In the lake of fire

Questa sono io, nella corte dei dilemmi, affiancata dalla mia etica soffocante che tossisce intossicata dalle parole che non riesco ad ammutolire, dai gesti che non posso annichilire.
Abbassa gli occhi se ti faccio schifo.
Voltati se sei troppo vulnerabile.
Ma prima guardami veramente almeno per un istante.
Ti imbarazzo? La Verità con la sua veste fatta a brandelli e i seni nudi ti macchia le guance di vergogna? Oh, il rossore ti dona tesoro, non temere. Lascia che te lo lecchi via con la punta della lingua, neanche te ne accorgerai.
Non abbottonarti il tuo stupido cappotto intessuto di scuse; è inutile perché ti conosco e so cosa nascondi sotto. Siediti, afferra la sedia che c’è nell’angolo della stanza e trascinala fino a qui, di fronte a me. Guardami. Riesci a vedermi?
Allunga la mano, esplorami come se fossi cieca, toccami come se fosse l’ultima volta in vita tua.
Le tue dita incespicano tremolanti; perché tutta questa paura? Non ti divorerei mai, lo sai. Ricordi? Sono io.
Prendiamoci un secondo per respirare. Stammi lontana; mi inebri. Ma è la frizione della tua anima che si struscia contro la mia che mi uccide, quel rumore che oscilla tra un sospiro e un grido.
Il tuo viso è bagnato, come il mio. È il prezzo da pagare, lo sai. Asciugati con la mia confusione, poi gettala tra la spazzatura. Disfati anche di me se vuoi; allontanati e guarda altrove se è più semplice; cacciami da me stessa, te ne prego.
Ma ora vattene, prima che ti divori.