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Autore: Valery_Ivanov    16/09/2010    1 recensioni
Ciao a tutti!!! Questa è una raccolta di one-shots su, come dice giustamente il titolo, adolescenti che devono affrontare problemi quotidiani, situazioni bizzarre, scuole di cui sembra impossibile liberarsi, amici e amori... un tuffo nella mente di un mucchio di quattordicenni incredibilmente stressati!!!
Genere: Comico, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Musa

 

Mi prendo la testa fra le mani, scuotendola, alla disperata ricerca di una soluzione.

«Dannazione, che devo fare??» esclamo ad alta voce con tono afflitto, voltandomi verso il mio gatto. Leopard mi fissa con i suoi grandi occhi gialli e poi prende a lisciarsi il pelo con calma.

«Oh, grazie mille» sbotto, alzandomi con uno sbuffo per andarmi a gettare sul letto dalla morbida trapunta azzurra. Guardo sconsolato la sveglia sul comodino: mancano esattamente 27 minuti e 53 secondi alla mia inesorabile fine.

Cinquantadue…

Cinquantuno…

Tutto è iniziato qualche settimana fa, quando Alessandro – che il Diavolo se lo prenda! – ha scoperto quel dannatissimo concorso. «Ehi, Dan!!» ha gridato. «Questa roba fa proprio al caso tuo, non pensi??» e mi ha passato un foglio su cui troneggiava a grandi lettere il titolo: “Concorso per poeti in erba”. Evvai.

Ho tentato in tutti i modi di convincerli che non ero adatto, ma alla fine – come sempre, d’altronde, perché ci provo ancora? – sono riusciti – e sicuramente fanno parte di una setta satanica in cui vengono tramandati i segreti delle Arti Oscure, perché – a farmi promettere che avrei partecipato. Dopotutto – hanno aggiunto i bastardi – io ho la mia Musa. Oh, sì. Come no.

Ah, i bastardi in questione sono Leonardo, Alessandro e Massimo, quelli che tecnicamente – ma solo tecnicamente, eh – dovrebbero essere i miei migliori amici. Me li sono scelti proprio bene, sìsì.

Ecco, in realtà gran parte della colpa è stata anche mia, perché… beh, sì, potevo evitare di inventarmi una stronzata così grossa. Ma ormai l’avevo fatto, quindi…

Circa quattro mesi fa me ne sono uscito – non chiedetemi come, anche se il come lo so, mi avevano chiesto come facevo a scrivere e, ma lasciamo perdere – dicendo che ho una Musa che mi ispira le poesie. E sì, avete indovinato, sono stato preso in giro per il resto dei miei giorni per questa cazzata. Non potevo tacere, no, eh?

Beh, la verità è che una Musa c’è. Solo che non è proprio una Musa… diciamo che è più un Muso, ecco. Oh, sì, è un maschio. Ecco, l’ho detto. Sono gay. Contenti? Io no. La cosa crea notevoli problemi, soprattutto quando sei un maschio e… ma torniamo a noi. Vi ho parlato di Leonardo, Alessandro e Massimo, vero? I miei “tecnicamente” migliori amici? Sì? Bene. Ecco, considerato che ho chiamato il mio gatto Leopard non ci vorrà molto a capire di chi sto parlando… ehi, non guardatemi così! Hanno la stessa abbreviazione, Leo e Leo! E poi il mio gatto ha le macchie, cosa volete?? E no, non sono sempre sulla difensiva! Cioè, forse un pochino sì. Ma solo un pochino!

Oh, su, smettetela di farmi perdere il filo del discorso. Stavamo dicendo che… sì, scrivo poesie. Ehm… pseudo-poesie. Qualcosa di simile, insomma. Solo che per quegli zotici dei miei amici io sono una sorta di “nuovo Leopardi”, e quindi… (accidenti, avrei anche potuto chiamare il mio gatto Leopard perché amo Leopardi, in effetti, ma non è stata questa la vera motivazione… a dir la verità me ne sono accorto solo adesso! Sono senza speranze).

Stringiamo e facciamola breve: mi hanno incastrato a partecipare a questo concorso di poesia. “E qual è il problema?”, direte voi. E perché non vi fate i cazzi vostri, dico io. Cioè… voi non esistete, siete solo nella mia testa e… andiamo avanti.

Stavamo dicendo: qual è il problema? Beh, a parte il fatto che sono un adolescente gay in crisi innamorato del proprio migliore amico – e sappiate che questo è un grosso problema – la fregatura sta nel fatto che il suddetto “amico” è anche la mia Musa!! E quindi? E quindi le poesie le ispira lui. “E chi se ne frega” direte voi. E invece no, dico io, perché la poesia che devo portare al concorso è praticamente una dichiarazione d’amore verso di lui!!

Oh, Dio… perché non sono morto nella pancia di mia madre? Mi sarei evitato tutte queste inutili preoccupazioni, tutto questo… parlare con la mia testa, eccetera eccetera. Credo di essere gravemente malato. Credo… madonna, cos’è questa puzza?? Mio fratello è andato in bagno e ha lasciato la porta aperta, come al solito!! Devo correre a chiuderla!!! Presto!!!

Ah… aria… apriamo anche la finestra della mia stanza, va. Nonono, che pessima idea, è il 13 gennaio!!! Vento gelido…

Devo essere un totale rincoglionito. La mia vita è un inferno e io voglio morire. E sì, mi sto auto-commiserando, va bene? E’ un passatempo affascinante. Ecco. Più o meno…

Dunque, potrei dire ai ragazzi che mi sento male. Un’influenza fulminante con trentotto di febbre e… e domani c’è scuola. Meglio di no. Potrei aver perso la poesia, però!! Bruciata dal… dal… no, meglio, mangiata dal gatto!!! Bravo Leopard, finalmente servi a qualcosa! Ma conoscendo Alessandro credo che sarebbe capace di squartare il mio gatto e tirargliela fuori, e se non la trova… meglio di no.

Mancano dodici minuti e diciassette secondi.

Sedici…

Quindici…

Oddio, che cosa faccio??????

 

Calma, ragioniamo con calma. Sono seduto su questa maledettissima sedia di questo maledettissimo concorso, bloccato fra Alessandro il Diabolico e Massimo l’Armadio (necessitavano di nuovi soprannomi, visti gli ultimi sviluppi). Leo, aiutooooooooo!!!!

Guardo disperato il mio migliore amico che mi sorride in un modo – secondo lui – incoraggiante, facendomi afflosciare del tutto. Ok, sono finito, la mia vita è finita. E’ stato tutto piuttosto breve, sono riuscito ad arrivare appena al secondo superiore. Chissà se i miei piangeranno molto.

«Carti Daniele»

Oh, no, sono io. Oh. No.

Che poi, che razza di cognome è Carti? Me lo sono sempre chiesto. Alessandro mi accompagna gentilmente – leggi tra le righe: trascina – al patib… ehm, volevo dire sul palco. Che altro non è se non un patibolo, ma se lo dicessi ad Ale mi ucciderebbe.

Ah, dimenticavo: Alessandro è dislessico. Sarà per questo che è così fissato e vuole che continui a scrivere a tutti i costi? Mah.

Spiego il foglio sul… - come si chiama questo coso? Non me lo ricordo mai – sul quello che è, mi schiarisco la voce, do uno sguardo al pubblico e…

Oh no no, non posso farcela. Perché mi hanno cacciato in questo guaio???

Deglutisco un paio di volte e tento un sorriso, ricambiato subito dai miei tre “tecnicamente” amici. Grazie mille a tutti gli altri che hanno conservato le loro facce arcigne, eh, grazie. Sia mai dovesse cadervi la plastica. Sospiro, affidando la mia anima a tutti i santi del paradiso. Non ho neppure avuto il tempo di salutare Leopard… quel gatto sarà pure totalmente inutile, ma è pur sempre il mio gatto… mamma, papà… mi mancherete… beh, tranne quanto iniziate ad urlare per casa tirandovi i piatti, ma dopotutto è un siparietto anche abbastanza divertente, una volta che uno ci ha fatto l’abitudine. Giovanni, fratellino… ti ho sempre voluto bene, anche se appesti tutta la casa ogni volta che vai al bagno – e avoglia a chiedere a mamma un profumatore d’ambiente, niente, i soldi possono essere utilizzati solo per comprare vestiti e paccottiglia inutile!

Inspiro e… prima ancora che me ne accorga la poesia è finita. Mormoro un “grazie” e faccio un leggero inchino – ed ecco la sala esplodere in un boato di applausi, la gente che si alza dalla sedie, Leonardo mi corre incontro dicendo che anche lui mi ama e… - e un rumore di applausi mediocre su diffonde per la sala, mentre torno al mio posto leggermente contrariato. Diamine, quanto entusiasmo! Questa è l’ultima cosa che farò in vita mia! Ma, in effetti, forse loro non lo sanno.

Alessandro mi accoglie con grandi pacche sulle spalle, Massimo ha un sorriso che va da un orecchio all’altro e Leonardo… beh, Leo è Leo. Sempre calmo e rassicurante, esattamente quello che ci vuole per uno con la vita – la mente, più che altro – incasinata come la mia. In effetti credo di averli sopravvalutati, nessuno si è neanche vagamente accorto dei riferimenti che c’erano nella poesia. Evvai, sono riuscito a sopravvivere!!! Penso che offrirò un gelato a tutti, quando usciremo da qui. Giusto perché mi sento felice.

 

Quando stanno per assegnare i premi esco, colto da un improvviso attacco d’ansia. Leonardo mi raggiunge subito, lasciando agli altri due il compito di riferire il risultato.

«Hai scritto anche questa grazie alla tua Musa?» mi chiede allegramente. Leonardo non mi ha mai preso in giro su questa storia della Musa – beh, forse un pochino, ma solo all’inizio! Ok, è una patetica bugia – e io annuisco sorridendo.

«Già»

«Eh, un giorno o l’altro devi presentarmela, Dan! Sono sicuro che riuscirei a farvi mettere insieme!»

Mi viene da ridere – ma guarda te che situazione – ma riesco a trasformare la risata in uno pseudo-credibile accesso di tosse. Fortunatamente la perplessità di Leonardo viene interrotta da Max e Ale che ci corrono incontro. Oh, sono tornato ad usare i loro soprannomi? Deve essermi passato il nervosismo.

Max mi afferra per le braccia ed esclama: «Indovina un po’??»

«Ehm… vuoi chiedermi di uscire?» rispondo, facendo il finto tonto.

«Eddai, scemo!!» esclama Ale che evidentemente non vede l’ora di dirmi il risultato.

«Ho vinto?» chiedo speranzoso, anche se non potrei crederci nemmeno io, se così fosse.

«Mmm, quasi! Sei arrivato secondo!!!» grida Alessandro felicissimo, e mi trascina dentro per la premiazione, seguiti a ruota da Max e Leo che ridacchiano fra loro.

Beh, dopo tutto lo stress che ho dovuto sopportare a causa loro ci mancava solo che questi scemi del concorso non mi facessero vincere qualcosa!! Anche se, in effetti, vista la giornata che mi aspettava stamattina mi sarei accontentato di uscirne vivo

  
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