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Autrice:
Deidaradanna93
Titolo:
One
choice
Genere:
introspettivo,
sentimentale, malinconico
Rating:
arancione
Capitoli:
1
Avvertimenti:
one
shot, missing moments, what if?, accenni shonen-ai
One Choice
“Suigetsu,
Kusanagi è
rimessa in sesto?”
Un promontorio, una
posizione favorevole per chiunque volesse osservare dall'alto
ciò
che succedeva sotto ai suoi piedi. Un odioso vento tramutava in alte
onde la superficie lucida del mare, adornandola di riccioli e bianche
spume. La salsedine si accomodava tra capelli e dita.
Scavato nella roccia di
quell'inospitale luogo, c'era il loro nascondiglio.
“Sì, ma non condurrà
più il chakra bene come prima”.
Una sicurezza infranta, una
preoccupazione in più, e un vantaggio in meno.
Kusanagi si era procurata
una brutta crepa. Qualcosa
che
suonava quasi di ridicolo.
Una
stupidissima crepa, una scemata del genere era capace di
compromettere il corretto afflusso del chakra tra le fibre ferrose.
“Sei
un pazzo, Sasuke. Se
questa volta vai, sei matto. Sei matto davvero”
“Suigetsu...”
Osava
sempre una parola di troppo.
Sasuke
non era un avventato, e nemmeno uno sprovveduto.
Aveva
calcolato, tirato le somme e fatto le opportune sottrazioni.
Lo
scontro sarebbe andato bene.
*
Senz'altro
una bella vista, quella che si poteva godere da quell'instabile
balconcino fatto di cemento e fil di ferro, sospeso sopra Konoha.
Sopra
quell'ammasso di vite umane, quella marmaglia di bestiole tra le
quali spuntava qualche mostro o qualche meraviglia. Più
della gente,
più delle persone, più di quanto rendeva
realmente vivo
quel luogo adorava lo scheletro, lo scheletro delle case, delle vie,
dei negozi e dei luoghi di culto e ritrovo che fungevano da
contenitore, da silenti sostegni.
Naruto
l'amava, amava Konoha con tutto se stesso.
Era
pronto a difenderla, con tutto e per tutto, da ogni nemico, da ogni
aggressione, da ogni pericolo. Ma talvolta, una voce contrastante si
faceva spazio nel suo petto e nel suo cuore.
Appendersi
a corde fatte di instabili ideali per arrivare in vetta alle cariche
più prestigiose gli impediva di mirare ad obiettivi molto
più
egoistici.
Perché
lui aveva un'altra missione da portare a termine, che non avrebbe
giovato a nessuno, che non avrebbe fatto il bene di nessuno. Non
poteva dimenticarsene, non poteva essersene dimenticato.
Gliel'aveva promesso.
Una
promessa stipulata da Naruto Uzumaki per loro valeva di più
di un
giuramento solenne.
Ognuno
di loro aveva guardato nei suoi occhi, ci avevano trovato
determinazione, voglia di vincere, illusione di essere vicini,
vicinissimi alla meta. Di essere praticamente arrivati.
Loro
avevano riposto le loro speranze nel suo sguardo, e lui credeva in se
stesso più che negli altri.
Ma
continuando così, non si andava da nessuna parte.
“Lo sai, Naruto? Passano momenti in cui Sasuke mi manca troppo...”
Sasuke.
Chi era
Sasuke?
Poco più
che un sogno, un fantasma, una meta inesistente.
“Ora non devi pensare a Sasuke, cazzo! Pensiamo a noi due”
Il
rifiuto dettato dalla voglia di dimenticare i propri errori.
Un
tatuaggio che non sarebbe mai potuto sbiadire.
Un
segno.
“Naruto. Cosa fai...? Oh...”
L'aveva
baciata.
Non
tanto perché sentisse il bisogno di farlo, piuttosto
perché
qualcosa gli diceva che per lei era giusto così.
Che
l'avrebbe messa a suo agio, dato il poco tempo che stavano l'uno
accanto all'altro.
Dato
che chiamarli fidanzati sarebbe
stato un eufemismo.
“fa' un po' silenzio Sakura”
L'aveva
spinta senza troppi riguardi sopra di sé, in quel misero e
spoglio
vicolo cieco.
Si
era seduto per terra, guardandola con occhi velati. Toccandola.
Non
capendo lui stesso perché lo voleva fare proprio in quel
momento.
Proprio in quel posto, senza saper aspettare i tempi giusti. I tempi
di lei.
Non
capiva cosa stesse accadendo, cosa stesse avvenendo nel suo corpo.
Aveva
solo la certezza di non capire più niente.
Solo
la speranza che lei
fosse d'accordo.
“Sei
un porco, Naruto”
“Ma... ma che dici?!
Haha...”
Aveva
cercato di sorriderle. Di spezzare la tensione. Di rassicurarla.
Di dirle ti amo, quando
non era vero.
L'aveva
accarezzata per dileguare le sue insicurezze.
L'aveva
preparata meglio che sapeva prima di penetrarla, per far sì
che la
lubrificazione naturale facesse il suo dovere.
Dopotutto,
Sakura gli aveva donato la sua verginità, e anche se lo
stesso
valeva per Naruto, sapeva che non potevano darci eguale peso.
Era
venuto in fretta e male.
L'orgasmo
c'era stato per entrambi, ma non era certamente stato dei migliori.
Era
stato uno stupido ad indovinare un posto del genere, che gli impediva
di lasciarsi andare e liberare la mente da altri pensieri.
Che gli
impediva di pensare unicamente a quel che stava facendo, di stare
attento a non farle più del male necessario.
Le aveva fatto male.
“Sakura...
scusa...”
“No, cosa dici?
Niente... n-niente...”
Questa
volta era stata lei a dirgli di amarlo.
Perché
era una donna, e le donne avevano bisogno di assicurarsi di amare
colui al quale avevano donato tutto loro stesse.
Di
assicurarsi di essere amate da colui che teneva in custodia la loro
verginità.
“Sakura, non l'hai buttata via”
Si
sentiva falso, ipocrita, incastrato.
Lei gli
aveva sorriso.
Non
sapeva di essere stata ingannata.
Si era
rivestita di quel minimo che si era spogliata, si era alzata con
gambe tremanti.
Naruto
l'aveva seguita, come se si fosse legato a lei con un filo d'acciaio.
Avevano
lasciato dietro di loro freddi mattoni e poche gocce di sangue a
macchiarli.
Avevano
lasciato indietro loro stessi, e la loro purezza individuale.
Ora
erano incastonati fra loro come due piccoli pezzi di un mosaico.
Ora
avevano trovato il loro posto, volenti o nolenti sarebbe stato
quello.
*
Non
riusciva a capacitarsi di come fosse finito in quella situazione.
Lui.
Lui
che si trovava in un letto a piazza singola, scomodo,
con a fianco l'ultima persona che avrebbe voluto toccare, che non
riusciva a non toccare neanche se si fosse alzato in piedi sul
materasso.
Con a
fianco una donna.
Non
riusciva - non poteva - alzarsi da quel letto, lo scontro era andato
male e ne era uscito con qualche osso rotto.
Neanche
a dirlo, calcoli errati.
Non
c'era pericolo che qualcuno si avvicinasse con intenzioni ostili: il
nascondiglio nel sotterraneo era stato scelto con cura e manteneva
integra la sua segretezza. Nonostante tutto, in quel momento avrebbe
voluto con tutto se stesso alzarsi e allontanarsi il più
possibile
da quella creatura, da quell'essere.
Da
colei che gli aveva ricordato il più nascosto dei suoi
bisogni. Il
più represso.
Da
colei che aveva scoperto il suo lato debole, da colei che l'aveva
reso succube di un istinto primordiale e meschino quanto legittimo.
Si era spogliata,
con una lentezza da far mandare in bestia, a cavalcioni su di lui.
Tremava, piena
di insicurezze e paure.
Paura
della morte, che sapeva benissimo sarebbe potuta arrivare da un
momento all'altro, come premio per il coraggio delle sue azioni.
Qualche
osso da riaggiustare non recludeva all'organismo la
possibilità di
far scorrere adeguatamente il chakra.
A Sasuke sarebbe bastato
un mezzo secondo.
Una
lama stridente di chakra piantata nel petto.
Poche
dita a chiudersi sul suo collo.
E invece non aveva mosso
un dito.
Non
aveva mosso un dito e l'aveva fatto, lì, in quel posto, in
quella
posizione.
Aveva
assecondato istinti puramente animali, aveva ricalcato le orme di
quell'insieme di feccia legata a sentimenti e a piccoli fili
d'affetto che disprezzava e detestava.
Aveva
ceduto.
Non
aveva potuto fare a meno di gemere, in preda a sensazioni troppo
forti e incontrollabili che non aveva mai sperimentato, mentre si
avvicinava all'apice, mentre veniva dentro di lei.
Quell'entità
estranea.
Quella
puttana che
si era portata via un pezzo di lui, che aveva consacrato nel suo
corpo la loro assurda unione, che
lo aveva persino derubato della sua prima volta.
Riacquistata un minimo di lucidità, non aveva perso tempo a
rigirarsi su un fianco, a ricoprirsi con il lenzuolo, a distogliere
lo sguardo da quegli occhi, ad ignorare le parole che gli venivano
poste.
“Sasuke... ti prego abbracciami”.
Aveva chiuso gli occhi, aveva scosso la testa, si era toccato i
capelli umidi sulla frangia.
Aveva cercato di togliersi quella maledetta immagine dalla mente.
“Tu... non sai quel che dici”
Le aveva detto, con tono vacillante.
Lei era solo una puttana, che pur di scopare si era ridotta a offrire
il proprio - immondo - corpo a coloro che erano stati affidati alla
sua custodia.
Perché proprio lui doveva diventare il suo oggetto del
desiderio?
“Io non so quel che dico?”
Aveva ripreso quel cipiglio altezzoso, di chi vuole rendersi
preziosa, di chi vuol far passare per oro massiccio un pezzo di ferro
colorato di giallo.
“Tu non sai quel che dici”
Ripeté lui come un automa.
Non aveva la minima intenzione di riflettere sull'assurdità
delle
sue parole.
Chi era lui per dire di conoscere l'amore? Lui che aveva provato
solamente affetto per i genitori ed il fratello?
Lui che non aveva mai avuto spazio nella sua vita per queste cose.
Lei
non ribatté, e lui non fece nient'altro. Per alcuni attimi
erano
stati uno dell'altro, ed ora non trovavano niente da dirsi, non
trovavano niente da fare, non
volevano guardarsi.
Lei
si
girò di spalle, ancora nuda, senza rivestirsi.
Senza
l'intenzione di farlo.
Quando riaprì gli occhi nel buio per la terza volta, Sasuke
la trovò
ancora lì, quella donna.
Quell'amazzone.
Quella troia.
Quella.
L'avrebbe presto uccisa con le proprie mani. Le avrebbe presto fatto
pagare le conseguenze del suo giocare col fuoco.
Le avrebbe fatto notare che avere a che fare con Sasuke Uchiha non
era un gioco, che il suo nome non nasceva da una fortuita
combinazione.
E intanto questi pensieri, più crescevano più si
scioglievano come
neve al sole, e non trovavano un pennarello con il quale lasciare il
loro disegno.
Momenti di rabbia si alternavano a scosse e brividi che avevano il
potere di fargli galleggiare la mente, di fargli dimenticare il
perché si trovava al mondo, il fatto che si trovasse al
mondo.
Un tale mix di sensazioni non le aveva mai provate, e mai tutte
assieme.
Non avrebbe mai voluto farlo.
Non avrebbe mai voluto scoprire il suo punto più inviolato,
il suo
punto più irrisolto, più annodato, che per forza
di cose esisteva.
Che era sempre esistito e nessuno lo poteva togliere di lì.
Un
qualcosa con cui anche lui, prima
o poi,
avrebbe
dovuto fare i conti.
Lei
gli aveva giust'appunto ricordato il suo esistere, il suo dovere di
vivere la vita perseguendo gli scopi propri di uno shinobi, ma
prestando ascolto anche al suo lato umano.
Anche alla musica delle percezioni umane.
Lo
sapeva che quel che aveva dato non gli sarebbe mai
tornato
indietro.
Lo sapeva di aver fallito anche in questa piccola, ultima battaglia
interiore.
Era
matematico, cazzo.
L'odore del sesso, il sudore sulla pelle, la follia dell'orgasmo.
La dolcezza di quello che veniva dopo.
Una droga.
Lo sapeva che ci sarebbe ricascato.
“Karin?”
Lei si era già addormentata.
*
Aveva trovato il letto sfatto da quella mattina, intoccato da altri
se non da lui.
Tutto era tale quale a prima.
Si chiedeva addirittura perché qualcosa sarebbe dovuto
cambiare.
L'ambiente cambiava perché lui lo vedeva in modo diverso, ma
in
realtà era sempre uguale.
Il suo corpo mutava, la sua mente si evolveva, poteva diventare un
guerriero micidiale, poteva diventare il più debole e
vulnerabile.
Eppure lui ancora non c'era.
Era diventato di nuovo un'ombra inafferrabile.
Era ancora colui che possedeva la sua anima.
Il suo cuore.
“Sasuke...”
Era colui che avrebbe riportato a casa.
~
~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ♠
Note
autrice: dunque,
piccola grande premessa. Non so assolutamente da dove mi sia uscita
questa breve one shot. L'idea di scrivere una scena SasuKarin mi
è
venuta in mente (come una visione) mentre giocavo a Naruto Accel 2, e
tenevo il personaggio di Sasuke shippuden.
In
un secondo tempo ho deciso di inserire in parallelo questa NaruSaku
per dare un po' più di sostanza alla fic, e di rilegare alla
fine le
due storielle con un softissimo accenno shonen-♥.
(Eh sì anche se questa è la mia
prima het, non riesco proprio a staccarmi dagli yaoi -.-)
Passando alla struttura della fic,
il testo allineato a destra non in corsivo è riservato alla
“vicenda” di Sasuke, mentre quello allineato a
destra in corsivo
nelle parti di Naruto è flashback.
Ora scommetto che molti, dopo aver
letto questa fic, mi diranno: “torna a scrivere yaoi che
è
meglio!”
Partecipante al contest “Like a Virgin!” Indetto da Poumpoumpourin, sul forum di efp
-One
choice di DeidaraDanna93 [settima classificata]
Grammatica/Sintassi:
9.5/10
Originalità: 9/10
IC: 4/5
Attinenza al tema:
10/15
Giudizio giudice: 4.5/5
Tot: 37/45
Giudizio
complessivo:
Una storia che sembra quasi un missing moment, dato
che sembra quasi non esserci un collegamento fra le due storie; poi,
una volta letto lo scioglimento, ogni tassello va al suo posto e si
comprende ogni cosa.
La grammatica è buona: qualche punto fermo
non messo, ma niente di che. L'IC di Sasuke, Sakura e Karin mi sembra
abbastanza azzeccato, mentre un atteggiamento così...
orrendo da
parte di Naruto non ce lo vedo proprio, soprattutto per il fatto che
Sakura è prima di tutto una sua amica.
L'originalità è abbastanza
efficace, la continua immagine però evocativa di Sasuke da
parte di
Naruto è un tema fin troppo usato, ma sei riuscita comunque
a
gestire il tutto.
Il problema -se così si può chiamare-
è la
traccia, cioè l'atto. La descrizione è minima o
quasi nulla, mentre
doveva essere la scena quasi principale della storia.
Non solo
doveva essere descritta in maniera abbastanza approfondita, ma anche
risultare essere il clou della fic. Questo purtroppo ti ha
danneggiata sul punteggio.
E' comunque una storia piacevole da
leggere, anche se probabilmente si sarebbe potuta sviluppare meglio.
Un complimenti però non te lo nega nessuno^^
~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ♠
Che
dire? A dire il vero mi aspettavo di peggio, dato che la fic
è stata
scritta in una misera sera^^
e
poi, davvero, sono rimasta comunque soddisfatta del giudizio, che mi
ha aiutato enormemente, sopratutto nella parte di Naruto e del suo
ooc, parte che mi darà anche una mano per la stesura della
fic per
un altro contest, in cui stavo scrivendo un altro Naruto terribile XD
Ringrazio
infinitamente la giudice, velocissima e precisa, e faccio ancora una
volta tanti complimenti alle podiste e alle altre partecipanti ^___^
Alla
prossima fic, Sara