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Autore: Lalani    23/09/2010    2 recensioni
Sin da piccolo, da subito, insomma, proprio dall’inizio,
Shikamaru era stato spedito in Piazza Grande, e lì era rimasto.
"Come fai a considerare una piazza casa tua?”
“Io sono un uomo di mondo, cara seccatura”.
“Ma se non hai mai messo il naso fuori dalla tua amata Konoha!”
“Infatti: sono un uomo del mio mondo”.
Happy Birthday in ritardo Shika!!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Temari | Coppie: Shikamaru/Temari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Sin da piccolo, da subito, insomma, proprio dall’inizio, Shikamaru era stato spedito in Piazza Grande, e lì era rimasto.

Voglio morire
in Piazza Grande


I suoi primi anni di vita erano annebbiati, appiccicosi: non si era ancora accorto di essere rimasto sempre lì, in Piazza. Naruto respirava tutti i colori e gli odori speziati e se li portava dietro, in una scia colorata e penetrante, mentre Shikamaru e Chouji si contendevano l’ultima patatina. Talvolta sbucavano un paio di occhi perlacei, un’impettita testa rosa e le mani rachitiche del piccolo Uchiha. Era questo, il suo caotico mondo.
C’era solo un quadrato d’erba secca, lì in Piazza Grande, a Konoha, ed era quella casa sua. I suoi amici lo prendevano perennemente in giro per la sua infinita pigrizia, che gli consentiva di appisolarsi anche tra la folla colorata. Gliel’aveva detto, Kiba: “Morirai in Piazza Grande, Shikamaru!! Di sicuro!”.
O, ma ne era sicuro.
Era una delle certezze che sorreggevano la sua esistenza.

Aveva perso il primo dente in Piazza Grande, aveva mangiato il suo primo ramen e visto la sua prima nuvola.

Piazza Grande era un’infinita famiglia; tutti i bambini crescevano in Piazza, tra le sue candide mani di farina, tra i suoi abitanti. Gli zii ubriachi perennemente appesi ai banconi, come stracci usati, le madri che strillavano con le braccia piene di lenzuola, i nonni comprensivi che offrivano caramelle o quelli che borbottavano dietro la pipa, le sorelle più grandi che alzavano la gonna dietro gli angoli.
E Shikamaru cresceva sotto il sole che gli curava le prime ferite, che solletica le sue guancie imberbi e allietava la sua stanchezza. Cresceva, ogni giorno un po’ di più, nel suo quadrato d’erba sotto le nuvole.
Non c’erano né sorprese né seccature, in Piazza Grande.
“Ma guarda questo schifo di città! Lasciano l’immondizia persino sotto il sole!”.
Ecco, appunto.
La ragazza non sembrò stupita quando scoprì di aver scambiato il genin pigrone per un sacco di rifiuti, cosa che avrebbe ribadito per la maggior parte degli anni a venire.
Era un’ospite interessante: risaltava nella Piazza Grande come inchiostro nel latte. Eppure quella ragazza si amalgamava bene con essa: i suoi capelli color sabbia si mimetizzavano fra le bancarelle colorate, il suo corpo formoso scivolava tra i muri e i suoi occhi cobalto fuggivano sui tetti come i mille gatti zoppi della Piazza Grande. Era un’estranea, non era la sua famiglia: eppure Shikamaru avrebbe voluto abbracciarla e dormire con lei, sotto le stelle di Piazza Grande.

“La piazza principale di Suna è un teatro di guerra: mercanti dispotici, prodotti maciullati e ladri odiosi…come fai a considerare una piazza casa tua?” chiese Temari, confusa. Era la prima volta che veniva a Konoha come alleata, e non come minaccia.
Shikamaru sbuffò, seccato: non poteva spiegare a una persona così rompiscatole e rumorosa come Temari cosa significavano gli sprazzi di cielo fra i pettegolezzi, i bambini che scivolavano, goffi, tra la folla, l’orgoglio degli abitanti. Era il suo mondo, e non ne esistevano altri, non  ne sarebbero mai esistiti altri. Poteva vedere ancora delle ombre, negli occhi chiari di Temari: come poteva farle conoscere la sua famiglia a colei che solo ora era stato concesso parlare e sognare con i suoi fratelli?
Così si limitò a scrollare le spalle.
“Io sono un uomo di mondo, cara seccatura”.
“Ma se non hai mai messo il naso fuori dalla tua amata Konoha!”
“Infatti: sono un uomo del mio mondo”.

Sangue e corvi: un paesaggio monotono. Rosso e nero: l’infinita guerra contro Madara, le tombe di eroi in cenere, fiori senza tombe.
Shikamaru stava riposando, con le guancie contro il seno di Temari, l’unico sprazzo di luce, l’unico angolo morbido.
Il chuunin sentiva il suo stesso corpo lontano, come se sentisse nostalgia di casa; la sua mente non era ancora riuscita a metabolizzarla, e sentiva i ricordi vicinissimi, come se lo stessero accarezzando.
“Sta iniziando il tuo turno di guardia, bradipo sfaticato” mormorò imperiosa Temari, la tensione e la paura mescolati nella sua voce. Shikamaru gemette e la connotazione quasi materna di Temari sparì con uno dei suoi “amichevoli” pugni.
Si appoggiò a lei, ancora un attimo. Respirò, ancora un attimo.
“Vorrei morire qui, in Piazza Grande”
“Deliri, caro pigrone: non siamo a casa”.
“È come se lo fossi: con te, io sono sotto le stelle di Piazza Grande”.
Sono a casa, finalmente.



L’ho scritta a scuolaO___O
Sono un caso umano!XDXD
Che dire, un piccolo frammento su Shikamaru per il suo compleanno…in ritardo, come al solito! Auguri a noi pigroni!
Grazie a Lucio Dalla e alla sua canzone “Piazza Grande”! e alla cara May be, mosca nera in capo!

Grazie per la vostra attenzione,
LaLa
  
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