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Autore: braver than nana    14/09/2010    4 recensioni
**Quarta Classificata al contest "Impossible is Nothin!" di Globulo Rosso**
Sembrava davvero la stessa ragazzina di dieci anni prima se abbassava la voce in quella maniera e sussurrava certe parole. Quante volte l’aveva sognata? Quante volte aveva sperato di superare quella enorme muro che li separava? C’era Chouji da non tradire, la loro amicizia da non rovinare, gli anni da trascorrere insieme da far passare in tranquillità senza problemi di cuore da affrontare.
Ora quel muro sembrava non esserci più. ShikaIno, purtroppo.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ino Yamanaka, Shikamaru Nara | Coppie: Shikamaru/Ino
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Autore: Nana° (nanaosaki93 su efp)
Titolo: Manhattan Café
Pairing/Personaggi: ShikaIno
Rating: Verde
Avvertimenti: AU, OneShot
NdA:

No, la ShikaIno non mi piace. Quindi, la giudicia è contenta. Però questa fic stranamente mi è uscita carina. A me piace quindi dopo averla riletta millemila volte l’ho inviata. Sinceramente non sono sicura che da qualche parte, in Giappone, sia veramente pieno di bar in stile occidentale ma spero possiate abbonarmela U.U non ho molte cosa da dire su tutto questo tranne che la fic mi è praticamente venuta in sogno e che l’ho scritta sul cellulare alle tre di notte.

Buona lettura : )

Manhattan Café

Si era sistemato comodo su una delle poltroncine del Manhattan cafè, un piccolo bar in stile occidentale dove si sarebbe svolto il suo noiosissimo incontro di lavoro.  In realtà sperava di essere entrato in quello giusto visto che la città ormai pullulava di esercizi commerciali tutti uguali, con nomi simili e insegne lampeggianti ad ogni angolo. Arredati tutti allo stesso modo offrono gli stessi servizi con lo stesso mediocre atteggiamento.

Il cellulare vibrò nella tasca del pantalone dalla quale uscì dopo pochi secondi mentre ancora si lamentava. Il suo collega lo informava con un messaggino che avrebbe ritardato di mezz’ora. Rifletté qualche istante appurando poi che non valeva la pena rispondere e comunque non aveva nessuna voglia di litigare con la ipersensibilità del touchscreen. Dio quanto odiava quella parola.
Quando gli avevano messo in mano quell’aggeggio infernale come regalo per la promozione a direttore generale del suo reparto –il più giovane che la sua compagnia avesse mai avuto!- l’avevano ripetuta tante di quelle volte che adesso solo a pensarla gli veniva la nausea.

Lui proprio non la sopportava, la tecnologia.

Certo, ti faceva risparmiare parecchio tempo se utilizzata bene e per i giusti scopi ma proprio non ci trovava nulla di speciale in quei minuscoli concentrati di scienza –che diventavano sempre più piccoli, sempre più complessi- che non facevano nulla senza il tuo consenso. Erano come piccoli neonati bloccati all’età di sei mesi.
Funzionano solo sotto suggerimento, solo se ti disturbi a schiacciare un determinato pulsante, se componi una certa combinazione. Hanno sempre bisogno del tuo click di approvazione. A Shikamaru proprio non piaceva, comportava troppo sforzo nonostante gli bastassero poche occhiate per apprendere come funzionasse certa roba.
Guardò l’orologio legato al suo polso. Era arrivato con un po’di anticipo e quindi aveva a sua totale disposizione più di trenta minuti. Fosse rimasto a casa cinque minuti in più avrebbe potuto beatamente impiegarli per un sonnellino, ma visto che ormai era nel bar avrebbe cercato di non sprecare troppe energie aspettando lì seduto.
Magari avrebbe potuto ordinare qualcosa.

« Mi scusi signorina, mi porterebbe un Martini con ghiaccio? »

Quando la cameriera alla quale aveva rivolto l’ordinazione si girò gli parve di essere catapultato tra i banchi di scuola. Non tanto perché la figura che aveva davanti fosse collocabile solo in quel contesto ma più per lo sguardo che questa gli rivolgeva e la consequenziale sensazione di scombussolamento che quegli occhi gli provocavano. Anche se aveva smesso di essere un adolescente in calore parecchi anni prima ormai.
« Shikamaru? Shikamaru Nara! Ma sei proprio tu? » 
Era sorpreso, o meglio erano parecchio sorpresi. Sembravano passati secoli dall’ultima volta che si erano visti quando in realtà erano trascorsi poco più di dieci anni. Anche se era sicuro di averla incrociata per strada qualche anno prima, forse dentro a una macchina colorata per le vie del centro.

« Ino, che ci fai tu qui? »
« Io ci lavoro, idiota. Secondo te vado in giro in grembiule e blocco per gli appunti? »

Aveva posto una domanda effettivamente molto stupida se interpretata letteralmente. In realtà il suo che ci fai qui era solo il concentrato di mille altri interrogativi che si erano affollati in gola.

« Aspetti qualcuno? »
« Aspettavo un collega ma mi ha appena avvisato che ritarderà di una mezz’oretta. Che seccatura… »
« Avrai cambiato il modo di sistemare i capelli ma sei sempre lo stesso ah? Io ti prendo il Martini, anzi ne prendo due visto che stasera offri tu, e poi mi prendo una pausa così possiamo parlare un po’. Ti va? »

Poi era sparita proprio come era arrivata, nascondendosi tra la piccola folla che si era radunata attorno al bancone, senza neanche aspettare una sua risposta a quella domanda a cui era scontato avrebbe accettato.
Tornò qualche minuto dopo, forse ancora più energica di prima, con un vassoio contenente i due bicchieri colmi di un liquido trasparente. Mise il primo davanti a lui e bevve un piccolo sorso dal secondo per poi guardarlo negli occhi.

Erano più azzurri quanto ricordasse.

« Ti trovo bene, Nara. »
« Anche tu sembri parecchio in forma. »

Le loro voci non erano cambiate molto dai tempi del liceo. Allora erano praticamente inseparabili nonostante Ino sapesse fin troppo bene che sia lui, che il loro compagno Chouji, erano entrambi follemente innamorati di lei. Dopo l’estate che li aveva visti uniti per l’ultima volta però tutti avevano preso le rispettive strade.

« Quindi devi avere un bel lavoro… »
« Cosa te lo fa credere? »
« Non so, ordini Martini on the rocks in uno dei bar più belli di Osaka, indossi un pantalone Armani, aspetti annoiato piccoli sottoposti. Devi essere diventato una persona importante. »

« Sì, più o meno. »

Lei non si curò di nascondere la risata divertita che scaturì da quella risposta. Era capace di sminuire qualsiasi cosa, lui. Tutto il contrario della ragazza che si ritrovava davanti che invece, dopo aver dato un altro sorso alla bevanda che aveva appoggiato sulle gambe incrociate, aveva iniziato a parlare di tutto quello che le passava per la testa.

« …e così sono riuscita a laurearmi un esame prima di Sakura! Lei però è stata un vero tesoro, mi ha aiutata molto con la tesi. L'infermiere nella gestione dell'arresto cardiocircolatorio e nella successiva diagnostica cardiovascolare ambulatoriale. Suona bene ah? »

Sorrideva mentre la guardava parlare. Non aveva bisogno di intervenire nei suoi monologhi, era sempre stato così. Bastava che la seguisse con lo sguardo, lei lo incrociava giusto ogni tanto per assicurarsi che l’ascoltasse, e che annuisse quando gli rivolgeva qualche domanda.

Certi suoi atteggiamenti erano rimasti immutati. Come lo guardare in alto mentre elogiava qualche sua vittoria, qualche obiettivo che aveva raggiunto da sola, e contemporaneamente passarsi le punte dei capelli tra le dita. Shikamaru aveva una sua personale teoria su quell’atteggiamento. Secondo lui guardava verso il cielo per elevarsi ancora di più, per far capire alle persone a cui parlava che lei era al di sopra, che continuava a mirare al meglio.

« …e quindi oggi mi sono ritrovata a lavorare in questo locale per dare una mano a una vecchia compagna di Università. Ho il mio posto fisso alla clinica del centro, io. »
« Interessante. »
« Tu però non mi hai raccontato nulla. »
« Mah, non c’è nulla da dire. Mi sono laureato in Scienze Economiche aziendali e mi hanno assunto in un’impresa. Qualche settimana fa mi hanno promosso, ma per me è solo una grande scocciatura. »

Lei rise ancora una volta e per la prima volta abbassò lo sguardo, fissando forse qualche macchia che avrebbe dovuto pulire più tardi nel pavimento di finto marmo italiano.

« Sono davvero contenta di averti rivisto, Shika. »
« Anch’io sono molto contento. »

Sembrava davvero la stessa ragazzina di dieci anni prima se abbassava la voce in quella maniera e sussurrava certe parole. Quante volte l’aveva sognata? Quante volte aveva sperato di superare quella enorme muro che li separava? C’era Chouji da non tradire, la loro amicizia da non rovinare, gli anni da trascorrere insieme da far passare in tranquillità senza problemi di cuore da affrontare.

Ora quel muro sembrava non esserci più.
Una suoneria fin troppo semplice, accompagnata da un leggero vibrare, riportarono alla realtà i due, entrambi immersi nei loro pensieri, e controvoglia il Nara uscì dalla tasca il super tecnologico cellulare. Con un gesto piuttosto stizzito premette il tasto verde e portò l’apparecchio all’orecchio.

« Che c’è Hozuki? Sì, sono ancora al cafè. Ok, ti aspetto. »

Quando chiuse la chiamata cercò i suoi occhi per scusarsi dell’intrusione ma non fece in tempo ad infilare il cellulare nella tasca della giacca che lei si impossessò di quel maledetto coso rigirandoselo tra le mani con una certa sicurezza.

« Oh che coincidenza! Abbiamo il cellulare uguale! L’ho pagato 8000 yen settimana scorsa, non è un vero affare? Adoro il touchscreen! »

Shikamaru sorrise a quell’affermazione ma non ebbe il tempo di replicare che la voce del suo collega lo raggiunse alle spalle. Era davvero vicino come gli aveva detto al telefono cinque secondi prima. Gli batté una mano sulla spalla e quando gli fu davanti gli porse l’altra per farsela stringere, da bravi colleghi in trasferta.
Lei gli rivolse un’altra occhiata e poi si alzò senza di nulla, lasciando il cellulare sul tavolo e portando via il vassoio con sopra solo il suo bicchiere ormai vuoto. Suigetzu si sedette esattamente davanti a lui, dove lei era stata fino a poco prima.

« Vuoi qualcosa da bere? »
« Sì grazie, prendo un Bloody Mary»
« Perfetto, lo prendo io. »

Sì alzò velocemente sperando di non perdere la figura slanciata ed elegante di Ino tra i tavolini rotondi del locale. La individuò subito appoggiata al bancone mentre parlava con un cliente e annotava qualcosa sul suo taccuino. Un istante prima che la lunga coda bionda sparisse nel retro del bar riuscì ad afferrare il suo braccio e a girarla verso di sé.

Era davvero di una bellezza stravolgente.

« Shikamaru, Shikamaru… Non starai cercando di corteggiare una tua vecchia compagna di classe spero. »

Nel pronunciare il suo nome lei aveva un modo particolare nel lasciar tremare la prima sillaba contro i denti. Lo guardava in una posa fintamente minacciosa e gli sorrideva.

« Sia mai. Corteggiare per me è sempre stato solo una grande scocciatura. Credo che cedere ai tentativi di seduzione di una bella ragazza sia molto meno faticoso. »

Lei scoppiò in una risata così rumorosa e cristallina che una buona parte del locale si girò solamente per guardarla. Quando ebbe finito di dar elegantemente spettacolo di sé infilò una mano nella tasca della giacca che non aveva mai tolto. La ritrovò intenta a graffiare con le unghie lunghe e smaltate lo schermo del cellulare e quando lo rimise tra le sue mani un lungo numero faceva bella vista sul monitor a troppi pollici.

« Se non mi chiami presto la prossima volta che ti vedo ti faccio male. Anche se dovessero passare altri dieci anni. »

Ino si allontanò ancheggiando facendo sventolare leggermente il grembiule –chissà come sarebbe stata bene con solo quello addosso…-  mentre lui salvava velocemente il numero.
Odiava la tecnologia ma forse, per quella volta, avrebbe potuto usufruire al meglio di quegli aggeggi del diavolo.

Fine.

E alla fine, sono arrivata quarta e sono pure contenta. Il bannerino è super bellissimo nonostante la coppia non sia tra le mie preferite [Oh Shikamaru, così lontano dal tuo Kiba sembri sempre così triste! T.T] e mi ritengo soddisfatta di quello che ho scritto.
Non posterò il giudizio di Globulo Rosso che è troppo lungo [Ma infinitamente grazie per tutto quello che c'è scritto, sei stata precississima e veloce *w*] ma il bannerino sì U.U

Un saluto, Nacchan : )

   
 
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