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Autore: Eklypse    19/09/2010    5 recensioni
fan fiction dedicata a Elisabetta, per il suo compleanno!! con tantissimo affetto Eklypse -Sei odioso- sibilo maligna. Mi accorgo tardi di essere pericolosamente vicina a lui. Mi accorgo decisamente troppo tardi che le sue labbra sono a meno di cinque centimetri dalle mie.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I HATE YOU!

 

 

Dedicata a Elisabetta per il suo sedicesimo compleanno! Un grazie di cuore per tutto <3


 


Impilo i documenti e la relazione dell’ultima assemblea di classe, allineandoli sulla cattedra.

Non ce la faccio più. Sono due ore che mi trovo chiusa in quest’auletta, sopra la presidenza, dove il sole picchia e non tira un alito d’aria.

Mi appoggio alla scrivania sospirando e imprecando.

Naturalmente ho dovuto fare tutto da sola, perché quel depravato del mio socio rappresentante è sparito dalla circolazione appena i prof. se ne sono andati.

Puff.

Stile mago Merlino.

Ne ho piene le palle di lui, parlando schiettamente,

Si crede chissà chi, ma a parte il bel faccino e il fisico da atleta, non è questo grande divo.

In realtà, chiariamocelo: è famoso perché si è cuccato la “bellezza” della scuola. Che poi, nessuno mi ha ancora spiegato cosa abbia quella troiett.. ehm, ragazza, di bello.

La odio. Odio lui e odio lei.

Lei perché esiste e lui perché ha l’intelligenza di un neonato e mi lascia sempre tutto da fare, per questa classe di idioti che mi ritrovo!

La porta si apre con un tonfo sordo che mi strappa un urlo spaventato.

Federico, il collega menefreghista,  ha fatto irruzione nella classe.

-Ma sei scemo?- sbotto irritata, portandomi una mano al petto, il mio cuore sta furiosamente galoppando.

Lui mi guarda divertito e ride. Cosa cazzo ci sarà da ridere?

-Sembri spossata. Hai una pessima cera- sghignazza.

Idiota.

potrei fare numerosi commenti sottili, ma a cosa servirebbero?

Ancora una volta sospiro pesantemente e chiudo gli occhi.

Conta fino a dieci. Aurora, conta fino a dieci.

Si avvicina dispettoso e mi da dei leggeri colpetti sulla spalle.

Al diavolo nonna Pina e la sua teoria di contare fino a dieci!

-TU!- esplodo adirata e lo vedo irrigidirsi per la forza del mio urlo – maledetto, schifoso menefreghista! Sono qua da due ore a catalogare stupide fotocopie e relazionare gli incontri! E tu? Tu che fai? Tu cazzeggi, gironzoli per la scuola e Dio solo sa che altro…

Mi interrompo, sgranando gli occhi, quando blocca i miei movimenti infervorati, stringendomi i polsi nelle sue mani.

Non me lo aspettavo così forte: la sua presa è salda, decisa e per me è assolutamente impossibile liberarmi da essa, visto che il mio esercizio fisico quotidiano, non è una lezione intensa di autodifesa, ma  arrivare da casa alla fermata dell’autobus.

Lo guardo astiosa, cercando di sputare la giusta dose di veleno.

-Ehy, tranquilla- sussurra leggero. Ma che vuole da me? Non lo sopporto!

-Sei odioso- sibilo maligna.

Mi accorgo tardi di essere pericolosamente vicina a lui. Mi accorgo decisamente troppo tardi che le sue labbra sono a meno di cinque centimetri dalle mie.

Mi gira la testa e rimango a boccheggiare, stordita dalla vicinanza.

Impossibile… è la stanchezza. La mia cotta per Federico risale all’elementari ed è svanita da un pezzo!

È un attimo. Federico stringe la presa e mi spinge contro la cattedra. Mugugno un lamento per il dolore che mi causa il colpo, contro il legno duro.

I suoi occhi, di un blu intenso mi osservano strafottenti e provocanti. Cerco di divincolarmi, ma mi tiene inchiodata alla scrivania. Sono alta uno e cinquantacinque, come pensate che possa liberarmi di lui?

-Che fai?- ringhio e lo vedo sfoggiare un sorrisino sghembo.

-Non lo capisci? Ti tappo la bocca!

Gli darei un pugno in faccia, peccato che io sia mezza sdraiata sulla scrivania e lui sia chinato su di me in una posizione alquanto equivoca.

Arrossisco al pensiero e tento di mollargli un calcio, ma riesce a schivarlo e a imprigionarmi le gambe fra le sue.

-Bastardo- mormoro guardandolo negli occhi.

Ride ancora e si avvicina lentamente a me.

No… no, che cavolo sta…

Le sue labbra si posano leggere come un soffio di vento sul mio collo, mentre i suoi capelli chiari mi solleticano il viso.

Trattengo rumorosamente il fiato e ridacchia divertito, permettendomi di avvertire il suo respiro bruciante e regolare contro la mia pelle.

Sento caldo, molto caldo e so che non dovrei provare certi sentimenti vicina a lui. Con tutti, ma non con lui.

Lui è Federico Rustighi.

Un altro bacio, e poi un altro. Scivola velocemente alla base del collo e ne deposita uno vicino alla clavicola.

Chiudo gli occhi, come abbagliata, senza rendermene conto.

Mi bacia il petto, avvicinandosi al bordo della mia canottiera leggera.

Inspiro. Espiro.

Le mie forze vengono meno e sembra accorgersene perché allenta la presa su di me.

-Allora..- sussurra con un bacio sul collo che fa sussultare il mio cuore – Ammettilo…- la sua voce è suadente e il suo bacio mi sfiora la guancia – Sono…- mi lecca il bordo delle labbra, provocandomi uno spasmo violento – Riuscito..- ora mi bacia sulla bocca, castamente – a Zittirti.

Si lancia sulle mie labbra e non riesco a resistergli.

Gli concedo libero accesso.

Le nostre lingue si cercano, si rincorrono.

Non penso a niente, solo a questo bacio che mi sta emozionando. Eccitando.

Strattono le braccia per liberarle dalla sua stretta, non per sfuggire, ma per approfondire il nostro contatto.

Mi capisce, perché mi lascia andare, posandomi le mani col palmo aperto sul ventre e strattonando verso l’alto la maglietta.

Affondo le mani nei suoi capelli mossi, abbracciandolo.

È riuscito a farsi strada sotto la canottiera e mi accarezza la pancia, disegnando cerchi concentrici e risalendo verso il mio seno, portando con sé anche la t-shirt.

Ansimo e ho il respiro mozzo quando ci separiamo, ma anche lui respira pesantemente e lo sento eccitato, contro di me.

-Non va bene- mormoro, mentre cerco di regolarizzare il fiato – tutto.. questo… non… va… bene…

Sorride e mi cattura in un altro bacio passionale, mozzafiato.

Stringe le mani attorno al mio seno e mi strappa un gemito di piacere.

Mentre continua a baciarmi con foga, fa scivolare una mano verso i miei jeans, cercando il bottone per slacciarli.

Mi separo di scatto, osservandolo con occhi lucidi e una voglia di lui che mi si legge in volto.

-Non.. so se è il caso… siamo a scuola…e…

Mi sbottona i pantaloni e abbassa la cerniera, baciandomi il collo, facendomi ansare e gemere.

Sorride beffardo.

-E allora?

Ridacchio anch’io e porto le mie mani a lambire i suoi fianchi, per poi abbassare con lentezza esasperante i pantaloni della tuta.

È spiazzato, spaesato da questo improvviso ribaltamento dei ruoli.

Ma se gioco, gioco per vincere.

 

 

 

 Angolino personale!!

 

Ciao a tutti!!!


Cosa ne pensate di questa piccola ficù?????????


commentate!!!!!!!!!!


 

 

 

 

   
 
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