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Autore: Hyperviolet Pixie    29/10/2005    6 recensioni
AAA: Piccola fanfiction un po' triste cerca recensori!
Jennifer. Chi è? Se volete conoscere le ragioni che la portarono a compiere la sua vendetta, perdete un paio di minuti per leggere!
Genere: Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Nuovo personaggio, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dedicata a Maria Sole! Diciamo che è un suo sogno che poi io ho messo nero su bianco! Anche se ho stravolto tutto…



Jennifer.



Jennifer. Questo è il mio nome. Qualcuno vorrebbe sapere qualcosa di più? Beh, si deve accontentare di questo, perché io so solo di chiamarmi Jennifer.
Un’altra cosa che so per certa è: ho 16 anni. Nient’altro.
Chi sia mia madre, non lo so. Chi sia mio padre, lo so, ma è un ricordo troppo doloroso. Una ferita sanguinante che non si cicatrizza.
Il nome di mio padre? Siete sicure di volerlo sapere?
Io veramente non sono pronta per pronunciarlo di nuovo dopo tutti questi anni. No, non sono pronta!!! Non credo di poterlo essere ne’ ora, ne’ tra cento anni.
Quasi sicuramente vi starete chiedendo il perché. Beh, diciamo che mi sono sentita tradita.
L’ho incontrato per la prima volta due anni fa. Era venuto a trovarmi a casa della famiglia che mi aveva adottato dopo che mia madre mi aveva abbandonato in ospedale. Era rammaricato perché voleva portarmi con sé, ma non poteva. Oltre al fatto che ormai io facevo parte di un’altra famiglia, lui era pure un evaso. Non uno normale. Era scappato da una prigione di massima sicurezza.
Perché? A quanto pare, perché lui è innocente.
Innocente fino a prova contraria. Di prove contrarie ce ne sono anche troppe.
Mi ricordo quel giorno di due anni fa.



Jennifer era sdraiata tranquillamente su una sponda di un ruscello, con i piedi a galla. Si guardò intorno. Tutto quello che la stava vicino era splendente. Le foglie degli alberi si muovevano seguendo il ritmo di una danza sconosciuta alla ragazza. Gli uccellini cantavano.
Tutto era splendente.
L’unica cosa che stonava era l’umore della ragazza. Nero.
Un rumore leggero la fece voltare. Sotto i rami di un salice c’era un uomo con il volto scavato che la fissava. Jennifer lo fissò a sua volta.
Sentì che non doveva avere paura di lui.
In un certo senso, lui era lì per salvarla.



Adesso, a distanza di due anni, la ragazza era pentita di averlo voluto conoscere. Lui era la sua maledizione.



“Chi sei?” chiese Jennifer
“Tu, chi sei?” domandò lui di rimando
“Jennifer Parker” rispose la ragazza
“Sbagliato” rispose tranquillo lui.
“E allora dimmelo tu chi sono!”
“Certamente. Tu sei Jennifer Black. Erede legittima dall’antica casata Black. ” le ultime parole furono pronunciate con disgusto.
“E perché dovrei crederti?”
“Perché sono tuo padre.”



Già, Sirius Black. Questo è il suo nome. Mio padre non si limitò a parlarmi. Mi spiegò tutto.
Tutto cosa?
Tutto. Dai problemi con la sua famiglia, al perché ogni tanto mi capitava di rompere lampadari con la forza del pensiero, scomparire in luogo e ricomparire a distanza di molti chilometri.
Io, una strega.
Ogni volta che litigavo con la mia mamma adottiva, lei mi dava inconsciamente della strega, ma non sapeva di avere ragione.



“E perché dovrei crederti?”
“Vuoi fare un esame del dna?”
“Preferirei di sì” rispose sarcastica togliendo i piedi dall’acqua. Ancora non lo aveva guardato in faccia.
“Tieni un mio capello”
Jennifer si girò appena in tempo per vedere l’uomo staccarsi un capello dalla testa.
“Fallo confrontare con uno dei tuoi. Corrisponderanno.”
“Così, tu saresti mio padre?”
“Tecnicamente io sarei l’uomo che ti ha concepito.”
“Perché tu e mamma mi avete abbandonato?”
“Cause di forze maggiore.”
“Tipo?”



Ero curiosa, non lo ero mai stata fino ad allora.



“Diciamo che tua madre non voleva avere responsabilità” rispose lui tranquillo
“E tu?”
“Io, non potevo. La mia famiglia non me l’avrebbe permesso. E poi, non potrò mai essere un buon padre.”
“Davvero?” chiese
“Beh, diciamo che comunque, un anno dopo la tua nascita ti avrei dovuto abbandonare di nuovo.”
“Perché?”
“Sono stato incarcerato ingiustamente.”
“Ah sì?”



Chiunque al posto mio avrebbe creduto che la storia del carcere fosse una balla. Io no. Inconsciamente gli credevo.



“Sono stato tredici anni in prigione.”
“Cosa hai fatto da quando sei uscito fino ad ora?”
“Ti ho cercato, con l’aiuto di Silente. Ormai sono fuori da un anno.”
“E se l’esame del dna sarà positivo, mi avrai trovata. E dopo?”
“Tu frequenterai Hogwarts”
“Eh?”
“Tu sei una strega.”
“Lo so.”



E’ vero, l’avevo capito.



“So che non ci conosciamo, ma ti piacerebbe allacciare un rapporto con me?”
“Perché dovrei?”
“Nessuno ti obbliga.” L’uomo si voltò, e cominciò a camminare “Pensaci”disse prima di trasformarsi in un enorme cane nero.
Nero. Come l’umore della ragazza.
“Ci penserò” esclamò laconica Jennifer.
   
 
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