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Cosa fai quando i rimorsi
e i rimpianti ti chiudono il cuore?
Quando delle emozioni che
ti hanno tolto il respiro non rimane altro che un
ricordo sbiadito e la scia di una lacrima solitaria?
Quando ti accorgi che
tutto quello per cui hai vissuto fino a questo momento
non conta niente?
Quando capisci che tutti
gli ideali che avevi non sono più tanto importanti?
Quando i tuoi sogni,
quelli che ti avevano spinto ad andare avanti anche nei
momenti più difficili, si infrangono contro il duro muro della
realtà?
Quando senti che una
storia mai cominciata fa più male di una già finita?
Cosa fai quando non vuoi
più la vita che ti è stata donata?
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Per gli altri era giovane. Lei si sentiva grande.
Per gli altri era carina. Lei si faceva schifo.
Per gli altri amava la scuola. Lei la odiava.
Per gli altri voleva andare all’università. Lei voleva entrare nei
carabinieri.
Per gli altri avrebbe preso la macchina a 18 anni. Lei voleva la
moto a 16.
Avrebbe voluto essere la persona riflessa negli occhi degli altri.
Ma non lo
era. Era una persona vera. E la verità troppe volte fa male. La
verità non è
soggettiva. È uguale per tutti. Ma per lei vero era ciò che vedeva coi suoi
occhi. Ed il fatto che quella che vedeva non era la verità non
aveva poi molta
importanza. Perché se credi in qualcosa, è difficile cambiare
idea. Anche se
capisci che è sbagliato, continui a farti del male. Continui a
piangere.
Continui a torturare la tua mente e i tuoi nervi con pensieri
dolorosi. Continui
a ripeterti cattiverie, a sfogarti contro te stessa, ad
offenderti. Non per puro
masochismo, ma per odio. L’odio spinge a fare cose stupide. E
ancora più stupide
quando la persona che odi sei tu. Tu e i tuoi capelli che non ti
piacciono. Tu e
il tuo corpo troppo magro. Tu e la tua “altezza”. Tu e il tuo
carattere. E ti
odi ancora di più perché ti accorgi di quanto sei egoista. Del tuo
pensare solo
a te stessa. E arrivi a odiarti perché ti odi. È un circolo
vizioso, da cui ti
sembra di non poter nemmeno uscire.
Elena aveva 15 anni. Elena
si odiava. Da quando la realtà aveva bussato alla
sua parte bambina e l’aveva trascinata fuori dal castello rosa in
cui viveva. Ed
era cresciuta. Ma a che prezzo? Si era resa conto che il tempo
passa, che ogni
attimo potrebbe essere l’ultimo. Che dietro all’orizzonte ci sono
milioni di
altri orizzonti. Ma si era anche resa conto che i suoi sogni erano
irrealizzabili. Che non avrebbe mai potuto entrare nei
carabinieri. Che non
avrebbe mai potuto guidare una moto. Perché era piccola. Perché
era debole.
Perché non era abbastanza determinata. Perché non aveva un
carattere abbastanza
forte. Non ce l’avrebbe mai fatta. Non aveva più sogni, né voglia
di sognare.
Considerava la vita il bene più prezioso, degno di essere vissuto
in ogni
istante, comunque. Aveva rispetto e amore per la vita degli altri,
ma non per la
sua. La vita lei non la voleva. Non capiva perché le era stata
donata. Non
capiva perché tante persone importanti e meravigliose morivano, mentre lei che
non era né importante né meravigliosa doveva vivere. Avrebbe
volentieri dato la
sua vita in cambio di quella di chiunque altro. E si odiava per
questo suo
egoismo. Si odiava perché aveva sempre una parola di conforto per
gli altri, ma
mai per sé. Si odiava perché non riusciva ad amarsi. Si era
ritrovata spesso a
pregare Dio di riprendersi il suo dono. Non l’ha accontentata.
Ma come dopo un temporale
improvviso e catastrofico ritorna il sole, così il
tempo cancellò pian piano l’odio. Ed Elena cominciò a vivere.
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La vita è il bene più
grande e non deve mai essere buttata via.
I sogni, anche se non
sono immediatamente realizzabili, ed anche se forse non
lo saranno mai, sono importanti.
Non rinunciate mai ai
sogni e non sottovalutate la vita: senza di questi non ci
sarebbe il dolore, ma nemmeno la gioia.
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