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Autore: PLIM4ever    18/09/2010    4 recensioni
E lei uscì di nuovo, come se niente fosse. Vestita con un kimono rosso, i capelli legati e un fiocco che le ornava il capo; sporca di sangue sulle guance camminava tranquilla lasciandosi dietro tutto un mondo che solo lei capiva e pensava fosse giusto…
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'H&K'
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E lei uscì di nuovo, come se niente fosse. Vestita con un kimono rosso, i capelli legati e un fiocco che le ornava il capo; sporca di sangue sulle guance camminava tranquilla lasciandosi dietro tutto un mondo che solo lei capiva e pensava fosse giusto…

 

Mi presento: io sono Hana e frequento le superiori; fino a pochi anni fa ero una bambina perfetta, tutta casa e chiesa, che non si schiodava mai da sua mamma per paura di avere delle delusioni dalla vita; odiavo la violenza e le persone crudeli, ma il tempo cambia molte cose e oggi, la mia migliore amica è una specie di punitrice, la divina Kageya. Kageya uccide gli uomini ed esce dalle loro case composta come è entrata.

 

-Allora come è andata?- domandai ansiosa ma Kageya continuò per la sua strada, con la pistola in mano, guardando fisso davanti a lei. Camminai dietro la mia compagna a capo chino quando arrivammo alla bacheca; a quel punto Kageya toccò in vari punti con le sue dita chiare e sottili la bacheca delle pubblicità in legno, mi prese per mano e poi il buio. Era una cosa che capitava spesso, dovevo esserci abituata ma non era semplice vedersi trasportate in un’altra dimensione come se niente fosse, come andare sul pullman. Il tunnel dimensionale era pieno di colori e, a seconda dei segni che si facevano sulla bacheca si veniva trasportati in una determinata dimensione e noi avevamo scelto quella del cupo mietitore, il nostro “datore di lavoro”. Kageya mi teneva per mano perché, essendo ancora inesperta potevo perdermi ma lei non sembrava comunque cambiare espressione, era sempre calma e tranquilla. La stanza del cupo mietitore era tutta rossa poiché le pareti erano state dipinte con il sangue delle nostre vittime, le loro ossa formavano degli splendidi quadri che a parere della mia amica erano molto artistici e infine, le loro teste, servivano come pomelli alle porte e come poggiapiedi. Era la prima volta che vedevo il capo di persona e, come mi era stato insegnato da Kageya dovevo inchinarmi e fare uscire una goccia di sangue dall’indice destro con il coltello d’argento che usavamo per tagliare l’anima alle vittime.

-Kageya,- disse compiaciuto il cupo -vedo che in fatto di tempismo sei perfetta… uccidi le tue vittime come un uragano e le anime che mieti sono a dir poco fantastiche! Farai molta strada nel mondo delle Tenebre!

-Sì signore… con permesso vorremmo avere altre istruzioni per la prossima vittima.- disse composta Kageya.

-Certo ma questa volta sarà compito della piccola Hana!

Feci un passo avanti -Bene, dovrai uccidere una donna, colei che ha distrutto le mille arcate del Ponte Viscerale, portami la sua anima e te ne sarò riconoscente. Tu Kageya, invece, rimarrai per un po’ nel mondo delle Tenebre a mietere anime di semplici criminali, un gioco da ragazzi.

-Sì signore.- Kageya camminò con cautela e scomparve risucchiata pochi metri più avanti da un vortice nero e viola. Il cupo mi rimandò nella dimensione reale e lì dovetti prepararmi. Per chi si è trovato un po’ sprovvisto di spiegazione ora gliele fornirò: nel mondo delle Tenebre esiste un capo assoluto che comanda ogni singolo cittadino di quel posto; il nostro capo è stato un sottoposto per molti anni e, dopo la guerra del Sole ha iniziato ad ambire ad una posizione molto più alta; con questo obiettivo prefissato cercò di reclutare degli assistenti che facessero del lavoro sporco al suo posto ma, scandagliando le diverse dimensioni trovò la cosiddetta dimensione T, cioè la nostra, e vide che la razza più cruenta era proprio l’uomo. Cercò a lungo e alla fine trovò una ragazzina dai capelli bianchi che stava distesa sulla strada con una pistola in mano e il corpo esanime di un’altra bambina sotto di lei: Kageya aveva ucciso quella bambina. A quel punto il cupo decise che aveva trovato la persona giusta per mietere anime; quando si ha raggiunto un certo numero di anime si può ambire a diventare il capo del mondo delle Tenebre combattendo di persona contro l’attuale capo e gli assistenti contro gli assistenti; le anime danno molta forza a chi, attraverso un rito magico, le sa legare alla propria. Le anime da mietere sono anime di persone buone, le cosiddette persone bianche, coloro che dal regno della Luce hanno recato danno al mondo delle Tenebre e sono considerati criminali; queste persone sono angeli che hanno perso le ali. Le loro anime legate alla nostra anima nera diventano potentissime.

Gironzolavo per strada guardando il mio piccolo pugnale d’argento che non aveva avuto il coraggio di mietere nemmeno un’anima…

-Cavolo…tutte le anime le ha sempre tagliate Kageya! Io ho fatto solo teoria guardandola mentre rischiava la vita…

Due anni prima Kageya mi aveva notata intenta a giocare con delle farfalle colorate in mezzo ad un prato verde e, pensando che potessi essere utile al suo lavoro, tagliò la mia anima ma non del tutto: ne lasciò attaccato un solo e minuscolo pezzo e mi incise con un pezzo della sua anima il sigillo del male; il sigillo del male ti permette di vivere fino a trecento anni ma il problema è che l’anima alla quale è stata impressa questa punizione si deteriora piano piano e un corpo senz’anima non può sopravvivere. E dal quel giorno Kageya miete anime di persone innocenti, dette persone vita, e lega la loro anima alla mia per farmi restare in vita.

Continuavo a camminare in cerca della donna che aveva distrutto le arcate del Ponte Viscerale, una certa Isako.

-C’è di bello che grazie al mio sigillo posso vedere le persone bianche ma… guarda un po’! ecco una persona bianca!- mi avvicinai alla persona bianca che avevo individuato e le chiesi gentilmente il nome.

-Certamente- disse la vecchietta tremolante. -il mio nome è Isako piccola. Come mai tutto ciò?

Kageya mi aveva insegnato alcuni incantesimi oscuri, quelli fondamentali per combattere e, per mia fortuna li avevo imparati molto bene. Mossi le braccia a lato formando dei semicerchi e iniziai a pronunciare -Angelo alato ormai senz’ali, fa che la vita abbandoni il corpo e vieni dietro codesta nuvola nascosto!- si era formata una nube viola, una dimensione che restava attiva per mezz’ora e poi si frantumava; grazie a quell’incantesimo il combattimento poteva essere fatto in tutta tranquillità.

-Ragazzina ma che succede?- alla anima bianca spuntarono delle ali.

-M..ma come è possibile? T..tu eri una persona bianca…

-Stupita vero? Sono stata ricompensata grazie alla distruzione delle arcate compiuta con le mie stesse mani! Il signore sa essere molto generoso!

Quell’anima mi serviva pei il capo e non ci avrei rinunciato molto facilmente; estrassi il coltellino dalla cintura. Non riuscivo a stare calma come Kageya mentre lottavo: sentivo l’istinto brutale che è insito nel genere umano scorrermi nelle vene e come un leone saltai addosso alla vecchia e la colpii alla gola; le sue ali la portarono molto in alto ma nulla poteva battere un strega provetta come me: avevo creato quella dimensione e ne avevo anche il controllo; abbassai la dimensione provvisoria e schiacciai l’angelo a terra.

-Hana, lo so come eri da piccola, una buona bambina… possiamo togliere quel sigillo se vuoi, vieni dalla parte del bene.- disse la vecchietta.

-Sai… un po’ di tempo fa ci avrei anche fatto un pensierino ma ora penso… che dalla parte del male si stia bene!

Quelle furono le parole che fecero scoccare la freccia: il mio coltellino d’argento trafisse il cuore dell’angelo; il coltellino che avevamo tutti era intriso di sangue del mietitore che, entrando a contatto con il cuore, depurificava l’anima bianca. La lotta si era conclusa molto in fretta; l’anima si era trasformata in una piccola sfera di luce bianca e la portai dal capo.

-Hana! Hai fatto in fretta vedo… allora… non ti aspettavi le ali vero?

-Cupo, se lei lo sapeva… allora perché non me l’ha detto!

-Ops… mi sono dimenticato. Bene, ora torniamo seri: dammi l’anima.

L’anima andò nelle mani del cupo e con un incantesimo la legò alla sua; l’anima soffriva e urlava, un trattamento orribile ma necessario. Dopo quella esperienza andai anche io nel mondo delle Tenebre a cercare Kageya; era distesa sul prato dell’odio, un prato nero e immenso dove i mietitori di anime vanno ogni tanto a riposarsi. Lei aveva fra le mani ben dodici anime.

-Allora come è andata?- disse indifferente.

-Bene grazie! Quell’anima bianca aveva ancora le ali! Una faticaccia…

-Lo sai che le anime che erano a tua disposizione sono quasi finite e ti stai decomponendo vero?

-Sì, lo so…

   
 
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