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Autore: Sakurina    22/09/2010    9 recensioni
“Tu non mi stai chiedendo di ballare, vero, Shikamaru Nara?” domandò Ino, assottigliando lo sguardo e scrutandolo dubbiosa.
“Se lo dici a qualcuno, te la faccio pagare.” Ribatté, senza riuscire a trattenere un sogghigno a fior di labbra.
Dedicata a tutte le moschelle bianche e a Shika e Ino per il White Midnight. Perché anche se sarò l'ultima rimasta, ci tengo ancora.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ino Yamanaka, Shikamaru Nara | Coppie: Shikamaru/Ino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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La musica era ormai lontana

~ Cowboys & Angels ~

 

 

 

“I know you think that you're safe,

Sister,

harmless affection

that keeps things away

it's the ones who persist for the sake of a kiss

who will pay…”

[Cowboys & Angels, George Michael]

 

 

 

La musica era ormai lontana.

E con essa le risate, le chiacchiere, i profumi di cibo e alcol, che leggeri profumavano l’aria della festa, misti ai sapori della terra e del fumo che si innalzavano sulla pista da ballo.

Tutto era lontano.

Lei si era allontanata.

 

Era stata felice quella sera. Lo era stata davvero. Sinceramente. Di cuore. Mettetela come volete. Ma si era davvero divertita quella sera.

Forse per la prima volta dopo tanto tempo, tanta devastazione, tanta disperazione, Ino Yamanaka era riuscita a ridere a cuor leggero e ad apprezzare i piccoli piacere della vita. Come se non fosse successo niente.

 

Come se non fosse successo niente.

 

Come se tutto dovesse rinascere da lì, da quel giorno, da quell’oggi, così carico di speranza.

 

La festa era iniziata al tramonto con un discorso dell’Hokage, e ora che la luna era alta nel cielo ad illuminare la nuova Konoha, la festa era al suo culmine.

 

Tutti erano vestiti a festa, tutti i ragazzi erano eleganti e ordinati, tutte le ragazze ben vestite e pettinate; tutti erano bellissimi e felici. E lei, come sempre, era la più  bella di tutte, e i complimenti erano tornati ad accarezzarla e a metterla su di un piedistallo come non succedeva da tempo, da prima della guerra. Quella guerra in cui lei non era stata nient’altro che una semplice pedina, una normale kunoichi, che non riusciva a spiccare fra le altre. Ora però era tornata ad essere la ragazza più bella di Konoha, e ad essere venerata da tutti. Com’era relativa l’importanza della sua vita.

 

I suoi genitori erano ebbri di vino e allegria, e ballavano e ballavano in mezzo alla pista, come se ci fossero solo loro, ventenni nell’anima e sempiterni neo-sposini.

 

Kurenai e il piccolino stavano a bordo pista, attorniati da moine e da regali, da persone che volevano ammirare l’erede dei Sarutobi. Un paio di volte la sensei l’aveva lasciato alle amorevoli cure di Ino, concedendosi un veloce ballo con Kakashi, che si dimostrava un ballerino veramente all’altezza della situazione.

 

E poi c’era lei. Ino Yamanaka, che assieme alle altre kunoichi si era lanciata in folli danze, come se tutta la sofferenza e la guerra fossero stati solo frutto di un incubo lontano nella notte.

 

Ma tutti i bei sogni erano destinati a durare poco. Soprattutto se al microfono c’era Gai-sensei, che col suo spirito melodrammatico proponeva balli di coppia in onore di questo e quello, per amore dei vecchi e dei nuovi tempi.

 

E, infine, il tasto dolente come sempre era stato toccato.

 

Un tasto che in effetti non avrebbe dovuto più essere stato tanto dolente, eppure per lei… lo era ancora.

 

E allora si era data alla fuga, silenziosa e discreta, così diversa dal suo solito modo di essere, e nessuno pareva essersene accorto.

 

Si era rifugiata in uno spiazzo poco fuori le mura, una piccola radura verde nascosta fra i primi alberelli del bosco. Solo la luna, regina incontrastata della notte, a vegliarla e a tenerle compagnia col suo pallore.

 

La musica era ormai lontana.

 

Una piccola sporgenza rocciosa al centro dello spiazzo le fece da sedia, mentre con grazia si levava le scarpe col tacco che non era decisamente più abituata a portare. Piccoli segni rossi e dolorosi le marchiavano i piedini, che sembravano appartenere più a una principessa che a una guerriera.

 

Una mano andò a sciogliere l’intricata capigliatura che le teneva legata la lunga chioma, un po’ scomoda da lasciar sciolta per ballare. Si ricordò quasi subito di essersi adornata i capelli con un fiore viola, in tinta con l’abitino elegante, e che probabilmente questo doveva essere caduto a terra durante l’operazione.

 

Si voltò per raccoglierlo, sobbalzando immediatamente di spavento nel trovarsi davanti Shikamaru, con un ghigno lievemente beffardo stampato sulle labbra e il fiore fra le mani.

 

“Sì, così stai decisamente meglio. Quell’acconciatura ti dava almeno dieci anni in più.

“Esagerato. Fai trentadue.” Ribattè lei stizzita, strappandogli il fiore dalle mani e appoggiandoselo sopra un orecchio, a mo di ninfetta. “E ora come sto?”

“Oh. Ora sembri tornata da un viaggio ai Tropici. Perfetta.” Sogghignò lui divertito, sedendosi a terra lì a fianco.

Ino rise lievemente, divertita, prima di avvertire quel lieve malessere che le pesava sul petto da quando aveva lasciato la festa tornare a nausearla, quasi lasciandole un sapore ferreo in bocca.

“Perché mi hai seguita?” domandò improvvisamente lei, con tono fiacco, basso, quasi non suo.

“Beh. Mi è venuto naturale. Sai, con quella mente brillante di Gai-sensei che propone un ballo fra allievi e maestri in onore dei vecchi tempi…” commentò Shikamaru, con una nota quasi di disprezzo nella voce. “Solo perché Tenten ha evitato di ballare con lui con tutte le scuse della terra, doveva per forza trovare un escamotage per obbligarla a umiliarsi davanti a Konoha.” Aggiunse infine, scuotendo la testa, rassegnato.

“Beh, anche tu mi hai evitata. Quando Gai-sensei ha proposto il ballo fra compagni di squadra.

“Ino, lo sai che io—“

Che tu non balli, lo so.” Lo interruppe lei, scoccandogli uno sguardo da saputella dall’alto della sua posizione. “…Asuma-sensei era bravo a ballare.” Aggiunse poi lei, una sfumatura spezzata nella voce.

Sai, Yamato era venuto a cercarti. Per offrirti di ballare.” Cercò di cambiare vagamente argomento il ragazzo.

“È stato carino. Dopo lo ringrazierò. Ad ogni modo non mi interessa. Non voglio sostituire Asuma-sensei… voglio tenermi stretto il ricordo del nostro ultimo ballo. Il suo abbraccio forte, l’odore di sigaretta… Non avrebbe senso ballare un ballo fra allievi e maestri senza il proprio maestro, e tu lo sai, Shika. Asserì lei, sforzando come sempre quella nota alta e irritante della sua voce che le dava un tocco così frivolo e sciocco, quasi a voler cancellare da sola il peso delle sue parole.

“Dopo tutto questo tempo… non dovresti più prendertela così. Disse lui, scrutandola in modo strano, quasi a volerla analizzare con lo sguardo.

E tu dovresti farti gli affari tuoi.” Rispose lei, risentita.

“Non ti sto attaccando. Sto facendo una semplice osservazione…!” sbuffò il ragazzo, seccato dalla solita risposta acida di Ino, data anche quando non ce n’era bisogno.

“Lo so. Scusami. È solo che…” ma la biondina si interruppe. Si morse il labbro inferiore con forza, portando gli occhi cerulei al cielo, quasi a voler rimandare indietro le lacrime.

“Lo so… lo so. Non c’è bisogno che tu mi dica niente.” Sussurrò lui.

“…lo so.” Assentì Ino, quasi singhiozzando. Chiudendo gli occhi era riuscita a rimandare indietro le lacrime, ma la voce spezzata quella era incamuffabile.

 

I pochi minuti di quella canzone, erano durati quasi un’eternità.

Un’eternità durante la quale gli occhi di Shikamaru avevano scrutato a lungo la figura quasi eterea di Ino, baciati dai raggi lunari e avvolta da una malinconia che lui condivideva.

 

Da quanto tempo non stavano un po’ insieme, da soli? Chi era diventata lei, durante tutto il periodo di guerra in cui erano stati separati? Cosa aveva provato? Ma soprattutto, a lui che gliene poteva importare?

 

La voce di Gai al megafono interruppe i suoi pensieri e fece sobbalzare Ino, che riaprì gli occhi, guardandosi attorno, spaesata.

Annunciò un altro ballo fra maestri e allievi, per permettere un eventuale scambio.

Le labbra della Yamanaka si piegarono in un espressione amara, mentre da quelle di Shikamaru sfuggì uno sbuffo.

 

Il ragazzo si alzò, con una strana eleganza della quale non era mai stato dotato. Frugò un po’ nella tasca di quella giacca sgualcita, così affine al suo stile, e ne tirò fuori una sigaretta.

A quella vista, il cuore di Ino perse un battito.

Shikamaru la portò alla bocca e, con l’ausilio di una scatola di fiammiferi, l’accese.

Un paio di colpetti di tosse, del resto era da molto che non fumava. Non ci era più abituato.

 

Dopo un paio di tiri di “assestamento”, il ragazzo si volse verso di lei, porgendole la mano, con nonchalance estrema.

 

“Tu non mi stai chiedendo di ballare, vero, Shikamaru Nara?” domandò Ino, assottigliando lo sguardo e scrutandolo dubbiosa.

“Se lo dici a qualcuno, te la faccio pagare. Ribatté, senza riuscire a trattenere un sogghigno a fior di labbra.

 

La ragazza scosse la testa sorridendo, e gli afferrò la mano, alzandosi e avvicinandosi a lui. Venne investita in pieno dall’odore di nicotina, mentre il senso di nostalgia le attanagliava lo stomaco come uno sciame di farfalle.

 

E il contatto con la mano grande e calda di Shikamaru, che le scivolava lungo la schiena per prendere posizione e avvicinarla ancora di più a lui, non fece altro che aumentare il senso di inquietudine che le cresceva dentro.

 

“Lo fai… per Asuma-sensei?” domandò Ino spiazzata, quasi per voler tenere occupata la mente.

Il ragazzo inarcò un sopracciglio, sorpreso dalla domanda quasi senza senso.

“No, lo faccio perché voglio toccarti il culo.”

“Grandioso. Lo sai che hai un istinto innato per rovinare le atmosfere?”

Che atmosfera, scusa? Mica ti sto chiedendo di sposarmi, dobbiamo solo fare uno stupido ballo…!”

“Beh, ma anche per ballare ci vuole atmosfera.

“Certo, perché non ti accorgi di quando il partner ti pesta i piedi grazie all’atmosfera? O di quando la gente ti è talmente appiccicata da spintonarti? O di quando Kiba ne approfitta per toccarti come un polpo? O..—“

“O di quando la canzone finisce perché stavamo bisticciando?!” ringhiò infine Ino, irritata, dando un pizzicotto ad un fianco al compagno, che inalò male il fumo e prese a tossire fino alle lacrime.

Ahio! Tanto Gai ne metterà un’altra! Che ti cambia!”

“Dovevi impersonare Asuma, uffa!” si stizzì lei, levandogli la sigaretta di bocca e buttandola a terra. “Ora chissà a chi dedicherà il prossimo ballo Gai! A tutti i nonni di Konoha?!

“O a tutte le streghe isteriche, così magari resti in tema. La provocò lui, ricevendo un sacco di botte in risposta, così tante che dovette fuggire intorno alla radura facendosi inseguire da lei.

 

Solo la nuova dedica di Gai li fece fermare. Un ballo speciale a tutti gli innamorati di Konoha…!

 

Shikamaru la guardò con ghigno beffardo, Ino inarcò le sopracciglia scuotendo la testa, in negazione.

Hai capito male, Nara.”

“Un ballo vale l’altro. Tanto qui siamo fuori dalla festa, no?” si avvicinò lui, afferrandola facilmente per la vita e attirandola a sé.

Ino cercò di mantenere uno sguardo fiero e battagliero, ma il rossore che le avvampò sul volto la tradì in pieno.

“Sei scorretto, Nara.”

Anche tu, Yamanaka.”

“Non ho fatto niente di scorretto, io.”

“Baciare un povero ninja ferito e svenuto mentre è ricoverato mi pare scorretto.

“…!!!”

A quelle parole sussurrate maliziosamente all’orecchio, Ino avvampò in maniera quasi inumana, avrebbe preso fuoco se avesse potuto. Si scostò immediatamente da lui, trovando la forza per guardarlo negli occhi per capire se stesse dicendo davvero la verità.

“Ma allora eri sveglio quella volta, maledetto…!” sibilò lei, incredula.

“A volte il gioco vale la candela.” Asserì lui inarcando un sopracciglio, quasi fosse ovvio.

“Sei… sei…”

“Un genio, lo so. E tu sei insopportabile come al solito…” sorrise lui lievemente, avvicinandosi al suo volto e sfiorandole le labbra con le proprie.

Ma Ino indietreggiò, sottraendosi al bacio che cercava un approfondimento.

“Prima… balla.” Sorrise la bionda, con aria di sfida, cingendo le braccia intorno al suo collo attendendo che iniziasse le danze.

“…non posso far finta di essere svenuto come l’altra volta?”

“No, no. Ti lascerei qui morente, sappilo. Quindi o balli, o niente.” Ribatté lei, sorridendo, provocatoria.

“…mendokuse

 

 

“Cowboys and angels

They all take a shine to you

Why should I imagine

That I was designed for you

Why should I believe

That you would stay”

[Cowboys & Angels, George Michael]

 

 

~ The End ~

 

 

 

 

*Angolo di Sakurina*

 

Ed eccomi qui. *___*

Chi l’avrebbe mai detto che sarei riuscita a scrivere ancora una ShikaIno? È solo che… la notte dei loro compleanni sarà sempre una notte sacra per me, non ce n’è. Quindi al di là dell’ispirazione che non c’è mai, degli esami, dell’università, di tutto… almeno questo impegno dovevo onorarlo. E la scrittura è venuta da sé.

Non è nulla di speciale, ma non aspiravo a nient’altro di diverso.

Era una fic che avevo già in mente di scrivere da molti anni in verità, ispiratami da una delle canzoni preferite di mio padre. Non è molto attinente alla storia, ma è una bellissima ballata romantica.

 

Come ogni anno, la dedico a tutte le moschine bianche, a cui voglio e vorrò sempre un bene dell’anima. Una dedica particolare alla mia nonnina Rinoa, che ha la fortuna di fare gli anni così vicino ai nostri amati Shika e Ino. Buon compleanno di tutto cuore. <3

 

E chissà se scriverò ancora qualcosa prima dell’anno prossimo…?

 

Grazie a tutti coloro che vorranno commentare o semplicemente leggere. =)

 

Per adesso,

 

a presto <3

 

Luly

  
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