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Autore: LadyDenebola    18/09/2010    1 recensioni
Eccoci qui! Che dire, ormai non resistevo più a questa coppia anche se all'inizio non mi convinceva molto. Il fatto è che, da dopo l'episodio 19, sto guardando Robin sotto una luce diversa. Comunque, la fanfic è ambientata in Russia, dopo che i nostri quattro moschettieri hanno impedito a Pietro di salire al potere. Ammetto che non ho dato grande importanza all'ambientazione, ma il motivo è che queste puntate non le ho seguite molto bene. Più che altro, mi premeva scrivere qualcosa su questi due, anche se alla fine ho scritto di getto: spero il risultato non faccia così schifo -___- Buona lettura! ^-^
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Robin appoggiò stancamente la fronte contro il vetro della finestra e si perse nell'osservare il cielo cupo su San Pietroburgo, con nuvole già cariche di pioggia incombere sulla città.

Non riusciva ancora a credere che tutto si era risolto per il meglio. Bestuzhev-Ryumin e Pietro erano finiti in prigione, e la stabilità del potere era stata preservata. Ora loro, i quattro moschettieri, potevano camminare liberi nel territorio russo, godendo della protezione della zarina.

Le prime gocce di pioggia iniziarono a cadere sulla città, e in breve una fitta coltre nascose i palazzi circostanti agli occhi di Robin. La porta si aprì, lasciando entrare i suoi compagni. Robin non fece caso ai loro discorsi; per la prima volta, la loro missione non era al centro dei suoi pensieri. E come avrebbe potuto? Robin era rimasto sconvolto da quella fitta di gelosia che gli aveva attanagliato il cuore, quella mattina.

Si stavano dirigendo dalla zarina, che gli aveva concesso di riceverli, e lungo i corridoi Durand non aveva perso occasione di mettere gli occhi sulle donne di corte, finché Robin non gli aveva fatto notare di essere osservato da un uomo. Sul momento, tutta quella situazione aveva divertito Robin, ma dopo che era tornato a pensarci su gli aveva dato semplicemente fastidio. Ma cosa gli aveva dato fastidio? Non era certo la prima volta che Durand si metteva in mostra quando in giro c'era qualche ragazza. E, a dirla tutta, poteva anche permetterselo...

Robin scosse violentemente la testa, arrossendo poi sotto gli sguardi perplessi dei suoi compagni.

<< Tutto bene, Robin? >>gli chiese apprensivo D'Eon.

<< C-certo. Solo un po' di... di stanchezza >>balbettò il ragazzo. Evitò di guardare Durand, anche se sapeva che in quel preciso momento il cavaliere stava sfoggiando quel ghigno che riservava solo a lui.

Cosa stava succedendo? Cos'era quella sensazione che gli bruciava il petto? Robin si rifiutava categoricamente di riconoscerne il motivo, e rabbrividì nel rendersi conto che, in fondo, la cosa non gli sarebbe dispiaciuta. Si era scoperto ad osservare con molta più attenzione rispetto all'inizio del loro viaggio l'affascinante cavaliere. Non solo! Aveva iniziato anche ad ammirarne l'abilità in battaglia e la lucidità che dimostrava nei momenti più difficili. Robin l'avrebbe definita una semplice e pura ammirazione per qualcuno più grande di lui, ma i sentimenti di quella mattina gli avevano fatto capire che c'era dell'altro.

Durante il resto della giornata, Robin rimase isolato dal resto del gruppo, rimuginando come per cercare una qualsiasi via di fuga da quello che il suo cuore provava ma che lui non voleva ammettere. Non riusciva a credere di essere geloso di Durand, e , per dimostrarlo, più di una volta pensò a D'Eon e Anne, ma quella punta di gelosia e possessività non lo colse neanche per un momento. Poi, il ricordo di Durand che faceva l'occhiolino a una bella ragazza, e il suo stomaco si contrasse sgradevolmente.

<< Ehi, che cosa ti prende, oggi? >>gli domandò Durand dopo cena.

Robin si era nuovamente allontanato e ora stava seduto in camera, accanto alla finestra, ad osservare il cielo tornato sereno.

<< Sto bene >>cercò di rispondere con naturalezza.

<< Non hai detto una singola parola da quando siamo tornati >>notò il cavaliere. << E, di solito, tu ami dire la tua >>

Robin non seppe cosa rispondere; si limitò a tornare a guardare le stelle, sperando che Durand lo lasciasse in pace.

<< Sei sicuro che va tutto bene? >>continuò l'altro, chinandosi per osservarlo meglio. << Non hai mangiato granché, a cena >>

<< Tutto bene. Grazie >>

Durand si raddrizzò, perplesso, per poi tornare a sorridere, quasi divertito.

<< Forse ho capito >>disse con voce suadente. << Chissà perché non ci ho pensato subito! In fondo, sei ancora così giovane! Devono essere gli ormoni a farti sentire così strano, vero? >>
Robin divenne più rosso di un peperone, e si costrinse a guardare fisso davanti a sé, mentre Durand scoppiava a ridere e gli scompigliava i capelli.

<< È così, non ho indovinato? Non spaventarti, però: alla tua età è più che normale. Scommetto anche che hai messo gli occhi su qualche giovane! >>

<< Non è così! >>esclamò Robin, senza riuscire a trattenersi. Scattò in piedi e guardò iroso Durand, che continuava a sorridere.

<< Qual è il problema, allora? Scusa se sono indiscreto, ma vorrei che fossi più concentrato: la nostra missione è ben lontana dall'essere conlcusa >>

<< Questo lo so bene! >>Robin prese profondi respiri. Tremava, e sentiva il cuore battere all'impazzata. Possibile che proprio Durand doveva venire a importunarlo?

Il cavaliere, dal canto suo, sembrava deciso a non andarsene senza aver ottenuto una spiegazione soddisfacente. Robin pregò che D'Eon si decidesse in fretta ad andare a dormire, così da costringere Durand a lasciare la loro stanza. Ma, più i secondi passavano e più Robin non riusciva a ignorare l'uomo di fronte a lui. Ricordò quando si erano incontrati la prima volta, quando Durand era fuggito e lui l'aveva inseguito per poi puntargli addirittura la pistola contro... Robin sentiva che il cuore gli sarebbe presto esploso. Sapeva che cosa significavano i suoi sentimenti, benché fosse la prima volta che li provava. Cosa poteva fare? Durand era lì, a pochi centimetri da lui, in attesa.

<< Dimmi che cos'hai, Robin >>sussurrò lui, il capo chinato di lato e un'espressione di adorabile preoccupazione sul volto maturo.

Robin arrossì e non poté evitare di sorridere quando sentì il proprio nome pronunciato da quelle labbra.

<< Messer Durand >>disse, la voce tremante. Inspirò profondamente e scandì: << Io provo qualcosa per voi. Qualcosa di... molto forte >>

Durand rimase in silenzio, a contemplare le guance arrossate del giovane davanti a lui. Provò un'infinita tenerezza nel vedere quel ragazzino sempre pronto all'azione e devoto alla patria confessargli i propri sentimenti.

<< Le tue parole mi lusingano, Robin, ma non posso ricambiarti. Sarebbe una sfida troppo grande per te, e non voglio distrarti proprio ora che i pericoli aumenteranno >>Durand gli posò una mano sulla spalla. << Perdonami >>

Robin quasi non sentì quel tocco, tanto s'era irrigidito. Non riuscì a calmare il proprio cuore, che aveva smesso di martellargli in petto per prendere un ritmo più lento e irregolare tanto da fargli male, non riuscì a frenare le lacrime che gli salirono con malignità agli occhi. E non riuscì a far star ferme le proprie gambe, che lo trascinarono via da Durand, oltre D'Eon e Telliagory che lo fissarono sconvolti, sotto la pioggia...

<< Che cosa gli hai detto, Durand? >>esclamò Telliagory con voce severa, quando l'altro si unì a loro.

<< Gli ho semplicemente ricordato che non deve distrarsi. Dopotutto, stiamo agendo per la Francia, e serve tutta la concentrazione possibile >>

D'Eon e Telliagory si scambiarono un'occhiata, scettici.

<< Forse sei stato troppo duro >>disse D'Eon.<< Vado a prenderlo >>

<< Meglio di no >>intervenne il maestro, con uno sguardo a Durand. << Probabilmente Robin ha soltanto bisogno di stare un po' da solo. Sai anche tu quanto il nostro amico ami stuzzicarlo >>

Durand non rispose alla provocazione, e D'Eon tornò a sedersi, pur continuando a lanciargli occhiate sospettose.

Uno alla volta, i cavalieri andarono a dormire. Era notte fonda quando Durand venne svegliato da un rumore proveniente dal salottino. Si mise seduto e attese, sorridendo poi nell'ascoltare le molle del letto nella stanza accanto cigolare piano.

Facendo attenzione a non svegliare il maestro, Durand si affacciò nella stanza dei loro compagni, e il suo sorriso si allargò nel vedere Robin sdraiato nel proprio letto. Durand esitò un istante per accertarsi che non fosse ancora sveglio, ma il ragazzo era crollato non appena aveva toccato il materasso; aveva avuto solo il tempo di togliersi la giacca e si era addormentato.

Durand gli si avvicinò e rimase ad osservarlo alla debole luce che proveniva dalla finestra. Il ricordo delle parole di Robin gli riscaldò il cuore, e lui avvertì una punta di rimpianto per averlo rifiutato. Ma era l'unico modo per proteggerlo.

Durand afferrò la coperta e la sistemò meglio sul corpo del ragazzo, che dormiva profondamente con espressione ancora lievemente corrucciata. Il cavaliere lanciò uno sguardo furtivo a D'Eon, nel letto accanto, ma quello dormiva dandogli le spalle. Sorridendo fra sé e sé, Durand si chinò e posò le proprie labbra su quelle di Robin, e rimase così per lunghi secondi, gli occhi chiusi, scoprendo con gioia e sorpresa che quel gesto non gli stava provocando l'imbarazzo che aveva temuto.

Reprimendo l'impulso di attirarlo a sé, Durand si rialzò e gli diede un ultimo, lieve bacio sulla fronte.

<< Buonanotte, mon petit trésor >>

 

   
 
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