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Autore: Orange_Jam    13/09/2010    2 recensioni
Breve scorcio di vita di Guendalina la Guercia in un periodo in cui sono i maghi a essere perseguitati invece dei Babbani...Personaggi: Guendalina la Guercia, Beda il Bardo, Nuovo Personaggio e un accenno a Barnaba il Babbeo.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Nel Medioevo, i non-maghi (comunemente noti come Babbani) nutrivano un particolare timore per la magia, ma non erano molto abili nel riconoscerla. Nelle rare occasioni in cui catturavano una vera strega o un vero mago, i roghi non avevano comunque alcun effetto. La strega o il mago eseguivano un semplice Incantesimo Freddafiamma e poi fingevano di urlare di dolore mentre in realtà provavano una piacevole sensazione di solletico. Guendalina la Guercia era così contenta di farsi bruciare che si lasciò catturare non meno di quarantasette volte sotto vari travestimenti.

Cit. Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban, J.K. Rowling

 

 

Un urlo squarciò la notte silenziosa. Gli abitanti del paese rabbrividirono davanti al tavolo, illuminato dalla luce fioca di una candela, con il tozzo di pane a metà strada verso la bocca.

-Zio Beda!- strillò un bambino lasciando cadere i resti della sua misera cena – era un fantasma quello? O una Banshee?

Beda scoppiò in una sonora risata guardando il viso acceso di curiosità del nipotino. –Niente di così eccitante, Baddock, mi dispiace!

Il bimbo corrugò la fronte, imbronciato. –Ma allora cos’era? Non poteva essere un personaggio delle tue storie, zio?

- Certo che no! Quello era solo un urlo di Guenda. Immagino che si stia facendo bruciare di nuovo viva…

- Guenda?- chiese Baddock stupito – intendi Guendalina la Guercia?

- Guenda ci vede benissimo, Baddock. Te l’ho già detto.

- E allora perché la chiamano Guercia?

- Perché si diverte a travestirsi da strabica e ormai la gente se la ricorda solo così.

Baddock raccolse il tozzo di pane e riprese a mordicchiarlo meditando sulla risposta mentre Beda tracciava qualche riga sulla pergamena che aveva davanti.

- E’ proprio simpatica, Guenda!- disse dopo un po’ con l’aria di chi ha capito tutto – pensa un po’, zio, farsi passare per strabica!

- E’ incosciente, ecco cos’è- mormorò torvo Beda- se continua di questo passo, finirà per farsi scoprire…

Allontanò la pergamena fingendo di non notare i continui tentativi di Baddock di leggerla al contrario e scrutò la strada dalla finestra, dove brillava la luce di una fiamma.

- Sarà meglio andare a vedere che non si cacci in qualche guaio… – borbottò – Tu finisci la cena, Baddock. Torno tra un minuto.

Il bambino annuì guardando pensieroso la pergamena. – E’ la Storia dei Tre Fratelli quella che hai scritto, zio? Quella che mi racconti sempre?

Beda sorrise immaginando dove volesse andare a parare il nipotino. –Proprio quella. Leggila pure mentre non ci sono.

- Grazie, zio, sei il migliore del mondo!- esclamò il bambino afferrando subito la pergamena. Una smorfia si dipinse sul suo volto.  – Ma non si capisce niente! E’ tutta piena di cancellature!

- Sei o non sei il miglior nipotino del mondo?- rise Beda mentre si gettava sul capo il Mantello dell’Invisibilità- cerca di capirci qualcosa.

Sorrise al volto imbronciato del bambino e uscì nella strada immersa nel buio.

La fiamma guizzante era appena visibile dietro un paio di vecchie case in legno e Beda corse nella sua direzione cercando di fare meno rumore possibile. 

Quando si affacciò nella piazza, dovette trattenere una risata. Una gran folla mormorava raccolta attorno al rogo. Metà di essa fremeva davanti allo spettacolo raccapricciante ma Beda seppe ancor prima di voltarsi che la parte restante ghignava, colma di chissà quale sadico piacere. Disgustato, superò un ometto calvo che tremava in fondo alla piazza e si avvicinò alle fiamme tra cui Guenda gridava di dolore. Era l’immagine della sofferenza, della struggente bellezza di una ragazza nel fiore dei suoi anni che si lasciava lambire dal fuoco. I suoi capelli dorati si accendevano di riflessi aranciati ogni volta che una scintilla sprizzava verso l’alto mentre lei si contorceva impotente.

Si era anche dimenticata di rendersi strabica! Beda sorrise sotto il Mantello.

Possibile che quella gente non se ne accorgesse? Come facevano a non notare il brillio nei suoi occhi o la bocca che si increspava nel bel mezzo di una smorfia di dolore come se stesse trattenendo un sorriso?

Rimase ad ascoltare i suoi terribili lamenti e aspettò con calma che tutti se ne andassero. Nessuno restava fino alla fine. Non avrebbero potuto sopportare di vedere la vita scivolare da un corpo ridotto in cenere. Naturalmente i più sadici si trattenevano il più a lungo possibile bramando di assistere all’ultimo istante della vita che si sgretolava davanti a loro, ma sapeva per esperienza che prima di quel terribile momento tutti sarebbero svaniti nel buio. Non per volere, s’intende, ma perché sarebbe stato sconveniente assistere alla fine di quel macabro spettacolo.

Quando anche l’ultimo uomo si allontanò in un fruscio di vesti, Beda si avvicinò a Guendalina che si fingeva morente accasciata sul palo cui era legata.

- Guenda, sono io!- sussurrò.

Lei aprì subito gli occhi e sorrise al buio. – Beda? – chiesa con la sua voce argentina scossa da una tremula risata – mi pareva di aver visto un Mantello tra il pubblico!

La testa dell’uomo comparve all’improvviso come se stesse galleggiando per aria.

- Che vuol dire che mi hai visto?- chiese accigliato.

- Quel Mantello è vecchio. Si vede una striscia di stoffa.

Beda si tolse il Mantello e prese a farlo scorrere fra le dita mentre Guendalina si liberava dalle corde che le stringevano i polsi e saltava fuori dal fuoco con un aggraziato saltello.

- Mm…be’…era buio. Nessuno avrebbe potuto vederlo – borbottò Beda una volta individuata una sottile striscia più opaca. –Nessuno tranne te. Potrai anche fingerti Guercia, Guenda, ma hai la vista di un’aquila!

La ragazza rise e Beda vide i suoi occhi brillare.

- Hai visto la mia interpretazione?- chiese lei trepidante – Sono quasi scoppiata a ridere a un certo punto!

- Sono gli svantaggi dell’Incantesimo Freddafiamma, mia cara. Dopo un po’ non ne puoi più dal prurito!

- Non dirlo a me! Ma come sono stata?

- Decisamente convincente. Quando hai lanciato l’ultimo lamento straziante prima di svenire, ho pensato che anche quel Babbeo di Barnaba si sarebbe commosso!

Guenda prese a volteggiare nella piazza deserta.

- No, è impossibile!- trillò. – Scommetto che è ancora su in montagna a cercare di infilare un troll in un tutù…

- E’ tornato ieri con un bernoccolo grande come una Pluffa – la informò Beda cercando di starle dietro nella sua danza improvvisata. – Uno di quei bestioni si è ribellato e l’ha colpito in testa con una clava!

- Se lo meritava - commentò Guenda con una risata. – Domani come mi travesto?

Il cambio d’argomento fu così repentino che per un attimo Beda restò spiazzato.

Guenda puntò i suoi occhi su di lui. – Ma sì, il travestimento! Vuoi che mi riconoscano?

- Certo che no.

La ragazza si specchiò in una pozzanghera, ricordo del temporale del giorno prima, e tirò fuori la bacchetta.

- Mmm…potrei ridiventare guercia…o magari travestirmi da Barnaba il Babbeo! Quello lì, i cacciatori di streghe non l’hanno mai visto.

- Non vorrai farti catturare di nuovo? – chiese Beda alzando gli occhi al cielo.

- Perché no? Ormai ho quasi perfezionato il mio ruolo di triste fanciulla morente!

- Guenda, ti rendi conto di quante volte ti sei fatta bruciare?

- Un paio! – rispose lei alzando le spalle.

- Questa è la ventesima volta!

- Un paio di decine! – si corresse lei serena e prese a inseguire una lucciola che le era volata vicino.

Beda aspettò che si fermasse e prese le sue mani tra le sue.

- Potrebbe essere pericoloso, Guenda – sussurrò improvvisamente spaventato – lo so che i roghi di streghe vere sono completamente inutili, ma pensa alle donne babbane che sono state accusate di stregoneria, quelle morte nei modi più atroci. La verità è che la paura aumenta e quelli che perseguitano la magia non sono solo più numerosi, ma anche più pericolosi. Potrebbe capitare che per salvarsi non basti più un tocco di bacchetta!

- Mmm – mormorò Guenda pensierosa – non sono d’accordo.

- Su cosa?

- I roghi di streghe non sono inutili! – rispose lei allegramente – sono terribilmente divertenti!

Beda rimase a guardarla torvo mentre lei rideva a crepapelle con una mano sullo stomaco.

- Non stavo scherzando – disse serio quando la fanciulla si fu calmata.

- Neanch’io – rispose lei senza fare una piega.

- E allora perché ridevi?

- Perché quel topolino ha una faccia buffissima!

Alzò una mano candida e indicò sorridendo un angolo della strada dove qualcosa si muoveva nel buio.

- E’ un topo come tutti gli altri – disse cupo Beda con gli occhi fissi su quelli dell’animale.

- Tu non sai guardare, Beda – lo rimproverò Guenda – ed è un vero peccato per le tue favole. Potrebbero essere molto più belle se solo tu fossi un po’ più…

- Cosa? – chiese Beda accigliato – un po’ più fantasioso?

- No, un po’ più attento.

- Ma io sono attentissimo!

Guenda sorrise.

- Eppure non hai notato come fremono i baffi di quel topolino né il modo in cui muove il musetto, come se stesse per ridere.

Beda posò di nuovo lo sguardo sul topo e quasi si odiò quando gli scappò un sorriso.

- Non sei poi così diverso dai cacciatori di streghe, Beda – disse Guenda candidamente – anche tu ti sforzi di ignorare la magia…

- Ma io sono un mago!

- Oh, non parlo di incantesimi o pozioni…- mormorò la fanciulla dolcemente – parlo della magia che c’è in ogni cosa, anche nello sguardo di un topolino. E’ comprensibile, Beda. Sei spaventato per te, per Baddock e anche per me. Ma questo ti porta a temere la magia quasi quanto i cacciatori di streghe. Essere attenti non significa solo nascondere bene le proprie arti magiche o non correre nessun pericolo. Essere attenti vuol dire anche sapersi guardare intorno e cogliere il bello che c’è nel mondo anche in tempi bui come questi. La vera magia, insomma.

Beda tacque. Le parole di Guenda erano così sincere che non sapeva cosa replicare. Si sentiva sempre strano quando parlava con lei…forse per quel suo modo di dire sempre ciò che pensava o di sciogliere i segreti della gente come se fossero la cosa più semplice e ovvia.

Nella sua confusione l’unica cosa che sentiva chiaramente era un senso di indignazione che si faceva strada dentro di lui, per essere stato denudato, per essere stato considerato pari a un cacciatore di streghe.

- Questo non c’entra nulla con quello di cui stavamo parlando! – sbottò.

- Invece c’entra, Beda. C’entra tutto – rispose Guenda con calma. – I cacciatori di streghe sono come te. Tu temi la magia perché hai paura di loro. Loro hanno paura della magia perché temono tutti i pericoli che ci circondano: pestilenze, carestie, saccheggi…ciò che vogliono è incolpare qualcuno delle loro disgrazie. E chi meglio delle streghe? Non conoscono la magia e possono farne un capro espiatorio…finalmente hanno qualcuno con cui prendersela! Allo stesso modo tu te la prendi con la magia, Beda, perché credi che sia la fonte delle tue preoccupazioni!

Beda fece per parlare, ma lei lo interruppe.

- Credi che mi faccia bruciare così, per gioco? Non credi che ci siano motivi molto più profondi?

Mentre parlava le brillavano gli occhi, ma il suo tono era dolce, spensierato.

- Io mi ribello, Beda! Mi prendo gioco di loro, perché il motivo per cui lottano contro la magia è stupido e ingiusto! E non credi che così le donne babbane siano più al sicuro? Se sono occupati a catturare me, non possono accusare di stregoneria loro! Mentre io fingo di bruciare e rido della loro ignoranza, molte vite vengono salvate!

Beda sorrise, ma non disse nulla. I ragionamenti di Guenda erano così: assolutamente assurdi, ma non facevano una piega.

- Hai ragione…- mormorò dopo una lunga pausa.

- Lieta che tu lo abbia capito – disse lei con uno sguardo serio e allegro allo stesso tempo – ma se davvero lo desideri, cercherò di stare più attenta…di non mettermi nei guai…accio scopa!

Beda non fece in tempo a rispondere perché una scopa arrivò volando a mezz’aria e Guenda ci saltò subito sopra.

- E adesso cosa stai facendo?

- Secondo te?- rise alzandosi in volo.

- Hai appena detto che non ti saresti messa nei guai!

- E lo farò – rispose Guenda con gli occhi che brillavano – ti prometto che non volerò troppo vicina ai forconi stavolta!

Beda sbuffò risentito mentre lei prendeva a gridare con una voce terribilmente simile alla sua: - Aiuto! Aiuto, una strega!

Al suono delle prime grida terrorizzate e delle porte che sbattevano, Beda si rimise il Mantello.

- Ventuno! – le gridò dietro appena prima di venire scagliato via da una folla di cacciatori di streghe armati di forconi e fiaccole e mentre la fanciulla rispondeva con una sonora risata, si mise in cammino verso casa.

Era sempre la solita Guenda, pensò, ma aveva ragione: sarebbe dovuto stare più attento. Ma non a ciò che faceva. Doveva stare attento a ciò che diceva, per una volta.

- Zio Beda!- strillò Baddock interrompendo il corso dei suoi pensieri – sono riuscito a capire quello che hai scritto!

- Ah, davvero?- chiese lui distrattamente.

- Certo! Però non sono riuscito a capire cosa c’entri un Cappello…non si parlava di un Mantello nella tua storia, zio?

 

Angolo dell'Autrice:

Lo so, lo so, probabilmente non ha alcun senso, ma ho voluto pubblicarla lo stesso! 

 Solo una piccola nota: in realtà immagino che Beda il Bardo sia vissuto in un periodo molto più antico, ma il suo nome sembrava perfetto per il Medioevo.

E...spero che vi piaccia il personaggio di Guenda...è nominato solo un paio di volte nei libri, ma mi ha subito incuriosita. Grazie mille a chi recensirà!

  
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