle parole il sorriso di Helena scomparve tramutandosi in una smorfia.
Matthew era abbastanza
carino, alto, ricciolino, biondo, occhi stranamente marroni, era anche
simpatico, ma era un cretino che non riusciva a capire i veri
sentimenti di
Helena, anche un cieco avrebbe visto che lei era cotta per lui, ma,
ovviamente,
lui no.
<<
Sarà la centesima
volta che lo dici in un anno >> gli risposi io scrollando
la sua mano
dalle mie spalle ed avviandomi verso la classe.
<< No, ma
stavolta
glielo chiedo sul serio. Insomma, cos’ho da perdere? Cosa
vuoi che succeda se
glielo chiedo? >> mi seguì e
cominciò a gesticolare con le mani.
<< Succede
che Chad ti
spaccherà la faccia >> lo guardai malissimo.
<< Ma lei e
Chad non
sono nemmeno insieme >> mi rispose.
<< Ma vanno a
letto
insieme >> arrossii << e sai che Chad non
apprezza che un altro giochi con
le sue ragazze >> gli
ricordai.
<< Come se
lui non
sapesse che non è l’unico che gioca
con
Sarah, sa benissimo che lei si vede anche con altri. Comunque, non
voglio giocarci, voglio avere una
storia, un
appuntamento. Non mi sembra chiedere troppo >> mi disse
indignato.
<< Se vuoi
farti
spaccare la faccia fai pure >> non sapevo più
cosa dirgli, era anni che
Matthew correva dietro a Sarah e che continuava a voler uscire da lei.
Glielo
chiedeva, ma otteneva sempre la stessa risposta: un secco no e una
risata.
Mi chiedevo come si potesse
essere così stupidi, mi sembrava ovvio che a lei non
interessasse, ma lui
continuava a provarci.
Mi girai a guardare Sarah
che
vicino a me camminava con la testa bassa. Ogni volta che Matthew diceva
qualcosa di sbagliato, lei si chiudeva in se stessa.
Aveva poco autostima di
sé,
era davvero una bella ragazza, ma ogni volta che Matthew le ricordava
che gli
interessava Sarah, la sua autostima si abbassava maggiormente.
<< Forse
è meglio che
vado a dirlo agli altri >> disse Matthew prima di
scappare via.
Non ero la ragazza
più
popolare, ma avevo la mia cerchia di amici, quei pochi ma buoni che mi
aiutavano a far passare la giornata e, soprattutto, a non pensare a lui.
<< Ecco,
sì, forse è
meglio se vai >> gli dissi fulminandolo.
Matthew era davvero
simpatico, ma lo odiavo quando faceva soffrire Sarah. La capivo, la
capivo più
di quanto non avrei mai voluto ammettere. Era innamorata di una persona
che non
la considerava e io ero ancora innamorata di una persona che mi aveva
lasciato.
Eravamo nella stessa situazione, anche se lei non lo sapeva.
<< Ehi, va
tutto bene?
>> le chiesi piegandomi per guardarla in viso.
<< Certo, va
tutto bene
>> fece un sorriso tiratissimo.
<< Helena,
non devi
fingere che tutto vada bene. Stai soffrendo, è inutile che
ti nascondi. Ti
conosco da tutta la vita ormai >>
<< Non sto
soffrendo
>> alzò il viso e mi guardò dura.
<< Ah no?
Dici sul
serio? Va bene, ok. Non stai soffrendo. Allora, andiamo a parlare con
Matthew
per fargli sapere che ha la nostra benedizione >>
cominciai ad
incamminarmi.
<< No
>> la
sentii gridare e mi venne vicino. << Ok, ci soffro, va
bene? >> mi
chiese guardandomi negli occhi.
<< Finalmente
lo
ammetti >> alzai gli occhi al cielo.
<< Non mi
consoli se
fai così >> mi rimproverò.
<< Ammetterlo
è già un
passo avanti >> le sorrisi.
<< E tu
quando
ammetterai che a Forks c’è stato un ragazzo?
>> mi domandò.
A quelle parole sbiancai e
poi arrossii violentemente. Mi imposi di non abbassare lo sguardo, che
la mia
posizione era già compromessa dal mio rossore.
<< Non
c’è stato nessun
ragazzo a Forks >> le risposi guardandola negli occhi.
<< Pensi che
ti creda?
Ma non ti preoccupare, aspetto. Quando vorrai parlarmene, io ci
sarò, ok?
>> mi sorrise.
<< Ok
>> abbassai
lo sguardo imbarazzata.
Mi
dispiace, ma non te ne parlerò mai. Prima o poi
spero che mi passi questa fissa per lui, ma tu scordatelo. Non saprai
niente di
lui. Niente. Perché lui non è mai esistito.
Sarà
come se non fossi mai esistito.
Quelle parole riaffiorarono
nella mia testa, la sua voce era ancora nitida. Ricordavo ancora il
tono esatto
con cui me lo disse, la freddezza nel pronunciare quelle parole.
Gli occhi mi pizzicarono e
decisi di andare in bagno.
<< Bella,
tutto bene?
>> mi chiese lei preoccupata.
<<
Sì, tutto bene. Vai
in classe, io vado un attimo in bagno >> le dissi mentre
cominciavo ad
avviarmi già verso il bagno.
Le lacrime cominciarono a
scendere copiose. Era mai possibile che soffrissi ancora
così tanto? Dopo un
anno che se n’era andato? Era possibile che sentissi ancora
la sua mancanza?
Sì, era ancora possibile dato che stavo andando a piangere
in bagno.
Mi misi a correre nel primo
bagno che trovai aperto e mi chiusi dentro. Mi sedetti sopra la tazza e
cominciai a piangere a dirotto.
Perché
mi hai lasciato? Mi spieghi perché diavolo mi
hai lasciato? Tutte quelle belle parole, quelle belle frasi sono volate
via con
il vento quando tu mi hai detto che te ne andavi, quando hai detto che
te ne
saresti tornato con la tua famiglia senza di me. Mi amavi? Ed era
così che
dimostravi il tuo amore per me? Andandotene? Lasciandomi sola?
Perché devo
essere ancora così innamorata di te? Perché solo
al pensiero di te, mi viene
ancora da piangere? Me lo spieghi? Ecco, sto parlando da sola, come se
tu
potessi sentirmi e rispondere alle mie domande. Chissà dove
sei, chissà con chi
sei, magari hai già tra le braccia un’altra
ragazza, ma che dico, un’altra
vampira. Non potresti mai uscire di nuovo con una stupida ragazzina che
non è
niente paragonata a te. Devi uscire con una vampira, con una tua
simile, con
una vampira che sia bellissima come. Ti immagino già mentre
baci un'altra
mentre io sono ancora qui che piango per te nonostante sia passato un
anno. Un
anno. Te ne rendi conto. Mi avevi detto che sarebbe stato come se non
fossi mai
esistito, ma è un anno che io ti vedo dappertutto, che ti
sogno quasi ogni notte,
questo è il modo in cui non dovevi più esserci?
Piansi per interminabili
minuti, sentii suonare la campanella, ma la ignorai. Non avevo la forza
di
uscire e di affrontare una lezione. Volevo andarmene da quella scuola,
tornare
a casa e sotterrarmi sotto le coperte. Volevo sognarlo, volevo
ricordare i
momenti passati insieme per illudermi che non fosse mai successo
niente, per
ritrovarmi ad essere improvvisamente felice.
Sentii la porta aprirsi.
<< Bella? Sei
qui?
>> la voce di Helena mi arrivò alle orecchie.
<<
Sì >>
sussurrai, ma lei mi sentii benissimo.
<< Stai bene?
>>
mi chiese avvicinandosi al mio cubicolo.
<< Se ti dico
la verità
prometti di non farmi domande di nessun genere? >> tirai
su con il naso.
<< Lo
prometto >>
<< No, non
sto affatto
bene >> e scoppiai nuovamente a piangere.
Rimasi chiusa nel bagno
ancora per qualche minuto fino a quando non mi calmai e uscii
trovandomi
davanti una Helena preoccupata, ma, come mi aveva promesso, non fece
domande.
Tornammo in classe e non
dovette dare nessuna spiegazione al profe, a quanto pareva Helena aveva
trovato
una scusa plausibile.
Passai le tre ore
successive
nel mio mondo, persa a ripensare a quei bellissimi momenti passati a
Forks,
agli amici che avevo perso, alla famiglia che avevo cominciato a
considerare
come la mia.
Camminavo per la scuola
come
un automa, sembrava quasi che fosse il corpo a muoversi da solo e a
sapere cosa
fare.
Arrivai così
fino alla mensa
dove mi sedetti al tavolo insieme ai miei amici.
Helena era già
seduta vicino
a Matthew che lo guardava mentre parlava.
<< Ciao Bella
>>
mi salutò lui prima di tornare a parlare con gli altri Mark
e Luck.
Mark era seduto vicino a
Matthew e annuiva con la testa.
Mark era il primo ragazzo
per
cui avevo avuto una cotta all’asilo, ma poi crescendo eravamo
diventati molto
amici. Andava abbastanza bene a scuola, ma non aveva
l’aspetto del classico
secchione con gli occhiali spessi e i brufoli. Era poco più
alto di me, moro,
con gli occhi di un blu scuro. Molte ragazze gli correvano dietro, ma
lui aveva
occhi solo per la sua ragazza ponpon: Marta. Facevano coppia fissa da
qualche
mese e, al contrario di quello che pensavo, lei era anche simpatica,
non come
le altre cheerleader.
L’altro ragazzo
seduto vicino
a Mark, era Luke di origine indiana: alto, moro, occhi di un nero
petrolio, in
un certo senso mi ricordava Jacob, si assomigliavano parecchio. Lui era
il
classico ragazzo che se ne sbatte di tutto e che vuole solo fare festa
e
sembrava che la stesse per fare.
<< Che cosa
dobbiamo
comprare ancora? Su ragazzi, sta per tornare, bisogna fare una grande
festa. È
stasera. Oggi torna, quindi ragazzi bisogna essere pronti
>> disse
Matthew che si agitava sulla sedia.
<< Matt, stai
calmo.
Chi è che arriva oggi? >> chiesi mordendo un
lato della pizza.
<<
Da… >>
<< Nessuno
>>
concluse velocemente Mark al posto di Matt.
<< Ragazzi,
che è che
torna? >> chiesi posando la pizza nel piatto.
<< Lo
scoprirai
stasera. Tu stai calma e non fare domande. Non sa della tua presenza,
quindi in
un certo senso, sarai tu il suo regalo di bentornato >>
sorrise Matt.
<< Ma di chi?
Chi è che
è partito? >> chiesi cominciando a perdere la
pazienza.
<< Nessuno,
Bella.
Ricordati solo che stasera hai un impegno >> sorrise
nuovamente.
<< E dovrai
vestirti
bene >> mi ricordò Helena.
<< Non
pensare di farmi
mettere un vestito e i tacchi, se non ha intenzione di farmi fare una
figuraccia >> le intimai con l’indice.
<< E come
vuoi sembrare
sexy se non metti i tacchi? >> mi chiese lei sconvolta.
<< Sexy?!?!
Ma mi
spiegate chi sta tornando? >> la campanella
suonò.
<< Bella, ci
vediamo
stasera >> i tre ragazzi presero i loro vassoi e se ne
andarono.
Mi girai immediatamente a
guardare Helena.
<< Mi spieghi
chi
arriva? >> le chiesi assottigliando lo sguardo.
<< Non lo so,
te lo
giuro >> incrociò le dita. << Mi
hanno solo detto di farti carina,
ma non so chi arriva. Credimi >>
Le credetti e mi alzai per
portare via il mio vassoio.
<< Helena,
non dobbiamo
andare a fare shopping, vero? >> mi girai improvvisamente
a guardarla.
<< Hai un
vestito
carino? >> mi chiese.
<<
Sì >> l’unico
vestito che avevo era quello che avevo indossato al mio primo ballo
scolastico
con E… con lui.
<< Un paio di
scarpe?
>>
<<
Sì >> sempre
quelle che avevo usato un anno e mezzo prima.
<< Allora,
no. Non
dobbiamo andare a fare shopping >> mi sorrise.
Tirai un sospiro di
sollievo,
ma al solo pensiero di dover mettere su il vestito di quella bellissima
serata,
mi sentii malissimo. L’avevo usato con lui,
l’avevo indossato per lui,
per andare
al ballo con lui e non volevo ricordare quella sera, non volevo
ricordare quei
bellissimi momenti passati insieme.
Ma non avevo altra scelta,
o
usavo quel vestito o andavo a fare shopping e pur di non andarci, ero
disposta
a stare male, a ricordare momento che non avrei mai dovuto ricordare.
* * * * *
Ero in camera mia che mi
stavo osservando nello specchio a figura intera.
Ero fasciata nel mio
vestito
blu monospalla con un paio di scarpe bianche hai piedi.
In
cosa mi sono cacciata? Chi è questa persona a cui
devo fare da regalo? Mi devo preparare al peggio ne sono sicura.
Mi lisciai il vestito
all’altezza della pancia, un flashback mi fece bloccare: io
che facevo la
stessa cosa un anno e mezzo prima, finché non sentii suonare
il campanello e
scesi le scale con il gesso ai piedi c’era E…
<< Sei
bellissima
>> venni riscossa dai miei pensieri da mia mamma.
<< Non pensi
sia
troppo? >> le chiesi facendo una piroetta.
<<
Assolutamente no
>> mi sorrise e si avvicinò a lasciarmi un
bacio sulla guancia.
<<
È una festa e io ci
vado con un vestito lungo, ma ti rendi conto? Ci manca solo che mi
mettano la
corona in testa e sono perfetta >> sbuffai.
<< Ma stai
benissimo
>> mi ripetè mia mamma avviandosi alla porta.
<< Certo, sto
bene se
dovessi andare ad un matrimonio, ad una festa formale o ad una cena
romantica
in un ristorante di lusso, ma non devo fare niente del genere.
È una festa dove
potrei andare con jeans e maglietta, e invece mi tocca indossare un
vestito
>> sbuffai nuovamente.
Suonarono alla porta.
<<
Sarà sicuramente
Helena, mamma >> urlai per farmi sentire.
Mi contemplai ancora un
po’
nello specchio e i ricordi si impossessarono di nuovo di me: lui che mi sorrideva dalla fine delle
scale, lui bellissimo nel suo
completo nero, lui …
<< Wow,
Bella. Sei
bellissima >> mi disse la mia amica entrando in camera.
Mi girai a guardarla e
spalancai la bocca.
<< Ma tu hai
jeans e
maglietta >> dissi continuando ad esaminarla.
<<
Sì >> fece una
piccola risata.
<<
Anch’io voglio
mettermi jeans, maglietta e converse. Sembrerò una stupida
vestita così, tutto
per cosa? Perché sono il regalo di non so chi? Non ci penso
nemmeno. Io mi
cambio >> tirai giù la slip del vestito e lo
buttai sul letto. Mi tolsi
velocemente le scarpe con il tacco e misi la testa nel mio armadio per
prendere
un paio di jeans e una maglietta che mi infilai senza troppe cerimonie.
Presi
le mie converse e completai l’opera.
Andai a guardarmi allo
specchio.
<<
Così va decisamente
meglio >> sorrise alla figura di me stessa.
<< I ragazzi
si
arrabbieranno con me quando ti vedranno vestita così
>> mi informò.
<< Non mi
interessa.
Sono io che sarei sembrata ridicola a venire con quel vestito e siccome
non mi
piace essere al centro dell’attenzione, mi vesto come una
normale ragazza
>> mi girai a guardarla convinta.
<< Va bene,
come vuoi
tu >> mi sorrise.
Scendemmo le scale e ci
avviammo verso la porta.
<< Ciao mamma
>>
urlai prima di uscire di casa.
<< Non fare
tardi
>> la sentii dire prima che chiudessi definitivamente la
porta.
<< Allora,
chi è che
torna? >> chiesi per la centesima volta a Helena.
<< Non lo so.
Non
chiedermelo più perché riceverai la stessa
risposta sempre >>
Sospirai pesantemente
limitandomi a camminare.
<< Da chi
è che si
tiene la festa? >> chiesi rendendomi conto che non lo
sapessi.
<< Da Matt
>>
fece un sorriso spontaneo a pronunciare il suo nome.
<<
Perché non ti decidi
a dirgli quello che provi per lui? >> le chiesi
semplicemente.
<< Per quale
motivo? A
lui interessa Sarah, rovinerei solo la nostra amicizia >>
<< Magari le
cose
cambierebbero, che ne sai? Dovresti provarci >> le
sorrisi quando mi resi
conto che mi guardava stralunata.
<< Ovviamente
tu stai
scherzando >>
Non riuscii a replicai
perché
arrivammo davanti a casa di Matt da cui proveniva della musica.
Arrivammo alla porta e
suonammo.
<< Finalmente
ragazze.
Vi stavamo dando per disperse. Di solito è
l’ospite d’onore che si lascia
aspettare, non il regalo >> ci accolse Matt con un
sorriso e una birra in
mano. Poi gli cadde l’occhio sul mio abbigliamento
<< Perché sei vestita
così? Non dovevi metterti un vestito e infighettarti?
>> mi chiese
sconvolto.
<< Non mi
metto un
vestito per sembrare ridicola. Sarei stata l’unica con il
vestito. Sai che non
mi piace essere al centro dell’attenzione >>
misi le mani sui fianchi.
<< Sì, lo
so, ma lui…
>>
<< Matt, ma che sta
…
>> e fu in quel momento che sentii una voce a me troppo
famigliare. Una
voce che era da anni che non sentivo più. Era cambiata, era
una voce da uomo,
ma lui no.
Due occhi azzurri si girarono
verso di me e fu lì che mi resi ancora più conto
che fosse davvero lui.
Ciao a tutte. Eccomi tornata nel fandom Twilight a portare questa mia nuova storia.
Allora, specifico che
è
tratta da una mia shot che ho scritto qualche mese fa (saranno almeno 7
XD)
siccome molte mi hanno chiesto di continuarla, l’ho fatto,
anche se con un po’
di ritardo dato che avevo da finire altre storie.
Secondo me per capire
meglio
dovreste leggerla, anche se penso vi sia chiaro che cosa sia successo.
Comunque
per chi di voi fosse interessato questa è la shot La
decisione.
Lo so, di storie ambientate
dopo l’abbandono di Edward ce ne sono tante, ma spero di fare
qualcosa di
diverso e magari di emozionarvi in qualche modo. =) Questo potrete
dirmelo solo
voi.
Fatemi sapere che ne
pensate
e se vi incuriosisce. =)
Spero di vedervi in numerose.
Ringrazio in anticipo le
persone che leggeranno, recensiranno e metteranno la storia tra le
seguite/preferite/ricordate.
Auguro un buon inizio di scuola a tutte, purtroppo io domani inizio =( Anche se nessuno avrà voglia di ricominciare. =)
Auguro un buon inizio di scuola a tutte, purtroppo io domani inizio =( Anche se nessuno avrà voglia di ricominciare. =)
Al
prossimo capitolo (sperando che ci sia qualcuno ihih ) ^_^