Beauty
is so Solitary
Erano abbastanza ridicoli per i gusti di Gin, che non muoveva dal
fianco
sinistro del suo superiore.
Rangiku, fin troppo bella e scollata come sempre, era rimasta dietro il
suo capitano mentre i due più grandi Shinigami si guardavano
per infiniti
secondi. Il reiatsu saturava l’aria e la rendeva quasi
irrespirabile ma nessuno
dei presenti voleva mostrare la debolezza del sentirsi oppresso da
quella tensione.
Lei lo aveva guardato
sconvolta per qualche attimo ignorando totalmente la presenza di Aizen
o
chiunque altro. Le si leggeva in volto che era tormentata
dall’affetto che
provava per lui e l’orgoglio ferito come donna e come amica.
Come amante forse.
Gin si era fermato a osservarla
per poco tempo per poi continuare a scandagliare il resto dei presenti.
Il piccolo
Izuru lo avevano lasciato a casa, forse aveva sperato un po’
vedere quel
faccino triste ancora una volta. Povero piccolo Izuru.
Era tutto inutile. Erano come
insetti fastidiosi che impedivano o meglio disturbavano
l’avanzata verso il
potere. Anche lui, il potente Capitano della prima compagnia era ormai
alla
stregua di un moscerino, una mosca ronzante. Una mosca arrabbiata che
con la
voce potente e saggia che aveva acquisito con l’avanzare
degli anni pronunciava
la tecnica di confinamento della sua Zanpakuto che li aveva
imprigionati nella sua
Fortezza di Fuoco.
L’ex Capitano della Terza
Compagnia si sentiva circondato da calore quasi insopportabile, forse
più
opprimente delle scariche di reiatsu che avevano scosso tutti fino a
quel
momento. Però ci stava bene tra le fiamme lui, sorrideva
ancora più contento.
Assomigliava vagamente ad un abbraccio.
Percepì il reiatsu che desiderava
percepire quasi subito, proteggeva il Pilastro a nord, esattamente
davanti a
lui. Baraggan le aveva chiamate formiche che i suoi Fracciòn
avrebbero
distrutto.
Come posso stare
qui con te e non essere allontanato da te?
Si dormiva anche nel
grande palazzo di Las Noches.
Nessuno ne aveva
veramente bisogno, potevano restare svegli per giorni interi, forse
mesi, ma
nessuno mai si era preso la briga di controllare. Dormivano
perché erano
abituati a farlo, perché speravano che per una notte
qualcuno gli concedesse un
sogno.
Quanti di loro,
grandi e forti guerriri, Arrancar, Espada o addirittura gente come Gin
o Tosen,
in realtà si addormentavano con quella speranza?
Stanco di sorridere
sempre, stanco di tutto quel bianco che anche con gli occhi chiusi lo
innervosiva. Forse stanco di Tosen che parlava della sua Giustizia
così diversa
dalla sua.
Gin Ichimaru si
addormentava profondamente ma non sognava quasi mai perché
non poteva
permettersi un tale lusso. Se avesse voluto sognare avrebbe sognato
qualcosa
che non avrebbe potuto più avere,che sì aveva
avuto, stretto e maltrattato, ma
che era stato suo fino nel midollo.
Poteva immaginarselo
il piccolo Izuru, triste ma comunque con la forza di alzarsi in piedi.
Lei imponeva l’umiliazione
e le scuse dei suoi avversarsi, lui chinava il capo anche senza il
potere di
Wabisuke.
Eppure era un vero
guerriero, lo aveva sempre saputo. Almeno quanto era a conoscenza del
bisogno
che aveva della figura di un Capitano. Doveva sentirsi solo, sperava
stesse
bene, infondo.
Quando
pensava a Izuru, al piccolo Izuru, si concedeva di abbandonare i
muscoli
del viso in un smorfia diversa del solito.
Would you take me in? Take me deeper now?
Quell’incosciente del Fracciòn
di Baraggan parlava di lui, aveva sentito il suo nome uscire da quelle
labbra. Sorrise
alla reazione stranamente impulsiva del suo vecchio Luogotenente.
Era arrabbiato. Aveva trattenuto
il respiro e aveva mostrato una faccia spaventosa, da vero guerriero.
Forse
con Gin, forse con se
stesso, forse con i sentimenti che quel nome scatenava nel suo petto.
Glielo
aveva raccontato una notte, combattendo contro la vergogna e il suo
innaturale
bisogno di sottomissione, che ogni volta che qualcuno pronunciava il
suo nome
lui si sentiva scivolare.
Era come cadere, diceva,
sempre più giù. Sperava sadicamente che fosse
ancora così.
Era
comunque contento di
sentire la sua voce. Era come vivere quel sogno nel quale lo avrebbe
voluto
incontrare.
Fine.
Ho
letto il 37 e mi è venuto
spontanea, questa cosa. Si
rincontrano
*w* e Gin a quell’aria così contenta che quasi non
sembra il solito sorriso di
convenienza.
So che nella parte posizionata
a destra potrebbe sembrare abbastanza fuori carattere ma non ho potuto
farci
nulla, lo vedo così. Adorabile *w*
Le frasi al centro sono della
canzone di cui mi sto drogando ultimamente: Everything dei Lifehouse.
Adoro
Comunque
oggi è la seconda che
posto e ho anche molta intenzione di postare il secondo della Long
GrimmIchi Sotto i ciliegi in fiore.
Quasi dimenticavo! Questa fic fa parte del "The One Hundred Prompt
Project" con il prompt Sogno.
Un bacio da Nacchan.