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Autore: Sugar818    13/09/2010    6 recensioni
Non avevo mai visto Robert
così adirato, mai, in quei sei anni di conoscenza.
E quella vista spezzò qualcosa, dentro di me.
Non capivo perché, ma in quel momento un enorme dolore
sbocciò al centro del mio petto. Un dolore atroce, acuto,
intenso.
La vista di Robert che difendeva quella semplice ragazza, conosciuta
solo qualche giorno addietro, con tanto ardore e determinazione, con il
fuoco che inesorabile bruciava nei suoi occhi azzurri, mi fece sentire
male.
Le mie guance si bagnarono di lacrime ancora prima degli occhi,
spalancati e puntati su quello che sembrava un incubo.
E non capivo perché.
Credevo di averlo dimenticato. Credevo che nulla avrebbe scalfito il
mio presente.  Tanto meno il passato.
E lui faceva parte del mio passato. Era la parte più
dolorosa di una vita che tanto avrei voluto dimenticare. Ardentemente.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Robert Pattinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 ~ disgraziata fortuna.


Oh merda. 

Lentamente, fissando rigorosamente il pavimento, mi voltai di due millimetri verso di lui.
Perché era lui. Lo vedevo per metà, nascosta per bene dalla mia frangetta color oro.
Era venuto a chiamarmi per provare, non c’era ombra di dubbio. Non lo avevo visto alzarsi. Certo, era seduto due file dietro di me, ma..
Dio.

- Si? -, cercai di risultare il più naturale possibile, ma l’emozione sembrava stringermi il cuore in una morsa soffocante.
Usa la voce di Rachel, Cary, usa la voce di Rachel.

- Rachel, giusto? Piacere, Robert. -, affermò sorridendo, lo intuivo dalla sua voce. Era più calda, più morbida, rispetto al tipico timbro da palco, freddo e distaccato.
Non sembrava curarsi delle poche persone curiose che ci guardavano, dello show che continuava, dell’anormalità della situazione. Forse, perché non lo sapeva. Forse, perché ignorarlo sarebbe stato più facile.
No, questo valeva per me, solo per me.
E mi offrì la mano.

La mano…
La mano…
La mano, cazzo, la mano!

- Hem.. -
Oh dio. Dov’è finita la mano? Sta aspettando la mia mano!
Cercai di riprendere quel briciolo di controllo che ormai sapevo scappato alle Hawaii in preda ad un’estasi mistica, ma non mi diedi per vinta, e, mezza accecata della frangia, con un coraggio da leoni, forte e fiera di essere me stessa, gli porsi la mano destra, o per meglio dire due dita.

Mi aspettavo di incontrare la sua calda mano, ma, per la fretta e l’incontrollabile tremolio dettato dal nervosismo  mi schiantai inevitabilmente contro la cinghia dei pantaloni. Dei suoi pantaloni.

- Porca oca! -, dissi alzando definitivamente la testa, mentre il mio viso si colorava di rosso.
Ridacchiò imbarazzato, mentre nella mia mente passavano indisturbate varie diapositive sui vari metodi di  suicidio e sugli ingredienti necessari per metterli a punto. Non mi guardava negli occhi, e per questo avrei dovuto ringraziare tutti i santi che conoscevo.
- Dobbiamo andare a provare..si..hem..sai, la presentazione... -, disse sorridendo nervoso, per l’imbarazzo che alleggiava nell’aria, che per quanto mi riguardava, respiravo a fatica.

Abbassai la testa, attenta a non incrociare i suoi occhi, che tanto mi erano mancati. Quel cangiante colore che mi aveva tenuto compagnia nelle più belle ed orribili giornate. Capaci di confondermi, di farmi perdere alla deriva come nessun’altra cosa era mai riuscita a fare, eppur l’unica in grado di riprendermi, tenendomi ancorata a sé.
- Certo, scusami.. -, proferii seria, in tono grave. Sperai solo che non riconoscesse il timbro vocale. Sarebbe stata la fine.
- Comunque sono Rachel, piacere mio. -, proseguii ancora, lugubre. L’unico modo che avevo era di essere l’opposto di ciò che ero stata. Lasciai correre la mancata stretta di mano e lentamente mi alzai dalle comode poltroncine rosse.
Lo osservai di sottecchi, attenta ad ogni sua reazione, che non tardò ad arrivare.
Mi guardava in maniera strana. Non seppi decifrare la sua espressione se non…inquieta?

Che ho fatto, ora? Pensai allarmata.

- Si..ok, andiamo allora. -, Il suo sorriso aveva chiaramente qualcosa che non andava. Era piuttosto teso, e dalla rigidità con cui si voltò verso l’uscita laterale a sinistra, capii che la mia naturalezza non lo aveva ingannato, almeno non del tutto. Era veramente a disagio. La mano destra stava torturando i capelli.

Prima di seguirlo attraverso la fila alla nostra sinistra, incrociai lo sguardo di Mandy. Con gli occhi al cielo scuoteva lentamente la testa. Mi sarebbe tanto piaciuto sapere il perché, ma al momento l’unica parte del mio cervello che era riuscita a rinvenire dalla paralizzazione definitiva, era concentrata su di lui, e sul suo passo disordinato.
Confusa, nervosa e irrequieta più che mai, mi apprestai a seguire Robert, con la futile speranza che, una volta incrociati definitivamente i suoi occhi, la mia debole barriera dorata restasse intatta.







- Eccovi! -, Josh Koultz era piuttosto agitato. Il suo viso arrossato era impregnato di piccole gocce di sudore, che lente colavano giù per la sua guancia non rasata.
Il backstage era sempre stato uno dei luoghi che preferivo. L’agitazione, il nervosismo e la frenesia mischiati all’eccitazione dell’attesa rendevano il posto vivo ed emozionante. Una vera magia per artisti sensibili anche alle più sottili emozioni.
Il disordine, il caos, l’isteria dei responsabili, le urla, la fretta, i ritardi, le imprecazioni degli addetti, le luci, il buio, la musica vicina come non mai, l’aria satura di elettricità. La gioia di aver portato lo spettacolo a termine, dovere e piacere, mentre le urla entusiaste dei fan chiudevano puntualmente la serata. Ti faceva sentire vivo e cosciente di te stesso, sempre.
Metterci piede era sempre stata un’emozione. Inimitabile.
Ma, si sa. Le emozioni umane sono dettate dalle singole situazioni. Le scelte dalle singole emozioni. E le emozioni, influiscono su tutto il resto.
Varcando l’enorme porta grigia, le uniche emozioni che sentivo erano paura e dolore.
Paura per l’inevitabile, per ciò che avevo sfuggito. Paura del destino, che infame, ci riservava infinite sorprese. Paura di me stessa, e delle mie stesse emozioni.
Dolore. Perché lo stavo finalmente guardando negli occhi.

Un istante di distrazione, tutto qui. Semplicemente la mano di Josh che mi indicava, chiedendo al ragazzo al mio fianco se ci fossimo già presentati. La mia stupida curiosità, che peccando d’ingenuità, mi fece scattare e puntare, seppur timidamente, lo sguardo su di lui. E scoprire che lui stava facendo lo stesso, nel medesimo momento, spaccando il secondo, e con esso tutte le mie futili speranze di uscire indenne, almeno superficialmente, da questa situazione.




I walk a lonely road
The only one that I have ever known
Don't know where it goes
But it's home to me and I walk alone

Today is gonna be the day that they're gonna throw it back to you..



La musica, ancora una volta, mi aveva salvato la vita.
Mentre la suoneria del cellulare spezzava l’atmosfera ipnotica che da parte mia si sarebbe senza dubbio creata, e inevitabilmente i Green Day cominciarono a cantare seguiti dagli Oasis in quella che era la mia canzone preferita, la mia mente realizzò all’istante di essere sopraffatta dalla sensazione di disorientamento ed eccitazione, sensazioni che mi avevano solo vagamente sfiorato negli ultimi tre anni.
Il cellulare, nella mia borsetta, squillava da qualche secondo. Fu grazie alla musica che riuscì a spezzare il contatto visivo.
Ma uno sguardo restò puntato su di me.
- Pron..? -
- Ti hanno mai detto che sei un’idiota? -, mi chiese l’inconfondibile voce di Mandy dall’altra parte della linea.
- Si, tu. L’hai fatto prima, e presumo che tu lo stia insinuando anche adesso. -
- Esatto. E questo perché è vero, ricordatelo. Comunque, lasciando perdere la tua anormalità, volevo chiederti una cosa. -
- E lo devi fare proprio adesso? -, risposi a denti stretti.
- Mah..fai come vuoi. -, disse pomposa, - Se ci tieni a collezionare figuracce stasera, la cosa riguarda solo te, è la tua vita, no? -
- Ma che vai farneticando? -, domandai piuttosto confusa.
- Sto parlando del tuo tono di voce da morto in stato di putrefazione! -, chiarì a bassa voce.
- In che senso, scusa? -.
- Ho capito che Robert non deve riconoscere il tuo timbro vocale e tutto, ma almeno evita di parlare come una reduce dal proprio funerale! -, spiegò spazientita.
- Ah. Ecco perché..ok, ho capito. Grazie Ma.. Mamma! Ci vediamo dopo, se riesci a trovarmi. -, Dissi distratta, mentre pensavo alla faccia di Robert, che apparentemente confusa ed infastidita, si poteva scorgere facilmente a pochi metri da me, puntata nella mia direzione.
- Se riesco a trovarti..? No, Cary! No! Hai il dovere di partecipare! Hai anche vinto due premi, non puoi mancare! Li farai incazzare, stavolta, non puoi fare di tes..-
- Si, lo so, ma non mi va. Ci vediamo in macchina, altrimenti a casa mia. Dato che ci vai, chiedi al chitarrista degli Aerosmith di fare un autografo per Ryan se lo becchi. Ciao! -
Riuscì a chiudere a metà del suo grazioso invito verso il paese dei balocchi, appena in tempo, perché Robert si stava avvicinando pericolosamente.
L’aria era tesa, granitica. Respirare non mi era mai sembrato così difficile.
- Sei pronta? Possiamo provare? -, chiese gentilmente.
- Certo. -, evidentemente stavolta la voce non era il mortorio di prima, perché lo vidi sgranare impercettibilmente gli occhi, prima di sorridermi.




Ops.

- Oh! Scusami! Non l’ho fatto apposta, giuro! -.
La situazione stava degenerando. E io non avevo il numero di Superman per il pronto intervento.
 - Tranquilla, non è niente. -, proferì cominciando a guardarsi intorno alla ricerca del suo manager, mentre con la mano destra teneva la manica della camicia grondante di cioccolata calda lontano dai pantaloni.
Che figura da oscar. E non avevo potuto prendere nemmeno un sorso della bevanda, dato l’imprevisto e subitaneo rovesciamento sul completo di Robert appena me l’avevano portata.
- Scusa. Dev.. dev’essere il nervosismo, ecco. -, dissi guardandolo negli occhi per un istante di troppo. Lo vidi distintamente mentre si corrucciava in un’espressione concentrata, studiandomi mentre cercavo di riparare il danno con un fazzolettino preso dalla borsetta.
- Ma tu.. Sei una cantante. Non dovresti sentirti a tuo agio sul palco? -. Aveva cambiato tono di voce, e senza ombra di dubbio argomento, dopo quell’esitazione quasi infinitesimale.
- Beh..si, ma non ci penso più di tanto. Canto. Solo questo. Quando sono sul palco canto e basta, non bado eccessivamente alla folla. Cioè..non ne divento paranoica, proprio perché cantare mi rilassa e mi fa sentire..-, fui interrotta dalla sua mano che sembrava essersi protesa verso il mio viso, e che invece mi passò vicino alla guancia destra.
- Come ti fa sentire? -. Mi stava ancora guardando. Nella sua mano altri fazzoletti e la voce di un uomo che di sfuggita annunciava l’arrivo della camicia di riserva.
- Ah..ecco, rilassata. In armonia col mondo. -, mi allontanai per fargli spazio mentre il suo manager scartava l’involucro della camicia blu notte nuova di zecca vicinissimo a noi. - Ma solo quando canto. -, aggiunsi a bassa voce.
- Solo quando canti. -, mormorò il ragazzo davanti a me, in tono sottile.



- Allora. Sei pronta? -
- Prontissima, grazie. -
Era questione di minuti e ci avrebbero chiamati sul palco.
In situazioni come questa un potere alternativo avrebbe fatto comodo. Che so, magari il teletrasporto. O direttamente l’autodistruzione.
- Ah..ricordati di guardare scettica verso di me, quando ti faccio la battutaccia, ok? -, mi disse un po’ nervoso.
- Sisi, certo. Scettica..si. -. No non ero nervosa. Per niente.
Se solo avesse saputo che il motivo di tale nervosismo era lui, e non tanto il fatto di dover annunciare il vincitore di una categoria davanti a centinaia di divi dello spettacolo di tutto il mondo.
- E ora, gente, l’ultimo premio della serata, il più..-, Russel aveva appena cominciato a parlare del Best Song.
La scenetta. Si, nessun problema. La battutina acida, l’occhiata scettica, la risata finale..
Ero talmente nervosa e percettiva che sentivo ogni suo respiro, movimento, suono. Talmente concentrata su di lui che non mi ero accorta di star lentamente distruggendo il braccialetto al mio polso destro, che, per grazia divina e amore dei cieli, dimostrandomi ancora una volta come la fortuna sia sempre stata dalla mia parte, sempre e comunque, si aprì e mi rimase nella mano destra, tranquillo, dondolando leggermente.
- Accidenti! -,cercai inutilmente di agganciare la sicura di bronzo, ma effettivamente non dovevo essere molto convincente, dato che un attimo dopo Robert pensò bene di intervenire prendendo la mia mano tra le sue per avvicinarla e agganciare quel maledetto inutile accessorio.
- E stasera sono qui con noi, per annunciare il fortunato vincitore, due star dalla portata intern..- Russel continuava, imperterrito.
-Ecco, ci siamo quas..-. Robert si blocco d’improvviso, la mia mano tra le sue, i suoi occhi fissi sul minuscolo tatuaggio a stella posizionato a lato destro del mio polso.
- Oh mio dio..-
Non riuscii a sentire nient’altro che quel sussurro. In una frazione di secondo mi ero già portata avanti a lui, e mentre l’incriminato bracciale toccava il pavimento, tra me e Robert ci fu tempo solo per lo spazio di un istante, uno sguardo.
Tremendamente consapevole.


-..Signori, Robert Pattinson e Rachel Gray! - Russel Brand ebbe appena il tempo di pronunciare la mia sentenza di morte, che il coro degli applausi e flash ci investì ancor prima di aver messo bene i piedi sul palco.








**************************



Sono passati mesi, lo so. Mesi interi.
Non starò qui a giustificarmi, ma le mie scuse ve le devo, per principio.
Quindi, ragazzuole..Mi scuso infinitamente per questo mostruoso ritardo. E so che avete il diritto di prendermi a randellate fino a farmi dimenticare il mio nome, ma pensateci bene prima di saltarmi addosso: poi chi la conclude la storia?
Scherzi a parte, volevo ringraziarvi tutti quanti. Sembra che l’ispirazione sia allergica al tempo libero, dato che appare solo quando di tempo non ne ho. Ma come ho detto una volta, porterò avanti la storia, costi quel che costi.
Come vedete, i nostri protagonisti si sono incontrati. E, ve lo dico in partenza: occhio ai dettagli! La trama si complicherà un po’, dal momento che d’ora in poi entreranno in gioco altri personaggi. Ma non temete: Robert ci sarà costantemente d’ora in poi, anche se devo annunciare una possibile entrata in gioco di Kristen.
Per ultimo: non ho idea di chi potrebbe vincere il premio Best Song quest’anno. Perciò..via con i suggerimenti!
E già che ci sono, ne aprofitto per dirvi che gli aggiornamenti delle altre storie arriveranno presto! Grazie di cuore.

Con affetto,

              Sugar.
 


Lola_: Tesoro, eccolo finalmente! Ci ho messo una vita, ma abbi. Pace. Ho ideato un gran finale, però, eh? Ora vediamo quando pubblico il prossimo!  I love u, darling! I hope you like it! P.s.: No, non mi menare, ti scongiuro!

RiceGrain: Ele, ma tu mi lusinghi! Spero che tu non mi abbia dimenticata già, anche se me lo meriterei. Ho passato tutta l’estate a ispirazione zero, mentre ora sembra volermi violentare, disgraziata lei. Comunque, sei tu il genio non io. E dopo tanto tempo devo anche riprendere a leggere e recensire la tua storiella, perché sono tremendamente indietro, e sono preoccupata per Sugar!
Hem, supplico umilmente perdono! Ma vedrai che col prossimo capitolo mi faccio perdonare di sicuro!
A presto Ele, un bacione.

Sfosfy4ever: Cara, grazie dei complimenti. Sei davvero troppo gentile. Però non esagerare, potrei montarmi la testa!
So di essere stata una strega cattiva, per non aver postato per tutta l’estate. Ma mi farò perdonare, stanne certa!
Beh..ora hai visto le loro reazioni, perciò, che dici?  Ho detto anche troppo in questo capitolo. Mi sono fatta perdonare almeno un po’ per l’assenza? E scusa, se ti faccio soffrire, con questa suspense da brivido, il fatto è che nonostante tutto ti capisco perfettamente! A presto, tesoro!

exceptions: Oddio, grazie. Sei veramente gentile! E non me lo merito, dopo tutto questo tempo. Beh, si. Hai ragione, può sembrare strano, ma la febbre Pattinson non mi ha mai contagiata più di tanto. Era il personaggio che interpretava, ad affascinarmi. Ma ormai continuo la storia, e ci metto dentro il Robert che mi immagino io. Spero ti sia piaciuto, questo capitolo. Finalmente è arrivato. A presto, Ex.

_Miss_: Accidenti se c’hai preso. In pieno. Ormai per te sarebbe inutile leggerla, questa storia! Grazie dei complimenti! Spero che dopo tutto questo tempo la storia t’attizzi lo stesso! Un bacione!

Saruxxa: Oh, cara! Scusa, Eri arrivata nel momento sbagliato, ma spero tu possa perdonarmi per il tempo perso! Di solito, no, non ci metto mesi. Vedrai! Spero che il capitolo ti sia piaciuto! Un bacio!

Dodd: Grazie mille, Dodd. Spero di essermi fatta perdonare, con questo capitolo. No, non sei la prima a chiamarmi Miss Sadica 2010. Evidentemente c’è veramente qualcosa che non va. Un bacio.

Krisz: Cara, scusami! Ci ho messo una vita, ma alla fine ci sono arrivata! E come incontro non è poi così male, no? Dimmi te, poi. A presto! E grazie per i complimenti!




  
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