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Autore: crystalemi    13/09/2010    5 recensioni
[Sottospecie di Prologo a Cigarettes e Smoke on the Water]Il vento gli soffiava forte addosso mandandogli brividi gelati per tutta la lunghezza della spina dorsale e, sebbene avesse voluto far finta di nulla, proprio non riusciva ad ignorarlo. Era troppo forte, poteva solo tentare di schermarsi almeno parte del volto con un braccio e cercare di trattenere le lacrime che minacciavano di uscire di loro spontanea volontà mentre continuava a testa alta a sfidare le folate gelide da una delle torri più alte di Hogwarts.
[Fanfic partecipante al Smoking Slash Contest indetto da PurpleMally]
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Silente, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Sirius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Questa fanfic si è classificata al 4° Posto allo Smoking Slash Contest indetto da PurpleMally.
Intro/Note: Le note sono un po’, spero di ricordarmele tutte =S
Primo, la fic è ambientata durante la prima guerra contro Voldemort, esattamente sei mesi prima della morte dei Potter.
Secondo, legandoci alla prima nota, devo ammettere che questa fic si riferisce ad altre due mie fic ma, essendo ambientata antecedentemente a quelle, è comprensibile e di per sé “staccata” da loro. Insomma, se “Smoke on the Water” obbliga a leggere “Cigarettes” questa è piuttosto una specie di prologhino e perciò non ha riferimenti diretti, piuttosto mostra un piccolo spaccato del periodo in cui Remus comincia a fumare e spiega il perché ha cominciato a fumare.
Terzo, fra qualche tempo posterò una fic “Just the Wrong Night Again” che non ha assolutamente nulla a che fare con questa, se non che sono legate dal fatto che, pur essendo entrambe notti ‘positive’ per la coppia sono totalmente distruttive per le loro singole entità. Questo era per farvi sapere all’incirca il contesto della fic, non è pubblicità poco occulta xD
In ultimo, la canzone in calce è di Avril Lavigne, Complicated.
A.D.C.C.C. scelti: Non ricordo i numeri, ma sono “Guferia”, “Piuma” e “Ma devo essermi immaginato tutto”.




Just the Wrong Night





Il vento gli soffiava forte addosso mandandogli brividi gelati per tutta la lunghezza della spina dorsale e, sebbene avesse voluto far finta di nulla, proprio non riusciva ad ignorarlo. Era troppo forte, poteva solo tentare di schermarsi almeno parte del volto con un braccio e cercare di trattenere le lacrime che minacciavano di uscire di loro spontanea volontà mentre continuava a testa alta a sfidare le folate gelide da una delle torri più alte di Hogwarts.
Dopo cinque minuti passati a cercare di averla vinta, Remus abbassò il volto sconfitto, affrettandosi a cancellare le scie salate che arrivavano già a metà guancia. Stupidi sistemi di autoconservazione e pulizia degli occhi. Non avrebbe mai voluto guardare giù, osservare i prati dove con James, Sirius e Peter passava le giornate a fare il cretino, pensando che sarebbero stati incollati così anche fuori da quelle barriere.
Ci aveva creduto, mentre scherzava con James e Peter, ma ci aveva creduto tre volte di più ogni volta che Sirius l’ aveva baciato, facendolo sentire così sicuro di sé che avrebbe potuto benissimo alzarsi e dire a tutta la scuola cos’era e chi amava. In quei momenti di follia d’amore ci aveva davvero creduto, aveva addirittura pensato di poter sfidare il mondo intero.
Cosa gli rimanesse ora di quei pensieri e di quelle certezze non avrebbe saputo dirlo. Forse nulla o forse tutto, perché benché non vedesse Sirius da due settimane, Lily e James da mesi e Peter da quasi un anno, ancora non riusciva a non sperare che un giorno sarebbero tornati tutti uniti, come se nulla fosse mai accaduto.
Fottuta guerra., pensò scendendo con le mani alla ricerca del pacchetto di sigarette che sapeva di avere da qualche parte addosso. Era l’unica cosa che gli rimaneva di Sirius: il sapore e l’odore acre del fumo, il gusto di Lucky Strike che ormai lo caratterizzava.
«Vuoi?»
Sobbalzò spaventato dalla materializzazione dei suoi pensieri: Sirius era lì, appoggiato alla porta d’ingresso della guferia e gli offriva le Lucky Strike con un’ espressione a metà fra l’arrogante e l’indifferente. Avrebbe voluto picchiarlo fino a cancellargli quel sorriso di scherno che lo faceva sentire così male.
«Ho le mie.» rispose quindi, riuscendo finalmente a trovare il pacchetto che tanto agognava per salvare quel po’ di orgoglio che ancora si ostinava ad ascoltare. Ora non aveva più così tanta voglia di fumare, avrebbe preferito di gran lunga baciare Sirius. Il sapore sarebbe stato simile ma più buono, la soddisfazione, però, non sapeva davvero se ci sarebbe stata. Ora come ora, il suo piccolo orgoglio sembrava dire che agognare così tanto ad essere baciato e, perché no, scopato, proprio lì era davvero una cosa deplorevole e disperata.
«E’ un po’ che non ci si vede, che ci fai qui ad Hogwarts?» gli chiese noncurante Sirius, appoggiandosi alla balaustra accanto a lui. Erano entrambi a strapiombo sui prati della loro vecchia scuola. E pensare che fin troppe volte avevano fatto penzolare i piedi al di fuori del muretto della torre di astronomia. Ora Remus aveva seriamente paura a guardar giù. Una parola per farlo arrabbiare e, chissà, forse Sirius l’avrebbe scaraventato giù. Forse non l’avrebbe fatto, non con la consapevolezza di essere l’unico imputabile, l’unico a poter essere dichiarato colpevole. La mancanza di testimoni però, forse, l’avrebbe spinto ad inventarsi una triste storia sul suicidio di un mannaro.
«Mi ha chiamato Dumbledore.» Remus si convinse che una risposta secca forse avrebbe evitato qualche arrabbiatura e conseguente omicidio. Seppur di merda, era la sua vita di cui si stava parlando.
«Idem per me. Mi sto ancora riprendendo dalla notizia.»
Quel sorriso amaro Remus lo aveva visto altre volte e avrebbe saputo riconoscerlo tra mille. Il cuore gli saltò un battito al pensiero che Sirius ancora si fidasse abbastanza da fargli vedere cosa c’era nel suo cuore, perché doveva saperlo che lui e James lo conoscevano troppo bene da anni e che avrebbero riconosciuto quel dolore che lo accompagnava ovunque da troppi anni. Quell’amore che non era riuscito ad esprimere ed era degenerato prima in odio e poi in una nostalgia piena di rimpianti.
Remus era felice che Sirius gli riconoscesse ancora lo status di amico, ma non disse nulla. Non gli chiese nulla, forse perché sapeva di non dover chiedere, forse per pura paura di non riuscire più a staccarsi da lui.
Anche se non voleva davvero staccarsi da lui.
«Dov’eri l’ultima luna piena?» gli domandò all’improvviso Sirius, dopo che il silenzio si era fatto troppo pesante. Remus trasalì. Era stato al centro di ricerca del San Mungo, in una piccola cella dei sotterranei. L’esperimento non era andato male, tra l’altro. Forse, nel giro di qualche anno avrebbero trovato la formula giusta per la pozione anti-lupo, visti i progressi.
«Al solito posto.» rispose, pregando che Sirius non si fosse recato in quella cantina murata dove era solito incatenarsi da quando era finita la scuola. Nessuna riposta gli arrivò per parecchi minuti, in cui si perse ad osservare di sottecchi la morbida curva delle labbra di Sirius, bramandole senza vergogna.
«Mi spiace non essere venuto.» mormorò con un certo sarcasmo Sirius, innervosendo Remus oltre ogni dire.
Non era vero che gli era dispiaciuto. Non era assolutamente vero e non aveva nemmeno tentato di nasconderlo!
«Devo andare.» sbottò Remus, rimettendo le sigarette in tasca, accorgendosi solo in quel momento di non aver fumato e che tutto il fumo che aveva inalato proveniva da Sirius.
«Una famiglia di mezzosangue è stata sbranata da un mannaro.»
L’esclamazione lo bloccò a metà passo. Remus si voltò verso Sirius, che appariva rilassato con la sigaretta che pendeva dalle labbra, ma la forza con cui stringeva la balconata arrugginita lo tradiva: aveva le nocche bianche dalla tensione.
«E so che non eri al “solito posto”!» C’era rabbia nei suoi occhi, Remus la vedeva bene, ma era completamente gelato sul posto. Non riusciva quasi a respirare dalla sua di rabbia.
Come se lui fra tutti sarebbe andato in giro a sbranare gente, lui che si incatenava, spaccandosi un polso o una caviglia al mese pur di avere la sicurezza di non far del male a nessuno.
«Sai, voi mannari siete davvero dei mostri.»
Anche Sirius sembrava gelato sul posto, perfino la sua rabbia era fredda e crudele. Non c’era un singolo segno di tutto quello che stava provando, se non nella tensione sempre maggiore che scorreva dalle braccia alle mani.
«E voi Black siete tutti degli stronzi.»
Considerato con che potenza la rabbia gli stava sconquassando le interiora e con quanta fatica stava trattenendo l’istinto di spingere Sirius giù dalla torre, era stato sinistramente calmo lui per primo.
Si sentiva fottutamente tradito. Si era fidato di Sirius, credendo ciecamente che lui lo vedesse diversamente, umano e non bestia.
«Noi non facciamo a pezzi dei bambini.»
Quel sorriso viscido appiccicato sul volto di Sirius ricordò a Remus l’unica volta che aveva incontrato Walburga Black. Era lo stesso viscido sorriso che aveva lei quando Sirius aveva allegramente detto che Remus era un mezzosangue. Aveva odiato quella donna ed ora stava odiando Sirius.
«Io non lecco i piedi a Voldemort, come il fratello di qualcuno.» vomitò fuori quelle parole conscio di ferire, conscio di essere crudele, di essere lui crudele e di non poter scaricare la colpa di un atto simile sul lupo dentro di lui. Voleva ferire Sirius, voleva ferirlo a fondo, e aveva notato con il sorriso di quasi un quarto d’ora prima come la notizia che aveva ricevuto da Dumbledore dovesse riguardare Regulus.
«Ti ammazzo!»
Remus non fece in tempo a rendersi conto di cosa stesse accadendo che si ritrovò a lottare contro Sirius, una bruciatura da sigaretta appena sotto l’occhio, dove il primo pugno l’aveva colpito.
Gli assestò un calcio in uno stinco, facendolo piegare e lo spinse per terra, fra escrementi e ossa di ratto, mentre i gufi che prima erano stati silenziosi ora si agitavano sulle assi.
Colpì alla cieca, sentendo i calci e i pugni di Sirius affondare e fare male, un male più emotivo che fisico, come se non stessero colpendo il suo corpo ma tutte le speranze che ancora coltivava, anche se erano settimane che si erano lasciati.
Morse con disperazione il suo stesso labbro inferiore, già gonfio e sanguinante per i colpi ricevuti e assestò un pugno più forte e deciso allo stomaco di Sirius che si immobilizzò sotto di lui e spalancò la bocca in cerca di ossigeno.
Gli rimase addosso, massaggiando leggermente il punto in cui aveva dato l’ultimo colpo, attendendo che Sirius riprendesse a respirare normalmente.
Si chinò leggermente sull’altro, utilizzando una cautela così tipicamente sua da essere quasi impressionante dopo la forza con cui aveva colpito e si fermò a pochi centimetri dalla bocca di Sirius, quasi avesse avuto un ripensamento improvviso. Ma voleva davvero baciarlo, assaggiarlo per un’ultima volta, perché dopo quella sfuriata non poteva esserci una sola misera speranza di tornare assieme.
Appoggiò le labbra lentamente sul labbro inferiore, sopportando la fitta di dolore e l’odore di sangue. Era quasi certo che Sirius l’avrebbe picchiato di nuovo e poi se ne sarebbe andato, ma questi lo sorprese una volta di più, chiudendo la bocca e premendo le labbra contro le sue. C’era qualcosa di estremamente dolce e doloroso in tutto quello, ma Remus non ci prestò troppa attenzione,troppo concentrato sul sapore di tabacco e sangue che aleggiava nella bocca di Sirius.
Non fu un bacio profondo o lungo e quasi subito Remus si staccò per permettere ad entrambi di respirare.
Si alzò silenziosamente sul corpo dell’altro che si rannicchiò in posizione fetale per tenersi lo stomaco. Remus si chiese se fosse il caso di scusarsi, ma comprese che sarebbe stata un’idiozia scusarsi dopo una cosa simile. Così rientrò nel castello con il cuore pesante e la mente leggera, incredulo al pensiero di cosa aveva appena fatto.

Era riuscito a sistemarsi tutte le ferite e a far scomparire la maggior parte delle botte, ma il dolore restava implacabile, d’altronde Sirius le aveva sempre suonate forti ed era grazie alla sua forza di mannaro che era riuscito a tenergli testa e bloccarlo.
E Dumbledore continuava a parlare e lui stava seguendo l’intera spiegazione a malapena, ancora incredulo.
Fanny, comunque, lo fissava costernata, il che inquietava parecchio Remus, visto che gli animali solitamente non lo prendevano molto in simpatia. Non avrebbe apprezzato di essere beccato da una fenice quel giorno, sarebbe stato troppo, perfino per la sua infinita pazienza.
«Remus, credo che Fanny desideri che tu prenda la piuma che ha lasciato lì.»
L’interpellato osservò costernato la piccolissima piuma che prima assolutamente non aveva notato, troppo intento a sorvegliare il pennuto e a fissare Dumbledore. La prese all’istante, balbettando qualcosa per scusarsi, senza sapere nemmeno per cosa.
«Immagino sia per la scottatura che ha sotto l’occhio. Le piume della fenice sono degli ottimi rimedi per le scottature, basta spremere l’interno della venatura principale.»
Remus fece come gli era stato indicato ed un liquido giallognolo ne uscì; lo applicò sulla scottatura, titubante, chiedendosi se fosse giusto cancellare quella lite e tutto quello che aveva significato.
Che poi, cos’aveva significato? A questo non riusciva e non voleva trovare una risposta.
Con un pizzico appena percepibile la pelle bruciata si rimise a posto e Remus fissò la piccola piuma rossa e arancione. Era davvero stupenda, di una totalità così calda che avrebbe potuto essere perfino rassicurante se dentro di lui non ci fosse stato un gelo siderale. Chissà se quella piuma avrebbe potuto curare anche le bruciature disseminate nel suo animo e nel rapporto con Sirius. Gli era tornata voglia di fumare, all’improvviso, dopo quel pensiero.
«Credo che dovremmo parlare della missione un’altra volta: hai la testa da tutt’altra parte. Dovresti andare a riposare.» Remus boccheggiò alla proposta di Dumbledore, ma ringraziò comunque, conscio di essere abbastanza inutile in quello stato.
Stava per lasciare l’ufficio quando Dumbledore lo richiamò a sedere.
«Credo che tu debba essere al corrente della situazione. Fenrir Greyback sembra essere entrato nelle schiere di Voldemort, assieme ad altri lupi mannari. Spero che in caso ti venisse a cercare tu non dia colpi di testa. Sei molto prezioso per l’ordine Remus e molte persone ti amano a discapito della tua natura. La vendetta non soddisfa mai; sono certo che tu già lo sappia, ma volevo ricordartelo.»
Remus annuì, considerando che ora si spiegava il motivo per il quale un’intera famiglia era stata massacrata.
«Alla prossima riunione informerò anche il resto dell’ordine.»
Dumbledore sorrideva tristemente e gli occhi dietro gli occhiali a mezzaluna sembravano spenti, in confronto all’azzurro vivo e scintillante che ricordava dai tempi di Hogwarts, ma era anche sì vero che tutto scintillava di vitalità al tempo.
Remus si alzò e stava per aprire la porta quando Dumbledore sembrò ricordarsi qualcosa di importante.
«In caso vedessi per caso Regulus Black, ti prego di avvisarmi. E’ scomparso nel nulla da più di tre mesi e ciò sembra molto sospetto.»
Non si girò nemmeno a guardare Dumbledore, tanto lo stupore lo aveva bloccato. Era stato un idiota, aveva ferito Sirius più di quanto credesse.
Uscì con un semplice saluto.
A pochi metri dal gargoyle incontrò Sirius, ancora ammaccato dalla loro zuffa. Infondo, lui non era ai stato bravo con quel genere di cose.
Gli si fermò davanti e Sirius fece lo stesso, senza guardarlo negli occhi, ma Remus notò che doveva aver pianto, visto quanto erano gonfi e rossi i suoi, ed era sicuro di non aver mai mirato lì con i suoi pugni.
«Scusa.»
Mormorò e Sirius sorrise con scherno, poggiando la testa sulla sua spalla, quasi fosse indeciso se ucciderlo o abbracciarlo.
«Ti amo.»
Era stato un bisbiglio quasi impercettibile, annegato in un sospiro raschiato ma Remus perse un battito.
La prima volta in cui gliel’aveva detto erano troppo giovani per capire cosa significasse, non avevano ancora conosciuto la guerra e quelle parole avevano avuto solo un significato a metà, pieno di idee felici e assurde.
Ora aveva tutto un altro sapore, molto più amaro. Era quasi un altro “ti amo”, quasi come se tutto quello che avevano vissuto fino a quel momento non valesse nulla.
«Pensavo che saremmo riusciti a sopravvivere assieme, a vivere assieme. Credevo lo pensassi anche tu, ma devo essermi immaginato tutto.»
«No, l’ho pensato anche io, l’ho creduto. E ci credo ancora! Non possiamo trovare un modo per andare oltre, Sirius?»
Remus avrebbe voluto urlarlo, come se così avesse potuto sfondare quel muro che Sirius si era costruito attorno da mesi, anche se sapeva che non sarebbe bastato, perché Sirius era sempre più lontano e sfuggente.
«Non riesco a fidarmi di te, Remus.»
Senza aspettare risposta Sirius lo scansò allontanandosi silenziosamente verso il gargoyle.
Remus avrebbe voluto inseguirlo e cercare di farsi ascoltare, ma appena si girò vide quanto Sirius sembrasse sconfitto e lasciò perdere. Quelle spalle così basse non sarebbe riuscito a risollevarle, non quella notte per lo meno. Non senza credere lui stesso nel potercela fare.
Forse ad entrambi serviva solo un po’ di tempo. Tentò di convincersene osservando la figura di Sirius scomparire su dalle scale. Sentì che era così, anche se riconquistare la sua fiducia sarebbe stata un’impresa titanica. Lo sapeva, sì, ma questo gli bastava per tirare avanti. Si amavano ancora, questo bastava davvero.


Why do you have to go and make things so complicated?




Note Finali: Ehn lo so, fa schifo. Comunque, per chi fosse curioso, ho vinto il premio miglior trama *O* Considerando che questa fic l'avrei bruciata tutta tranne per l'ultimo pezzo (Ti amo... ma non riesco a fidarmi di te), è un ottimissimo risultato!
Ah, e sì, lo so che ci sono discrepanze con quello che c'è scritto in Cigarettes e Smoke on the Water, ma purtroppo me ne sono accorta troppo tardi. Fatemi sapere che ne pensate!

Colgo l'occasione per far sapere che leggo le recensioni che mi lasciate e appena posso cerco di rispondere via mail. Non sono un pezzo di ghiaccio senza cuore, tutt'altro, quando posso rispondo volentieri, soprattutto a quelle recensioni che mi pongono domande, fanno critiche, lasciano appunti o danno consigli! Grazie mille per tutto il sostegno che mi date! Bacioni!
   
 
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