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Autore: imtheonekeepingyoualive    12/09/2010    0 recensioni
Rimase ancora cinque minuti a bordo dell'auto, controllando l'ora sul quadrante dell'orologio. Avevano detto alle due, erano le due e dieci, poteva andare.
Scese e camminò attraverso il porto sotto l'acqua scrosciante, facendo scricchiolare i sassolini sotto le scarpe e dondolando appena, un pochino più sicuro sulle sue gambe.
L' acqua l'aveva rinvigorito, quel tanto per fargli passare il caldo opprimente che sentiva addosso.
Nascose meglio la mano destra dietro la gamba, ma era sicuro che l'altro comunque non l'avrebbe notata. Quando arrivò al piazzale lo vide.
Era girato di tre quarti verso l'altra entrata, aspettandosi di vederlo comparire da un momento all'altro, la testa incassata nelle spalle e il piede che tamburellava di nervosismo.
- Bri! - Lo chiamò ad alta voce.
Lo vide girarsi, squadrarlo e fare una specie di sorriso.
Ride, vedi?
Genere: Azione, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Johnny Christ, Matthew Shadows, Synyster Gates, The Rev, Zacky Vengeance
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
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sidewinders12
Sidewinders

Capitolo 12: Non poteva davvero finire così





"Trashed and scattered again, I'm feeling so low
You waste your breath while fuckin' with me, my blood is so cold
My destination always unknown, I'll find my way there
But goddamn motherfuckers always wasting my time"






Continuò a guidare, senza nemmeno pensare a dove stesse andando. Bastava sentire il motore ruggire nel cofano e il piede schiacciare l'acceleratore, con gli occhi lucidi ed il respiro accelerato.
Era ancora così presto che il pesaggio era deserto, il sole che si alzava sulla linea del mare colorando di un caldo arancione il mondo.
Si fermò al parcheggio poco lontano dal molo, talmente abituato da aver fatto quella strada senza nemmeno pensarci.
Lì passava i suoi momenti no, quando voleva solamente stare solo a pensare chissà che cosa, ad un nuovo colpo, a Brian, ai suoi sentimenti, a qualsiasi problema gli si presentasse davanti.
Semplicemente arrivava lì, camminava lungo il pontile di legno respirando a pieni polmoni l'aria salmastra,cercando di far uscire i pensieri dalla sua mente, per arrivare alla panchina quasi alla fine del lungomare, quella appena prima dell'imboccatura del piccolo molo in cui attraccavano le barche a remi che qualche ragazzo usava per portare fuori la propria fidanzata o cose di quel genere. C'era una scaletta scivolosa che da lì scendeva fino alla spiaggia, quasi direttamente dentro l'acqua. Matt adorava stare al riparo dal sole, lì sotto, quando non voleva essere trovato.
Attraverso delle fessure tra le travi di legno potevi vedere le onde andare su e giù, in un moto ipnotico ed estremamente rilassante. Camminando con lo sguardo basso, proprio per quel motivo, attraversò in lungo il pontile, e si fermò solamente quando alla sua sinistra riconobbe la figura del piccolo chiosco, il fidato chiosco di Gianni, quante volte si era fermato lì per prendere qualcosa da mangiare o da bere?
Da che si ricordava c'era sempre stato, era un poppante la prima volta che aveva preso una Coca Cola lì ed era andato in giro con i suoi genitori con il bicchiere in mano, tutto contento.
Allora sì che tutto era semplice, si ritrovò a constatare tristemente. Era un bambino viziato e coccolato, non gli era mai mancato niente, e semplicemente era bello andare in giro così, in una giornata calda d'estate, col suo bellissimo cappellino da baseball blu in testa, sorseggiando la sua Coca ed i suoi genitori e sua sorella vicini.
Ora invece si sentiva quasi alla deriva, solo in mezzo ad un oceano che rischiava di farlo annegare con la forza con cui lo spingeva sempre più sotto. C'erano stati troppi problemi, in quelle ultime settimane, tutti insieme, quasi a volersi prendere gioco di lui.
Poco a poco si era trovato con l'acqua alla gola, senza appigli. Cercava di restare a galla con tutte le sue forze, cercava disperatamente qualcosa a cui aggrapparsi, ma tutto sembrava scomparso.
Una volta, decretò mentre si sedeva sulla panchina rivolgendo lo sguardo all'orizzonte, aveva un mucchio di appigli. Poi, da quando aveva cominciato a frequentare il liceo, piano piano era cambiato. Era diventato rissoso e violento, aveva smesso di sorridere ed aveva invece cominciato a ghignare, aveva deciso che bere e cominciare a rubacchiare qualcosa dai market era molto meglio che stare a scuola a rompersi ed aveva trovato in Jimmy, Johnny, Zack e Syn dei perfetti compagni e amici.
Dopo che aveva distrutto il campus dell'ultima scuola che aveva frequentato, facendo venire un infarto al preside oltretutto -nel vero senso della parola, si era guadagnato un soprannome degno di nota per quell'episodio che ad Huntington ancora ricordavano tutti. 'Il ragazzo che uccise il Preside' non è mica da tutti.-, ed essere stato nuovamente espulso per la terza volta, i suoi avevano deciso di smetterla di preoccuparsi e di lasciare che facesse ciò che aveva voglia. Ci avevano provato, ma il loro figlio era un caso perso e non sembrava volerlo capire.
E ciò si era rivelato solamente peggiorare la situazione della sua fedina penale, diventando quello che era poi diventato: un criminale.
Ma fino ad ora non se n'era mai pentito. Mai.
Aveva una banda dietro, i suoi amici, i suoi fratelli, che erano con lui sempre e comunque, condividevano tutto, dall'aria che respiravano al letto. Tutto.
Una risatina appena udibile, malinconica, gli uscì dalle labbra. Fino a qualche ora prima era così, ora era tutto distrutto.
Aveva perso non solo i suoi genitori, anni prima; ma aveva perso anche quella nuova famiglia che si era creato con tanti sforzi e con tanto sangue e sudore. Quella perfetta per lui.
Aveva perso, soprattutto, la persona che aveva scoperto di amare. Sempre che l'avesse mai avuto, Brian.
Si sporse in avanti, appoggiando i gomiti sulle ginocchia, gli occhi socchiusi dietro le lenti scure degli occhiali.
Certo che l'aveva avuto Brian, si disse. L'aveva avuto molto più di Vee, prima di lui, lo sapeva, lo sentiva. Tutto era successo perchè Brian aveva la sindrome della crocerossina; dopo aver curato Zacky ed averlo visto in quella situazione, così indifeso e bisognoso di lui, credeva di esserne innamorato.
Ma Matt ricordava come era Brian prima che quel maledetto colpo a casa di Simon finisse male. Quando avevano fatto l'amore la prima volta, come Brian fosse quasi il completamento della sua persona, come rispondesse alle sue parole ed ai suoi tocchi.
Lo percepiva il sentimento che Brian provava per lui, lo amava. Se solo Zacky non si fosse intromesso...
Si passò una mano sulla fronte, come per grattarsela, e poi con un verso frustrato si alzò di scatto, per ricominciare a camminare. A stare fermo a rimuginare si sarebbe cotto il cervello.
O avrebbe spaccato qualcosa.
Ma, mentre si voltava per tornare indietro, sentì un rumore ai suoi piedi, che gli fece abbassare lo sguardo. Vide la scatolina che Brian aveva portato con sé a casa sua, la droga di Simon.
Aveva migliaia di dollari in tasca e se n'era dimenticato.
Si piegò a raccoglierla, fissandola accigliato. Non sapeva cosa doveva farne.
Brian insisteva per buttarla via, ma davvero, a lui sembrava tanto una cazzata. Erano soldi, soldi facili, tutti avrebbero voluto comprare una droga sintetica.
Se avesse voluto buttarla... Beh, sarebbe bastato davvero poco, nel luogo in cui si trovava. Bastava avvicinarsi alla ringhiera e lanciarla nell'oceano.
Se avesse voluto, infatti. Ma lui aveva ormai deciso di no, l'avrebbe tenuta, ne avrebbe parlato con gli altri e avrebbe sentito anche i pareri di Jimmy, Johnny e Zacky.
Dopo essersi ripreso ciò che era suo.
Brian.


Chiuse la telefonata con dottore abbastanza in fretta. L'uomo gli aveva detto che sarebbe arrivato immediatamente, il tempo di vestirsi e prendere l'auto.
Brian sospirò, almeno un poco sollevato. Sapeva che Zacky presto sarebbe stato in buone mani e che sarebbe perfettamente guarito. Ne era certo.
Sentiva Johnny trafficare in cucina, rumore di stoviglie che sbattevano ed imprecazioni rompere il silenzio della casa. Era strano, c'era quasi più rumore quando erano solo in tre e doveva occuparsi di due feriti.
Era come se fossero più felici quando stavano peggio.
Raggiunse l'altro nella stanza accanto, vedendolo in estrema difficoltà a tenersi in piedi su una sola stampella e nel frattempo cercare di mettere una padella sul fuoco.
- Aspetta, JC, faccio io. - Gli disse, lanciandosi verso di lui per aiutarlo. Gli tolse la padella di mano, facendolo sospirare di sollievo, per poi poggiarla sul fornello ancora spento.
- Non puoi fare tutto da solo nelle condizioni in cui sei, ti reggi a malapena in piedi con due stampelle, figurati con una. Dove hai lasciato l'altra? -
Johnny gli lanciò un'occhiata contrariata, ma rispose comunque alla sua domanda. - In salotto, papà. -
- Non essere imbecille, è la pura verità. - Esclamò, uscendo dalla cucina per andare in salotto a prendere l'oggetto, per poi portarlo a Johnny, che l'afferrò con uno sbuffo.
- Tu piuttosto, hai chiamato? - Cambiò discorso l'altro, con premura.
- Sì, il dottore sta arrivando. - Mormorò, concentrato sul fornello che non voleva sapere di accendersi quella mattina.
- Bene. E Matt? Ti ha detto dov'è? -
Non disse nulla, sentendosi subito in colpa. Johnny rimase zitto qualche secondo, continuando però a guardarlo fisso, quando poi non ce la fece più e sbottò a bassa voce.
- Non l'hai chiamato, vero? -
Brian fece una smorfia che voleva essere come una giustificazione senza parole, ma non che gli riuscì molto bene. - Ho intenzione di chiamarlo. Solo che, ecco, vedi... -
- Non raccontarmi cazzate, Gates, non ho voglia di sentire niente del genere. Sinceramente. - Gli buttò addosso il più basso, facendolo girare appena a guardarlo. Era la prima volta che Johnny gli rispondeva così, seriamente, e... Irritato.
Normalmente non diceva nulla, si limitava a sorriderti alzando le spalle. O al massimo ad offendersi per qualche secondo, schizzando come una biscia a cui schiacci la coda, per tornare subito di umore normale appena qualche secondo dopo.
Invece stamattina era diverso, si rese conto Brian. Questo fatto gli fece pensare che forse davvero, c'era qualcosa di diverso in loro.
Sospirò, mentre andava ad aprire il frigo per tirare fuori le uova ed il bacon. Durante il tragitto notò due bottiglie di birra aperte sul tavolo.
Probabilmente dovevano essere di Matt e Jim. Erano praticamente piene.
Chiuse l'anta e ritornò davanti al fuoco, dove la piastra era ormai rovente. Prese le fette di pancetta e le adagiò su quella, facendole sfrigolare.
Subito un invitante odore riempì la cucina, ma in quel momento non aveva molta voglia di mangiare.
Johnny non si era mosso di un millimetro, ancora in attesa di un suo qualsiasi gesto che non fosse quello da brava massaia.
- E' complicato. - Sussurò, senza enfasi.
- Certamente. Ma perchè tu l'hai complicato, Brian. -
Si voltò a guardarlo, basito, con gli occhi spalancati. - Come? -
L'altro sostenne il suo sguardo, sprezzante. - Sì, Bri, è colpa tua se questo è successo. Se ora Matt è chissà dove, infuriato col mondo, e lo sa il Diavolo che cazzo combinerà. - Gli disse, puntandogli la stampella contro, come se fosse un dito e semplicemente lo stesse additando.
Brian continuò a stare zitto e a guardarlo.
- Prima stai con Shadz, vi baciate, scopate, fate la coppietta e tutti sembrano felici e contenti. Poi boh, Zacky viene ferito e tu cominci a notarlo. Vi baciate, scopate e succede il casino. Matt torna a casa e la scena si ripete di nuovo. Renditi conto, non hai fatto altro che rimbalzare da una parte all'altra senza decidere mai con chi volessi stare, se con Matt o con Zack, ben sapendo quanto in realtà entrambi ti amino. Quindi, in conclusione, tu sei il fulcro attorno cui tutto ruota. E questa storia che è complicato prendere il telefono e chiamare uno dei nostri migliori amici per sapere dove cazzarola sia, con me non regge. Non più. -
Si accorse di aver smesso di respirare nonostante avesse la bocca aperta, solo quando Johnny smise di parlare. Allora esalò un respiro incerto e per la prima volta, non seppe cosa rispondere.
L'aveva lasciato senza parole.
- Si brucia il bacon, comunque. - Disse per ultima cosa, l'altro, prima di andare a sedersi al tavolo.
Si voltò di scatto verso la padella e tirò via le fette dal fuoco, ormai abbrustolite.
Prima che potesse buttare tutto nella spazzatura, però, il campanello suonò. Quasi gli era passato di mente che sarebbe dovuto arrivare il dottore per Zacky.
- Ci andrei io, ma ci vorrebbe troppo. Vacci tu. - Sputò fuori Johnny, dopo aver preso un sorso da una delle bottiglie che gli stavano proprio davanti al naso, incredibilmente loquace quella mattina.
- E tu non dovresti bere, mentre prendi le medicine, questo lo sai. -
Non aspettò che JC rispondesse, lo lasciò lì alle prese con l'alcool ed andò ad aprire all'uomo che, il viso un pò pallido e tirato, gli sorrise una volta che si trovarono faccia a faccia.
- Buongiorno Syn, ci rivediamo dopo poco. -
Ricambiò il sorriso, probabilmente con la sua stessa cera, e si spostò per farlo entrare.
- Buongiorno a lei, dottore. Già, è stato qui non molto tempo fa e tutto era a posto. Poi stanotte la febbre è salita e non accenna a diminuire. Ho pensato fosse meglio farla venire qui. - Rispose, mentre chiudeva la porta e gli faceva segno di andare al piano di sopra.
L'uomo, armato di valigetta, iniziò a salire le scale con Brian al seguito. - Hai fatto bene, Brian. Non va bene che la temperatura rimanga così alta per troppo tempo, o ci saranno probl- Oh, Sullivan, che piacere rivederti! - Esclamò, una volta aperto l'uscio, quando si ritrovò davanti la figura scura di Jim.
Jimmy sorrise e si alzò dal letto per stringere la mano che il medico gli stava offrendo. - Siamo tornati stanotte, io e Shadz. -
- Oh, bene bene, sono molto contento di vederti qui sano e salvo. Shadows? - Domandò, non vedendolo in giro.
Jimmy, prima di rispondere, lanciò un'occhiata significativa a Brian, che avrebbe voluto solo arretrare ed uscire. - E' uscito a fare un giro in auto, dopo tutto quel tempo in una camera d'albergo, stare chiusi in casa ci fa ammattire. -
- Capisco, hai ragione. Spero che ritorni prima che me ne vada, mi farebbe piacere salutarlo. -
- Speriamo, sì. -
- Ora occupiamoci del malato. Vediamo... -
Si avvicinò a Zacky e si piegò su di lui, mentre appoggiava la valigetta sul bordo del letto per aprirla e tirare fuori un termometro.
- Dottore ha bisogno che rimaniamo ad assisterla? - Chiese Brian, guardando apprensivo il suo piccolo.
L'uomo alzò il busto, per poi voltarsi verso di loro, ed annuì. - Sullivan, perchè non rimani un pò tu e diamo un pò di tregua al povero Brian che ha fatto l'infermiere per tanto tempo? -
- Non è un pro... -
- Ma certo. Brian stava aiutando JC a cucinare, no? Allora vai da lui. E fai quella fottuta telefonata. - Lo interruppe il più alto, facendosi avanti per raggiungere il medico accanto al letto. Gli lanciò un'occhiata significativa, come se lo stesse spingendo fuori senza neanche toccarlo.
Doveva aver sentito la sua discussione con JC nel silenzio pesante della casa. Di solito potevi sentire tutto dal piano superiore, di quello che accadeva di sotto.
Brian rimase fermo qualche secondo, sentendosi come defraudato dal suo compito, che era badare a Zacky. Quando dopo un paio di minuti, però, Jimmy si voltò verso di lui per guardarlo nuovamente in maniera molto esplicita, girò sui tacchi e, senza dire una parola di più, si chiuse la porta dietro alle spalle e scese.
Tirò fuori il cellulare dalla tasca, per poi cominciare a cercare il numero di Matt in rubrica, lentamente. Quasi non vedeva i nomi che scorrevano davanti ai suoi occhi, perso nei suoi pensieri.
Già si immaginava come sarebbe stata quella telefonata, Matt non avrebbe risposto subito, avrebbe dovuto stancarlo, fino a portarlo allo sfinimento.
Solo allora gli avrebbe risposto per urlargli dietro.
Non era la prima volta che capitava di dover essere quello che chiedeva scusa all'altro quando litigavano e di solito il copione era quello. Esattamente come accadeva al contrario, quando invece era Matt a doversi sacrificare.
Schiacciò il tasto d'invio chiamata quando trovò il nome 'Shadz'. Squillò un paio di volte e poi, come c'era da aspettarsi, la chiamata venne rifiutata.
Sospirò e, per rimanere fedeli allo script, richiamò. Tre squilli, rifiutata.
Di nuovo. Due squilli, rifiutata.
Ringhiò frustrato e pigiò il bottone verde, per l'ultima volta. Se avesse rifiutato anche quella l'avrebbe lasciato sbollire per i cazzi suoi e fanculo a tutto.
Al quarto squillo, però, sentì il clack della comunicazione che veniva aperta.
- Cristo santo, Matt, mi hai fatto penare perchè mi rispondessi. Dove cazzo sei, ci hai fatto preoccupare tutti da morire! - Sbottò, quando l'altro non disse nulla.
Ci fu qualche secondo di silenzio. No, non era silenzio, sentiva il rumore della risacca del mare.
Doveva essere in spiaggia, o sul molo, o sul lungomare. Almeno erano tutti posti piuttosto sicuri.
Sempre che non decidesse di buttare sotto qualcuno e farlo annegare. Allora no, non erano molto sicuri.
- Shadz... - Mormorò, dopo un pò. Sembrava chiuso nel suo silenzio e questa cosa lo irritava e preoccupava da morire.
Di solito urlava, gli sputava addosso le peggio cose, fino a quando non aveva esaurito tutta l'incazzatura e tornava tutto a posto come prima. Invece ora stava semplicemente zitto.
- Senti Brian, - Cominciò poi finalmente l'altro, facendolo sospirare di sollievo. - Non cercatemi per ora. Voglio solo rimanere solo, okay? -
- No! No, Matt, non è okay. Cazzo, sei fuggito come se fossi impazzito, non si sa dove sei, non si sa cosa tu stia facendo, vogliamo solo sapere che stai bene e che torni qui a casa. -
Dall'altra parte ci fu un rumore come qualcosa che veniva accartocciato e poi la voce pesante di Matt gli giunse nuovamente all'orecchio. - Sto bene, non ho fatto nessuna cazzata come starete sicuramente credendo, sono solo venuto in riva al mare a pensare un pò. Ho bisogno di... -
- Di? - Lo spronò, in ansia.
Matt sospirò. - Brian, tu ami Zacky? -
Si bloccò nel bel mezzo del salotto in cui aveva cominciato a girare come un animale in gabbia. Quando doveva fare telefonate importanti non riusciva a stare fermo, doveva muoversi, camminare, girare in tondo intorno al tavolino al centro, muovere la mano libera e gesticolare.
E quella domanda lo fece pietrificare lì sul posto, colto di sopresa.
- Io... Matt, io... -
- Rispondi e basta, Bri.  Così potrò comportarmi di conseguenza. -
- Sì. - Soffiò fuori, a mezza voce. - Sì, lo amo. -
Silenzio dall'altra parte. Poi un rumore, che non riuscì a definire, ma che lo fece sussultare.
- E' tutto fottuto. - Disse l'altro a voce alta.
- Matt, ascolta. Dobbiamo parlare io e te, soli. Dobbiamo chiarire tutta la situazione. Io non è che non ti abbia mai amato, a mio modo. E non che adesso non ti ami più, solo che è diverso. -
- No, no, è tutto fottutamente fottuto. -
- Niente è fottuto, Matt. Le cose si aggiusteranno. Basta solamente che tu torni a casa, così potremo chiarire faccia a faccia. Okay? Dimmi che tornerai. Dimmelo. -
- Come sta Zackary ora? - Disse improvvisamente l'altro, con voce più roca del normale.
Syn non capì come mai gli chiedesse proprio di Zacky, ma in fondo erano amici da una vita, probabilmente teneva al suo amico. Anche se la sua voce lo spaventava ad un livello inconscio, come se volesse metterlo sull'attenti.
Era come se fosse sintomo di guai.
- Il dottore se ne sta prendendo cura, è tutto a posto. Guarirà. - Rispose, incerto.
- Bene. -
- Vieni a fare colazione allora? Johnny sta preparando uova e bacon... - Cercò di convincerlo, a bassa voce, quasi rassegnato al fatto che avrebbe detto di no.
- No, voglio stare qui ancora per un pò. - Infatti rispose, come aveva immaginato.
Brian sospirò.
- Matt, senti, tra noi è stato tutto così veloce... E tu... - Cercò le parole adatte, che non riusciva a trovare. Era complicato. - Non so come spiegare ciò che penso, voglio solo che tu sappia che non mi pento di aver avuto con te tutto ciò che abbiamo avuto. Per un momento ho persino pensato di acconsentire a ciò che mi stavi chiedendo implicitamente, stare con te. Ero molto coivolto da te, lo ammetto. Dopo la prima volta che abbiamo fatto sesso, dopo la sbronza, non ero molto sicuro di ciò che provavo quando ti stavo accanto. Era come una specie di scarica elettrica che mi attraversava ogni volta che mi toccavi, con quella tua maniera così fisica di prenderti ciò che vuoi. Tu, semplicemente, ci metti le mani sopra e la fai tua. Fino a qualche settimana fa ero ben disposto a darti ciò che chiedevi, piano piano ho smesso di pensare ed ho seguito l'istinto, ho seguito il mio ed il tuo corpo. Fino a quando Zacky non mi ha mostrato una parte di me e di lui che non conoscevo, quella che ragiona col cuore. Non so cosa dirti, il suo amore mi ha fatto innamorare di lui. -
Quando finì la sua voce non era che un sussurro basso, gli occhi chiusi e la mano sinistra a stringere la gamba dei pantaloni di jeans, nervoso.
- Parli al passato. - Rispose Shadz, dopo qualche secondo di silenzio.
- Come? - Sbattè le palpebre, confuso.
- Quando parli di noi, parli al passato. -
Non se n'era accorto, ma ora non vedeva perchè dovesse essere quello il punto importante di tutto il discorso.
- Matt... -
- Tra noi è tutto finito? -
Sospirò. Doveva fargli capire che quella era stata l'ultima notte per loro.
Aveva capito di amare Zacky, in un modo diverso da qualunque altro e che non voleva lasciarlo andare così. Anche se Matt rimaneva comunque importante, nel suo cuore e nella sua vita.
- Sì, Matt, mi dispiace. -
Sentì solo il respiro affannato dell'altro, che quasi andava di pari passo col suo, per minuti interminabili.
Ebbe l'impulso di chiamarlo per nome, per scuoterlo, ma non ce la fece. La bocca non voleva aprirsi.
- Voglio finire la telefonata, Brian. -
- Aspetta Matt, dimmi qualcosa. -
Di nuovo silenzio.
Rimase in attesa col cuore veloce nel petto ed il cervello che lavorava febbrilmente.
- Cosa vorresti sentire? Che è tutto a posto? Che non c'è problema, ci farò l'abitudine? Che morto un papa se ne fa un altro? - Chiese l'altro, rabbioso.
- No! Voglio solo sapere che tornerai. Presto. -
- Non lo so, devo ancora decidere. Può darsi che prenda l'auto e parta per un viaggio, magari quando avrò superato i diecimila kilometri tornerò. -
A Brian si mozzò il respiro. - Non dire cazzate Matt... -
- Sono serissimo. -
- Non puoi partire, i tuoi problemi sono qui, non in un altro Stato. Torna semplicemente a casa, parleremo, chiariremo per bene, e se allora vorrai partire, lascerò che tu vada. Ma non prima che io e te ci siamo buttati tutto alle spalle. -
- Non credo succederà presto. Brian, devi capire che quello che sta male qui sono io, non tu, non Zacky. -
- Zacky ha un foro di proiettile nella spalla e la febbre alta da ore, non sei tu l'unico a stare male. - Rispose piccato, prima di rendersene minimamente conto.
Era bastato sentire quelle poche parole ed il nome di Zacky, per scattare.
- Io ho il cuore a brandelli, invece. - Ritorse l'altro, furente.
- Li raccoglierai e li rimetterai insieme, Matt. Le cotte passano, in fondo. -
Ci fu una specie di ringhio dall'altra parte, che gli fece capire che era giunto il momento delle vecchie urla, che infatti non tardò ad arrivare.
- HAH, le cotte passano. Ora che sei innamorato, sei diventato un esperto d'amore, Gates? Eh? Credi che che tutto passi come se fosse un qualcosa di talmente superficiale da poterlo far scivolare via con una secchiata d'acqua? -
- Non ho detto questo. Ho detto che prima o poi ti passerà, senza che tu dia la colpa a Zacky. Lui non c'entra. -
- Odio quando fai così. - Gli sputò addosso, quasi incomprensibilmente per quanto assomigliava ad un ringhio.
- Così come? -
- Come mi calpesti senza il minimo riguardo per difendere Zacky. Con me non lo hai mai fatto. -
- Non è vero. -
- Sì, invece. Pur sapendo benissimo che io non voglio essere tuo amico, vostro amico come coppia, continui imperterrito a mettere davanti Zacky a qualunque cosa. Così è come calpestare ciò che rimane di quello che una volta era il mio amor proprio e quello che provo per te. -
- Cosa stai dicendo, che non vuoi più essere amico nostro? -
Non poteva davvero crederci, impossibile. Erano cresciuti assieme, erano una famiglia, si appartenevano l'uno con l'altro. Non poteva pensare alla banda senza uno di loro.
Erano cinque e sempre lo sarebbero stati.
Loro cinque.
- Non te lo so dire, ora. -
- Te lo dico io, tu stai solo dicendo un mucchio di cose che non pensi. Quando ti sarà passata l'incazzatura, tutto tornerà a posto. E se poi devi prendertela con qualcuno, prenditela con me. Non rovinare l'amicizia con gli altri. -
- Addio Brian. -
- Matt, no! Aspet... -
Prima che potesse finire, il click dell'interruzione di chiamata lo frenò.
Rimase a fissare il cellulare per minuti interi, sconvolto. Era stato un completo fallimento, tutto quanto.
Non sapeva dove fosse, non era riuscito a fargli capire il suo discorso, non aveva risolto nulla e anzi, Matt voleva andarsene e lasciarli tutti.
Si lasciò cadere seduto sul divano, con la testa fra le mani.
Non poteva davvero finire così.
Non doveva finire così.
 




Visto che ho deciso di postare gli ultimi due capitoli assieme, diciamo che ci vediamo nel prossimo -e ultimo *O*
A subito! 

   
 
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