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Autore: Silvar tales    20/09/2010    6 recensioni
"Lo sai, Naruto? Passano momenti in cui Sasuke mi manca troppo...”
Sasuke. Chi era Sasuke? Poco più che un sogno, un fantasma, una meta inesistente. L'aveva baciata.
Non tanto perché sentisse il bisogno di farlo, piuttosto perché qualcosa gli diceva che per lei era giusto così.
Che l'avrebbe messa a suo agio, dato il poco tempo che stavano l'uno accanto all'altro.
“fa' un po' silenzio Sakura”
[Settima classificata al contest "Like a Virgin!" indetto da Poumpoumpourin]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Karin, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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Autrice: Deidaradanna93
Titolo:
One choice
Genere:
introspettivo, sentimentale, malinconico
Rating:
arancione
Capitoli:
1
Avvertimenti:
one shot, missing moments, what if?, accenni shonen-ai




One Choice

“Suigetsu, Kusanagi è rimessa in sesto?”
Un promontorio, una posizione favorevole per chiunque volesse osservare dall'alto ciò che succedeva sotto ai suoi piedi. Un odioso vento tramutava in alte onde la superficie lucida del mare, adornandola di riccioli e bianche spume. La salsedine si accomodava tra capelli e dita.
Scavato nella roccia di quell'inospitale luogo, c'era il loro nascondiglio.
“Sì, ma non condurrà più il chakra bene come prima”.
Una sicurezza infranta, una preoccupazione in più, e un vantaggio in meno.
Kusanagi si era procurata una brutta crepa. Qualcosa che suonava quasi di ridicolo.
Una stupidissima crepa, una scemata del genere era capace di compromettere il corretto afflusso del chakra tra le fibre ferrose.
Sei un pazzo, Sasuke. Se questa volta vai, sei matto. Sei matto davvero”
“Suigetsu...”
Osava sempre una parola di troppo.
Sasuke non era un avventato, e nemmeno uno sprovveduto.
Aveva calcolato, tirato le somme e fatto le opportune sottrazioni.
Lo scontro sarebbe andato bene.


*


Senz'altro una bella vista, quella che si poteva godere da quell'instabile balconcino fatto di cemento e fil di ferro, sospeso sopra Konoha.
Sopra quell'ammasso di vite umane, quella marmaglia di bestiole tra le quali spuntava qualche mostro o qualche meraviglia. Più della gente, più delle persone, più di quanto rendeva realmente vivo quel luogo adorava lo scheletro, lo scheletro delle case, delle vie, dei negozi e dei luoghi di culto e ritrovo che fungevano da contenitore, da silenti sostegni.
Naruto l'amava, amava Konoha con tutto se stesso.
Era pronto a difenderla, con tutto e per tutto, da ogni nemico, da ogni aggressione, da ogni pericolo. Ma talvolta, una voce contrastante si faceva spazio nel suo petto e nel suo cuore.
Appendersi a corde fatte di instabili ideali per arrivare in vetta alle cariche più prestigiose gli impediva di mirare ad obiettivi molto più egoistici.
Perché lui aveva un'altra missione da portare a termine, che non avrebbe giovato a nessuno, che non avrebbe fatto il bene di nessuno. Non poteva dimenticarsene, non poteva essersene dimenticato.
Gliel'aveva promesso.
Una promessa stipulata da Naruto Uzumaki per loro valeva di più di un giuramento solenne.
Ognuno di loro aveva guardato nei suoi occhi, ci avevano trovato determinazione, voglia di vincere, illusione di essere vicini, vicinissimi alla meta. Di essere praticamente arrivati.
Loro avevano riposto le loro speranze nel suo sguardo, e lui credeva in se stesso più che negli altri.
Ma continuando così, non si andava da nessuna parte.


Lo sai, Naruto? Passano momenti in cui Sasuke mi manca troppo...”


Sasuke.
Chi era Sasuke?
Poco più che un sogno, un fantasma, una meta inesistente.


Ora non devi pensare a Sasuke, cazzo! Pensiamo a noi due”



Il rifiuto dettato dalla voglia di dimenticare i propri errori.
Un tatuaggio che non sarebbe mai potuto sbiadire.
Un segno.


Naruto. Cosa fai...? Oh...”


L'aveva baciata.
Non tanto perché sentisse il bisogno di farlo, piuttosto perché qualcosa gli diceva che per lei era giusto così.
Che l'avrebbe messa a suo agio, dato il poco tempo che stavano l'uno accanto all'altro.
Dato che chiamarli fidanzati sarebbe stato un eufemismo.


fa' un po' silenzio Sakura”


L'aveva spinta senza troppi riguardi sopra di sé, in quel misero e spoglio vicolo cieco.
Si era seduto per terra, guardandola con occhi velati. Toccandola.
Non capendo lui stesso perché lo voleva fare proprio in quel momento. Proprio in quel posto, senza saper aspettare i tempi giusti. I tempi di lei.
Non capiva cosa stesse accadendo, cosa stesse avvenendo nel suo corpo.
Aveva solo la certezza di non capire più niente.
Solo la speranza che lei fosse d'accordo.


Sei un porco, Naruto”
Ma... ma che dici?! Haha...”


Aveva cercato di sorriderle. Di spezzare la tensione. Di rassicurarla.
Di dirle ti amo, quando non era vero.
L'aveva accarezzata per dileguare le sue insicurezze.
L'aveva preparata meglio che sapeva prima di penetrarla, per far sì che la lubrificazione naturale facesse il suo dovere.
Dopotutto, Sakura gli aveva donato la sua verginità, e anche se lo stesso valeva per Naruto, sapeva che non potevano darci eguale peso.
Era venuto in fretta e male.
L'orgasmo c'era stato per entrambi, ma non era certamente stato dei migliori.
Era stato uno stupido ad indovinare un posto del genere, che gli impediva di lasciarsi andare e liberare la mente da altri pensieri.
Che gli impediva di pensare unicamente a quel che stava facendo, di stare attento a non farle più del male necessario.
Le aveva fatto male.


Sakura... scusa...”
No, cosa dici? Niente... n-niente...”


Questa volta era stata lei a dirgli di amarlo.
Perché era una donna, e le donne avevano bisogno di assicurarsi di amare colui al quale avevano donato tutto loro stesse.
Di assicurarsi di essere amate da colui che teneva in custodia la loro verginità.


Sakura, non l'hai buttata via”


Si sentiva falso, ipocrita, incastrato.
Lei gli aveva sorriso.
Non sapeva di essere stata ingannata.
Si era rivestita di quel minimo che si era spogliata, si era alzata con gambe tremanti.
Naruto l'aveva seguita, come se si fosse legato a lei con un filo d'acciaio.
Avevano lasciato dietro di loro freddi mattoni e poche gocce di sangue a macchiarli.
Avevano lasciato indietro loro stessi, e la loro purezza individuale.
Ora erano incastonati fra loro come due piccoli pezzi di un mosaico.
Ora avevano trovato il loro posto, volenti o nolenti sarebbe stato quello.

*


Non riusciva a capacitarsi di come fosse finito in quella situazione.
Lui.
Lui che si trovava in un letto a piazza singola, scomodo, con a fianco l'ultima persona che avrebbe voluto toccare, che non riusciva a non toccare neanche se si fosse alzato in piedi sul materasso.
Con a fianco una donna.
Non riusciva - non poteva - alzarsi da quel letto, lo scontro era andato male e ne era uscito con qualche osso rotto.
Neanche a dirlo, calcoli errati.
Non c'era pericolo che qualcuno si avvicinasse con intenzioni ostili: il nascondiglio nel sotterraneo era stato scelto con cura e manteneva integra la sua segretezza. Nonostante tutto, in quel momento avrebbe voluto con tutto se stesso alzarsi e allontanarsi il più possibile da quella creatura, da quell'essere.
Da colei che gli aveva ricordato il più nascosto dei suoi bisogni. Il più represso.
Da colei che aveva scoperto il suo lato debole, da colei che l'aveva reso succube di un istinto primordiale e meschino quanto legittimo.
Si era spogliata, con una lentezza da far mandare in bestia, a cavalcioni su di lui.
Tremava, piena di insicurezze e paure.
Paura della morte, che sapeva benissimo sarebbe potuta arrivare da un momento all'altro, come premio per il coraggio delle sue azioni.
Qualche osso da riaggiustare non recludeva all'organismo la possibilità di far scorrere adeguatamente il chakra.
A Sasuke sarebbe bastato un mezzo secondo.
Una lama stridente di chakra piantata nel petto.
Poche dita a chiudersi sul suo collo.
E invece non aveva mosso un dito.
Non aveva mosso un dito e l'aveva fatto, lì, in quel posto, in quella posizione.
Aveva assecondato istinti puramente animali, aveva ricalcato le orme di quell'insieme di feccia legata a sentimenti e a piccoli fili d'affetto che disprezzava e detestava.
Aveva ceduto.
Non aveva potuto fare a meno di gemere, in preda a sensazioni troppo forti e incontrollabili che non aveva mai sperimentato, mentre si avvicinava all'apice, mentre veniva dentro di lei.
Quell'entità estranea.
Quella puttana che si era portata via un pezzo di lui, che aveva consacrato nel suo corpo la loro assurda unione, che lo aveva persino derubato della sua prima volta.
Riacquistata un minimo di lucidità, non aveva perso tempo a rigirarsi su un fianco, a ricoprirsi con il lenzuolo, a distogliere lo sguardo da quegli occhi, ad ignorare le parole che gli venivano poste.
“Sasuke... ti prego abbracciami”.
Aveva chiuso gli occhi, aveva scosso la testa, si era toccato i capelli umidi sulla frangia.
Aveva cercato di togliersi quella maledetta immagine dalla mente.
“Tu... non sai quel che dici”
Le aveva detto, con tono vacillante.
Lei era solo una puttana, che pur di scopare si era ridotta a offrire il proprio - immondo - corpo a coloro che erano stati affidati alla sua custodia.
Perché proprio lui doveva diventare il suo oggetto del desiderio?
“Io non so quel che dico?”
Aveva ripreso quel cipiglio altezzoso, di chi vuole rendersi preziosa, di chi vuol far passare per oro massiccio un pezzo di ferro colorato di giallo.
“Tu non sai quel che dici”
Ripeté lui come un automa.
Non aveva la minima intenzione di riflettere sull'assurdità delle sue parole.
Chi era lui per dire di conoscere l'amore? Lui che aveva provato solamente affetto per i genitori ed il fratello?
Lui che non aveva mai avuto spazio nella sua vita per queste cose.
Lei non ribatté, e lui non fece nient'altro. Per alcuni attimi erano stati uno dell'altro, ed ora non trovavano niente da dirsi, non trovavano niente da fare, non volevano guardarsi.
Lei si girò di spalle, ancora nuda, senza rivestirsi.
Senza l'intenzione di farlo.
Quando riaprì gli occhi nel buio per la terza volta, Sasuke la trovò ancora lì, quella donna.
Quell'amazzone.
Quella troia.
Quella.
L'avrebbe presto uccisa con le proprie mani. Le avrebbe presto fatto pagare le conseguenze del suo giocare col fuoco.
Le avrebbe fatto notare che avere a che fare con Sasuke Uchiha non era un gioco, che il suo nome non nasceva da una fortuita combinazione.
E intanto questi pensieri, più crescevano più si scioglievano come neve al sole, e non trovavano un pennarello con il quale lasciare il loro disegno.
Momenti di rabbia si alternavano a scosse e brividi che avevano il potere di fargli galleggiare la mente, di fargli dimenticare il perché si trovava al mondo, il fatto che si trovasse al mondo.
Un tale mix di sensazioni non le aveva mai provate, e mai tutte assieme.
Non avrebbe mai voluto farlo.
Non avrebbe mai voluto scoprire il suo punto più inviolato, il suo punto più irrisolto, più annodato, che per forza di cose esisteva. Che era sempre esistito e nessuno lo poteva togliere di lì.
Un qualcosa con cui anche lui, prima o poi, avrebbe dovuto fare i conti.
Lei gli aveva giust'appunto ricordato il suo esistere, il suo dovere di vivere la vita perseguendo gli scopi propri di uno shinobi, ma prestando ascolto anche al suo lato
umano.
Anche alla musica delle percezioni umane.
Lo sapeva che quel che aveva dato non gli sarebbe mai tornato indietro.
Lo sapeva di aver fallito anche in questa piccola, ultima battaglia interiore.
Era matematico, cazzo.
L'odore del sesso, il sudore sulla pelle, la follia dell'orgasmo.
La dolcezza di quello che veniva dopo.
Una droga.
Lo sapeva che ci sarebbe ricascato.
“Karin?”
Lei si era già addormentata.


*


Aveva trovato il letto sfatto da quella mattina, intoccato da altri se non da lui.
Tutto era tale quale a prima.
Si chiedeva addirittura perché qualcosa sarebbe dovuto cambiare.
L'ambiente cambiava perché lui lo vedeva in modo diverso, ma in realtà era sempre uguale.
Il suo corpo mutava, la sua mente si evolveva, poteva diventare un guerriero micidiale, poteva diventare il più debole e vulnerabile.
Eppure lui ancora non c'era.
Era diventato di nuovo un'ombra inafferrabile.
Era ancora colui che possedeva la sua anima.
Il suo cuore.
“Sasuke...”
Era colui che avrebbe riportato a casa.


~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

Note autrice: dunque, piccola grande premessa. Non so assolutamente da dove mi sia uscita questa breve one shot. L'idea di scrivere una scena SasuKarin mi è venuta in mente (come una visione) mentre giocavo a Naruto Accel 2, e tenevo il personaggio di Sasuke shippuden.
In un secondo tempo ho deciso di inserire in parallelo questa NaruSaku per dare un po' più di sostanza alla fic, e di rilegare alla fine le due storielle con un softissimo accenno shonen-
.
(Eh sì anche se questa è la mia prima het, non riesco proprio a staccarmi dagli yaoi -.-)
Passando alla struttura della fic, il testo allineato a destra non in corsivo è riservato alla “vicenda” di Sasuke, mentre quello allineato a destra in corsivo nelle parti di Naruto è flashback.
Ora scommetto che molti, dopo aver letto questa fic, mi diranno: “torna a scrivere yaoi che è meglio!”



Partecipante al contest “Like a Virgin!” Indetto da Poumpoumpourin, sul forum di efp

-One choice di DeidaraDanna93 [settima classificata]
Grammatica/Sintassi: 9.5/10
Originalità: 9/10
IC: 4/5
Attinenza al tema: 10/15
Giudizio giudice: 4.5/5
Tot: 37/45

Giudizio complessivo:
Una storia che sembra quasi un missing moment, dato che sembra quasi non esserci un collegamento fra le due storie; poi, una volta letto lo scioglimento, ogni tassello va al suo posto e si comprende ogni cosa.
La grammatica è buona: qualche punto fermo non messo, ma niente di che. L'IC di Sasuke, Sakura e Karin mi sembra abbastanza azzeccato, mentre un atteggiamento così... orrendo da parte di Naruto non ce lo vedo proprio, soprattutto per il fatto che Sakura è prima di tutto una sua amica. L'originalità è abbastanza efficace, la continua immagine però evocativa di Sasuke da parte di Naruto è un tema fin troppo usato, ma sei riuscita comunque a gestire il tutto.
Il problema -se così si può chiamare- è la traccia, cioè l'atto. La descrizione è minima o quasi nulla, mentre doveva essere la scena quasi principale della storia.
Non solo doveva essere descritta in maniera abbastanza approfondita, ma anche risultare essere il clou della fic. Questo purtroppo ti ha danneggiata sul punteggio.
E' comunque una storia piacevole da leggere, anche se probabilmente si sarebbe potuta sviluppare meglio. Un complimenti però non te lo nega nessuno^^

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Che dire? A dire il vero mi aspettavo di peggio, dato che la fic è stata scritta in una misera sera^^
e poi, davvero, sono rimasta comunque soddisfatta del giudizio, che mi ha aiutato enormemente, sopratutto nella parte di Naruto e del suo ooc, parte che mi darà anche una mano per la stesura della fic per un altro contest, in cui stavo scrivendo un altro Naruto terribile XD
Ringrazio infinitamente la giudice, velocissima e precisa, e faccio ancora una volta tanti complimenti alle podiste e alle altre partecipanti ^___^
Alla prossima fic, Sara

   
 
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