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Autore: Cherry Berry    12/09/2010    3 recensioni
Era quasi mezzogiorno e la mia ronda era terminata, così andai da Renji per fare rapporto. Lo trovai in camera di Ichigo, a sfogliare quella che sembrava una rivista erotica. Quando mi vide comparire la lanciò dietro il letto e con un sorriso imbarazzato domandò: -Ehm… Tutto bene Rukia? Nessun Hollow in giro? Trattenni a stento una risata e risposi: -Nessuno, Renji. Visto che hai da fare me ne vado, così puoi tornare a occuparti dei tuoi affari. Risi appena e me la svignai saltando fuori dalla finestra. Sul vialetto di casa Kurosaki però incontrai la mia nemesi. -Rukia. Che piacere vederti qui. Sei venuta a fare rapporto a Renji? -Sì.- sibilai, e me ne andai in tutta fretta. Perché dovevo incontrarlo? Non poteva sparire per un po’, finché la mia rabbia non fosse sbollita? Tornai a casa di Inoue, calciando sassi sulla via e prendendomela con il mondo, invece che con il mio orgoglio ferito.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kuchiki Rukia, Kurosaki Ichigo
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Memories

MEMORIES

Vivere alla giornata non era il mio forte. Avevo sempre qualcosa da fare, qualcuno a cui pensare, un favore da ricambiare. E invece da quando ero tornata a casa sembrava  che tutti avessero a cuore solo la mia salute e il mio benessere, rilassati tesoro, non affaticarti, lascia stare, faccio io al tuo posto. Odio situazioni del genere. La Soul Society aveva accolto il mio ritorno a braccia aperte, ma ora cominciavo a sentire la mancanza della vita frenetica che avevo sulla Terra. Mi alzai in piedi, osservando la stanza, dove avevo passato così tanti anni della mia vita, da quando Byakuya mi aveva dato l’onore di entrare a far parte della famiglia Kuchiki. Ero decisa a riprendermi la mia vita passata, volevo tornare a svolgere il mio lavoro di Shinigami così come avevo iniziato. Perché versare altre lacrime inutili? Perché continuare a pensare al passato quando il presente era così fulgido e vivo davanti ai miei occhi? Nessun timore, nessun diversivo. Solo io e qualche Hollow. Il divertimento era iniziato.

 

Aizen era stato finalmente sconfitto e la pace era tornata. C’erano stati morti e feriti ma avevamo ricostruito ciò che era andato distrutto e pian piano l’equilibrio stava tornando. Camminavo per le strade del Rukongai chiedendomi come fosse possibile che in un solo anno tutto fosse tornato al suo posto. Era fantastico il lavoro svolto da tutti per portare la normalità sulla Soul Society, così come a Karakura. Karakura… Non dovevo pensarci. Avevo altro da fare.

-Kuchiki! Kuchiki vieni qui!

Corsi verso il mio compagno che mi chiamava. Eravamo stati mandati in ricognizione alla ricerca di un Hollow che sembrava avesse terrorizzato il 69esimo distretto del Rukongai. Evidentemente aveva trovato qualcosa.

-Eccomi, cosa c’è?

Rimasi a bocca aperta quando giunta al fianco dell’altro Shinigami vidi ciò che voleva mostrarmi.

-E tu mi chiami qui per un ragazzino?- sbraitai. –Ti sembra il caso?

Davanti a me stava un ragazzino dai grandi occhi verdi e i capelli neri, con un’espressione cupa.

-Scusami Kuchiki, ma ho sentito dei rumori e mi sono preoccupato, invece era solo questo marmocchio.- si giustificò guardando con aria arrogante il ragazzino che ricambiò il tono con uno sguardo gelido.

-Mi dispiace avere interrotto la vostra caccia signori Shinigami, ma l’Hollow che state cercando non è più qui.

-E tu come lo sai marmocchio?

Lo osservai con attenzione e gli sorrisi. Mi ricordava qualcuno, ma non sapevo chi.

-Bene, e ci sapresti indicare dove è andato?- gli domandai, ignorando il mio collega.

Si guardò intorno con fare sospettoso e poi mi tese la mano.

-Piacere, il mio nome è Satoshi.

-Io sono Kuchiki, Rukia Kuchiki. Piacere di conoscerti. Adesso saresti così gentile da dirci dove possiamo trovare quell’Hollow?

Annuì solennemente e mormorò: -Seguitemi.

Così lo seguimmo attraverso le strade e finalmente giungemmo davanti a una casa.

-È qui dentro. Ha con sé mia sorella.

Rimasi immobile quando sentii queste parole. Ci aveva condotti lì senza dirci cosa stava accadendo, senza rivelare la preoccupazione per la sorella. Era ammirevole.

-Tranquillo, riusciremo a portarla fuori di lì.

 

Il buio evoca sempre paura negli animi, oppure ricordi legati al silenzio e all’assenza di luce. La stanza era immersa nella penombra, i ricordi si susseguivano nella mia mente. Resta concentrata, resta concentrata.

Sentii la presenza dell’Hollow a pochi metri di distanza da me.  Estrassi la katana e mi preparai ad attaccare.

-Rukia, ti stavo aspettando.

Mi bloccai nell’ombra. Cosa stava accadendo? Stavo forse sognando? Una risata mi fece venire la pelle d’oca.

-T-tu? Cosa ci fai qui?

-Quello che fai tu. Do la caccia a un Hollow.

-Perché hanno chiamato anche te?

-Non lo so. Ero qui di passaggio, dovevo parlare con Ukitake e mi ha affidato questa piccola missione.

-Basta io me ne vado. Cavatela da solo.

Uscii all’aria aperta, mentre i colpi della lotta scuotevano l’aria. Perché era tornato? Stavo cercando di cancellare i ricordi, e adesso arrivava a sconvolgere l’equilibrio che pian piano mi stavo ricreando.

-Dannato.- mormorai tra me.

-Dov’è mia sorella?- Satoshi mi guardava con gli occhioni verdi sgranati.

-Stai tranquillo, i miei colleghi stanno sconfiggendo l’Hollow che si trova lì dentro. Ben presto usciranno con tua sorella.

Quello sguardo verde smeraldo e quei capelli neri… A chi assomigliava quel ragazzo? Cercai di riflettere, ma non riuscii a ricordare.

 

-Ehi Rukia! Perché sei scappata?

-Vattene, non voglio vederti. Hai ucciso l’Hollow, no? Hai compiuto la tua missione. Hai salvato la ragazza?

-Sì, è lì con suo fratello.

Mi voltai verso il ragazzino, che adesso abbracciava una giovane ragazza dalla carnagione scura e i capelli biondi.

-Grazie per avermi salvata.- disse rivolgendosi ai due Shinigami che l’avevano sottratta all’Hollow.

-Di niente cara. Kuchiki io torno alla brigata. Ci vediamo lì.

-Vai.- dissi al mio compagno. –Tra poco arrivo anche io.

Mi avvicinai a Satoshi e sua sorella, per controllare che lei stesse bene, voltando le spalle al nuovo venuto.

-Stai bene?

Lei mi sorrise, con aria dolce.

-Sì, sto bene. Grazie per esserti presa cura di Satoshi.

-Devi ringraziare lui se siamo arrivati qui così in fretta. È un bravo ragazzo.- ammisi sorridendo. Anche la sorella mi ricordava qualcuno. Era una sensazione molto strana.

-Bene se non ci sono altri problemi io torno nel Seireitei. Ciao ragazzi, se doveste avere problemi sono a vostra disposizione.

Cominciai a camminare quando una mano prese il mio braccio e mi bloccò. Estrassi la katana e la puntai alla gola di chi mi tratteneva.

-Ti ho chiesto di lasciarmi in pace… Ichigo.

Mi guardò dall’alto in basso e sorrise.

-E se decidessi di non lasciarti?

Gli lanciai uno sguardo gelido e gli chiesi: -Perché non dovresti lasciarmi?

-Perché non voglio.

Sgranai gli occhi. Mi perseguitava perché… ne aveva voglia? A quel punto non ce la feci più e scoppiai.

-Senti Ichigo. Dopo tutto quello che è successo vieni qui ad avanzar pretese, a dirmi che non mi lascerai in pace… perché non ne hai voglia? Ma vuoi farmi davvero incazzare?

Lo vidi aprir bocca per ribattere ma gli puntai la spada alla gola ed esclamai: -Non una sola parola.

A quel punto gli tirai un calcio al ginocchio e mi allontanai verso il Seireitei.

 

Ricordavo perfettamente il momento in cui avevo deciso di tornare nella Soul Society. Ed era stata tutta colpa di Ichigo. Il grande amore che diceva di avere per me si era evaporato in pochissimi istanti quando aveva fatto la sua comparsa a Karakura Neliel. All’inizio non sapevo come comportarmi, ma poi avevo deciso di lasciarlo e andarmene. Era inutile prolungare la mia sofferenza, restare lì a osservare il ragazzo che amavo mentre rideva e scherzava con un’altra. Erano stati dei mesi felici quelli passati sulla Terra a combattere gli Hollow con lui, ma quando ero tornata a casa sembrava che invece di una ferita ai miei sentimenti avessi subito una ferita fisica, ed ero stata messa a riposo per più di un mese. Ciò mi faceva imbestialire, ma ormai era tutto passato. Erano solo ricordi, nulla di più, solo immagini nella mia memoria. Ricordi e null’altro, ricordi che potevano essere cancellati, dimenticati, accantonati in un angolo della mia mente e lasciati lì a marcire. Sì, era quello che avrei fatto. Bruciato i bei momenti con Ichigo, dato fuoco a tutte le parole dolci e inutili che mi aveva rivolto.

Sono Rukia Kuchiki, posso affrontare questo e altro. Stringere i denti e andare avanti… Posso farcela!

 

Mi trovavo al cospetto del capitano Ukitake per il resoconto della missione e non sapevo che dire. Avevo già ammesso di non aver partecipato alla lotta ma, quando mi chiese il motivo, non seppi dar risposta. Era difficile spiegare certe situazioni e questa erano una di quelle. Abbassai lo sguardo e mormorai:

-C’erano già due Shinigami competenti, ho pensato di restare fuori a proteggere il ragazzino.

Ukitake mi guardò negli occhi e sorrise, il suo solito sorriso gentile.

-Se è così allora è tutto a posto!- esclamò con allegria. –Bene Rukia, vorrei affidarti un’altra missione.

Sgranai gli occhi e domandai: -Di che si tratta?

-Nulla di particolare. Dovresti tornare per un breve periodo a Karakura. Abbiamo rilevato un aumento della concentrazione di anime plus che si trasformano in Hollow e vorremmo indagare riguardo il motivo. Ti accompagnerà nella missione il tenente Abarai.

Annuii impercettibilmente, salutai il capitano e mi avviai verso la mia residenza. Sembrava che non potessi avere pace, eh? Dovevo per forza trovarmi faccia a faccia con Ichigo. Dannazione!

Ma avrei svolto la mia missione senza obiettare. Faceva parte dei miei compiti e non avrei di certo protestato. Ero uno Shinigami e avrei svolto il mio dovere. Da un lato la presenza di Renji mi avrebbe facilitato l’onere di passare altro tempo della mia vita al fianco di Ichigo, ma dall’altro non sapevo se sarei comunque riuscita a sopravvivere.  Il solo pensiero di rivedere quella testa calda mi faceva salire il nervosismo alle stelle e mi veniva da chiedermi perché il capitano avesse scelto proprio me.  Sapeva benissimo cosa era accaduto, lo sapevano tutti. Ma il dovere è dovere signori, e così cominciai a prepararmi per il mio ritorno a Karakura.

 

-Kuchiki-san!

Un’allegra Inoue mi salutava sventolando la mano e sorridendo con la sua solita espressione. Si avvicinò saltellando e mi disse:

-Sei tornata Kuchiki-san! Non mi divertivo ad andare al karaoke senza di te.

Le feci un sorrisetto di circostanza e le domandai:

-A proposito Inoue. È possibile che io venga a stare da te? Di tornare da Ichigo non ci penso proprio, ci andrà Renji da lui.

-Sì, non c’è problema. Ti ospito volentieri.

Ci avviammo in silenzio verso l’abitazione della ragazza. Nessuna delle due proferì parola per evitare argomenti spinosi, così quando Inoue mi fece una domanda sobbalzai e le chiesi di ripetere.

-Sei sicura di non voler perdonare Ichigo?

Mi voltai di scatto, per fulminarla con lo sguardo. Le parole che seguirono mi uscirono dalla bocca come un sussurro ringhiato.

-Non ci penso minimamente.  Deve semplicemente starmi alla larga.

Inoue mi osservò per un secondo con espressione seria, poi tornò alla sua solita allegria e lasciò perdere il discorso. Aveva capito che non era aria.

Arrivammo finalmente a casa sua. Lasciai le mie cose nella stanza degli ospiti e tornai in salotto dalla ragazza. La trovai raggomitolata sul divano, con la fronte poggiata sulle ginocchia. Mi avvicinai e le carezzai i capelli, sedendomi al suo fianco.

-Cosa c’è Inoue?

Il suo sguardo si sollevò appena da mostrarmi le lacrime che le colmavano gli occhi. La guardai senza sapere che fare, mentre il silenzio si propagava nella stanza e diventava sempre più pesante. Alla fine parlò, con voce roca:

-Vedi, tu sei così forte, così…- le si spezzò la voce. Chiuse gli occhi e si asciugò le lacrime con la mano.

-Sei in grado di dimenticare Ichigo così facilmente. Io invece sono debole. Non riesco a passare sopra ai miei sentimenti. So di non avere speranze, so che lui è ancora innamorato di te, ma… In cuor mio continuo ancora a sperare che cambi idea. Sono una stupida.

Un sorriso tremolante le curvò le labbra. In quel momento non seppi cosa fare, mi alzai per prendere un fazzoletto e porgerglielo.

-Tu non sei debole.- le dissi carezzandole un braccio. –Tu hai il carattere che vorrei avere io. Sei sempre così allegra, gentile e disponibile con tutti. Io invece spesso so essere solo scorbutica. Vedrai che un giorno riuscirai a dimenticare Ichigo. Prenditi il tuo tempo. Ti renderai conto che quell’idiota non ti merita.

Il suo sorriso si allargò, e mi abbracciò. Fui colta alla sprovvista e non seppi che fare ma, dopo un attimo di titubanza, ricambiai quell’abbraccio. A quel punto Inoue mormorò:

-Già è proprio un idiota.

-Oh, sì che lo è! Hai presente quella sua faccia da scemo! Sempre con quelle sopracciglia aggrottate…

Mimai quell’espressione ed entrambe scoppiammo a ridere. La serata passò tranquilla, tra risate ed aneddoti su Ichigo, racconti dell’orrore e chiacchiere… come due vere amiche.

La mattina seguente mi alzai di buon’ora. Mi toccava la ronda mattutina per la città. Lasciai il mio gigai nel letto e uscii dalla finestra della camera degli ospiti. Mi ritrovai sul tetto, all’alba, ad osservare la città. Un ricordo mi colpi con intensità disarmante.

 

Seduti su un cornicione guardavamo l’alba abbracciati. Il sole stava spuntando dietro le ultime case della città, il cielo si tingeva di rosa, le nuvole cominciavano ad assumere quel colore rossiccio che conferisce loro il sole nei primi momenti. Uno stormo di rondini volavano alte, in vortici idilliaci, e la città era spenta, buia, silenziosa.

-Vorrei restare fermo in questo momento per sempre.

 

Cacciai via quell’immagine. Se voleva rimanere in quel momento, perché poi aveva rovinato tutto? Scossi la testa con rabbia. Dovevo lasciarlo perdere, non mi faceva bene continuare a ricordare. I momenti insieme ormai erano passati, era una nuova fase della mia vita. Una fase senza di lui. Respirai l’aria frizzante del mattino e partii, correndo di edificio in edificio, di strada in strada, lasciando che l’aria mi inghiottisse e mi solleticasse la pelle. Era una sensazione meravigliosa. Riuscivo a non pensare a nulla, mentre correvo a tutta velocità tra i palazzi e osservavo gli umani che si alzavano per andare al lavoro, oppure a scuola. Nessuno di loro notò la mia presenza ed io fui tentata di fermarmi e mettermi a urlare in mezzo a una piazza. Risi di me stessa. Avevo un lavoro da svolgere, non ero lì per divertirmi, di certo. Passai qualche ora a correre di qua e di là senza trovare traccia di Hollow. Stanca, mi sedetti su una panchina in un parco, osservando i bambini che giocavano nella sabbia e si lanciavano giù dagli scivoli. Risi quando uno di loro cadde, sbucciandosi un ginocchio, e fece finta di nulla, continuando a correre con i suoi amici. Era rilassante restare lì ferma, senza fare nulla, godendomi il caldo sole che splendeva alto nel cielo privo di nuvole. Era quasi mezzogiorno e la mia ronda era terminata, così andai da Renji per fare rapporto. Lo trovai in camera di Ichigo, a sfogliare quella che sembrava una rivista erotica. Quando mi vide comparire la lanciò dietro il letto e con un sorriso imbarazzato domandò:

-Ehm… Tutto bene Rukia? Nessun Hollow in giro?

Trattenni a stento una risata e risposi:

-Nessuno, Renji. Visto che hai da fare me ne vado, così puoi tornare a occuparti dei tuoi affari.

Risi appena e me la svignai saltando fuori dalla finestra. Sul vialetto di casa Kurosaki però incontrai la mia nemesi.

-Rukia. Che piacere vederti qui. Sei venuta a fare rapporto a Renji?

-Sì.- sibilai, e me ne andai in tutta fretta. Perché dovevo incontrarlo? Non poteva sparire per un po’, finché la mia rabbia non fosse sbollita? Tornai a casa di Inoue, calciando sassi sulla via e prendendomela con il mondo, invece che con il mio orgoglio ferito.

 

Il giorno dopo venimmo richiamati a far rapporto riguardo la situazione di Karakura. Ci trovammo davanti al capitano Ukitake proiettato su una parete.

-Il tenente Abarai mi ha detto che non avete trovato nulla di anormale, giusto Kuchiki?

-È esatto, capitano.

-Bene. Invece noi qui abbiamo capito il motivo per cui c’è stato quell’aumento di Hollow. Qui nella Soul Society sono rinati gli Arrancar, anzi dovrei dire gli Espada, che abbiamo sconfitto in battaglia.

Un flash mi colpì. Un ragazzino dagli occhi verdi, la pelle pallida e i capelli corvini, una giovane con la pelle scura e i capelli biondi. Ecco dove li avevo già visti! Erano Ulquiorra e Halibel! Scossi la testa e tornai alle parole del capitano.

-…E ciò a causato interferenze con l’Hueco Mundo e la nascita di Hollow. Ma ora il problema è risolto, potete benissimo ritornare nel Seiretei. Grazie per il vostro lavoro.

La parete si spense ed io guardai Renji.

-Hai sentito? Vai a prendere i bagagli, si torna a casa.

Camminai tranquilla, sperando di non fare incontri sgradevoli. Arrivata da Inoue le spiegai la situazione in fretta e furia, dicendo che la sarei sicuramente tornata a trovare. Magari dopo la morte di Ichigo. La salutai con un abbraccio affettuoso e tornai da Renji che mi aspettava, pronto alla partenza. All’ultimo minuto si ricordò di aver lasciato “qualcosa” nella camera di Ichigo. Scossi la testa. Che idiota.

-Rukia, state già andando via?

Ma aveva la capacità di comparire nei momenti meno opportuni quel ragazzo? Fissai le sue scarpe. Non volevo alzare lo sguardo ad incontrare il suo viso.

-Sì, ce ne stiamo andando. Perché, te ne frega qualcosa?

-Certo che mi interessa.

Mi sollevò la testa, prendendomi il mento con un dito. Lo osservai negli occhi con uno sguardo furibondo e gli tirai un pugno sul naso.

-Ti ho già detto di non toccarmi, cretino!

Rimase qualche secondo accovacciato per terra a lamentarsi, dicendo che gli avevo deviato il setto nasale. Risi. Non mi interessava, poteva anche morire, per me.

-La tua gelosia è stata esagerata Rukia.

Queste parole mi colpirono come uno schiaffo in pieno viso. Cosa?! Gelosa?! Io?! Lo fissai, con quell’espressione sicura di sé che ormai imperversava sul suo volto. Mi venne voglia di sputargli addosso.

-Cosa hai detto di me? Sono stata… cosa?!

-Gelosa.

Ripeté quelle parole con tono freddo e pacato. La rabbia cominciò a impadronirsi di me. Gli puntai l’indice contro il petto, cominciando a spintonarlo.

-Tu, essere infimo! Mi dai della gelosa?! Tu che scherzi e ridi con un’altra mentre lasci la tua ragazza in un angolo?

Cercò di rispondere ma lo zittii.

-Non dire nulla! Come puoi accusarmi di essere gelosa, tu?! Ah, quanto mi fai incazzare.

Gli tirai un calcio dritto nel plesso solare, facendolo piegare in due una seconda volta. Rimase immobile per qualche momento poi alzò lo sguardo su di me e con voce strozzata mormorò:

-Non cambi mai, eh?

Immaginavo che in quel momento i miei occhi mandassero scintille.  Lo presi per il colletto della felpa e gli urlai contro:

-Crepa, idiota!

Mi allontanai con passi sicuri verso la strada. Non mi interessava nulla, dovevo fuggire. Una mano posata sul mio braccio mi bloccò. Mi voltai per tirargli un altro calcio ma stavolta lo schivò.

-Ti prego Rukia. Ti chiedo scusa, ascoltami qualche minuto. Renji perderà ancora un po’ di tempo. Gli ho nascosto bene quelle riviste.

Rise e continuò:

-Davvero, mi dispiace di averti ferita. Non avrei mai voluto farlo. Lo sai che non avrei voluto.

No, non lo so, sarebbe dovuta essere la mia risposta, invece stesi zitta e ascoltai ciò che aveva da dirmi.

-Ti chiedo solo di perdonarmi e riprovarci. Vuoi?

Lo guardai dritto in quegli occhi color nocciola che avevo amato così tanto. Avevo davvero dimenticato tutto, cancellato i nostri momenti insieme? L’avevo fatto davvero? La risposta era una sola: no. Non avevo dimenticato nulla, non un singolo istante. Guardai quell’idiota. Non potevo dimenticarlo e fare finta di niente, non ci sarei mai riuscita. Scossi la testa e sorrisi.

-Come faccio a risponderti?

-Non lo so, ad esempio… così.- esclamò avvicinandosi e chinandosi verso il mio viso. Lasciai che le sue labbra toccassero le mie, assaporai quel momento. L’avevo atteso da tanto e finalmente era arrivato, di nuovo. Quando i nostri volti si separarono gli tirai uno schiaffo. Lo lasciò basito e con la bocca spalancata.

Risi di quell’espressione stupida ed esclamai:

-Ho chiesto come potrei fare io a risponderti, non come avresti voluto fare tu.

Si massaggiò la guancia con sguardo interrogativo, aspettando una risposta.

-Ammetti dunque di essere stato un’idiota?

Annuì meccanicamente, sorridendo.

-Ammetti di essere stato scortese, cattivo e alquanto irrispettoso nei miei confronti?

Ancora una volta, annuì.

-Ammetti che Kon è più figo di te?

-S… Ehi, questo no!

Risi, una risata che mi diede energia. Lasciai che mi abbracciasse e che mi carezzasse i capelli con delicatezza. Alzai lo sguardo per fissarlo nei suoi occhi. Mi era mancato, dovevo ammetterlo.

-Avvicinati, devo dirti una cosa.

Avvicinò il suo viso al mio. Lo presi tra le mani e lo baciai, assaporando nuovamente quelle labbra che così tanto mi erano mancate. Chiusi gli occhi, appoggiandomi a lui e respirando il suo odore.

-Okay, ti perdono. Però basta riviste porno.

Ridemmo insieme, finalmente di nuovo uniti. Per creare nuovi ricordi da non dimenticare.

@kyuugo: hai ragione >.< E comunque tranquilla, se me la prendessi per una critica non andrei più avanti! xD Cercherò di fare di meglio la prossima volta e grazie per aver recensito. Mi servirà per scrivere meglio la prossima volta, stanne certa ;)
  
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