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Autore: Luxiwan    21/09/2010    1 recensioni
*Spoiler 2 libro*
[Magnus/Alec]
Debolezza. Profonda ed inestirpabile debolezza.
Prova di umanità e fragilità.
E le paure, i timori... I complessi. E le ansie, e le speranze.
La profondità dei sentimenti e la tortura per la loro intensità.
La disperazione di uno, il dolore dell'altro.
È come esser prigionieri di una gabbia senza consistenza, ed essere privati della possibilità di evaderne.
È come affogare, perché l'amore è simile alla paura: spaventa,tortura, distrugge... Ricostruisce.
Unisce.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Debolezza: Dormiveglia Note dell'autrice:
E dunque... Eccomi qui con il secondo capitolo. Mi ero ripromessa di aggiornare in tempi quanto più possibile brevi e, credo, di non aver sgravato poi di molto... XD

Ebbene, innanzitutto vorrei sinceramente ringraziare le lettrici che hanno recensito.
Lo apprezzo molto, amo il confronto ed è sempre una grandissima emozione sapere quali sentimenti e sensazioni abbia potuto suscitare un mio scritto in altre persone.
E, più in generale, a chiunque abbia perso un po' del proprio tempo semplicemente a leggere.

In secondo luogo vi auguro una buona lettura... E con questo è tutto.




"All'ombra de' cipressi e dentro l'urne
confortate di pianto è forse il sonno
della morte men duro?"*




Dormiveglia:
Come  scomparire tra le tenebre mentre l'Angelo innalza il suo stendardo di guerra.





“Un delicato vento si alzò d'improvviso mentre, con noncurante calma, si ritrovò ad aprire gli occhi su un nuovo e sconosciuto mondo.
Lasciò che il suo sguardo vagasse sulle lande desolate che circondavano quell'ambiente secco e deserto; il terreno era raggrinzito, asciutto, arido, mentre da un cielo scarlatto pioveva cenere e... Sangue?
Tese la mano necessitando di un irragionevole contatto con quell'acido liquido; la tese, eppure nel momento in cui il suo sguardo registrò il cozzo della pioggia contro le dita, nulla accadde se non che le gocce, tremule e fragili, non divennero morbide e tiepidi piume.
Bianche, rosse, nere e grigie ali presero a vorticare attorno al ragazzo attonito e confuso alla vista di un tale divino fenomeno.
Lo sguardo del giovane guizzò in alto, oltre le piume, oltre l'aria, oltre il cielo e ciò che vi scorse fu semplicemente una calda luce. Le sue pupille seguirono il brillìo che, decadendo, gli si posizionò davanti.
-Sublime- fu l'unica parola che riuscì ad articolare.
E presto, il bagliore diventò forma, e la forma divenne Angelo.
Un Angelo colossale, elegante, nobile... Puro.
Immobile nei suoi gesti, brillava di luce propria, e fu solo quando enormi ed eteree ali si dispiegarono alle spalle della creatura che il Cacciatore ebbe conferma che egli era davvero reale nella sua regalità.
Alec era sbigottito, affascinato, commosso da quella perfetta e sovrana apparizione che non riuscì a trattenere l'istinto di sfiorare le sue leggiadre vesti. La mano scattò prima ancora che la mente pianificasse l'azione. Si avvicinava... Di più, sempre di più... Ancora poco e...
Quando la mano ne lambì il bordo, l'Angelo si tramutò in cristallo, freddo, duro, argenteo cristallo.
Un gemito di disperazione si perse dalle labbra del ragazzo che discostò immediatamente l'arto accorgendosi solo allora che il mondo era mutato.
Adesso era attorniato da dorati marmi raffiguranti santi, martiri, oranti, apostoli ed angeli, da mille e mille lignee croci piantate a terra; da crocifissi librantisi, forse per miracolo, nell'aria senza nulla a sorreggerli.
-Un cimitero- Pensò mentre un profondo sconforto gli divampò nel cuore.
Alec fissò le lapidi che parevano non aver tempo: non una scalfittura, non una macchia, non una traccia di polvere. Ne osservò le incisioni, i nomi, i volti riportati presso la lastra e gli parvero esser tutti la stessa entità.
Il medesimo sorriso, raggiante e divertito, complice e allegro, increspava i loro volti; lo stesso sguardo, perso, sognante, quasi a puntar l'infinito occupava i loro occhi; lo stesso taglio di capelli, sobrio per gli uomini, elegante per le donne, acconciava la loro nuca; ed i vestiti... Tutti calati negli stessi completi scuri ed ottocenteschi.
-No...- Bisbigliò agitato. -C'è...C'è qualcosa che... Che...- Le sue gambe si mossero automaticamente. Proseguì il cammino, scorrendo tomba dopo tomba, nome dopo nome, viso dopo viso. Dopodiché si fermò, ruotò su se stesso e guardò.
Esaminò accuratamente la distesa di sepolture che si estendeva ben oltre l'orizzonte, i crocifissi, le statue... E il cuore gli fremette.
E gli batté più violentemente, privandolo momentaneamente del respiro, nell'istante in cui le sue orecchie avvertirono il dolce canto di angeli in festa.
Voci bianche lo cullarono mentre le creature si mostrarono con sembianze di piccoli e nudi bambini intenti in un movimentato e confusionario girotondo.
Alec li ammirò rapito dall'incanto e dalla morbidezza del loro aspetto, del loro canto fatato, intonato in una lingua ignota ed antica quanto il Creatore stesso.
.

Poi la terra stridette sotto i piedi del giovane che si sentì scaraventato in lontananza.
-Ma che..?!- Serrò gli occhi spaventato dalla prospettiva dell'imminente impatto che invece non avvenne.
Il cacciatore si ritrovò sbalzato metri e metri lontano dalla statua dell'Angelo e inorridito dal ricordo della pioggia sanguigna rabbrividì di sfuggita. Successivamente, schioccò un'occhiata alle proprie mani immaginandole vermiglie e incandescenti come il fuoco, ma non fu più che un pensiero di brevissima durata. Fu, invece, l'attimo seguente a prolungarsi per un'eternità.
Un eternità senza inizio né fine.
Un soffio, fioco come il frusciare delle foglie in primavera, o dello zampillare delle acque in autunno, catturò l'attenzione del giovane che, fulmineo, tentò di individuarne la provenienza: fu con estremo stupore che si accorse che il debole brontolio altro non era che il miagolio di un gatto comparso di fronte ai suoi occhi.
La bestiola aveva il manto di un intenso e pulito nero, come il cielo notturno privo di stelle o come l'assenza di luce in una tela da pittura, ma ciò che lo colpì veramente furono i suoi occhi: un arcobaleno di colori e sfumature che andavano dal più vivo smeraldo al più lucente oro.
Un miscuglio di perfetta armonia...Perfetta combinazione, riflesse tra sé e sé.

Perso nei propri pensieri, Alec non si accorse che per la prima volta anche il gatto ricambiava il suo curioso interesse, osservandolo con meticoloso zelo; poi, la concentrazione dell'animale tornò a focalizzarsi sulla tomba che si ergeva di fronte alla sua minuta figura, e così pure quella del giovane venne intrappolata dalla stessa.
 La lapide era differente rispetto alle altre,oltre che per struttura anche per aspetto. A sostituire i blocchi di marmo vi erano delle rovinate assi lignee, piegate dal tempo e consumate dal sole, e, in più, non vi era né il ritratto né il nome del defunto. A primo acchito, Alec la giudicò certamente fuori luogo, ma conseguentemente gli parve quasi...  Vuota. E quello stesso vuoto sembrava echeggiare tutt'intorno ad essa.
Poi, di nuovo, il gatto rantolò ed il Cacciatore fu quasi sicuro di aver intercettato nella sua espressione una smorfia di disgusto benché fosse accompagnata da un lieve rammarico, da un' acuta sofferenza. A quel punto, Alec domandò a se stesso come potesse mai distinguere tanto bene le espressioni di un gatto, quando, normalmente, aveva si e no visto 7 gatti in vita sua.
Per l'ennesima volta lasciò scivolare l'occhiata sul gatto e nell'istante in cui i loro occhi si incontrarono Alec tremò, indietreggiando di qualche passo; il cuore gli sbalzò in gola tanto che poteva avvertire il proprio batticuore contro le orecchie, il metallico battere contro le meningi.
 E di nuovo il mondo vorticò: il cimitero sbiadì, il terreno crollò, il cielo si sgretolò in sottili fili di cenere mentre il gatto,  per un solo fuggente attimo, assunse sembianze umane.
Un bimbo di 4, massimo 5 anni prese il posto della bestiola: a coprire il suo corpicino vi era una vestaglia logora e smagliata che, nella sua piccolezza, lo rendeva ancor più gracile; delle gambette snelle spuntavano fuori dall'abito, le ginocchia sbucciate e ancora sanguinanti, mentre i piedi giacevano, feriti e tremoli, contro il terreno asciutto; capelli mori, ribelli nella loro liscezza, ne  risaltavano il profilo puerile cadendo con naturale grazia sulle sue guance ambrate.
-Questo bambino...- Rifletté Alec poco prima che, nuovamente, il mondo si deformasse, tornando a degenerare nella precedente realtà.
Ed ecco gli occhi del gatto ancora fissi sul Cacciatore, che indagatori lo esaminavano, malfidati lo squadravano, turbati lo scacciavano."











*Tratto da "Dei sepolcri" di Ugo Foscolo.

   
 
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