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Autore: Evazick    12/09/2010    1 recensioni
Che posto è quello dove è ambientato il video di Welcome to the Black Parade, pieno di macerie e abitato da morti? Semplice: benvenuti ad Aldiquà, la parte dell’Aldilà dove vivono gli sfigati, quelli morti prima del previsto, gli Sconfitti, gli Scoraggiati, i Maledetti. Tra di loro ci sono: - Annie, 15 anni. Segni particolari: un taglio diagonale che le attraversa la fronte sopra l’occhio destro. Gruppo d’appartenenza: Sconfitti. Causa della morte: cadde da uno skateboard durante una gara per una scommessa, procurandosi un enorme taglio e una commozione celebrale. E perse la scommessa, ovviamente. - Jake, 17 anni. Segni particolari: irrimediabilmente gay. Gruppo d’appartenenza: Maledetti. Causa della morte: dopo aver vinto in una rissa, il suo avversario gli augurò di rompersi l’osso del collo. Neanche a farlo apposta, una settimana dopo Jake cadde da una scala, rompendosi, appunto, l’osso del collo. - Alicia, 16 anni. Segni particolari: cacciatrice di uomini, ma anche una buona amica. Gruppo d’appartenenza: Scoraggiati. Causa della morte: la sua vita non era esattamente delle più felici. Si buttò di sotto dalla finestra della sua camera, al quinto piano. Cosa accadrà ai nostri ‘eroi’ quando ad Aldiquà arriveranno 5 ragazzi vivi che sono stati chiamati da qualcuno per organizzare una parata? Di sicuro ci sarà tanto divertimento, e forse anche l’occasione per riscattare uno dei loro compagni…
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Dead And Gone
Era una giornata come tante altre, un’altra noiosa giornata come tante altre, ad Aldiquà. Il cielo, sempre di quel colore a metà tra l’arancione e il grigio, era coperto dalle solite pesanti nubi, e illuminava nello stesso modo i cumuli di macerie sparsi qua e là. Su uno di questi cumuli vi erano appoggiati tre ragazzi, di un’età tra i quindici e i diciassette anni: la ragazza ai piedi delle macerie era seduta e tirava dei sassi a un mattone qualche metro più in là, il ragazzo a metà del cumulo fissava un punto fisso all’orizzonte, e la ragazza sdraiata sulla cima del cumulo fissava il cielo, come se stesse prendendo il sole. Non avrebbero potuto essere più diversi: la ragazza che lanciava i sassi aveva un’enorme cicatrice che le attraversava la fronte, il ragazzo degli occhi neri come un pozzo profondo, e quella sdraiata aveva dei ricci biondi parecchio voluminosi. Solo un tratto avevano in comune, degli immensi cerchi neri che ricoprivano la parte intorno all’occhio, e che sembravano le orbite di un teschio. O forse volevano simboleggiare proprio quello, per ricordare loro in che stato si trovavano.
Dio, era già abbastanza brutto sapere di essere morti, avere qualcosa che te lo ricordava in continuazione era insopportabile.
La ragazza continuò a lanciare dei sassi al mattone per qualche minuto, poi Annie (quello era il suo nome) si voltò alla sua destra.
E li vide.
“Ehi ragazzi, guardate laggiù!” urlò ai suoi due compagni, che smisero di fissare cosa stavano fissando e si voltarono verso la posizione che indicava Annie. “Ancora dei nuovi arrivati?” sospirò la bionda, Alicia. “Tra un po’ dovranno fare piazza pulita di qualcuno, se continuiamo in questo modo.”
“Ho l’impressione che non siano dei nuovi. Insomma, guarda i loro occhi!” continuò Annie.
“E cosa dovrebbero avere i loro occhi… oh, mio Dio.” Alicia era completamente sconvolta.
I nuovi non avevano nessun cerchio nero intorno agli occhi. E quindi…
“Cazzo, sono vivi!” esclamò in quel momento Jake, il ragazzo. “Certo, vestiti in modo molto strano per essere dei vivi, ma pur sempre vivi.”
“La smetti di ripeterlo?!” gli urlò Alicia, tirandogli uno scappellotto. Era l’ultima arrivata dei tre, e non gli piaceva sentire la parola vivo, oppure morto.
Jake aveva ragione: quei cinque ragazzi (perché, da più vicino, si vedeva che erano ragazzi) avevano delle specie di uniformi militari nere addosso, con le finiture bianche e delle strisce bianche che ricordavano un po’ l’allacciatura delle scarpe col velcro. Tuttavia (e questo attirò l’attenzione dei tre) sembravano abbastanza carini.
Gli occhi di Alicia scintillarono come quelli di un gatto. “Il biondino lasciatelo a me,” disse, con la voce roca. Annie sospirò e alzò gli occhi al cielo: questa era l’Alicia nella fase cacciatrice-di-uomini, e nessuno poteva fermarla. Il suo imbarazzo crebbe ancora di più quando Jake disse: “Io penso di avere più possibilità con quello con il ciuffo.”
Alicia e Annie si scambiarono un’occhiata, inorridite: okay, sapevano tutt’e due che Jake era irrimediabilmente gay, ma non l’avevano mai sentito pronunciare una frase del genere. In quel momento era inoltre pericoloso, perché quei ragazzi potevano A) sfasciare Jake di botte B) non tenere conto della cosa o (e Alicia e Annie pregarono di no) C) essere gay anche loro. Diavolo, ad Aldiquà non c’era un ragazzo decente, speravano che almeno quei misteriosi vivi fossero normali!
Anche se Annie non aveva espresso la sua opinione, si sentì comunque attratta dal ragazzo che proseguiva davanti a tutti, con la pelle chiara, gli occhi verdi e dei capelli neri che non ne volevano sapere di stare fermi. Sembrava simpatico, nonostante tutto.
Appena quei cinque nuovi si fermarono davanti al cumulo delle macerie dove stavano Annie e gli altri, si fermarono: le loro facce avevano un’espressione del tipo ‘Meno male, c’è qualcuno in questa landa desolata!’
“Ehm… ciao,” disse Annie, imbarazzata.
“Ciao,” le rispose il ragazzo coi capelli neri, gentile. “Potresti dirci dove siamo, più o meno?”
La faccia di Annie aveva un che di sorpreso. “Vuoi dire che… non lo sapete? E allora cosa ci fate qui, scusa?”
“Bè…qualcuno ci ha detto di venire qui per organizzare una parata, anche se non so esattamente chi.”
Una parata?! Cos’è, abbiamo un Ministero del Divertimento ad Aldiquà? pensò Annie ironica. “Penso proprio che abbiate sbagliato posto. In teoria, non dovreste essere proprio qui, dato che siete vivi,” disse Jake, senza staccare gli occhi dal ragazzo con il ciuffo.
“Vivi? Cioè, vorreste dire che voi siete…” esclamò un ragazzo con una matassa di ricci, senza riuscire a pronunciare l’ultima parola.
“Morti, esatto.” Alicia gli sorrise. “Benvenuti ad Aldiquà, ragazzi.”
Ci fu qualche momento di silenzio, spezzata solo da un ‘Cazzo’ sussurrato dal biondo con gli occhiali che interessava tanto ad Alicia. Annie intervenne in loro aiuto: “Siete capitati nella parte dell’Aldilà dove stanno gli sfigati, quelli che sono morti quando non dovevano. Di solito ci dividono in tre gruppi: gli Sconfitti, quelli che, morendo, sono stati battuti; gli Scoraggiati, altrimenti detti suicidi; e i Maledetti, colpiti da una maledizione o un insulto poco carino, come il nostro caro Jake. E poi ci spuntano queste,” e indicò le occhiaie nere.
“E lui?” riprese il ragazzo coi capelli neri, indicando un ragazzo su una sedia a rotelle che aveva indosso un camice da ospedale. Annie deglutì.
“Lui… è Daniel. È venuto qui da un paio di mesi, morto di cancro. Penso che tutti lo considerino uno iettatore e lo lasciano da solo. Non penso nemmeno che appartenga a uno dei tre gruppi.”
Altro momento di silenzio, poi quello coi capelli neri continuò: “Senti, penso che noi non potremo tornare indietro finchè non facciamo questa benedetta parata. Che ne dite di darci una mano?”
Annie guardò gli altri due, che sembravano contenti della proposta. “Perché no?” disse infine. “Oh, a proposito, la ragazza qui sopra è Alicia, il ragazzo è Jake, e io…”
“Si chiama Annette Rose Van Strauss, ma potete chiamarla Annie,” disse Alicia, sorridendo. Annie si gelò sul posto a bocca spalancata: odiava il suo vero nome, e anche da viva si faceva chiamare sempre Annie. Se Alicia non fosse stata già morta, molto probabilmente l’avrebbe uccisa lei.
Ma i ragazzi non diedero segno di prenderla in giro per il suo lunghissimo e impronunciabile nome: soltanto quello coi capelli neri disse: “Bel nome.”
Lui presentò sé stesso e i suoi amici: lui si chiamava Gerard, poi c’erano Mikey, suo fratello (il biondino che faceva impazzire Alicia), Frank (quello con i capelli neri e il ciuffo che aveva attirato l’attenzione di Jake), Ray (la matassa di ricci) e Bob.
“Dalle nostre parti siamo una band famosa, i My Chemical Romance. Ci avete mai sentiti?” chiese Gerard, con un pizzico di speranza.
Jake sembrò ricordare qualcosa: “Sì, forse… penso di aver sentito un paio delle vostre canzoni.” Poi cambiò discorso: “Forza, venite con noi: avremo bisogno di tutto l’aiuto possibile per organizzare questa parata.”
Mentre andavano da qualche altra parte dentro Aldiquà, Annie non potè fare a meno di pensare che quella giornata si stava rivelando meno noiosa di quel che pensasse.
  
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