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Autore: Madness_    22/09/2010    2 recensioni
Una rock star attempata col pallino per il francese. La sua taciturna e letale guardia del corpo. Una squattrinata giovinetta con gloriose aspirazioni da scrittrice. Un barista dal sorriso killer e dagli addominali di ferro. Un demone in rovina.
Uniti per perseguire il più nobile degli obbiettivi: salvare un'anima all'apparenza perduta dalla dannazione eterna.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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# PROLGO
ovvero – cose stupide.

All'epoca dei fatti di cui andrò fra poco a narrarvi Leone Florindo Giunchi, in arte The Lion, Leo per gli amici, era una rock star di fama planetaria, che poteva vantare uno stuolo riccamente nutrito di ammiratori, per lo più composto da damigelle urlanti con l'ormone impazzito, pronte a deforestarsi il cranio con isterico entusiasmo alla sola vista del volto del loro ammaliante idolo, foss'anche esso accartocciato in un angoletto di una pagina di giornale adoperata per tamponare la perdita di un water intasato in un bagno pubblico. Ad esser franchi Leone Florindo Giunchi, in arte The Lion, Leo per gli amici, non era poi tutto questo gran pezzo di adone: era alto molto più del dovuto e spropositatamente secco, il che conferiva alla sua figura una certa aria di ondeggiante precarietà che ti faceva trattenere il fiato ogni volta che lo scorgevi dimenarsi sul palco o solcare il tappeto rosso, dato che t'aspettavi, da un momento all'altro, di vederlo franare rovinosamente a terra e rompersi l'osso del collo. Aveva un volto lungo e spigoloso, di un anacronistica eleganza, con gli zigomi sporgenti e le guance scavate, decorato da una chioma di pece che, per l'estensione chilometrica, avrebbe senza dubbio fatto invidia a quella di Raperonzolo e un paio di occhietti scuri come il cielo di notte, sempre impiastricciati con un qualche eye-liner rigorosamente scuro. Certo, nel complesso non si può dire che fosse un brutto uomo, ma nulla che giustificasse i migliaia di ceri accesi da ferventi fanciulle per rendere grazie a Dio d'averlo messo al mondo.
C'era indubbiamente qualcosa di strano nel suo grandioso successo, dato che, fra le altre cose, Leone Florindo Giunchi, in arte The Lion, Leo per gli amici non brillava nemmeno per le sue capacità canore e strumentali, sebbene moltissimi dei suoi fan si ostinassero a sostenere che la sua musica e, soprattutto, la sua voce fossro in grado di indurre esperienze catartiche.
Molti dei più svegli, che si rendevano conto del fatto che il nostro probo paladino era, in verità, una creatura priva di ogni qualsivoglia talento artistico ne imputavano la gloriosa ascesa all'opinabile charme di cui sembrava essere provvisto. Pareva fosse impossibile sentir parlare per più di mezzo minuto Leone Florindo Giunchi, in arte The Lion, Leo per gli amici e non rimanere ammaliati dalla sua leggendaria eloquenza e dal suo fascino squisitamente francese. Fascino che il nostro, sebbene fosse di inconfutabili natali italiani, aveva ereditato da un lontano prozio acquisito che, stando a quanto egli stesso aveva leziosamente confessato, aveva un fratello sposato alla cugina della migliore amica della bisnipote di Napoleone Bonaparte in persona e di questa cosa lui faceva un gran vanto.
Ma se proprio volete saperla, la verità su Leone Florindo Giunchi, in arte The Lion, Leo per gli amici e sul suo clamoroso ed apparentemente inspiegabile successo era che egli stava per compiere quarantatré anni ed aveva un problema. Uno di quelli belli grossi, che ti si piazzano al centro del cervello e con la loro elefantica mole impediscono ad ogni altra cosa di entrarci e ne diventano quindi e ben presto i signori indiscussi. Tutti sanno che non è mai bene quando un problema di quelli belli grossi prende in mano le redini di una mente fragile e psicolabile com'era quella del nostro. Di solito i problemi di quel tipo tolgono il sonno e l'assenza di sonno ha effetti nefasti sull'elasticità della pelle e se l'elasticità della pelle viene compromessa, soprattutto se ormai si ha un certa età, si rischia l'insorgere di infelici ragnatele di rughe da stress e se sei Leone Florindo Giunchi, in arte The Lion, Leo per gli amici e miri a vincere il titolo di uomo più sexy del mondo per il quarto anno di fila certe leggerezze non te le puoi proprio permettere.
« Pauvre de moi, je suis si malheureux!* » gorgheggiò affranto il nostro eroe un bel giorno. Era solito adoperare il francese per dare sfogo a tutta la sua disperazione, perché così ricordava a se stesso che era il pronipote del fratello della cugina della migliore amica della bisnipote di Napoleone Bonaparte in persona e dalla sua gloriosa genealogia traeva conforto.
Ortica, che era la sua fidata guardia del corpo da diversi lustri, non si ricordava di averlo mai visto in condizioni simili ed in cuor suo era molto preoccupata. Il grand'uomo portava disegnato in volto un cipiglio torvo e cogitabondo che non gli s'addiceva per nulla e di tanto in tanto esalava un sospiro dolente e sconsolato, che infrangeva con malagrazia il silenzio perfetto che aleggiava nella stanza in cui si trovavano. Aveva un'aria così naturalmente tormentata, da vero artista maledetto! Ortica era certa che sarebbe stato oltremodo compiaciuto di sé, se solo avesse avuto modo di contemplarsi dall'esterno.
« Hai mai fatto qualcosa di stupido, Ortica? » domandò d'improvviso Leone Florindo Giunchi, in arte The Lion, Leo per gli amici, pronunciando, come d'abitudine, ogni parola deformata dal suo sforzato e posticcio accento francese.
« Ecco... » grugnì la damigella, colta alla sprovvista da quel quesito inopportuno al quale, fra l'altro non era neppure sicura di dover rispondere « Non mi pare » asserì dopo qualche attimo di titubanza.
Le labbra sottili del nostro si attorcigliarono in un sorriso di miele, vagamente canzonatorio. « Ma chére amie!** » cinguettò mesto, col tono di un uomo vissuto che si trovi a dover fare i conti con la disarmante ingenuità di un bambino « Tutti facciamo cose stupide. »
E ciò detto trasse un profondo respiro e si lanciò in un accalorato racconto in cui confessava alla sua circospetta interlocutrice quale fosse la cosa più stupida che lui avesse mai fatto. Le raccontò di quando, quasi vent'anni addietro, era stato un giovane che strimpellava una chitarra, inesperto del mondo ed infelice, che inseguiva disperato il successo, ma che dal successo pareva essere antipaticamente rifuggito. Le raccontò le lacrime e il fiele, e i dodici tentativi di suicidio falliti in cui si era cimentato. Le raccontò di quando, dopo aver passato due ore fra i dileggi di zotici inurbani a suonare la sua musica celestiale su un palco sgangherato era stato adescato da una vecchia bitorzoluta, che era la proprietaria di quella turpe bettola, che l'aveva poi condotto con sussiego nel suo ufficio, con la promessa di una paga. Le raccontò che là non lo pagò, ma che, invece, gli presentò un tizio barbuto e terribile, con due crudeli occhioni scarlatti che gli promise la gloria ed il successo in cambio di una firmetta su un pezzo di carta scritto fitto fitto con una calligrafia fina e svolazzante. Le raccontò che, quel giorno, aveva venduto la sua anima la diavolo, che gli aveva concesso vent'anni di tempo per godersi i benefici, ma che allo scadere del termine si sarebbe presentato dal lui a riscuotere ciò che gli spettava. Le raccontò anche che non aveva nessuna intenzione di pagare e che, pertanto, bisognava agire in fretta.
Al termine del racconto Ortica si convinse, forse non del tutto a torto, che Leone Florindo Giunchi, in arte The Lion, Leo per gli amici, era pazzo.










NOTE
*Povero me, sono così infelice!
**Mia cara amica!

Immagino che il significato si potesse benissimo intuire anche senza questa traduzione, ma tant'è. u_ù Sappiate che io ed il francese ci stiamo reciprocamente antipatici, e che quindi la mia conoscenza della lingua è piuttosto vaga e nebulosa e domando umilmente perdono per eventuali errori, presenti e futuri, ma non è mica colpa mia se Leo c'ha 'sta fissa, eh. u_ù
Oltre a ciò spero che questo prologo vi sia piaciuto e vi abbia incuriosito e magari anche che, non lo so, vogliate dirmi cosa ne pensate in una bella recensione o lettera esplosiva *_* Personalmente devo dire di essermi divertita abbastanza a scriverlo e spero di aver divertito un pochetto anche voi *_*
Bon, è tutto. Per qualsiasi dubbio o chiarimento io sono qui, ci si risente nel prossimo capitolo!

   
 
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