2. ”L’incontro”
Hikaru girò la maniglia.
-Siamo tornati!!!-
Annunciarono i gemelli Hitachiin. Gli altri si girarono verso di loro.
-Ci avete messo un bel po’ di tempo-
-Non è colpa nostra, dovete sapere che Haruhi è lenta a portare le buste-
-Potevate aiutarmi no?-
Detto questo posò le buste che contenevano il caffè istantaneo per terra e chiese:
-Dove sono le clienti?-
-Bè ecco, le abbiamo mandate via un po’ prima…-
-Perché? C’è forse qualche problema?-
La castana guardò con aria interrogativa Tamaki, che però non rispose subito.
-Il fatto è che hai visite…-
Haruhi continuava a non capire. Visite? E di chi? Poi vide che Tamaki fece cenno a qualcuno di avvicinarsi. Una timida figura avanzò, molto lentamente, e dopo poco fu spinta in avanti da un’altra figura, più alta. Haruhi all’inizio non riuscì a riconoscere le due figure, poiché stavano in un punto dove il sole non arrivava del tutto. Infine, quando si avvicinarono di più a lei, li riconobbe. Non erano cambiati granchè. Erano cresciuti certo, ma avevano le solite caratteristiche. Konata, i capelli color del grano erano diventati più lunghi, i suoi occhi azzurro cielo e quel corpo magro, perfetto. Yu, con i suoi soliti capelli castani arruffati e i suoi occhi scuri e penetranti. Si era fatto più robusto e più bello di come se lo ricordava.
-Cosa ci fate voi qui?-
Il tono di Haruhi era freddo e distaccato, i suoi occhi erano pieni di rabbia. I membri dell’Host Club erano stupiti. Perché Haruhi aveva reagito in quel modo?
-Perché? Perché siete venuti?-
La biondina avanzò lentamente verso la sorella.
-Non provare ad avvicinarti…-
Konata sussultò.
-Ma…ma, sorellona, noi siamo venuti a trovarti…-
-Non m’interessa, ho detto che dovete andarvene-
Yu guardava impassibile tutta la scena, i membri dell’Host Club, invece, erano spaventati dalla reazione della loro amica. In fondo, non l’avevano mai vista in quello stato. Konata, invece, non s’intimorì.
-Sor…Haruhi…io e Yu siamo venuti per dirti una cosa che speriamo ti renderà felice-
Haruhi la ascoltò con attenzione.
-Siamo venuti a dirti che, da domani, faremo parte tutti e tre della stessa scuola. Così potremmo vederci più spesso, per esempio qui al club oppure…-
Haruhi si lasciò andare un risolino isterico.
-Mi stai prendendo in giro Konata? Su, dimmi che è così, perché in questa notizia non ci vedo niente di buono. Forse ti sei scordata cosa mi avete fatto eh? Bè ti dirò…-
Fece una piccola pausa per asciugarsi una stupida lacrima.
-…io non l’ho affatto dimenticato. Se verrete voi, me ne andrò io-
-Ma Haruhi, e il tuo sogno? Getti la spugna così?-
Questa volta era stato Tamaki a parlare.
-Sempre meglio che stare con questi due-
Disse acida la castana. Konata al quel punto non riuscì a reggere e scappò dalla stanza in lacrime. Yu la seguì a passo lento, ma si fermò un attimo sulla porta.
-Spero tu sia contenta adesso Haruhi, non lo sai quanto è sensibile tua sorella?-
-Se l’è cercata lei-
Rispose la castana senza voltarsi. Yu sbuffò e corse via alla ricerca di Konata. Quando se ne furono andati Haruhi disse ai membri dell’Host Club.
-Dimenticate quanto è successo oggi-
E prima di andarsene a casa aggiunse.
-Per favore-
E delle calde lacrime iniziarono a rigarle il volto. I membri rimasero non poco scioccati e non erano sicuri di poter esaudire la richiesta dell’amica tanto facilmente. Tamaki si decise, e andò dietro a Haruhi per chiederle ulteriori spiegazioni. Gli altri cinque membri non lo fermarono, sapevano quanto era cocciuto. Kaoru sbuffò e disse al gemello.
-Torniamocene a casa-
-Va bene-
E detto ciò si avviarono verso la porta, quando, ad un certo punto, Hikaru notò qualcosa sul pavimento. Si chinò e lo prese. Era un fermaglio d’oro bianco.
-Hikaru che stai facendo?-
-Eh?Ah, no, niente…senti Kaoru, tu avviati che mi sono ricordato di fare una cosa-
- Ma, Hika…-
Non riuscì a finire di pronunciare il suo nome che il rosso se n’era già andato. Chissà cosa aveva da fare di così importante, pensò, e si avviò verso l’uscita della scuola. Intanto Hikaru correva, anche se non sapeva bene dove. Voleva ritrovare a tutti i costi la proprietaria di quel fermaglio. Per fortuna il nome era inciso nell’oro bianco: Konata Fujioka.