Non
capì come, non capì quando.
Ma d'improvviso mi ritrovai Polonia dentro casa.
Mentre lui era in guerra, contro Russia.
Lituania
«
Feliks,
per quanto pensi di rimanere qui? » gli chiese il lituano, un
po’ scocciato dal
fatto che il polacco sembrava essersi adattato a vivere in quel posto.
« Tipo,
finché Russia non sarà stufo di cercarmi!
Cioè non ti sembra una bella idea?
Comunque avrò vinto io! » Fece ridendo.
L'altro ragazzo sospirò. Feliks era
sempre il solito, aveva sempre delle idee così stupide che
da fargli venire il
mal di testa. « Per favore, non te lo dico perché
voglio cacciarti di casa, ma
se stai qui è ancora peggio. » affermò
il ragazzo castano, non aspettandosi
per niente che l'altro avesse fatto come gli era stato chiesto, anzi
fece un sbuffo e
si strinse a sé, come un bambino. « Liet,
cioè sei tu che non vuoi capire!
Questo è tipo uno dei miglior piani che totalmente mi sono
mai venuti! »
replicò il biondo, sembrando orgoglioso del suo "fantastico"
piano.
Toris sospirò, avviandosi verso la cucina, prendendo la
lista della spesa, sul
tavolo. La controllò per bene, sperando di non scordare
nulla. Tornò
verso la porta e guardò verso Feliks, stava ancora
tranquillo, come se
aspettasse qualcosa. Si avvicinò un attimo chiedendogli:
« Vuoi che ti compri
qualcosa? ». L'altro si girò per un attimo,
guardando sorridendo e rispondendo:
« Della vodka, mi servirà molto. ».
L'altro annuì e uscì di casa.
Passò un' oretta. Toris pensava a cosa potesse stare
combinando il polacco a
casa sua. Poteva ritrovarsi la casa distrutta, e non stava scherzando!
Prese
tutto, anche la vodka. Sapeva quanto l'amico si fosse arrabbiato se
non avesse eseguito un suo desiderio. Anche se non erano
più nella stessa casa
Polonia non sembrava cambiato, anche se in quegli anni non avevano
avuto
possibilità di stare insieme per colpa delle guerre.
Nonostante gli volesse bene non sopportava proprio quel suo
atteggiamento da
menefreghista nei sui confronti, pensava che la spartizione non gli
fosse
servita a nulla. Sicuramente non è che lui fosse stato tanto
felice di
separarsi dal suo migliore amico, ma almeno da Russia era riuscito ad
avere un
identità propria invece di essere riconosciuto come il
semplice compagno di
Feliks, quando senza di lui non sarebbe riuscito a fare nulla.
Tornò verso casa, sperando di non essersi scordato nulla.
Erano troppe le idee
che gli giravano per la testa e sicuramente sarebbe stato
così sbadato da
dimenticare qualcosa. Alzò lo sguardo verso il cancello,
dove sembrava esserci
qualcuno aspettarlo. Quell'uomo, così alto, dai capelli
biondo platino e dal
sorriso poco rassicurante, che ogni volta che vedeva si sentiva mancare
le forze
dalla paura. Ma in quel momento non era il caso, forse aveva capito che
Polonia
si nascondesse lì dentro, doveva assolutamente cercare di
fare qualcosa. Si
avvicinò lentamente, come se nulla fosse per poi chiedere:
« Russia, cosa
ci fa qui? ». Ivan sembrò pensarci un
po’, poi si avvicinò a lui. « Ero venuta
soltanto a prendere Feliks, è qui dentro. Vero? »
chiese, ma non ricevette
risposta. Gli uscì una piccola risata, prendendo quel
silenzio come un si.
« Immaginavo che era qui, sembra proprio che ti
voglia rendere di nuovo
un polacco. » fece, facendo confondere per un attimo il
lituano, che si chiedeva
cosa volesse dire. Il russo si avvicinò ancora di
più, chinandosi su di lui,
avvicinandosi al suo viso e sussurrando: « Cosa? Non te ne
sei mai reso conto? Finché
eri con lui eri solo il suo compagno, il suo schiavo. Tu sei diventato
Lituania
solo quando hai cominciato a ribellarti a me. » Lo guardava
dritto negli occhi,
vedendo il caos che poteva esserci dentro la mente del lituano. Infatti
egli
non sapeva cosa dire, si trovava a pensare che il suo migliore amico
era un
bugiardo, un egoista, un falso. Mentre davanti si ritrovava colui che
lo aveva
veramente schiavizzato, ma perché era veramente diventato
suo servo. Dalle
labbra di Ivan uscì una piccola risata e prese la bottiglia
di vodka che usciva
dal sacchetto, allontanandosi dal castano. « Pensaci su, io
sarò sempre
disponibile per aiutarti e riprenderti la tua casa. Prima che quel
polacco la
faccia diventare sua, ovviamente. Nel frattempo mi prendo questa, adoro
la
vodka, ma questo lo sai già. » Così,
prima di lanciargli un ultimo sguardo si
allontanò, come se stesse facendo una semplice passeggiata.
Toris fece un bel
respiro prima di entrare in casa. La prima cosa che notò fu
il polacco che
sembrava si stesse preparando per uscire a combattere. Si era messo dei
nuovi
vestiti da militare, lasciando quelli vecchi, bucati e rotti
lì a terra, mentre
aveva finito in quel momento di caricare il fucile. « Cosa
stai facendo? »
chiese, rimanendo a fissarlo dietro l'entrata della stanza. Il biondo
si girò
verso di lui, mettendosi la giacca e conservando il fucile dietro di
sé. « Ho
visto Russia nei dintorni, cioè forse ha capito tipo che
sono qui. Andrò tipo a
farmi un giro nei dintorni, casa tua è assolutamente ottima
per nascondersi. »
fece, per poi avvicinarsi all'amico e aggiungendo «
Cioè tienimi la vodka per
tipo quando tornerò, sicuramente ne avrò
totalmente bisogno! ». Così
uscì
correndo via come un bambino che giocava a nascondino. Toris lo
guardò uscire e
la prima cosa che gli venne in mente era che doveva comprare un' altra
bottiglia, ma i suoi pensieri si bloccarono. Diceva che tornava, si era
adattato a casa sua e neanche un grazie, un per favore. Aveva fatto
tutto di
testa sua. Forse Ivan aveva proprio ragione. Guardò verso il
telefono, forse
ricordava ancora il numero di Russia, magari lo avrebbe chiamato
più tardi.
«
Ogni servo non ha sogni e i sogni non ha niente.
E si annulla senza orgoglio, nei capricci del potente.
»[1]
Russia
In
Polonia il tempo era abbastanza
caldo, si poteva sentire l'estate cominciare ad arrivare. I
polacchi si trovavano già nel campo di battaglia, aspettando
i russi che
scendevano verso di loro. Feliks si trovava insieme ai suoi superiori,
mentre
cercavano qualche piano, anche se il biondo sembrava per niente
interessato a
farlo. Pensava soltanto di voler spaccare il muso a Ivan, che da sempre
aveva
odiato, sopratutto dopo che lo aveva fatto separare da Lituania.
Ammetteva che stare a
casa d'Austria non era stato male, aveva conosciuto Italia e ristretto
i
rapporti con Ungheria. E insieme i tre si divertivano a mettere in
imbarazzo
l'austriaco. Ed era ancora più fantastico quando Prussia si
aggiungeva e
derideva Roderich fino a farlo scappare. Si risvegliò dai
suoi pensieri quando
vide entrare di corsa uno dei suo soldati, esclamando: «
Capitano, è arrivato
un esercito. Ma non sembra Russia, sembra invece che sia Lituania.
» Quella
frase lo fece alzare d'improvviso e uscire dalla tenda dove stava.
Pensava che
Toris volesse aiutarlo, sarebbe stata una grandissima pedina nel suo
campo.
Guardò verso di sé, notando i soldati lituani
dirigersi verso di loro, in prima
Lituania con sguardo fiero, accanto al suo capo. Il biondo polacco
corse verso
di loro, contento di vederlo, ma appena fu quasi vicino vide il suo
amico
lituano fare un passo verso di lui e puntargli il fucile, obbligandolo
a
fermarsi. « Liet, cosa...? » chiese non capendo.
Finalmente lo guardò per bene.
Quella non poteva essere Toris: gli mancava lo sguardo d'amore che gli
mostrava
sempre, quello che ti avrebbe detto che sarebbe stato accanto a te per
sempre,
ma non lo vedeva, non riusciva a vederlo. Era sostituto da una specie
di una
faccia piena d'odio, d'orgoglio e di pazzia. Non aveva mai visto della
pazzia
in quella faccia e invece poteva benissimo vederla in quel momento
negli occhi
del lituano. « Da oggi per te non sono
né Liet né Lietwa. Io sono
Lietuva.[2] » gli fece, tenendo fermo il fucile puntato sulla
testa dell'altro.
« C-Cosa vorresti dire....tipo...non ti ho mai
visto così...» balbettò,
ancora sorpreso, il polacco. « Sono qui per combattere.
» gli disse, non
facendogli finire la frase per poi aggiungere: « Faccio sul
serio, quindi spero
che sei preparato. » Polonia spalancò gli occhi,
non riusciva a crederci. Non
riusciva a credere alle parole del lituano. Era lì per
combattere...contro di
lui? « Non può essere...cioè
sicuramente starai tipo scherzando! Non capisco perché
tu voglia combattere contro di me. » Esclamò,
cercando una spiegazione. « Anche
se te lo dicessi non capiresti. » fece Lituania, rimanendo
ancora fermo, abbassò
il fucile avvicinandosi di qualche passo al biondo. « Ti
basta sapere che mi
sono alleato con Russia. » Quella rivelazione fece molto male
a Feliks. Ecco
qual'era la verità: era colpa del russo, aveva detto
qualcosa a Toris per farli
andare contro. Erano diventati i burattini di uno spettacolo creato da
lui, già
sentiva le risate che quell'uomo si faceva alle loro
spalle. « Liet, non
capisci? Ivan...ti sta manipolando! » gridò,
prendendogli le spalle e
cominciando a scuoterlo. Ma non sembrava che il ragazzo capisse
ciò che diceva,
anzi sembrava divertito dall'atteggiamento di questo. « Ti
sbagli Feliks, mi ha
aperto soltanto gli occhi. » Rispose, per poi spingerlo e
staccarlo da sé.
Guardò dietro, facendo un segnale ai propri superiori. Era
convinto delle sue
idee, non si sarebbe più fatto influenzare da Polonia.
Adesso lui era
indipendente, poteva decidere per sé e non dipendere da
nessuno. Era libero,
libero di fare le sue scelte senza che qualcuno lo costringesse a
fargli da
schiavo. Il polacco era rimasto per un attimo immobile, guardandolo
scioccato.
Fortunatamente capì cosa voleva fare e girandosi verso i
suoi soldati fece
segnale di prepararsi. La battaglia stava per iniziare, anche se Feliks
non se
la sentiva proprio di combattere.
La
battaglia
fu dura, e non riuscivo più a fingere.
Appena vidi i russi arrivare decisi di ritirarmi
e fuggire il più lontano possibile.
Polonia
«
Hai visto Toris? Da solo che la
puoi fare. » fece il russo, mentre versava un pò
di vodka nel bicchiere. I due
si trovavano in casa di Ivan, cercando una nuova strategia per
sconfiggere il
polacco. Lituania fissava fuori, come se stesse pensando alla guerra
appena
scoppiata. Non sembrava del tutto convinto che la battaglia fosse
andata bene,
sentiva che qualcosa non era andata per il verso giusto, cosa che si
doveva
aspettare. Ivan restò a fissarlo, divertito dal
comportamento del lituano. «
Ehi, non sei soddisfatto? Stai pensando a come ridicolizzarlo la
prossima
volta? » Gli chiese, l'altro girò lo sguardo verso
di lui rispondendogli: « E
di cosa dovrei essere soddisfatto? Polonia non ha fatto sul serio. Non
sarà un
bravo stratega ma è un ottimo combattente. ».
Ricordava i momenti da piccoli,
quando i due si allenavano, o anche mentre c'erano le guerre. Feliks
sembrava
una persona molto debole, ma la spada tra le sue mani diventava un arma
pericolosa, così lo diventava un' arma da fuoco. Era molto
abile nel combattimento,
infatti lui perdeva sempre e senza quell'alleanza lui sarebbe stato
torturato a
morte dai cavalieri teutonici e dal suo neo-alleato. Si chiedeva ancora
se
stava facendo la cosa giusta. D'altro canto invece Russia pensava che
quell'alleanza fosse perfetta: Lituania conosceva il polacco benissimo,
sapeva
ogni suo punto debole. Cominciò a sorseggiare il suo
bicchiere, mentre il
lituano si andava a sedere di fronte a lui. « Vuoi un
po’ di vodka? » chiese,
ma lui rifiutò, perso ancora nei suoi pensieri. Stava con lo
sguardo fisso sul
tavolino, pensando ancora alla guerra successa giorni prima. Il russo
abbassò
lentamente il bicchiere nel tavolo e si alzò, chinandosi sul
ragazzo e
alzandogli leggermente il viso lentamente, sussurrando: « Non
dovresti
preoccuparti, grazie a me la tua vittoria è assicurata,
Litva. » Il lituano si
staccò subito, prima che Russia si potesse avvicinare di
più. Lo guardò, notando
che faceva il suo solito sorrisino divertito. Si alzò,
cercando di non toccare
il russo che lo guardava sorpreso. « Come? Te ne vai di
già? » « Si, mi è
venuto mal di testa. ». Cominciò a prendere la
giacca, all'entrata. «
Russia-san, per ora dove si trova Feliks? » gli chiese,
cercando di non
guardarlo. Lui si alzò del tutto e gli rispose: «
A casa di Prussia, non so
però se Gilbert sia convinto a tenerlo con sè o
l'abbia già cacciato via di
casa. ». Toris si chiese cosa avesse in mente il polacco:
Prussia non era un
ottimo nascondiglio, anche perché sapeva che l'albino non
era del tutto
coraggioso davanti al nome di Russia. Si infilò la giacca,
mentre sentiva il
russo ridere sottovoce. Tornò di nuovo a guardarlo e gli
chiese: « Perché stai
ridendo? », l'altro continuò a ridere tornando a
guardarlo. « Perdonami, ma lo
chiami ancora Feliks. Solo gli amici chiamano una nazione con il loro
nome di
umano. » Toris, indispettito, si diresse verso la porta e
uscì, senza farsi
uscire una parola a proposito.
All'inizio
volevo prenderlo in giro,
Polonia mi è sempre sembrato una femminuccia.
Ma vedendolo così determinato, mi sentivo un po’...
si, come si dice....invidioso?
Prussia
« Ehi finocchio, ti è arrivata una lettera, da
quel tuo amico.. » esclamò
il prussiano, entrando nella stanza dove stava dormendo il polacco,
sdraiato
sul letto. Aveva deciso di ospitarlo per un po’. In
realtà all'inizio non ne
voleva sapere niente, sopratutto dopo aver saputo che era in guerra con
Russia,
ma l'espressione di sofferenza negli occhi di Feliks gli aveva fatto
cambiare
idea. Aveva conosciuto sin da piccolo il ragazzo e non l'aveva mai
visto così
rattristito. Gli doveva un favore visto che gli aveva dato una casa
dopo che
Ungheria lo aveva cacciato via. Si avvicinò al biondo e gli
tirò la lettera,
facendogliela cadere sopra lo stomaco. « Ehi svegliati!
» fece, poi dando un
calcio al letto e svegliandolo di soprassalto. Il polacco stava per
gridare
all'albino quanto fosse idiota ma notò subito nella lettera,
che gli era caduta
sulle gambe, la calligrafia di Toris. La prese subito cominciando ad
aprirla, mentre Gilbert si sedeva lì di fronte, curioso di
sapere il suo contenuto. Però fu molto infastidito quando
Polonia decise di non
rivelargli niente del contenuto. « Su, leggi ad alta voce!
Voglio saperne anche
io più su questa situazione. » lo
rimproverò, Feliks sospirò e cominciò
a
leggere ad alta voce: « Ciao Polonia, questa
è una specie di lettera
d'addio. Ho ripreso tutto ciò che era mio, anche la mia
dignità e ho deciso di
separarmi da te. Ti chiederai quale sia il motivo e te lo spiego
subito. Ho
passato anni fantastici con te, ma non come volevo. Sono sempre stato
in
secondo piano, mentre tu prendevi tutta la gloria. Non penso di essere
geloso,
forse soltanto infastidito dal tuo essere egoista. Si,
perché tu mi hai sempre
trattato come uno schiavo, io non sono mai stato un vero amico per te,
e di questo, purtroppo, me ne sono accorto da poco. Tu sei
una persona
egoista, egocentrica, che pensa solo a sé stessa e mai agli
altri. Sono stato
uno stupido a pensare che la nostra fosse un' amicizia, quando tu
volevi
soltanto ampliare il tuo regno e diventare forte, grazie al mio aiuto
che non
mi hai mai chiesto. Ma io sono Lituania, non Polonia. Non voglio essere
di nuovo
un polacco, sopratutto adesso che ho di nuovo un' identità
che mi è stata
rubata proprio quando mi sono unito a te. Lo so, è colpa
mia, ma ero inesperto a quei
tempi e il mondo mi era sconosciuto. Ti ringrazio di aver impedito la
mia
morte, ma con te ero come se lo fossi. Adesso ho deciso di stare con
Russia, ma
non importa se sono un burattino nelle sue mani. Ormai sono abituato a
questo
genere di cose, a essere sfruttato per i piani degli altri. Ma con
questa
guerra dirò basta, io non voglio più essere
né Polonia, né altri. Io voglio
essere Lituania e il primo passo per farlo e staccarmi da te. Mi
dispiace
Feliks, ma è questa la verità. So che penserai
che è uno scherzo, ma ricorda
che la vita non è sempre così simpatica.
» Il silenzio calò sulla stanza.
Feliks teneva lo sguardo rivolto nella lettera, come per rileggerla,
mentre
Prussia rimaneva a fissarlo, cercando di vedere la reazione dell'altro.
Pensava
che sarebbe scoppiato a piangere, ma non fu così.
Inizialmente il polacco
strinse la lettera, quasi a rovinarla, poi scoppiò a ridere.
« E' questo il mio
Liet! Cioè è il Liet che ho sempre voluto! Il
Liet coraggioso e orgoglioso,
tipo come l'ho sempre visto! Quella dignità...che ha perso
con Russia. »
Continuava a sorridere, alzando lo sguardo verso Gilbert e aggiungendo:
« Okay,
se vuole combattere tipo per diventare Lituania lo aiuterò
totalmente. Se per
farlo deve separarsi da me tipo lo farò, intanto so come
andrà a finire.... »
Decise però di non finire la frase e alzarsi. L'albino lo
guardò confuso, ma poi
si alzò inseguendolo: « Ehi, no aspetta! Cosa
volevi dire? » « E anche se
tipo lo dicessi? Sono solamente speranze. »
« Ma sono curioso! » Ma non ci
fu risposta. Era già vestito per combattere, prese il fucile
che era già stato
caricato e andò verso la porta, mentre l'altro stava a
guardarlo. Quasi quasi
voleva tornare anche lui in guerra. « Ti ringrazio Gilbert,
cioè so quanto è
assolutamente dura per te sopportarmi. » fece il
polacco sarcastico,
mentre ricevette come una risposta un ghigno dal l'albino. Polonia si
avvicinò
alla porta ma quando aprì la porta vide qualcuno.
« Ehm...aspettavi tipo
visite? » chiese al prussiano che si avvicinava, notando un
uomo dalla chioma
bionda, lunga fino alle spalle e mossi. « ...Francia? Cosa ci
fai qui? » si
chiese, abbastanza sorpreso. Il francese si atteggiava, sembrando che
la sapeva
lunga: « Bien-aimée Pologne, so quanto tu ci tenga
al tuo amico ma penso
proprio che il tuo amico abbia torto. » «
Eh? Perchè? » « E' semplice!
Quando una coppia si divide il tuo lui non si deve prendere
ciò che ti ha dato,
un regalo non si torna mai indietro! »[3] «
Francis, non erano sposati e parliamo
di guerra. » gli spiegò Gilbert, ma l'altro era
scocciato perché si sentiva
incompreso. Rispose: « Amore e guerra sono la stessa cosa, le
regole sono
sempre quelle! » E mentre loro continuavano la loro lunga
discussione Polonia
era già corso via, stava perdendo troppo tempo. Doveva
tornare al campo di
battaglia.
Lituania stava tranquillo nella tenda che aveva piantato davanti casa
di
Polonia, aveva appena finito di parlare con i superiori e se ne stava
tutto da
solo ad aspettare che il nemico tornasse nella sua abitazione.
Immaginava che
il prussiano avrebbe cacciato via il ragazzo e lui sarebbe stato
costretto a
tornare. Continuava a pensare a Feliks, cercando di capire cosa avrebbe
fatto
d'ora in avanti. Cercava di non pensare al passato, anche se per
trovare una
strategia contro Polonia doveva farlo. Da quel giorno non aveva sentito
né lui né
Russia. Forse non voleva o era troppo occupato con la guerra. L'unica
cosa che
gli era venuta in mente era solo quella di sorvegliare quell'edificio,
anche
per sempre. Sentì la tenda aprirsi ed entrare qualcuno.
« Per favore, vi avevo
detto che volevo rimanere da solo. » fece, non girandosi.
« Cioè adesso vuoi
rimanere pure solo? Non pensavi che tipo soffrissi di solitudine.
» rispose chi
era entrato, facendo cambiare subito idea al lituano e guardando chi
era appena
entrato. Il polacco era arrivato, ed era riuscito a superare le
sentinelle. «
Tu...quando sei riuscito ad entrare? » gli chiese, mentre
notava che il biondo
sembrava il solito bambino che giocava alla guerra. «
Cioè non importa come ho
fatto, l'importante è che tipo ti abbia fatto vedere che io
riesco
assolutamente a fare qualcosa anche senza il tuo aiuto. »
fece, per poi uscire
la pistola nello stesso momento in cui lo fece il lituano, continuando
a
parlare: « Tu mi conoscerai bene, ma tipo anche io so come
sei fatto, Liet. » «
Non sono più Liet. » gli rispose prontamente, ma
uscì una piccola risata
dall'altro. « Sai benissimo che non voglio assolutamente
spararti. » disse
Feliks, cercando di non fare tremare la mano, aggiungendo: «
Per favore,
ritirati. Sai che tu non centri tipo nulla con questa guerra, io dovrei
totalmente combattere contro Ivan, non contro... » Uno sparo
lo fece zittire,
facendo stupire dal fatto che Lituana avesse cercato di colpirlo.
« Stai zitto!
» urlò, per poi chiamare la gente fuori,
ordinando di prepararsi per la
battaglia perchè era arrivato Polonia. L'altro non
poté che sospirare e fuggì
fuori, venendo inseguito dal ragazzo castano, deciso ad attaccarlo.
Cominciò
un'altra battaglia, inutile, che sembrava interminabile. Feliks e Toris
si
inseguivano sparandosi, ferendosi per poco, quasi che non volessero
veramente
colpirsi. Il biondo si nascose per un attimo dietro un albero, non
riuscendo a
trovare più il nemico. Aveva preso ormai la situazione
abbastanza seriamente,
anche se lo riteneva pur sempre un gioco dove però chi
perdeva non tornava a giocare.
All'improvviso sentì una pistola puntata alla tempia.
Girò la testa lentamente,
guardando verso il lituano che l'aveva trovato. Stava fermo, a fissarlo
mentre
aspettava la mossa che poteva fare l'altro. Aspettava, ma inutilmente,
il
polacco rimaneva fermo. « Perché? Per qualche
motivo all'improvviso hai
accettato la guerra? » gli chiese, non capendo il motivo che
gli aveva fatto
cambiare idea sulla guerra. Aveva notato quanto Polonia avesse fatto
sul serio
in quelle ore passato a spararsi e a nascondersi. Feliks sorrise, forse
non lo
odiava così tanto. « Perché finalmente
hai capito che tu sei Lituania. Cioè è
da quando ci siamo separati che tipo non sono riuscito più a
ritrovare quel
Liet che assolutamente amavo tanto, a cui volevo tanto ma tanto bene.
Ma adesso
sei di nuovo qui, e non mi importa se tipo sei contro di me,
perché almeno sei
tornato. » Toris non sapeva cosa rispondere, lo
guardò incredulo, come se
avesse sbagliato a pensare che Feliks non fosse un vero amico.
All'improvviso si
guardò in giro. Gli era sfuggito un particolare che notava
solo in quel
momento. I polacchi erano molto meno di quanto se ne ricordava, che
alcuni
fossero rimasti in Prussia? Non poteva essere. Tornò a
guardare Polonia a cui
era apparso un ghigno sulle labbra, che non prometteva nulla di buono.
Spalancò
gli occhi e si allontanò dal nemico gridando: «
Attenti! E' una trappola! » Ma
era troppo tardi, perché i lituani vennero circondati in
poco tempo dai
polacchi, che presero il sopravvento. « Cioè Liet,
adesso tipo cosa pensi di
fare? » gli chiese il biondo, quasi ridendosela. Era riuscito
a mettere in
difficoltà colui che lo conosceva meglio di tutti e che era
stato un suo grande
stratega. Il lituano, ormai messo in difficoltà richiamo
tutti per ritirarsi e
allontanandosi il più lontano possibile dal campo di
battaglia.
La
guerra fu
lunga e dolorosa,
non lunga come quella tra Russia e Polonia.
Non ce la potevamo fare, noi due non potevamo
combattere a lungo per un capriccio tra bambini.
Lituania
Passarono
molti anni, i due ormai avevano perso quella unione
che li aveva uniti nella loro età d'oro.
Passarono guerre, dolori e tragedie.
Ma quando Lituania cercò l'indipendenza per una seconda
volta,
fu grande sorpresa per il ragazzo ritrovarsi l'amico polacco
aiutarlo di nuovo contro il russo.[4]
All'inizio
gli sembrava solo una menzogna, una lurida bugia
per fargli credere che era cambiato, che potevano tornare come prima.
Ma Toris non gli voleva credere, non ancora,
ma ormai Feliks non riusciva più a capirlo.
Per lui Liet era del tutto impazzito e aveva paura
di averlo perso
del tutto.
Ogni volta che c'era un incontro tra tutti i paesi
io non cercavo neppure di parlargli.
Mi bastava sentire il suo sguardo freddo su di me,
e io, debole come sono, non potevo fare altro che accettarlo.
Polonia
Stava
pranzando con del
saltibarsciai[5]. Era pranzo e una buona zuppa gli avrebbe fatto
più che bene. Era
da un po’ di anni che Toris era diventato indipendente, ma
adesso si che era di
nuovo solo. Suo fratello Estonia aveva deciso di abitare da solo.
Riusciva a
cavarsela bene e forse trai tre era anche il più
responsabile. Lettonia invece
passava tutto il tempo con Sealand, con cui aveva fatto amicizia da un
po’.
Ogni giorno tornava a raccontargli le giornate che passava con il
fratello
minore di Arthur e di quanto erano felici insieme. Quel giorno era
andato a
mangiare da lui e non se la sentiva di dirgli di no. Era praticamente
solo.
Aveva preparato anche un dolce, ma per chi? Forse la sua vita non
avrebbe avuto
più un motivo? Cominciò a tagliarla, prendendone
un pezzo e cominciando a
mangiarlo. Sentì all'improvviso bussare alla porta. Chi
poteva essere? Finì di
mangiare e si pulì, mentre il rumore continuava. Si
avvicinò alla porta,
guardando prima dallo spioncino. Si sorprese a vedere il polacco
aspettare
impaziente e guardare anche lui attraverso il buchino. «
Toris so che sei
dentro, su apri! » esclamò il biondo. L'altro
aprì e lo guardò senza dire una
parola, questo spaventò il nuovo arrivato, che era quasi
senza parole. Rimasero
per qualche secondo in silenzio. « Ti va di entrare?
» chiese il castano,
facendogli spazio. Lui entrò chiedendogli: «
Cioè io ho tipo disturbato? O no
torno a casa. » Gli avrebbe detto di andarsene, ma ormai che
era arrivato lì
non poteva, e poi non era una persona maleducata. « No, non
disturbi. » rispose, aggiungendo: « Però
dovrai aspettare un attimo, se non ti
dispiace. » L'altro annuì, mentre il lituano
andava a sistemare in cucina.
Feliks si spostò verso il salotto. Notò che erano
cambiate molte cose in quella
casa, che però sembrava abbastanza vuota. La
novità che lo fece incuriosire fu
il pianoforte a coda che si trovava in mezzo alla stanza. Ci si
avvicinò
guardandolo attentamente, sembrava uno di quelli di ottima
qualità. Si sedette
nello sgabello e alzò il coperchio, così da
mostrare tutti e ottantotto tasti.
Se avesse suonato avrebbe riempito quel vuoto ed era sicuro che
Lituania non si
sarebbe arrabbiato.
Toris era occupato a sistemare la tavola quando sentì quello
strano rumore
provenire dall'altra stanza. Posò il piatto nel lavandino e
andò a vedere di
corsa. Vide Polonia concentrato nel premere i tasti sullo strumento,
anzi
sembrava neppure non pensarci. Si chiedeva quando avesse imparato a
suonare,
anche perché era veramente molto bravo. Il brano era molto
calmo e
coinvolgente, ti faceva quasi rilassare e fare scordare i brutti
pensieri[6].
Rimaneva fermo alla soglia della porta continuando a fissarlo, come
incantato. In
quel momento pensava che aveva sbagliato a pensare male di Feliks, che
non era veramente
un buon a nulla, e che nonostante tutto gli era stato vicino quando
erano
lontani. Lui era un vero amico, e lui se ne era reso conto troppo
tardi. Lentamente
la musica cominciò a finire, mentre Feliks alzò
lo sguardo verso il ragazzo che
ancora non aveva iniziato a parlare. Si chiedeva se era arrabbiato,
magari non
parlava perché aveva fatto di nuovo di testa sua, come
sempre. Toris decise di
avvicinarsi lentamente, ancora sorpreso. « Feliks...ma quando
hai imparato a
suonare? » chiese, ormai davanti a lui. Il ragazzo, che stava
ancora seduto
sullo sgabello, arrossì leggermente e spiegò:
« Cioè da quando abitavo in casa
di Austria. Stavo tipo sempre con gli altri ad osservarli suonare,
così un
giorno abbiamo assolutamente deciso di chiedere a Roderich se ci
insegnava. Da
quel giorno mi ha appassionato totalmente assai
suonare. » Poi sorrise,
notando che l'altro faceva lo stesso. «
Ehi Liet! » Poi esclamò,
sentendosi di nuovo a suo agio con lui. « Che ne dici di
prepararmi
un Šakotis? Cioè non puoi tipo
immaginare quanto mi siano mancati! »
Questo fece sorprendere ancora di più il lituano: di solito
il biondo li
chiamava con il loro nome polacco. E poi ne aveva mangiato
uno proprio
qualche minuto prima e ne era rimasto un pò.
Abbassò lo sguardo, piuttosto
imbarazzato. « Io...mi devo scusare con te. In
tutti questi anni mi sono
comportato male con te, mi sono fatto condizionare da Russia e io
volevo
soltanto essere libero. » Feliks lo prese
dalla manica,
trascinandolo verso lo sgabello e costringendolo a inginocchiarsi.
« Non ti
devi scusare. » Fece, sorridendo. « E'
stato tipo anche colpa mia, sono
molto egoista ed è normale, cioè, che la tua
pazienza, tipo, avesse tipo
un limite. Che ne dici se magari da domani provassi, tipo, a
essere meno
egoista? » Quella frase fu la stessa di molti anni
prima. Non era la
prima volta che trai due c'era stato un litigio e
Polonia non si
era mai arreso nel fargli capire quanto gli voleva bene. Il
polacco si
avvicinò al viso del lituano, facendolo arrossire
abbastanza. « Liet, non
è che per caso hai già mangiato
del Šakotis[7]? » domandò,
quasi ridendo
divertito. Toris, che era messo anche in una posizione piuttosto
scomodo annuì
leggermente rispondendo: « Per te si chiameranno
sempre sękacz. » E
in quel momento sfuggì sul serio una piccola
risata a Feliks. Egli
avvicinò il viso all'amico, guardandolo negli occhi
chiedendo: « Cioè, allora,
tipo, me ne fai gustare un po’? »
Se
c'era una cosa che Ivan non sa è la verità
sull'amicizia.
Feliks può essere l'uomo più
menefreghista al mondo,
ma se è colui che ti ha dato una nuova ragione di vivere...
...accetteresti anche i suoi difetti, pur di tenertelo vicino.
Lituania
Note
[1] Un pezzo della canzone "Oggi come Ieri" del musical dei
Promessi Sposi.
[2] Lietwa è "Lituania" in polacco, mentre Lietuva
è la stessa parola però in lituano. Vuole fare
intendere che Toris non vuole essere più considerato un
polacco. Poi di seguito ci sarà Litva che invece
è russo.
[3] Non è un caso che ci sia Francia. [La Missione Militare
Polacca a Kaunas, come anche i diplomatici alla Conferenza di pace di
Parigi del 1919, iniziarono a fare pressione sul governo lituano per
fare tornare lo Status quo ante bellum ai confini tra i due
stati. Le autorità lituane rifiutarono, ma l'Alto Consiglio
della Conferenza di Pace di Parigi accettò la cosiddetta
Linea Foch (chiamata come il Maresciallo di Francia Ferdinand Foch),
che divideva la Polonia e la Lituania su base etnica. Secondo quella
linea, sia la città contesa di Vilnius e le città
di Suwałki, Augustów e Sejny furono lasciate nel territorio
polacco.] Preso da Wikipedia.
[4] La Polonia fu uno dei primi ad approvare l'indipendenza Lituana.
[5] E' una zuppa lituana.
[6] La canzone che suona Feliks è proprio quella del titolo.
[7] E' un dolce di origine lituano. Nel manga viene accenato da Polonia
che però vuole chiamarlo alla polacca, cioè
"sękacz"