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Autore: Meissa    21/09/2010    5 recensioni
Quando lascia l’ascensore e si dirige all’ufficio generale per archiviare le pratiche –preferisce farlo personalmente- e tornare finalmente a casa, la donna si rende conto che Malfoy non ha salutato nessuno di quelli che ha incontrato. E nessuno ha salutato lui.
Quarta classificata al 24h contest e vincitrice del premio IC.
Niente da dire, solo un'ultima storia di saluto.
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Questa storia è stata scritta per il 24 h contest.
Questa storia è il mio addio al sito in maniera definitiva. Concluderò ciò che ho iniziato, ma nulla più.
Quindi grazie di tutto a tutti, perché siete stati con me fin ad oggi, per aver creduto in me più di quanto non abbia fatto io. Veramente, grazie, grazie, grazie.





Nick autore: Meissa
Titolo: Amicizia disinteressata
Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger
Pairing: nessuno, o meglio, non era nel mio intento, ma credo si possa leggere sia come friendship che come pairing. Parlo di Draco e Hermione, ovviamente.
Genere: Sentimentale, Fluff
Rating: Giallo, c’è una frase con linguaggio colorito.
Avvertimenti: Oneshot
Contesto: Dopo la II guerra magica/pace
Introduzione:
Quando lascia l’ascensore e si dirige all’ufficio generale per archiviare le pratiche –preferisce farlo personalmente- e tornare finalmente a casa, la donna si rende conto che Malfoy non ha salutato nessuno di quelli che ha incontrato. E nessuno ha salutato lui.
NdA (Note dell’Autore): Questa storia è orribile. E’ nata per ragioni a me ignote, perché mi è stato fatto il lavaggio del cervello da parte di un’amica e ormai boh, ho Draco e Hermione in testa. Ho chiesto a un’altra amica di darmi un qualcosa su cui scrivere e lei me l’ha data, una frase di Byrnes, che non ho proprio usato, perché lei me l’aveva scritta e io scema non l’ho salvata, ma mi era rimasta impressa comunque, almeno in parte. Diceva quanto è rara l’amicizia disinteressata, e pensando a questo mi è venuta in mente una situazione successiva alla guerra, in cui, ecco, ad essere amico di Draco Malfoy non guadagni nulla. E quindi è venuta fuori questa cosa orribile, quindi se voleste uccidermi ne avreste pieno diritto. Spero di non essere andata OOC ma credo di averlo fatto. Credo anche che nonostante io l’abbia letta e riletta ci siano un sacco di errori, e che la mia beta, quando vedrà cosa ho spedito a un concorso, mi ucciderà, tra atroci dolori e sofferenze.
Be’, sì, vi chiedo scusa per avervi inviato questa, ma è davvero l’unica cosa che mi è venuta in mente di scrivere.
Ah, una sola cosa. Quando si parla della zuccheriera che saltella in un’imitazione della magia di Merlino parlo di Merlino di “la spada nella roccia”. Hermione è babbana di nascita e mi piace pensare che oltre alle favole magiche ai figli abbia raccontato anche quelle babbane, e li abbia educati secondo i dettami di santo Walt Disney.

La frase da cui la mia testa ha fatto partire tutto è questa, anche se mi rendo conto che non sia proprio centrale. Ma senza non ci sarebbe stata nemmeno la storia, quindi è giusto che ci sia anche lei.

L’amicizia disinteressata è una delle cose rare e magnifiche della vita (James F. Byrnes)


Amicizia disinteressata

“Non ho parole! Per la barba argentea di Silente, ma Kingsley delira?!”
La voce di Ronald Weasley risuona per la cucina, un ringhio cupo che ha l’approvazione di Harry e spaventa i bambini che fanno un puzzle, con scarsi risultati, in soggiorno. Hanno sentito il papà così furioso solo in altre due occasioni, e una di queste è stata quando Hugo ha distrutto il regalo di anniversario per la mamma. Di sicuro non è successo niente di buono.
“Ron, hai terrorizzato i bambini,” sibila Hermione, lanciando un’occhiataccia al marito e al suo migliore amico.
La strega sbuffa pesantemente, mentre si alza per andare dai figli. Ron sa essere così incredibilmente testardo... non aveva preso bene nemmeno la notizia che Malfoy fosse uscito da Azkaban, figuriamoci questa. Il che è accettabile, le sta bene, l’ha sposato conoscendo tutti i suoi pregi e i suoi ben più numerosi difetti, quello che trova inaccettabile è il modo in cui perde il controllo: Rose sta consolando Hugo, che trema, memore della scenata dell’ultima volta, e piangono tutti e due.
Perché Ron deve somigliare a un troll?
Indossa il sorriso più dolce e rassicurante che conosce per consolare i piccoli, che si buttano tra le sue braccia piangendo. Sembrano così indifesi che non può fare a meno di sciogliersi, mentre sussurra parole di miele e li stringe con dolcezza.

Quando Hermione torna in cucina l’atmosfera non è cambiata: Ron e Harry hanno un’espressione truce e fissano il piano cottura così intensamente che esploderà a minuti.
Alle volte pensa che non siano cresciuti affatto, c’è sempre lei a mediare e farli ragionare, sempre.
Alle volte pensa che sia stancante, ma va bene così. Quando sono entrati a far parte della sua vita ha avuto il presentimento che sarebbe successo qualcosa del genere, ha sempre avuto un certo sesto senso.
“Allora, che succede?” domanda accompagnando le sue parole con un gesto della bacchetta, e immediatamente sul tavolo arrivano saltellando teiera, tazzine e zuccheriera, in una divertente imitazione della magia di Merlino, che i bambini adorano.
“Ti sembra una cosa ragionevole quella che ha fatto Kingsley? Malfoy,” ringhia Harry. “Al Ministero!”
Hermione inarca un sopracciglio, fermando la zuccheriera quando tenta di rendere il suo tè troppo dolce.
“Tutti hanno diritto a rifarsi una vita,” decreta dopo qualche minuto di silenzio, consapevole che la sua risposta creerà ben più di una polemica.
“Ma…”
“Malfoy!”
“Credo che quella di Kingsley sia una scelta ragionata,” prosegue ignorando Harry e Ron. “Io mi fido di Kingsley. Dovreste farlo anche voi,” conclude alzandosi e mettendo la tazza nel lavandino.
I due amici si scambiano uno sguardo leggermente colpevole, ma la diffidenza è ancora troppa. Tuttavia è inutile parlarne con Hermione: la discussione è finita, non c’è altro da dire.
“Stasera leggerai tu la storia della buonanotte ai ragazzi. Gliel’ho promesso,” aggiunge Hermione con distacco prima di lasciare la stanza.
Harry e Ron seguono i suoi passi con lo sguardo, e il ragazzo che è sopravvissuto prova per il suo migliore amico non poca compassione: Hermione gli farà passare dei giorni di inferno. Anche a lui, certo, ma è ben diverso, non vivendo nella stessa casa.
“Un’ultima cosa,” aggiunge Hermione fermandosi sulla soglia della cucina. “Se si trattasse di un altro, avreste lo stesso atteggiamento?”
Nessuno dei due si preoccupa di dare una risposta, né Hermione se la aspetta. La conoscono tutti e tre.



“È oggi, vero?”
“Incredibile, non pensavo sarebbe mai successo…”
“Chissà se c’è da fidarsi!”
“Spero che non gli diano troppe responsabilità.”
“O troppo potere, sai che suo padre…”
“Vedi che non siamo gli unici?” borbotta Ron chiudendo la porta, le orecchie di un intenso color mattone.
“Ron, non mi interessa,” sfiata Hermione, sfinita. E non le interessa davvero. Sono due settimane che discutono, e nessuno si muove dalla propria posizione. Spera solo che con l’inizio del lavoro di Malfoy tutto questo finisca, Harry e Ron si ricredano e i colleghi smettano di parlare. Dovrebbero lavorare, non sussurrare malignità mentre passeggiano per i corridoi.
“Sì, certo,” sbotta lui, non troppo convinto. “Allora ci vediamo dopo, devo andare in dipartimento e sono in ritardo,” si affretta salutandola con un bacio.
Hermione alza gli occhi al soffitto e scuote la testa, come quando erano a scuola.
“Scherzavo, ci vediamo a casa, io oggi esco prima!” esclama affacciandosi alla porta dell’ufficio della donna.
Lei alza una mano in segno di saluto, rassegnata. Hanno deciso così la settimana prima, ma Ron, come suo solito, ha rimosso. Si erano accordati in questo modo perché è l’ultima settimana del mese e deve occuparsi di stilare i rapporti mensili, che sarebbero pure brevi, se lei non fosse così irrimediabilmente perfezionista e impiegasse ore e ore e ore a controllare qualsiasi pratica, anche dieci volte.
Lascia l’ufficio quando sono quasi le sette, Ron e i bambini avranno già mangiato –spera sia così per la vita di suo marito. Saluta qualche collega del turno seguente in fretta, stavolta ha fatto davvero tardi. Si butta dentro l’ascensore mentre si sta chiudendo, guadagnandosi un’occhiata di sprezzo da uno dei due occupanti: Draco Malfoy.
Hermione si sente in leggero imbarazzo, saluta impacciata Tamara, una giovane impiegata che ha fatto pratica anche nel suo ufficio e di cui ha avuto una buona impressione all’epoca, che ricambia con allegria il saluto e scende al piano successivo; lei, al contrario di Hermione, ha ancora da lavorare.
L’ascensore, ai piani successivi, si svuota e si riempie diverse volte, levando l’imbarazzo di un possibile silenzio tra i due ex compagni di scuola. In realtà solo Hermione sembra grata di questo, Malfoy risulta totalmente indifferente.
Quando lascia l’ascensore e si dirige all’ufficio generale per archiviare le pratiche –preferisce farlo personalmente- e tornare finalmente a casa, la donna si rende conto che Malfoy non ha salutato nessuno di quelli che ha incontrato. E nessuno ha salutato lui.



Hermione gioca distrattamente con una piuma, se la rigira tra le dita da quasi dieci minuti, la testa da un’altra parte.
Ormai sono tre settimane che Malfoy lavora al Ministero, e ancora non parla con nessuno, eccetto Zabini, che però non è quasi mai in ufficio. Lavorare per gli affari internazionali è impegnativo, e la sua presenza al Ministero notevolmente ridotta. Malfoy sembra non farsene un cruccio e nessun altro dei colleghi pare intenzionato ad avere più rapporti di quanto non sia strettamente necessario.
“Buongiorno, avrei bisogno di…” “Sono venuto a richiederle quella pratica…” “Grazie per la velocità, arrivederci.” “Sì, le farò avere quello che desidera non appena possibile.”
Queste sono le frasi che Hermione sente più spesso rivolgere a Malfoy, nulla più, con somma soddisfazione di Ron, Harry e Ginny. Dovrebbe smettere di pensarci, eppure non ci riesce. Si ricorda sin troppo bene il suo primo periodo a Hogwarts, quando era solamente la secchiona della scuola, presa in giro da tutti, senza nessuno o quasi con cui parlare. La situazione di Malfoy è un po’ diversa, ovviamente, lei non ha cercato di vendere la salvezza del mondo magico a Voldemort, né si è fatta tatuare un marchio sul braccio, ma conosce bene la sensazione di solitudine, di essere ignorata da tutti e criticata alle spalle, e non è piacevole.
Sbuffa per l’ennesima volta, tornando a compilare le pratiche che sono sulla scrivania, il pensiero di Malfoy relegato in un angolo lontano della sua mente: è ora di concentrarsi.
Quando lascia il suo ufficio è pomeriggio inoltrato e le finestre che rispecchiano il tempo di fuori mostrano un cielo grigio e nuvole scure cariche di pioggia. Camminando per il corridoio che porta all’ascensore, scorge dalla porta aperta del suo ufficio che Malfoy è ancora alla scrivania, la testa china su un lungo foglio di pergamena.
È quasi arrivata all’ascensore quando si gira senza pensarci troppo, ripercorre la strada che ha appena fatto al contrario e si ferma sulla soglia dell’ufficio del vecchio compagno di scuola.
“Arrivederci Malfoy,” saluta con un sorriso.
Prima di andarsene fa in tempo a vederlo alzare la testa di scatto, sgomento, senza sapere bene cosa dire o fare.

Hermione è di pessimo umore oggi. Da quasi due settimane la sua routine giornaliera comprende un saluto quando arriva e quando se ne va a Malfoy, che non dice mai nulla, ma nemmeno la maledice, se è per questo.
La notizia che ogni giorno lei lo saluta ha fatto il giro del Ministero, arrivando alle orecchie di suo marito e dei suoi cognati, che non apprezzano questa sua gentilezza; Ron, in particolar modo, non riesce a comprendere perché non gliel’abbia detto, al che la strega si è ritrovata a sbuffare pesantemente, perché tutti sanno che Ron è una testa calda e di sicuro avrebbe avuto da ridire. Come ha avuto, difatti.
Quella mattina, dopo una colazione con la famiglia Potter, si sono messi a urlare nel mezzo della cucina, scatenando l’ilarità del piccolo James, che trova sempre una scena magnifica vedere zia Hermione urlare.
E zia Hermione detesta urlare prima mattina.
La porta del suo ufficio si apre e si chiude con un tonfo sordo, mentre un Draco Malfoy riempie il suo ufficio di una rabbia gelida mentre si china con fare minaccioso sulla sua scrivania.
Oggi non è giornata.
“Granger, si può sapere quale Merlino sia il tuo problema?” le sputa in faccia.
“Prego?” ribatte Hermione seccata, poggiando la piuma sul tavolo. “Non ho idea di cosa tu stia parlando.”
“Non fingere di non capire,” sibila lui, sempre più furioso. “Parlo di questa cosa che fai tutti i giorni! Tu ed io non ci salutiamo, ti ricordi? Io detesto te e tu detesti me! Per Morgana, il matrimonio con Weasley ti ha fottuto gli ultimi neuroni rimasti dopo il periodo trascorso con quei due decerebrati?!”
“Solo perché ti saluto?” protesta Hermione risentita, le dita che stringono nervosamente i braccioli della sedia.
“Non sto parlando solo di questo! Credi che non sappia che sia stata tu a mettere la firma per farmi uscire da Azkaban?” domanda Draco cogliendola di sorpresa.
Era convinta lui non lo sapesse. Non è facile uscire da Azkaban se durante la guerra ci si è schierati apertamente –come ha fatto Malfoy- dalla parte di Voldemort; anche se per ricucire lo strappo tra la popolazione del mondo magico si è favorito il reintegro di alcuni, è ovviamente impossibile mettere in libertà certi elementi –quali Malfoy senior, per esempio-, e anche per altri la libertà è stata subordinata all’appoggio di qualcuno alla mozione di scarcerazione –esprimendo le motivazioni di questa scelta. Solo dopo il consiglio del Wizengamot prende in considerazione la proposta, altrimenti si rimane dentro; e per quanto Azkaban, priva di Dissennatori, sia molto meno spaventosa, non è di sicuro un bell’ambiente.
“Allora Granger, perché stai facendo tutto questo?” continua Malfoy, che troneggia sulla strega, che è rimasta senza parole. “Che cosa vuoi?”
Hermione stringe le palpebre con stizza, irritata. “Che cosa voglio?” sussurra piano, quasi minacciosa. “Mai sentito parlare di amicizia disinteressata, Malfoy?”
Draco alza gli occhi al cielo, perché quello che dice la Granger è assolutamente privo di senso.
“Amicizia? Granger, per Merlino e Morgana, si può sapere di che amicizia parli? Io sono Draco Malfoy e tu sei Hermione Granger. Io ho venduto Silente e ho cercato di far ammazzare te e i tuoi amici quando vi hanno portato a casa mia! Ma di che amicizia parli?!”
“Oh, evita di dire idiozie!” si inalbera la strega alzandosi in piedi. “Tu piangevi nel bagno di Mirtilla Malcontenta! Tu non sei riuscito ad ammazzare Silente perché ti tremava la mano e tutti sanno che Silente aveva chiesto a Piton di ucciderlo! Così come so benissimo che se davvero avessi voluto farci ammazzare non avresti detto che non eravamo noi a casa tua, che non eri sicuro. Cos’è che hai detto di Ron? ‘Sì… potrebbe essere’. Proprio il comportamento di chi vuole farci ammazzare!” urla furiosa. “Se vuoi continuare la commedia, prego, fai pure, ma sai una cosa? Tu qui non hai nessuno, non credo proprio tu sia nella posizione di rifiutare un’amicizia. E ora vattene fuori da qui, subito!” conclude con il fiato corto per la sfuriata.

L’ufficio di Hermione è sprofondato nel silenzio da quando Draco se n’è andato, e ben pochi, notando il suo umore nero, hanno osato avvicinarsi. Hermione Granger in Weasley sa essere molto più spaventosa di quanto non si possa credere, dietro quel sorriso gentile e i suoi modi così educati.
Hermione avrebbe tanto voluto sfogare la sua rabbia su qualcuno, ma sono stati tutti abbastanza prudenti da tenersi alla larga. Allora ha svolto più lavoro di quanto non dovesse e si è messa a controllare i resoconti degli ultimi tre mesi, preferendo questa soluzione a un rientro a casa, per tenere la mente impegnata.
Quando se ne va, passando davanti all’ufficio di Malfoy, tira dritto, senza controllare se lui ci sia.



Hermione non lo vede da più di una settimana. Si è dichiarato malato, e non è più venuto al lavoro.
Sarebbe proprio curiosa di vederla, questa malattia, ma non servirebbe a nulla sapere se è malato o meno. Resta che non si sono più parlati dopo che lei l’ha cacciato in malo modo dal suo ufficio, e di sicuro non si piange addosso per averlo fatto.
Le giornate sono passate nella quotidianità precedente alla venuta di Malfoy al Ministero, tranquille e veloci, eppure ogni volta che passa davanti a quell’ufficio non può fare a meno di chiedersi se abbia intenzione di tornare.

Il giorno seguente, a metà mattina, mentre prende l’ascensore per andare al piano inferiore a parlare con Ron, vede la figura di Malfoy seduta alla scrivania dell’ufficio, l’espressione concentrata.
Hermione non riesce a trattenere un sorriso, ma non si preoccupa di salutare; è fin troppo evidente che è indifferente alla sua gentilezza e totalmente disinteressato alla sua amicizia.
Sono quasi le due del pomeriggio quando sente qualcuno bussare alla porta aperta del suo ufficio.
Aggrotta la fronte, perplessa, domandandosi se per caso non sia qualcuno che porterà altro lavoro, ritardando il suo rientro a casa.
“Avanti, è aperto,” dice poggiando la piuma sul tavolo e alzando lo sguardo. La sua sorpresa si traduce in una via di mezzo tra un sorriso tremulo e una “o” di stupore.
Draco è fermo sullo stipite della porta, l’aria altezzosa a nascondere l’imbarazzo.
“Arrivederci Granger, ci vediamo domani.”






Vi lascio il giudizio dei giudici, che è anche troppo direi, sia per giudizio che per posizione. Ancora non ci credo *_*
Quarto Classificato – Meissa
“Amicizia disinteressata”


Grammatica: 9.8/10
Stile e lessico: 10/10
IC: 10/10
Caratterizzazione del/i personaggi/o: 10/10
Originalità: 19/20
Giudizio personale: 5/5
Totale: 63.8

Finalmente una Dramione che rispetta la soglia del Canon tracciata dalla vecchia zia Rowling. Innanzitutto, ti faccio i miei più sentiti complimenti per la caratterizzazione e per l’IC. Lo stile è ottimo – come al solito -.
I personaggi principali sono molto ben approfonditi. Hermione è esattamente Hermione; Draco è esattamente Draco. E questo è meraviglioso. Hai saputo caratterizzarli in maniera strepitosa, donando loro un IC senza alcun dubbio pieno.
Non avevo mai letto una storia Dramione così Canon dai tempi di “Arm”. Amore mio, tu sei la regina del Canon. Riusciresti a rendere Canon anche una Draco/Ron, senza far scadere nulla né nel banale né tanto meno nell’OOC.
Ti destreggi egregiamente con i personaggi che scegli, riesci a dargli spessore e farli vivere davvero attorno allo tua storia.
Grammaticalmente: accidenti a te! Due spazi doppi, niente di che. Ma avresti potuto avere il massimo.

Complimenti.



Ps: Giuro che ora gli spazi li ho corretti u.u

Allora… è un addio, anche se fa strano.
Però mi mancherete tutti,
Meissa.
   
 
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