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Autore: ArtemisiaDea87    14/09/2010    1 recensioni
Nella grande periferia di Napoli, precisamente Scampia, c'è una scuola. Se scuola essa possa esser chiamata. Un bell'istituto di ben quattro piani, dai professori efficienti e studenti deficienti. In ogni classe, ogni anno, vengono promosse quattro persone a caso, che hanno meno di 59 rapporti. Eleonora, non se n'era mai lamentata. Amava la sua scuola come amava gli studenti e i professori che invece la odiavano. Antonio Riccione era il ragazzo più bello che occhio umano avesse mai visto. Alto, riccioli neri come l'onice, occhi verdi e carnagione scura. Se ne fregava di tutto e di tutti ma tutto e tutti l'amavano. 234 rapporti, dieci sospensioni e due denunce, Antonio veniva considerato il figo della situazione. Il loro era un rapporto di odio e amore. Oppure un rapporto di schifo e sbavo. Quell'anno sarebbe iniziato un nuovo anno, precisamente il loro QUARTO anno. Un vero inferno.

E' la prima storia originale che scrivo, spero davvero di non aver fatto una gaffe. Spero che vi piaccia e che voi lasciate una traccia al vostro passaggio. Grazie in anticipo

Genere: Demenziale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Quando Eleonora Esposito varcò la soglia della sua amatissima scuola, Annamaria Fina, la vicepreside, si mise le mani nei capelli.

Era una bella ragazza, e forse per questo aveva tanti amici e corteggiatori.

Bassa, cicciottella, dai lunghi capelli bruni e gli occhi dal taglio quasi orientale di un caldo color ambra.

La sua carnagione era così chiara da apparir quasi albina, e proprio per questo gli amici amavano chiamarla " Casper. "

Aveva un piercing al sopracciglio, uno al centro del labbro inferiore ed un altro sulla lingua.

Un maschiaccio nato, dalla battuta pronta e la bestemmia sulla punta della lingua.

Quel giorno, indossava dei pantaloni neri, una camicia bianca e le converse bianche e nere.

Era quello il suo agghindamento.

Odiava cose sgargianti, i tacchi alti e le gonne corte.

Ma forse era la sua semplicità ad aver incantato i ragazzi della 4° A.

Al suo fianco c'era una ragazza dai corti capelli rossi e grandi occhi nocciola, che guardava tutti con l'aria schifata e il naso all'insù.

- Sign. Esposito. - Urlò il preside correndo trafelato nella direzione della mora che scoppiò a ridere.

Giovanni Russo era un uomo sui sessantaquattro anni.

Alto e grassoccio, vestiva sempre in giacca e cravatta ma indossava sempre un cappellino con la coppola di un rosso fuoco.

Parlava in modo quasi femminile e gesticolava come una donna dei bassi fondi.

Infatti, gli studenti, appena lo adocchiavano, lo chiamavano " Gay. " 

- Sì? - Domandò Eleonora arricciando il naso.

- Volevo solamente domandarle se vuole iniziare bene questo benedetto anno. - Sbuffò l'uomo.

Eleonora sbatte' civettuola le lunga ciglia, con un ghigno poco rassicurante a deturparle le labbra.

- Non so' di cosa sta parlando. - Disse facendo spallucce.

- Sto parlando del fatto che Antonio Riccione è stato messo nella sua classe dopo esser stato bocciato. Si comporti femminilmente, non prenda questioni e mi lasci stare Giuseppina, che quest'anno ha detto che ti rincorre con una bella mazza di ferro. Un regalo di suo nipote per l'estate che ha passata da sola in casa. - Borbottò l'uomo.

Eleonora ridacchiò, per poi accarezzarsi con distrazione il mento.

Antonio, Antonio, Antonio...

Era una maledetta ossessione.

Era il suo rincorrente e squisitissimo incubo.

- Non si preoccupi, quest'anno andrà tutto bene. - Disse Eleonora girando le spalle e salendo al primo piano, dove c'era la sua sezione.

- Sai qual'è il mio sogno? - Sospirò la mora verso la rossa, che fece spallucce.

Ele sorrise maligna, poi si tolse la borsa, mettendola tra le mani di Angela.

Impuntò bene i piedi a terra e poi prese una rincorsa verso la 4 ° A.

Quando tutti si girarono, risero quasi all'unisono quando la videro quasi scivolare sull'uscio della porta.

Eleonora entrò, poi salì sulla cattedra, e alzò le mani al cielo.

- QUESTA E' SPARTAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA - Ululò per poi scoppiare a ridere insieme a tutti gli altri.

Angela posò la borsa su un banco a caso, per poi alzare un sopracciglio.

- Era questo il tuo sogno? - Domandò nauseata.

- Da sempre. - Cinguettò Eleonora imitando il suono della sua voce acuta.

Angela fece una smorfia e poi andò all'ultimo banco, sedendosi vicino ad una ragazza dai riccioli biondi.

- Vi sono mancata? - Strillò Ele con il volto arrossato dalla corsa.

- Nemmeno un pò - Sibilò una voce conosciuta.

Eccolo.

Antonio Riccione entrò in tutta la sua bellezza nella classe, facendo sospirare le ragazze raggruppatesi in una parte della stanza rettangolare.

Il solito ghigno era teso sulle sue labbra, i soliti occhi erano scintillanti e socchiusi e i capelli erano sempre disastrati.

Si era allungato con l'estate e la sua pelle era ancor più scura.

- Non ho chiesto il tuo parere, zingaro! - Borbottò Ele avvicinandosi a Daniele, il suo migliore amico, buttandogli le braccia al collo.

- Amore, proteggimi tu! - Disse finta disperata la mora, stringendosi al ragazzo che alzò gli occhi al cielo.

- Antonio, smettila. - Borbottò.

Ele gli fece la linguaccia, facendolo sbuffare e sedersi al fianco del suo migliore amico.

- Ma da dove sei uscito? dall'uovo di pasqua? - Sibilò mettendosi le mani sui fianchi larghi.

- Sono uscito dalla pancia di mia madre. Sorpresa! I bambini non nascono sotto le piante dei carciofi! - Sibilò sarcastico.

- Stronzo! - Disse Eleonora.

- Dalla nascita, tesoro. - Ribatte' lui fiero.

- CHE SUCCEDE QUI? - Urlò una voce maschile alle loro spalle.

Eccolo, un altro stronzo de nascita.

Ignazio De Lorenzi, il professore di inglese e francese, un pedofilo di prima categoria, un malato pervertito che seguiva le povere ed ingenue studentesse con lo sguardo, svestendole con gli occhi.

Chiamato comunemente " Lo stronzo pedofilo fascista. " 

- Esposito, Riccione, incominciamo bene eh? - Disse con una smorfia, per poi guardare nella scollatura di Ele che gli fece un bel gesto col dito medio.

- Io ti metto una nota. Maleducata. - Sbottò il professore.

- Tiritittitì. - Disse ridacchiando Eleonora che si diresse al suo banco.

Il professore si diresse alla cattedra, si sedette e fece l'appello.

Poi cominciò a parlare, con il suo alito cattivo che allontanava i ragazzi in fondo alla classe.

- Allora, ragazzi. Cosa avete fatto durante l'estate? - Domandò sorridendo e mostrando i suoi denti giallo canarino.

Ele Abbassò gli occhi, sentendo il battito rinvigorito del suo cuore diminuire gradualmente.

Suo padre era stato arrestato a Luglio, e non lo vedeva d'allora.

Sua zia era morta di tumore e suo zio aveva scoperto di averne un altro.

Sua madre faceva di tutti per mandare avanti la famiglia, riuscendoci con successo.

Sua sorella si era sposata e se n'era andata con quell'idiota del marito.

- Esposito, mi ascolti o no? - Disse De Lorenzo infastidito.

- L'ho mai ascoltata? - Disse sarcastica la ragazza.

- No. - Disse retorico l'uomo.

- Ecco. - Sibilò la ragazza.

Le lezioni passarono tutte allo stesso modo.

Tediose, noiose, chiassose.

Antonio aveva già rotto la cattedra e due banchi, buttando dalla finestra pure il registro.

All'ultima ora, Ele andò sulla terrazza della scuola, scavalcando la finestra della sua classe per poi mettere una sedia al centro, accendersi una sigaretta e mettersi a prendere il sole.

Se ne stava lì, col volto rilassato e gli occhi chiusi fin quando un urlo nel suo orecchio la fece cadere dalla sedia e urlare i cinque comandamenti all'incontrario.

Antonio rise perfidamente, tenendosi la pancia per i singulti violenti.

- Brutto zingaro che non sei altro! MA IO TI AMMAZZO!! - Strillò lei rincorrendolo per tutto il terrazzo.

Il preside, che passava dal terzo piano per caso, si fermò di scatto con gli occhi sbarrati.

Infatti, quello che loro chiamavano terrazzo, non era altri che un piccolo spazio che sostava sotto l'insegna della scuola.

- ESPOSITO, RICCIARDIII. - Ululò l'uomo togliendosi il cappello e mettendosi le mani nei capelli.

- Brutto stronzo ! - Strillò nuovamente Eleonora, ignorando volutamente l'uomo.

- Andiamo, Casper, perchè te la prendi? - Ridacchiò Antonio cercando di sfuggirle.

Il preside, stanco di esser ignorato, cercò di scavalcare la finestra, rimanendone solamente impigliato e penzolante.

Stava solamente un metro sotto lui eppure strillava come un pazzo in procinto di scappar dal manicomio.

L'anno era iniziato nel meglio dei modi.

Con una bella sospensione con l'obbligo di frequenza.

 

Angolo Autrice:

 rainacullen: Prima d'iniziare vorrei ringraziarti per i complimenti a fondo recensione. Non c'è niente da capire, questo è il punto. La mia storia parla solamente di questa scuola di una periferia di Napoli. Lì ci sono due ragazzi che hanno un rapporto particolare. Hanno lo stesso carattere in comune e forse lo stesso passato. Non ho voluto mettere il nome della scuola poichè non volevo far cattiva pubblicità ad essa, visto che io la frequento. Ma ogni cosa che scrivo è davvero successa :-) Spero che in questo capitolo tu abbia capito qualcosa e grazie per aver recensito anche l'altra mia storia. Sei un tesoro. Spero continuerai a seguirmi. Alla prossima, baci.

 machi: Ciao! innanzitutto grazie per la recensione, ecco, ho postato il primo capitolo, spero che ti piaccia. Passerò con piacere da te e commenterò la storia ( il più presto possibile, abbi pazienza. ) Spero continuerai a seguirmi, alla prossima, baci.

 clakki94: Compaesana!! Sì, conosco le situazione di alcune scuole di Napoli. Per fortuna non sono tutte uguali, anzi, ci sono alcune severissime che non ti fanno nemmeno fiatare. Ma nella mia scuola non è così, come vedi da com'è stato riportato. Spero che questo capitolo ti piaccia e che tu continui a seguirmi. ( ps. di che parte di Napoli sei? ) Alla prossima, baci!





  
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