Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
Ricorda la storia  |      
Autore: Miya    15/09/2010    0 recensioni
Guerra polacco-lituana. Feliks non avrebbe mai creduto che il suo Liet potesse andargli contro. Sembrava che il loro glorioso passato vissuto insieme fosse dimenticato. Lituania, rendendosi conto della polonizzazione che era avenuta in lui cerca di impedirla per una seconda volta. Polonia però non capisce l'atteggiamento dell'amico e questo lo fa sentire più debole. I due, come due bambini, cominciano a litigare nel campo di battaglia, diventando i due burattini di un grande spettacolo gestito da Russia, che si diverte a mettere contro due grandi amici. Come andrà a finire? P.s. La fanfiction segue il corso della storia dei due paesi ma non del manga, ma potete ritrovarci alcuni cenni. C'è anche la grande partecipazione di Prussia e Francia.
Genere: Guerra, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lituania/Toris Lorinaitis, Polonia/Feliks Łukasiewicz, Russia/Ivan Braginski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
PolLiet

Non capì come, non capì quando.
Ma d'improvviso mi ritrovai Polonia dentro casa.
Mentre lui era in guerra, contro Russia.
Lituania


« Feliks, per quanto pensi di rimanere qui? » gli chiese il lituano, un po’ scocciato dal fatto che il polacco sembrava essersi adattato a vivere in quel posto. « Tipo, finché Russia non sarà stufo di cercarmi! Cioè non ti sembra una bella idea? Comunque avrò vinto io! » Fece ridendo. L'altro ragazzo sospirò. Feliks era sempre il solito, aveva sempre delle idee così stupide che da fargli venire il mal di testa. « Per favore, non te lo dico perché voglio cacciarti di casa, ma se stai qui è ancora peggio. » affermò il ragazzo castano, non aspettandosi per niente che l'altro avesse fatto come gli era stato chiesto, anzi fece un sbuffo e si strinse a sé, come un bambino. « Liet, cioè sei tu che non vuoi capire! Questo è tipo uno dei miglior piani che totalmente mi sono mai venuti! » replicò il biondo, sembrando orgoglioso del suo "fantastico" piano. Toris sospirò, avviandosi verso la cucina, prendendo la lista della spesa, sul tavolo. La controllò per bene, sperando di non scordare nulla.  Tornò verso la porta e guardò verso Feliks, stava ancora tranquillo, come se aspettasse qualcosa. Si avvicinò un attimo chiedendogli: « Vuoi che ti compri qualcosa? ». L'altro si girò per un attimo, guardando sorridendo e rispondendo: « Della vodka, mi servirà molto. ». L'altro annuì e uscì di casa.
Passò un' oretta. Toris pensava a cosa potesse stare combinando il polacco a casa sua. Poteva ritrovarsi la casa distrutta, e non stava scherzando! Prese tutto, anche la vodka. Sapeva quanto l'amico si fosse arrabbiato se non avesse eseguito un suo desiderio. Anche se non erano più nella stessa casa Polonia non sembrava cambiato, anche se in quegli anni non avevano avuto possibilità di stare insieme per colpa delle guerre.
Nonostante gli volesse bene non sopportava proprio quel suo atteggiamento da menefreghista nei sui confronti, pensava che la spartizione non gli fosse servita a nulla. Sicuramente non è che lui fosse stato tanto felice di separarsi dal suo migliore amico, ma almeno da Russia era riuscito ad avere un identità propria invece di essere riconosciuto come il semplice compagno di Feliks, quando senza di lui non sarebbe riuscito a fare nulla.
Tornò verso casa, sperando di non essersi scordato nulla. Erano troppe le idee che gli giravano per la testa e sicuramente sarebbe stato così sbadato da dimenticare qualcosa. Alzò lo sguardo verso il cancello, dove sembrava esserci qualcuno aspettarlo. Quell'uomo, così alto, dai capelli biondo platino e dal sorriso poco rassicurante, che ogni volta che vedeva si sentiva mancare le forze dalla paura. Ma in quel momento non era il caso, forse aveva capito che Polonia si nascondesse lì dentro, doveva assolutamente cercare di fare qualcosa. Si avvicinò lentamente, come se nulla fosse per poi chiedere: «  Russia, cosa ci fa qui? ». Ivan sembrò pensarci un po’, poi si avvicinò a lui. « Ero venuta soltanto a prendere Feliks, è qui dentro. Vero? » chiese, ma non ricevette risposta. Gli uscì una piccola risata, prendendo quel silenzio come un si.  « Immaginavo che era qui, sembra proprio che ti voglia rendere di nuovo un polacco. » fece, facendo confondere per un attimo il lituano, che si chiedeva cosa volesse dire. Il russo si avvicinò ancora di più, chinandosi su di lui, avvicinandosi al suo viso e sussurrando: « Cosa? Non te ne sei mai reso conto? Finché eri con lui eri solo il suo compagno, il suo schiavo. Tu sei diventato Lituania solo quando hai cominciato a ribellarti a me. » Lo guardava dritto negli occhi, vedendo il caos che poteva esserci dentro la mente del lituano. Infatti egli non sapeva cosa dire, si trovava a pensare che il suo migliore amico era un bugiardo, un egoista, un falso. Mentre davanti si ritrovava colui che lo aveva veramente schiavizzato, ma perché era veramente diventato suo servo. Dalle labbra di Ivan uscì una piccola risata e prese la bottiglia di vodka che usciva dal sacchetto, allontanandosi dal castano. « Pensaci su, io sarò sempre disponibile per aiutarti e riprenderti la tua casa. Prima che quel polacco la faccia diventare sua, ovviamente. Nel frattempo mi prendo questa, adoro la vodka, ma questo lo sai già. » Così, prima di lanciargli un ultimo sguardo si allontanò, come se stesse facendo una semplice passeggiata. Toris fece un bel respiro prima di entrare in casa. La prima cosa che notò fu il polacco che sembrava si stesse preparando per uscire a combattere. Si era messo dei nuovi vestiti da militare, lasciando quelli vecchi, bucati e rotti lì a terra, mentre aveva finito in quel momento di caricare il fucile. « Cosa stai facendo? » chiese, rimanendo a fissarlo dietro l'entrata della stanza. Il biondo si girò verso di lui, mettendosi la giacca e conservando il fucile dietro di sé. « Ho visto Russia nei dintorni, cioè forse ha capito tipo che sono qui. Andrò tipo a farmi un giro nei dintorni, casa tua è assolutamente ottima per nascondersi. » fece, per poi avvicinarsi all'amico e aggiungendo « Cioè tienimi la vodka per tipo quando tornerò, sicuramente ne avrò totalmente bisogno!  ». Così uscì correndo via come un bambino che giocava a nascondino. Toris lo guardò uscire e la prima cosa che gli venne in mente era che doveva comprare un' altra bottiglia, ma i suoi pensieri si bloccarono. Diceva che tornava, si era adattato a casa sua e neanche un grazie, un per favore. Aveva fatto tutto di testa sua. Forse Ivan aveva proprio ragione. Guardò verso il telefono, forse ricordava ancora il numero di Russia, magari lo avrebbe chiamato più tardi.

« Ogni servo non ha sogni e i sogni non ha niente.
E si annulla senza orgoglio, nei capricci del potente.
»[1]

Russia

In Polonia il tempo era abbastanza caldo, si poteva sentire  l'estate cominciare ad arrivare. I polacchi si trovavano già nel campo di battaglia, aspettando i russi che scendevano verso di loro. Feliks si trovava insieme ai suoi superiori, mentre cercavano qualche piano, anche se il biondo sembrava per niente interessato a farlo. Pensava soltanto di voler spaccare il muso a Ivan, che da sempre aveva odiato, sopratutto dopo che lo aveva fatto separare da Lituania. Ammetteva che stare a casa d'Austria non era stato male, aveva conosciuto Italia e ristretto i rapporti con Ungheria. E insieme i tre si divertivano a mettere in imbarazzo l'austriaco. Ed era ancora più fantastico quando Prussia si aggiungeva e derideva Roderich fino a farlo scappare. Si risvegliò dai suoi pensieri quando vide entrare di corsa uno dei suo soldati, esclamando: « Capitano, è arrivato un esercito. Ma non sembra Russia, sembra invece che sia Lituania. » Quella frase lo fece alzare d'improvviso e uscire dalla tenda dove stava. Pensava che Toris volesse aiutarlo, sarebbe stata una grandissima pedina nel suo campo. Guardò verso di sé, notando i soldati lituani dirigersi verso di loro, in prima Lituania con sguardo fiero, accanto al suo capo. Il biondo polacco corse verso di loro, contento di vederlo, ma appena fu quasi vicino vide il suo amico lituano fare un passo verso di lui e puntargli il fucile, obbligandolo a fermarsi. « Liet, cosa...? » chiese non capendo. Finalmente lo guardò per bene. Quella non poteva essere Toris: gli mancava lo sguardo d'amore che gli mostrava sempre, quello che ti avrebbe detto che sarebbe stato accanto a te per sempre, ma non lo vedeva, non riusciva a vederlo. Era sostituto da una specie di una faccia piena d'odio, d'orgoglio e di pazzia. Non aveva mai visto della pazzia in quella faccia e invece poteva benissimo vederla in quel momento negli occhi del lituano.  « Da oggi per te non sono né Liet né Lietwa. Io sono Lietuva.[2] » gli fece, tenendo fermo il fucile puntato sulla testa dell'altro. «  C-Cosa vorresti dire....tipo...non ti ho mai visto così...» balbettò, ancora sorpreso, il polacco. « Sono qui per combattere. » gli disse, non facendogli finire la frase per poi aggiungere: « Faccio sul serio, quindi spero che sei preparato. » Polonia spalancò gli occhi, non riusciva a crederci. Non riusciva a credere alle parole del lituano. Era lì per combattere...contro di lui? « Non può essere...cioè sicuramente starai tipo scherzando! Non capisco perché tu voglia combattere contro di me. » Esclamò, cercando una spiegazione. « Anche se te lo dicessi non capiresti. » fece Lituania, rimanendo ancora fermo, abbassò il fucile avvicinandosi di qualche passo al biondo. « Ti basta sapere che mi sono alleato con Russia. » Quella rivelazione fece molto male a Feliks. Ecco qual'era la verità: era colpa del russo, aveva detto qualcosa a Toris per farli andare contro. Erano diventati i burattini di uno spettacolo creato da lui, già sentiva le risate che quell'uomo si faceva alle loro spalle. « Liet, non capisci? Ivan...ti sta manipolando! » gridò, prendendogli le spalle e cominciando a scuoterlo. Ma non sembrava che il ragazzo capisse ciò che diceva, anzi sembrava divertito dall'atteggiamento di questo. « Ti sbagli Feliks, mi ha aperto soltanto gli occhi. » Rispose, per poi spingerlo e staccarlo da sé. Guardò dietro, facendo un segnale ai propri superiori. Era convinto delle sue idee, non si sarebbe più fatto influenzare da Polonia. Adesso lui era indipendente, poteva decidere per sé e non dipendere da nessuno. Era libero, libero di fare le sue scelte senza che qualcuno lo costringesse a fargli da schiavo. Il polacco era rimasto per un attimo immobile, guardandolo scioccato. Fortunatamente capì cosa voleva fare e girandosi verso i suoi soldati fece segnale di prepararsi. La battaglia stava per iniziare, anche se Feliks non se la sentiva proprio di combattere.

La battaglia fu dura, e non riuscivo più a fingere.
Appena vidi i russi arrivare decisi di ritirarmi
e fuggire il più lontano possibile.
Polonia

 

« Hai visto Toris? Da solo che la puoi fare. » fece il russo, mentre versava un pò di vodka nel bicchiere. I due si trovavano in casa di Ivan, cercando una nuova strategia per sconfiggere il polacco. Lituania fissava fuori, come se stesse pensando alla guerra appena scoppiata. Non sembrava del tutto convinto che la battaglia fosse andata bene, sentiva che qualcosa non era andata per il verso giusto, cosa che si doveva aspettare. Ivan restò a fissarlo, divertito dal comportamento del lituano. « Ehi, non sei soddisfatto? Stai pensando a come ridicolizzarlo la prossima volta? » Gli chiese, l'altro girò lo sguardo verso di lui rispondendogli: « E di cosa dovrei essere soddisfatto? Polonia non ha fatto sul serio. Non sarà un bravo stratega ma è un ottimo combattente. ». Ricordava i momenti da piccoli, quando i due si allenavano, o anche mentre c'erano le guerre. Feliks sembrava una persona molto debole, ma la spada tra le sue mani diventava un arma pericolosa, così lo diventava un' arma da fuoco. Era molto abile nel combattimento, infatti lui perdeva sempre e senza quell'alleanza lui sarebbe stato torturato a morte dai cavalieri teutonici e dal suo neo-alleato. Si chiedeva ancora se stava facendo la cosa giusta. D'altro canto invece Russia pensava che quell'alleanza fosse perfetta: Lituania conosceva il polacco benissimo, sapeva ogni suo punto debole. Cominciò a sorseggiare il suo bicchiere, mentre il lituano si andava a sedere di fronte a lui. « Vuoi un po’ di vodka? » chiese, ma lui rifiutò, perso ancora nei suoi pensieri. Stava con lo sguardo fisso sul tavolino, pensando ancora alla guerra successa giorni prima. Il russo abbassò lentamente il bicchiere nel tavolo e si alzò, chinandosi sul ragazzo e alzandogli leggermente il viso lentamente, sussurrando: « Non dovresti preoccuparti, grazie a me la tua vittoria è assicurata, Litva. » Il lituano si staccò subito, prima che Russia si potesse avvicinare di più. Lo guardò, notando che faceva il suo solito sorrisino divertito. Si alzò, cercando di non toccare il russo che lo guardava sorpreso. « Come? Te ne vai di già? » « Si, mi è venuto mal di testa. ». Cominciò a prendere la giacca, all'entrata. « Russia-san, per ora dove si trova Feliks? » gli chiese, cercando di non guardarlo. Lui si alzò del tutto e gli rispose: « A casa di Prussia, non so però se Gilbert sia convinto a tenerlo con sè o l'abbia già cacciato via di casa. ». Toris si chiese cosa avesse in mente il polacco: Prussia non era un ottimo nascondiglio, anche perché sapeva che l'albino non era del tutto coraggioso davanti al nome di Russia. Si infilò la giacca, mentre sentiva il russo ridere sottovoce. Tornò di nuovo a guardarlo e gli chiese: « Perché stai ridendo? », l'altro continuò a ridere tornando a guardarlo. « Perdonami, ma lo chiami ancora Feliks. Solo gli amici chiamano una nazione con il loro nome di umano. » Toris, indispettito, si diresse verso la porta e uscì, senza farsi uscire una parola a proposito.

All'inizio volevo prenderlo in giro,
Polonia mi è sempre sembrato una femminuccia.
Ma vedendolo così determinato, mi sentivo un po’...
si, come si dice....invidioso?
Prussia


« Ehi finocchio, ti è arrivata una lettera, da quel tuo amico.. » esclamò il prussiano, entrando nella stanza dove stava dormendo il polacco, sdraiato sul letto. Aveva deciso di ospitarlo per un po’. In realtà all'inizio non ne voleva sapere niente, sopratutto dopo aver saputo che era in guerra con Russia, ma l'espressione di sofferenza negli occhi di Feliks gli aveva fatto cambiare idea. Aveva conosciuto sin da piccolo il ragazzo e non l'aveva mai visto così rattristito. Gli doveva un favore visto che gli aveva dato una casa dopo che Ungheria lo aveva cacciato via. Si avvicinò al biondo e gli tirò la lettera, facendogliela cadere sopra lo stomaco. « Ehi svegliati! » fece, poi dando un calcio al letto e svegliandolo di soprassalto. Il polacco stava per gridare all'albino quanto fosse idiota ma notò subito nella lettera, che gli era caduta sulle gambe, la calligrafia di Toris. La prese subito cominciando ad aprirla, mentre Gilbert si sedeva lì di fronte, curioso di sapere il suo contenuto. Però fu molto infastidito quando Polonia decise di non rivelargli niente del contenuto. « Su, leggi ad alta voce! Voglio saperne anche io più su questa situazione. » lo rimproverò, Feliks sospirò e cominciò a leggere ad alta voce: « Ciao Polonia, questa è una specie di lettera d'addio. Ho ripreso tutto ciò che era mio, anche la mia dignità e ho deciso di separarmi da te. Ti chiederai quale sia il motivo e te lo spiego subito. Ho passato anni fantastici con te, ma non come volevo. Sono sempre stato in secondo piano, mentre tu prendevi tutta la gloria. Non penso di essere geloso, forse soltanto infastidito dal tuo essere egoista. Si, perché tu mi hai sempre trattato come uno schiavo, io non sono mai stato un vero amico per te,  e di questo, purtroppo, me ne sono accorto da poco. Tu sei una persona egoista, egocentrica, che pensa solo a sé stessa e mai agli altri. Sono stato uno stupido a pensare che la nostra fosse un' amicizia, quando tu volevi soltanto ampliare il tuo regno e diventare forte, grazie al mio aiuto che non mi hai mai chiesto. Ma io sono Lituania, non Polonia. Non voglio essere di nuovo un polacco, sopratutto adesso che ho di nuovo un' identità che mi è stata rubata proprio quando mi sono unito a te. Lo so, è colpa mia, ma ero inesperto a quei tempi e il mondo mi era sconosciuto. Ti ringrazio di aver impedito la mia morte, ma con te ero come se lo fossi. Adesso ho deciso di stare con Russia, ma non importa se sono un burattino nelle sue mani. Ormai sono abituato a questo genere di cose, a essere sfruttato per i piani degli altri. Ma con questa guerra dirò basta, io non voglio più essere né Polonia, né altri. Io voglio essere Lituania e il primo passo per farlo e staccarmi da te. Mi dispiace Feliks, ma è questa la verità. So che penserai che è uno scherzo, ma ricorda che la vita non è sempre così simpatica. » Il silenzio calò sulla stanza. Feliks teneva lo sguardo rivolto nella lettera, come per rileggerla, mentre Prussia rimaneva a fissarlo, cercando di vedere la reazione dell'altro. Pensava che sarebbe scoppiato a piangere, ma non fu così. Inizialmente il polacco strinse la lettera, quasi a rovinarla, poi scoppiò a ridere. « E' questo il mio Liet! Cioè è il Liet che ho sempre voluto! Il Liet coraggioso e orgoglioso, tipo come l'ho sempre visto! Quella dignità...che ha perso con Russia. » Continuava a sorridere, alzando lo sguardo verso Gilbert e aggiungendo: « Okay, se vuole combattere tipo per diventare Lituania lo aiuterò totalmente. Se per farlo deve separarsi da me tipo lo farò, intanto so come andrà a finire.... » Decise però di non finire la frase e alzarsi. L'albino lo guardò confuso, ma poi si alzò inseguendolo: « Ehi, no aspetta! Cosa volevi dire? » « E anche se tipo lo dicessi? Sono solamente speranze. » « Ma sono curioso! » Ma non ci fu risposta. Era già vestito per combattere, prese il fucile che era già stato caricato e andò verso la porta, mentre l'altro stava a guardarlo. Quasi quasi voleva tornare anche lui in guerra. « Ti ringrazio Gilbert, cioè so quanto è assolutamente dura per te sopportarmi. » fece il polacco sarcastico, mentre ricevette come una risposta un ghigno dal l'albino. Polonia si avvicinò alla porta ma quando aprì la porta vide qualcuno. « Ehm...aspettavi tipo visite? » chiese al prussiano che si avvicinava, notando un uomo dalla chioma bionda, lunga fino alle spalle e mossi. « ...Francia? Cosa ci fai qui? » si chiese, abbastanza sorpreso. Il francese si atteggiava, sembrando che la sapeva lunga: « Bien-aimée Pologne, so quanto tu ci tenga al tuo amico ma penso proprio che il tuo amico abbia torto. »  « Eh? Perchè? » « E' semplice! Quando una coppia si divide il tuo lui non si deve prendere ciò che ti ha dato, un regalo non si torna mai indietro! »[3] « Francis, non erano sposati e parliamo di guerra. » gli spiegò Gilbert, ma l'altro era scocciato perché si sentiva incompreso. Rispose: « Amore e guerra sono la stessa cosa, le regole sono sempre quelle! » E mentre loro continuavano la loro lunga discussione Polonia era già corso via, stava perdendo troppo tempo. Doveva tornare al campo di battaglia.

 

Lituania stava tranquillo nella tenda che aveva piantato davanti casa di Polonia, aveva appena finito di parlare con i superiori e se ne stava tutto da solo ad aspettare che il nemico tornasse nella sua abitazione. Immaginava che il prussiano avrebbe cacciato via il ragazzo e lui sarebbe stato costretto a tornare. Continuava a pensare a Feliks, cercando di capire cosa avrebbe fatto d'ora in avanti. Cercava di non pensare al passato, anche se per trovare una strategia contro Polonia doveva farlo. Da quel giorno non aveva sentito né lui né Russia. Forse non voleva o era troppo occupato con la guerra. L'unica cosa che gli era venuta in mente era solo quella di sorvegliare quell'edificio, anche per sempre. Sentì la tenda aprirsi ed entrare qualcuno. « Per favore, vi avevo detto che volevo rimanere da solo. » fece, non girandosi. « Cioè adesso vuoi rimanere pure solo? Non pensavi che tipo soffrissi di solitudine. » rispose chi era entrato, facendo cambiare subito idea al lituano e guardando chi era appena entrato. Il polacco era arrivato, ed era riuscito a superare le sentinelle. « Tu...quando sei riuscito ad entrare? » gli chiese, mentre notava che il biondo sembrava il solito bambino che giocava alla guerra. « Cioè non importa come ho fatto, l'importante è che tipo ti abbia fatto vedere che io riesco assolutamente a fare qualcosa anche senza il tuo aiuto. » fece, per poi uscire la pistola nello stesso momento in cui lo fece il lituano, continuando a parlare: « Tu mi conoscerai bene, ma tipo anche io so come sei fatto, Liet. » « Non sono più Liet. » gli rispose prontamente, ma uscì una piccola risata dall'altro. « Sai benissimo che non voglio assolutamente spararti. » disse Feliks, cercando di non fare tremare la mano, aggiungendo: « Per favore, ritirati. Sai che tu non centri tipo nulla con questa guerra, io dovrei totalmente combattere contro Ivan, non contro... » Uno sparo lo fece zittire, facendo stupire dal fatto che Lituana avesse cercato di colpirlo. « Stai zitto! »  urlò, per poi chiamare la gente fuori, ordinando di prepararsi per la battaglia perchè era arrivato Polonia. L'altro non poté che sospirare e fuggì fuori, venendo inseguito dal ragazzo castano, deciso ad attaccarlo. Cominciò un'altra battaglia, inutile, che sembrava interminabile. Feliks e Toris si inseguivano sparandosi, ferendosi per poco, quasi che non volessero veramente colpirsi. Il biondo si nascose per un attimo dietro un albero, non riuscendo a trovare più il nemico. Aveva preso ormai la situazione abbastanza seriamente, anche se lo riteneva pur sempre un gioco dove però chi perdeva non tornava a giocare. All'improvviso sentì una pistola puntata alla tempia. Girò la testa lentamente, guardando verso il lituano che l'aveva trovato. Stava fermo, a fissarlo mentre aspettava la mossa che poteva fare l'altro. Aspettava, ma inutilmente, il polacco rimaneva fermo. « Perché? Per qualche motivo all'improvviso hai accettato la guerra? » gli chiese, non capendo il motivo che gli aveva fatto cambiare idea sulla guerra. Aveva notato quanto Polonia avesse fatto sul serio in quelle ore passato a spararsi e a nascondersi. Feliks sorrise, forse non lo odiava così tanto. « Perché finalmente hai capito che tu sei Lituania. Cioè è da quando ci siamo separati che tipo non sono riuscito più a ritrovare quel Liet che assolutamente amavo tanto, a cui volevo tanto ma tanto bene. Ma adesso sei di nuovo qui, e non mi importa se tipo sei contro di me, perché almeno sei tornato. » Toris non sapeva cosa rispondere, lo guardò incredulo, come se avesse sbagliato a pensare che Feliks non fosse un vero amico. All'improvviso si guardò in giro. Gli era sfuggito un particolare che notava solo in quel momento. I polacchi erano molto meno di quanto se ne ricordava, che alcuni fossero rimasti in Prussia? Non poteva essere. Tornò a guardare Polonia a cui era apparso un ghigno sulle labbra, che non prometteva nulla di buono. Spalancò gli occhi e si allontanò dal nemico gridando: « Attenti! E' una trappola! » Ma era troppo tardi, perché i lituani vennero circondati in poco tempo dai polacchi, che presero il sopravvento. « Cioè Liet, adesso tipo cosa pensi di fare? » gli chiese il biondo, quasi ridendosela. Era riuscito a mettere in difficoltà colui che lo conosceva meglio di tutti e che era stato un suo grande stratega. Il lituano, ormai messo in difficoltà richiamo tutti per ritirarsi e allontanandosi il più lontano possibile dal campo di battaglia.

La guerra fu lunga e dolorosa,
non lunga come quella tra Russia e Polonia.
Non ce la potevamo fare, noi due non potevamo
combattere a lungo per un capriccio tra bambini.
Lituania

Passarono molti anni, i due ormai avevano perso quella unione
che li aveva uniti nella loro età  d'oro.
Passarono guerre, dolori e  tragedie.
Ma quando Lituania cercò l'indipendenza per una seconda volta,
fu grande sorpresa per il ragazzo ritrovarsi l'amico polacco
aiutarlo di nuovo contro il russo.
[4]
All'inizio gli sembrava solo una menzogna, una lurida bugia
per fargli credere che era cambiato, che potevano tornare come prima.
Ma Toris non gli voleva credere, non ancora,
ma ormai Feliks non riusciva più a capirlo.
Per lui Liet era del tutto impazzito e aveva paura
 di averlo perso
del tutto.


Ogni volta che c'era un incontro tra tutti i paesi
io non cercavo neppure di parlargli.
Mi bastava sentire il suo sguardo freddo su di me,
e io, debole come sono, non potevo fare altro che accettarlo.
Polonia

Stava pranzando con del saltibarsciai[5]. Era pranzo e una buona zuppa gli avrebbe fatto più che bene. Era da un po’ di anni che Toris era diventato indipendente, ma adesso si che era di nuovo solo. Suo fratello Estonia aveva deciso di abitare da solo. Riusciva a cavarsela bene e forse trai tre era anche il più responsabile. Lettonia invece passava tutto il tempo con Sealand, con cui aveva fatto amicizia da un po’. Ogni giorno tornava a raccontargli le giornate che passava con il fratello minore di Arthur e di quanto erano felici insieme. Quel giorno era andato a mangiare da lui e non se la sentiva di dirgli di no. Era praticamente solo. Aveva preparato anche un dolce, ma per chi? Forse la sua vita non avrebbe avuto più un motivo? Cominciò a tagliarla, prendendone un pezzo e cominciando a mangiarlo. Sentì all'improvviso bussare alla porta. Chi poteva essere? Finì di mangiare e si pulì, mentre il rumore continuava. Si avvicinò alla porta, guardando prima dallo spioncino. Si sorprese a vedere il polacco aspettare impaziente e guardare anche lui attraverso il buchino. « Toris so che sei dentro, su apri! » esclamò il biondo. L'altro aprì e lo guardò senza dire una parola, questo spaventò il nuovo arrivato, che era quasi senza parole. Rimasero per qualche secondo in silenzio. « Ti va di entrare? » chiese il castano, facendogli spazio. Lui entrò chiedendogli: « Cioè io ho tipo disturbato? O no torno a casa. » Gli avrebbe detto di andarsene, ma ormai che era arrivato lì non poteva, e poi non era una persona maleducata. « No, non disturbi. » rispose, aggiungendo: « Però dovrai aspettare un attimo, se non ti dispiace. » L'altro annuì, mentre il lituano andava a sistemare in cucina. Feliks si spostò verso il salotto. Notò che erano cambiate molte cose in quella casa, che però sembrava abbastanza vuota. La novità che lo fece incuriosire fu il pianoforte a coda che si trovava in mezzo alla stanza. Ci si avvicinò guardandolo attentamente, sembrava uno di quelli di ottima qualità. Si sedette nello sgabello e alzò il coperchio, così da mostrare tutti e ottantotto tasti. Se avesse suonato avrebbe riempito quel vuoto ed era sicuro che Lituania non si sarebbe arrabbiato.
Toris era occupato a sistemare la tavola quando sentì quello strano rumore provenire dall'altra stanza. Posò il piatto nel lavandino e andò a vedere di corsa. Vide Polonia concentrato nel premere i tasti sullo strumento, anzi sembrava neppure non pensarci. Si chiedeva quando avesse imparato a suonare, anche perché era veramente molto bravo. Il brano era molto calmo e coinvolgente, ti faceva quasi rilassare e fare scordare i brutti pensieri[6]. Rimaneva fermo alla soglia della porta continuando a fissarlo, come incantato. In quel momento pensava che aveva sbagliato a pensare male di Feliks, che non era veramente un buon a nulla, e che nonostante tutto gli era stato vicino quando erano lontani. Lui era un vero amico, e lui se ne era reso conto troppo tardi. Lentamente la musica cominciò a finire, mentre Feliks alzò lo sguardo verso il ragazzo che ancora non aveva iniziato a parlare. Si chiedeva se era arrabbiato, magari non parlava perché aveva fatto di nuovo di testa sua, come sempre. Toris decise di avvicinarsi lentamente, ancora sorpreso. « Feliks...ma quando hai imparato a suonare? » chiese, ormai davanti a lui. Il ragazzo, che stava ancora seduto sullo sgabello, arrossì leggermente e spiegò: « Cioè da quando abitavo in casa di Austria. Stavo tipo sempre con gli altri ad osservarli suonare, così un giorno abbiamo assolutamente deciso di chiedere a Roderich se ci insegnava. Da quel giorno mi ha appassionato totalmente assai suonare. » Poi sorrise, notando che  l'altro faceva lo stesso.  « Ehi Liet! » Poi esclamò, sentendosi di nuovo a suo agio con lui. « Che ne dici di prepararmi un Šakotis? Cioè non puoi tipo immaginare quanto mi siano mancati! » Questo fece sorprendere ancora di più il lituano: di solito il biondo li chiamava con il loro nome polacco.  E poi ne aveva mangiato uno proprio qualche minuto prima e ne era rimasto un pò. Abbassò lo sguardo, piuttosto imbarazzato.  « Io...mi devo scusare con te. In tutti questi anni mi sono comportato male con te, mi sono fatto condizionare da Russia e io volevo soltanto essere libero.  »  Feliks lo prese dalla manica, trascinandolo verso lo sgabello e costringendolo a inginocchiarsi. « Non ti devi scusare. » Fece, sorridendo. «  E' stato tipo anche colpa mia, sono molto egoista ed è normale, cioè, che la tua pazienza, tipo,  avesse tipo un limite. Che ne dici se magari da domani provassi, tipo, a essere meno egoista? »  Quella frase fu la stessa di molti anni prima. Non era la prima volta che trai due  c'era stato un litigio e  Polonia non si era mai arreso nel fargli capire quanto gli voleva bene.  Il polacco si avvicinò al viso del lituano, facendolo arrossire abbastanza.  « Liet, non è che per caso hai già mangiato del Šakotis[7]? » domandò, quasi ridendo divertito. Toris, che era messo anche in una posizione piuttosto scomodo annuì leggermente rispondendo:  « Per te si chiameranno sempre sękacz. » E in quel momento sfuggì  sul serio una piccola risata a Feliks. Egli avvicinò il viso all'amico, guardandolo negli occhi chiedendo: « Cioè, allora, tipo, me ne fai gustare un po’? »

 Se c'era una cosa che Ivan non sa è la verità sull'amicizia.
Feliks può essere l'uomo  più menefreghista al mondo,
ma se è colui che ti ha dato una nuova ragione di vivere...
...accetteresti anche i suoi difetti, pur di tenertelo vicino.
Lituania

 

Note

[1] Un pezzo della canzone "Oggi come Ieri" del musical dei Promessi Sposi.
[2] Lietwa è "Lituania" in polacco, mentre Lietuva è la stessa parola però in lituano. Vuole fare intendere che Toris non vuole essere più considerato un polacco. Poi di seguito ci sarà Litva che invece è russo.
[3] Non è un caso che ci sia Francia. [La Missione Militare Polacca a Kaunas, come anche i diplomatici alla Conferenza di pace di Parigi del 1919, iniziarono a fare pressione sul governo lituano per fare tornare lo Status quo ante bellum  ai confini tra i due stati. Le autorità lituane rifiutarono, ma l'Alto Consiglio della Conferenza di Pace di Parigi accettò la cosiddetta Linea Foch (chiamata come il Maresciallo di Francia Ferdinand Foch), che divideva la Polonia e la Lituania su base etnica. Secondo quella linea, sia la città contesa di Vilnius e le città di Suwałki, Augustów e Sejny furono lasciate nel territorio polacco.] Preso da Wikipedia.
[4] La Polonia fu uno dei primi ad approvare l'indipendenza Lituana.
[5] E' una zuppa lituana.
[6] La canzone che suona Feliks è proprio quella del titolo.
[7] E' un dolce di origine lituano. Nel manga viene accenato da Polonia che però vuole chiamarlo alla polacca, cioè "sękacz"

  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Axis Powers Hetalia / Vai alla pagina dell'autore: Miya