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Autore: Niandra    23/09/2010    3 recensioni
I suoi fremiti sembravano esclusivamente riservati a lui invece. Il bello e dannato. Il Casanova. Tutto droga, sesso e rock n' roll. Il suo pensiero albergava costantemente tra ogni singolo riccio che gli ricadeva in viso, in ogni singola curva dei suoi lineamenti, in ogni sfumatura dei suoi scuri occhi. Aveva provato a distrarsi, a convincersi che era una cosa da niente quello che sentiva dentro. Aveva provato ad aggrapparsi disperatamente a ogni piccolo scoglio, a ogni singola persona che l'avvicinasse. Aveva un bisogno disperato d'amore, di sentire che qualcuno provava le stesse emozioni che lei percepiva per lui.
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Give me a kiss

before you tell me goodbye «  

 

 

 

Era ancora lì, in quello sgualcito bar, a vedere la sua immagine riflessa nell'opaco vetro di un boccale di birra, ormai vuoto. Lo girava tra le mani, ormai poco lucida, e si divertiva apparentemente a fissare il suo viso distorto dalle onde di quel vetro lavorato. Alzò lo sguardo, richiamando l'attenzione del gracile barista dietro al bancone, dove era seduta.

 - Un'altra grazie.-  Disse traballante.

Non aveva mai amato bere, anzi  lo odiava, lo odiava profondamente. Non aveva mai compreso cosa c'era di rassicurante nel riempirsi il corpo d'alcool. Non capiva cosa ci potesse essere di divertente tanto da farlo usualmente. Come per la droga. Come per le sigarette. Come quegli stupidi capelli che gli coprivano gli occhi. Come quelle magliette dementi, con scritte idiote. Come per..

Scosse il capo, portando le mani tra i lunghi capelli marroni. Stava ancora pensando a lui. E non doveva farlo, no. Da quella sera avrebbe dovuto smettere di ossessionarsi. Stop. Da quella sera avrebbe chiuso il suo cuore a tutti. È una cosa stupida l'amore, pensò. Perchè il suo cuore non poteva accelerare al solo vedere di Robert? Perchè non le veniva da sorridere pensando proprio a quell'uomo che non aveva mai smesso di farle una corte spietata? Perchè non riusciva a emozionarsi con i suoi baci, così casti e rispettosi nei suoi confronti? Perchè? I suoi fremiti sembravano esclusivamente riservati a lui invece. Il bello e dannato. Il Casanova. Tutto droga, sesso e rock n' roll. Il suo pensiero albergava costantemente tra ogni singolo riccio che gli ricadeva in viso, in ogni singola curva dei suoi lineamenti, in ogni sfumatura dei suoi scuri occhi. Aveva provato a distrarsi, a convincersi che era una cosa da niente quello che sentiva dentro. Aveva provato ad aggrapparsi disperatamente a ogni piccolo scoglio, a ogni singola persona che l'avvicinasse. Aveva un bisogno disperato d'amore, di sentire che qualcuno provava le stesse emozioni che lei percepiva per lui. Ma tutto era inutile. Più creava una muraglia attorno a sé, allontanandosi, lui tornava, e non c'era resistenza tanto forte da farla desistere. Più lo cercava e meno c'era. Meno lo cercava e più si faceva vedere. Era una contraddizione la sua vita, tutta una fottuta contraddizione. Voleva uscirne, smettere con quella silenziosa droga che il suo cuore le chiedeva: lui. Legò i lisci capelli, massaggiandosi le tempie con vigore, prima di mandare giù la birra appena servita, tutta d'un sorso.

-Ehi vacci piano con quella Jenny. -

Un brivido le scosse ogni singola vertebra della spina dorsale. Ingoiò, cercando di racimolare quel po' di sicurezza, che già da lucida in sua presenza andava a farsi fottere, figuriamoci da brilla. I suoi occhi verde smeraldo si posarono gelidi sulla figura del riccio che si andò a sedere sullo sgabello al suo fianco, con tranquillità. Jennifer lo fulminò quasi quando gli occhi di Slash si posarono sulla sua generosa porzione di gambe scoperta dai corti pantaloncini. Cercò con gli occhi un orologio e quella che sembrava una sveglia le rimandò alla memoria che quello stronzo al suo fianco era arrivato con un'ora e mezza di ritardo. Se da un lato si sentiva delusa e incazzata come una iena, dall'altro era sollevata che alla fine lui fosse davvero lì. Anche se aveva una faccia da culo, ovvio. Slash si avvicinò di più a lei, strusciando lo sgabello, per poi posare il braccio attorno alle sue spalle. Un altro brivido la scosse. Forse sentiva freddo. No, non era quello purtroppo.

-Ehi, da quando miss perfezione si dà all'alcool?- Ironizzo lui.

Jennifer scrollò le spalle, lasciando cadere il suo braccio dalla presa. Posò il bicchiere, sbattendolo forse con troppa violenza, ma non riusciva a essere troppo reattiva.

-Lasciami in pace, ok?-

Scandì ogni singola lettera, imprimendo un tono sicuro alla frase. Lo guardò fisso negli occhi, e quando incontrò le sue iridi scure tutto le parve superfluo e inutile. Ma non era affatto il momento di lasciarsi andare. Slash alzò un sopracciglio, allargando le braccia con fare disinvolto.

-Perché mai dovrei farlo? Sbaglio o avevamo un appuntamento, io e te?-

-Sì. Un'ora e mezza fa. Ora non più.-

Jennifer si affrettò a scendere dallo sgabello e infilò il giubbetto di pelle, per poi avvolgersi una leggera sciarpa intorno al collo. Era decisa ad andarsene, di porre fine a quella loro frequentazione, se così si poteva chiamare. Non era mai andata a letto con lui, non l'aveva mai baciato, non l'aveva mai nemmeno abbracciato. Era da un po' che per sbaglio si erano conosciuti e bazzicavano insieme a scuola. Slash dal suo canto, era attratto da ogni singola cellula di lei, eppure non aveva ancora fatto niente per prendersela, per scoparsela una notte intera e poi lasciarla andare via. Lui che sapeva trattar solo in quel modo le donne, con lei era spiazzato. E se lui in quel lungo tempo che i suoi pensieri vagavano su di lei si era spaventato per tutto ciò che provava senza nemmeno averla mai toccata, lei si era resa conto sempre più che non riusciva a farne a meno. Il riccio si ripeteva che non sarebbe mai dovuta succedere una roba del genere. Che l'avrebbe dovuta trattare come tutte le altre. Portarla a letto e poi rimandarla a casa. Aveva preso questa decisione, e il suo ritardo era ben voluto. Stronzo. Sì, voleva fare lo stronzo. Jennifer se per un attimo si era illusa di poter essere una pagina diversa tra le tante della sua vita, quella sera aveva buttato tutto nel cesso. Saul era quello che era, e forse l'osservarlo di sottecchi durante le ricreazioni le aveva dato al cervello. Senza dire nulla scosse il capo, amareggiata, uscendo fuori da quel locale squallido e puzzolente. Slash la osservò in silenzio. Ogni piccolo movimento. Aveva la faccia da sbruffone, di ferro, impassibile di fronte a.. alla sua sofferenza? Cos'era quel luccichio sulla guancia di Jennifer? Rimase fermo, anche quando sentì in lontananza la porta del locale sbattere con forza. Pensieri su pensieri lo scalfivano e quella certezza che lei stava male per lui lo scosse. Forse aveva sbagliato tutto finora. Forse doveva solo lasciar da parte la sua maledetta paura e buttarsi. Nella sua testa apparivano veloci flash dei suoi sorrisi, dei suoi occhi così sensuali e profondi, la sua risata così cristallina, e quel suo viso così delicato e quasi celestiale. Si scosse i capelli, poi si alzò di scatto, rincorrendo la scia del suo profumo alla vaniglia. Quel profumo che solo lui riusciva a percepire in mezzo a tutto quel fumo. Uscì fuori, precipitandosi contro le porte del locale. Un venticello autunnale lo fece rabbrividire. Stringendosi il giubbotto di jeans al petto si incamminò verso la sua lontana figura.

-Jennifer!-

Urlò, mentre già il fiatone sopraggiungeva. Troppo fumo, poca resistenza. Forse doveva smettere, pensò. Si diede del coglione per aver potuto anche solo minimamente pensare una stronzata del genere.

-Jenni, cazzo, fermati un attimo!-

Quelle sue piccole converse nere sembravano sfrecciare nell'aria. Slash prese un lungo fiato e corse anche lui, deciso ormai a non lasciarsela scappare. Voleva rimediare, voleva fare qualcosa. Non poteva andarsene proprio adesso che aveva preso una decisione. Ormai a un pelo da lei gli sembrava quasi di averla tra le braccia con tutto quel profumo che gli entrava nella pelle. Sorrise beato, e la fermò per i fianchi.

Cazzo, cazzo. Non deve vedermi così.

Jennifer si immobilizzò in un primo momento. Le sue grandi mani sui fianchi sembravano infonderle calma. Poteva percepire dietro sé il calore del suo corpo, senza aver bisogno di un contatto. Rabbrividii ancora, poi di fretta si asciugò le lacrime che le bagnavano il viso.

-Mollami.-

Sibilò a denti stretti, con fare rabbioso.

-No.-

Rispose divertito, stringendo di più la presa sui suoi sottili fianchi.

-Mollami immediatamente ho detto!-

Conficcò un'unghia in un suo dito, facendogli lasciare subito la presa.

-Cazzo! Porca puttana che male! -

Lui la lasciò andare, concentrato sull'improvviso dolore. Jennifer fece per allontanarsi un po'. Qualche passo, poi attratta ancora dalle mille parole colorite del ragazzo che saltellava stringendo il dito ferito la fecero voltare. La scena forse era una delle più ridicole e divertenti che avesse mai visto. Grande e grosso si lamentava per una ferita da niente. Jennifer scoppiò a ridere, quasi dimenticando tutto quello che era successo pochi minuti prima. Rise di gusto, sguaiatamente e tanto intensamente da non riuscire ad accorgersi che lui era di fronte a lei ormai. La fissava con le mani puntate sui fianchi mentre continuava a ridere.

-Cazzo, rischio di morire dissanguato e tu ridi?-

E continuò ancora così fino a quando lui non le cinse i fianchi in un abbraccio, stringendola a sé. Le risa le si smorzarono in gola. Il battito del cuore prese ad accelerare e la testa a girare. Non fu capace di allontanarlo, non fu capace di resistere. Poggiò solo il capo sul suo caldo petto e si lasciò abbracciare. Le parve di tornare a casa, di riassaporare mille odori tutti in una sola volta, di rivedere immagini nella sua memoria. Tutto in un solo abbraccio. Si sentì male a pensare a Robert, il suo vero ragazzo. Ma era successo tutto in fretta, tutto così caoticamente, proprio mentre Robert era fuori per l'università. Si sentì uno schifo perchè in quell'arco di tempo che aveva conosciuto Slash aveva fatto l'amore con il suo fidanzato, ma non era lì davvero. Quella giovane stretta al suo corpo non c'era, non c'era la vera Jennifer tra le braccia del suo ragazzo. La cosa che l'aveva più ferita era che si era resa conto di non amarlo davvero, che quello che li legava era un sentimento fiacco, troppo sottile. E proprio a confronto con ciò che solo l'abbraccio col riccio le aveva fatto provare, anche tutta la sua storia con Robert sembrava niente. Ricacciò indietro il pianto, ma proprio non riuscì a trattenere una lacrima. Lascialo, no? Semplice, troppo semplice. La sua famiglia, la sua fottuta famiglia di coglioni con tremila pregiudizi, il suo futuro, tutto era nelle mani del loro rapporto. Ma al cuor non si comanda, e proprio ora se ne era accorta. Proprio nel momento sbagliato e più inopportuno. Quel segreto che le bruciava dentro; avrebbe dovuto dirlo a Slash, avrebbe dovuto essere lì proprio per parlare di quello, ma non ce l'avrebbe mai fatta. Quella era la sua ultima possibilità di stringersi a lui, non l'avrebbe buttata via. Allacciò le esili braccia intorno al suo petto e lo strinse ancora di più, quasi a voler trattenere quel momento e imprimerlo nella memoria.

-Ti eri veramente dimenticato del nostro appuntamento? -

Sussurrò con la voce strozzata. Sapeva che anche lui provava qualcosa, i loro sguardi avevano sempre parlato per loro, rendendoli consapevoli che un filo invisibile li aveva sempre legati. Ma aveva bisogno di conferme quando tutto era incerto, e la situazione lo richiedeva.

-No, sono solo un coglione.-

Jennifer finalmente sorrise mentre un'altra lacrima dal sapore diverso le rigava una guancia.

-L'ho sempre sostenuto. -

Si lasciò stringere, poi alzò il viso verso quello di Slash che la guardava. Dei ricci gli coprivano parte degli occhi, così con mano tremante scostò qualche ciuffo. Aveva sempre desiderato farlo. I suoi profondi occhi scuri si fusero con quelli di Jenni, verdi. Lei si alzò sulle punte, andando a sfiorare il suo naso con quello di lui. Mancavano solo pochi centimetri..

-Ehi Hudson, dove cazzo hai messo le chiavi del garage?-

Uno spintone li fece traballare. Fu come svegliarsi all'improvviso da un sogno magnifico a causa di una secchiata d'acqua. La magia era stata come rotta, e non c'era più quella sensazione di pace intorno, ora che Slash non la stringeva. C'era solo una buia stradina con un lampione che illuminava a intermittenza e quell'odore acre tutt'intorno. Subito scorse la figura di Axl incazzata che li fissava.

-Scusa Jenny, ma questo coglione qui ha perso le nostre chiavi!-                Si avvicinò con fare prepotente a Slash poi lo prese per il colletto del giubbotto di jeans, scuotendolo con vigore.  -Mi dici dove cazzo l'hai messe?-

Slash lo spinse via, innervosito. Odiava quei suoi modi sempre così bruschi.

-Rose rilassati. Io l'ho date a Duff! -

-A Duff un cazzo! L'hai prese te l'ultima volta, poco fa quando c'hai portato la biondina. -

Jennifer spalancò gli occhi, incredula. Aveva per caso sentito bene? Garage, poco fa, biondina. Sentiva già l'amaro salirle in gola. Non che non sapesse il tipo di vita che facevano, però saperlo a scopare con una tipa mentre lei era a scervellarsi in un fottuto bar ad aspettarlo proprio non le andava giù. E pensare che proprio poco prima stava per baciarlo, e credeva fosse un bacio..diverso? Illusa. Si allontanò piano piano. Mentre li vedeva discutere tra loro e poi Slash passò le chiavi all'amico, dopo aver frugato nelle tasche. Piccoli passi indietro. Lontano. Era lì che voleva correre. Lontano. Dove nessuno avrebbe potuto raggiungerla. Lontano. Dove non c'era da preoccuparsi di niente, anche solo per un attimo. Si voltò dando le spalle al riccio, ma non si mosse. Pianse solo nel suo silenzio, lì dove nessuno avrebbe potuto ascoltarla, lì nel suo cuore che si stava sgretolando lentamente quella sera. Un saluto veloce di Axl e poi il silenzio piombò tra loro, pesante e prepotente. Nessuno dei due si mosse, in quell'attimo di stand by i loro cuori si parlavano. Il riccio sapeva di aver combinato un casino, di aver sbagliato tutto e percepiva anche lo stato d'animo di lei, che in quel momento nemmeno lo guardava.

- Forse è meglio che vada a casa.. -

Si voltò in quel momento con il viso rigato. Una leggera pioggia iniziava a scendere sulle strade, ma a loro non importava. Prima che potesse fare due veloci passi, Slash la bloccò per un braccio.

-No aspetta Jenny..-

-Lasciami Saul!-

Si dimenava, ma capì ben presto che non sarebbe servito a nulla, la stretta del ragazzo era troppo forte. Si ritrovarono faccia a faccia, mentre i capelli iniziavano a farsi umidi dal bagnato.

-Lo sai che odio quando mi chiami così..-

Quasi sussurrò, con voce rotta mentre era intento a scrutarla in tutta la sua bellezza. Non aveva mai visto niente di così.. perfetto in vita sua. Di donne ne aveva viste passare nel suo letto, belle e prorompenti che fossero nessuna riusciva a eguagliare tutto quello che Jennifer gli dava con un semplice sorriso.

-E tu lo sai che io odio essere presa in giro?-    Quasi urlò disperata come risposta mentre la pioggia si faceva più fitta sopra di loro. Guardava piccole gocce trasparenti calarle dalla fronte e percorrere ogni suo singolo lineamento così delicato e femminile. Ora vedeva il suo piccolo indice puntato contro il proprio petto, per intimorirlo, ma i suoi occhi lo stavano ferendo.    -Lo sai che odio quando le persone se ne fottono del mio cuore? Odio vedere i miei sentimenti buttati al cesso da un fottuto stronzo come te! Odio ogni cosa di te, ogni cosa Saul! Odio questo potere che hai sulle mie azioni, odio essere ancora qui dopo aver passato un'ora e mezza al bancone di uno sgualcito bar aspettando che quella porta si aprisse e tu finalmente arrivassi! Odio il tuo essere così STRONZO! Odio che mentre io ero lì ad aspettarti tu eri a casa tua a scopare con una puttana, come tutte quelle che ti porti a letto ogni sera! Odio il tuo stile di vita! Odio le tue sigarette che ti stanno perennemente tra le labbra. Odio il tuo nome del cazzo. Odio anche quella stupida maglia con quella stupida puzzola sopra che è impregnata del tuo profumo. Odio il fatto che mi sia innamorata di un coglione come te e la cosa che odio ancora di più è che lo sono da tre mesi e proprio ora te l'abbia detto!-

Sputò tutto fuori, veloce, schietta e sincera. Ma il bello era che non riusciva a odiare nemmeno una di quelle cose. Odiava perchè l'amava, l'amava così tanto da sembrargli fottutamente perfetto anche così. Quando poi gli occhi stupiti del riccio la raggiunsero e assunsero un'espressione che non riuscì a decifrare, si rese conto di ciò che realmente aveva detto. Si tappò la bocca, come a voler ricacciare indietro tutte quelle parole, anzi solo le ultime, ma non fu possibile. Il silenzio si stanziò ancora tra loro, mentre lo sguardo di Slash coperto dai soliti capelli pesava sul suo viso. La feriva quel silenzio, quelle parole non dette.

Perchè non dice che non gliene frega niente? Perchè non dice anche lui di amarmi?! Perchè non fa niente?! Perchè non parla cazzo!?

Pensieri e mille parole la tormentavano senza trovare risposta. Si sentì morire lentamente. Voleva sparire, semplicemente sparire di lì.

- Jenni.. io.. -

-Nono, non importa Slash. Non importa.. -

Affranta, quasi sconsolata non aveva nemmeno la forza di sentire le sue parole che le avrebbero fatto troppo male.

-No, non hai capito.. io.. oh fanculo le parole! -

Le prese una mano, tirandosela al petto. Poté sentire i suoi seni premere contro di lui e si eccitò da morire. Erano bagnati fradici e un temporale impazziva sopra le loro teste, ma sembrava che nemmeno se ne fossero accorti, troppo presi da quel momento. Intrecciò le dita di una mano tra le sue, stringendole forte, mentre con l'altro arto percorreva il suo profilo. Si soffermò sul collo, infilandosi sotto la sua leggera sciarpa. Il contatto così diretto con la sua pelle lo fece quasi tremare, prima di avvicinarsi e poggiare le labbra sulle sue. Gli parve quasi di rinascere, di trovarsi alle prese con il suo primo bacio. Mentre le loro lingue presero ad accarezzarsi, la sua mano le sfiorava dolcemente la guancia, quasi a rassicurarla che andasse tutto bene. Jenni si lasciò prendere dal suo bacio, così dolce e sensuale. Incapace di fare qualsiasi movimento o di porre fine a quel contatto, si lasciò cullare da quell'ondata di emozioni che solo lui era capace di darle. Non le servivano parole, le bastava quel bacio, quell'interminabile bacio per capire cosa il riccio dovesse dirle. Solo quando ormai una bufera di pioggia li svegliò da quel torpore che si erano creati attorno Slash si staccò mentre la sentì tremare per il freddo. Le sorrise dolcemente ancora a pochi centimetri dalle sue labbra.

-Vieni, andiamo a ripararci da qualche parte prima di prendere una polmonite!-

Jennifer si lasciò trascinare delle loro dita intrecciate. Correvano sotto la pioggia, e ogni tanto interrompevano il cammino con qualche bacio rubato.

-Slash, ma dove andiamo?-

-Non lo so, casa di Duff è vicina, ma starà sicuramente con qualche ragazza, non mi va di star lì. Troveremo qualche posto, dai corri!-

Si infilarono in una pineta e il riccio la trascinò in fretta dentro una di quelle casette scivolo di legno, per bambini. Era riparata e lì intorno la situazione era tranquilla. Si sedettero sul legno, uno affianco all'altro, cercando di strizzare i capelli. L'enorme massa informe di ricci si era afflosciata, così Jennifer si avvicinò, sedendo a cavalcioni sulle gambe del ragazzo,  scostando ancora quelle ciocche che ricadevano sulla sua fronte. Lui la attirò a sé, eccitato dalla situazione. Si scambiarono qualche sguardo provocante, quando capirono che le loro intenzioni erano le stesse. Subito le mani avide di Slash sfilarono il suo giubbotto e la scomoda sciarpa, permettendo alle sue labbra di spaziare su ampia porzione di collo. Jenni non pensò a niente, non pensò al fatto che non avrebbe mai dovuto fare una cosa del genere. Ma l'aveva così tanto desiderato, era la cosa che più volesse in quel momento e non si sarebbe fatta scappare quell'attimo per niente al mondo. Non voleva rimpianti, no. Quella gioia, duratura o effimera, la pretendeva. Non le importava del resto. Svuotò la mente da ogni singolo pensiero e lasciò che la sua mano scivolasse tra le gambe del riccio, massaggiandolo mentre lui la privava della sua maglia. Sentiva la sua erezione crescere nella sua mano e un gemito le uscì dalle labbra quando il riccio sfilò il suo reggiseno e prese a baciarle i seni sodi, provocandole mille brividi di piacere. Buttò il capo all'indietro lasciandosi accarezzare dalle umide labbra del riccio che toccavano ogni punto della sua pelle ancora bagnata di pioggia. Si lasciò adagiare sul fresco legno sotto di lei, e accolse tra le gambe Slash che si era fermato a guardarla, a pochi centimetri dal suo viso. I loro respiri affannati si univano e si mescolavano, dando sapore alla passione. Era una sensazione strana, non aveva fretta il riccio, non aveva voglia di affrettare le cose tra loro in quella buia notte dove erano rischiarati dalla sola luce di un lampione. Le accarezzò dolcemente una guancia, ricalcando con l'indice e il medio il contorno delle sottili labbra della ragazza che era sotto di lui. Era eccitato, da morire, ma Jennifer, lei gli ispirava dolcezza, amore. Aveva paura di farle male con i suoi modi da animale, aveva paura di scheggiare il perfetto viso, la perfetta pelle di quella bambola di porcellana. Le stampò un morbido bacio tra le labbra, poi lentamente accarezzò il suo fianco, scendendo poi per sbottonare i pantaloni e tirarli giù insieme all'intimo. Jennifer passò le sue mani sul petto del ragazzo, anch'esso ancora bagnato e così possente da farla sentire protetta e coccolata come non si era mai sentita prima. Con un gesto veloce calò del poco necessario i jeans e i boxer del riccio. I loro petti veloci si univano in respiri di pura emozione e paura. Slash esitò un po', non si era sentito mai così e avrebbe voluto possedere un orologio magico in grado di fermare il tempo e stopparlo in quell'attimo perfetto. Si posò sul petto di lei e il suo calore lo invase. Sentì le gambe di Jennifer stringere sui suoi fianchi e in un attimo con un abile movimento di bacino fu dentro di lei. Si fermarono estasiati, colmi finalmente della parte mancante, a guardarsi negli occhi. Slash afferrò la mano tremante di Jenni e la intrecciò con le sue dita, stringendola. Il ticchettio di ogni singola goccia sul tetto della casetta faceva da sottofondo ai loro affannati respiri, pieni di emozioni e sensazioni palpabili anche nell'aria circostante. Cercando ancora le loro labbra, unendole e giocando in un gioco di passione e dolcezza, iniziarono a danzare quella danza più vecchia e bella che potesse mai esistere. Spinte lente, poi più veloci e forti, ma mai violente li accompagnarono in quell'espressione di amore puro che avevano represso entrambi fino a quel momento e che finalmente stava uscendo fuori. Gemiti e mugolii li accompagnarono fino all'apice del loro piacere, per poi ritrovarsi stretti, avvinghiati l'uno all'altro, nudi e felici, in un perfetto silenzio.

Quando Saul sentii il respiro di lei farsi regolare e rilassato sopra il suo petto, capì che si fosse addormentata. Cercò di non fare movimenti bruschi e recuperò qualche pezzo dei loro abiti, il meno bagnato, e lo posò sulle spalle di Jennifer. La sistemò meglio tra le sue braccia e la contemplò per interminabili minuti, sempre tenendo strette le loro mani. Il silenzio fu squarciato dalla sua voce, mai così emozionata e profonda:

- Anch'io Jenni. Anch'io mi sono fottutamente innamorato di te. -

 

 

 

 

Jennifer si trastullò ancora un po', tormentata da quel freddo che le incombeva addosso. Ma non era per la temperatura, faceva anche piuttosto caldo lì. Sentiva già quella mancanza nel petto. Deglutì e aprì definitivamente gli occhi. Si guardò intorno, scrutando quella camera scombussolata. Poteva notare solo il profilo di un armadio e una sedia in un angolo, poiché era ancora in penombra la stanza, e solo qualche timido spiraglio di luce filtrava dalla serrandina leggermente abbassata. Dopo il temporale quella notte erano tornati a casa di Duff e si erano infilati in una camera, continuando a coccolarsi, per poi cedere nelle braccia di Morfeo. Si tirò un po' su, affondando il viso tra gli arruffati ricci di Slash. Inspirò, imprimendosi nella mente quel suo odore, un misto di mascolinità e pioggia che la mandò in frantumi. Si appoggiò così al suo viso, baciandogli la guancia, mentre in controluce si delineava il suo profilo rilassato. Posò infine una mano sul suo petto, sfiorandolo appena e percorrendo immaginarie strade per toccare ancora tutta quella sostanza di emozione che amava tanto. Si fermò all'altezza del cuore e chiuse gli occhi per sentire meglio i loro cuori battere insieme, in un unico dolce ritmo. Involontariamente una lacrima le solcò la guancia, e andò a posarsi tra quella massa informe di ricci. Con un sospiro si alzò un po' sui gomiti, e lo guardò bene, imprimendosi nella memoria ogni suo singolo particolare. Si alzò lentamente e recuperò gli abiti, vestendosi alla svelta. Sarebbe andata via, altrove, e non sarebbe tornata. Le conoscenze del suo fidanzato, Robert, gli avevano permesso di entrare in un'ambita accademia di danza europea. Era ciò che aveva sempre desiderato, fin da bambina, e il suo sogno era a due passi da lei. Non poteva lasciarselo scappare, non poteva proprio. Per una volta che aveva anche reso fiera sua madre, per una volta! La vita è fatta di scelte, si sa. E Jennifer era davanti a un bivio: amore o futuro. Potreste dire fermati, fermati, non puoi andartene proprio ora! Ora è tuo, è per te Saul!  Ma non vi ascolterebbe mai. Non si tratta di seguire cuore o testa, si tratta di una scelta fatta intelligentemente. Cosa poteva assicurarle una storia al fianco di Slash? È uno sballato, droga, fumo, la band e mille ragazze intorno. Tutto potrebbe finire da un momento all'altro, e lei? E a lei chi ci penserebbe in quel caso? NO. Era proprio ora di andare. Proprio quella mattina aveva un aereo per Madrid, tutto iniziava da lì, e Jenni lo sapeva benissimo a cosa andava incontro. Lo guardò ancora, non riuscendo a staccare più gli occhi da lui. Uno starnuto la colpì alla sprovvista, e uno Slash assonnato tastò il letto circostante. Constatando fosse vuoto si alzò di scatto, ma quando la vide si addolcì, stirando un sorriso.

-Ehi, perchè già sei vestita? Vieni qui..-

Batté la mano sulle lenzuola invitandola ad accomodarsi di nuovo accanto a lui. Jennifer già sentì le lacrime solcare il limite delle proprie ciglia. Ma non se lo fece ripetere e si sedette accanto a lui, che le rubò un bacio. Slash la fissava a occhi aperti mentre le loro lingue si studiavano e ballavano assieme. La strinse al suo petto, sentiva che qualcosa in lei non andava. Voleva rassicurarla che non era affatto una delle tante, non era niente che gli era mai successo in precedenza. Lei era Jennifer, la sua Jenny, e sentiva già di aver perso completamente la testa per lei. Provò a slacciarle il giubbetto di pelle, ma subito lei si staccò.

-N..no Slash. -

-Perché no? -

-P..perché devo.. devo andare adesso.. -

- E dove? Sono appena le 7! -

Forse era il momento di vuotare il sacco, forse era venuta l'ora di dirgli tutta la verità. Sentiva di tremare, così strinse le sue mani in quelle di Slash, che la avvolsero in una calorosa presa. Cercò di dire qualcosa, ma ogni qual volta aprisse la bocca, non era in grado di parlare. Chiuse ancora gli occhi e sputò fuori tutto d'un fiato.

-Vado a prenderti la colazione!-

Codarda. Non ce l'aveva fatta. E volle quasi sparire quando l'abbraccio di Slash la avvolse, accompagnato da un enorme sorriso. Si sentì una stronza, una fottuta bastarda quando quelle sussurrate parole le arrivarono fini all'udito.

-Che ragazza premurosa che ho. -

Si staccò subito e continuò a guardarlo sorridere beato. Perchè le era stato negato quell'amore? Perchè quel buon Dio lassù aveva scritto ciò per la sua vita?! Fece per alzarsi definitivamente, ma si avvicinò un'ultima volta al suo viso, prendendolo tra le piccole e sottili mani. Soffiò via un riccio che era sui suoi occhi e sorrise, felice di nuovo in quel momento perfetto.

-Dammi un bacio prima di dirmi addio.-

Sussurrò poi sulle sue labbra, mentre una lacrima silenziosa le cadeva, nascosta dalla penombra. Lo baciò, lievemente e in maniera così languida e dolorosa che Slash non riusciva a capire. Si staccò e in fretta prese la sua borsa, lanciata a terra. Giunta sull'uscio si voltò verso il letto e lo guardò ancora, mentre aveva assunto un'espressione curvata, poiché non capiva il senso della sua frase. Scrollò le braccia e gli sorrise un'ultima volta, per poi voltarsi e lasciare il suo pianto fluire in tutta la sua impetuosità. Come avrebbe potuto sopportare tutto quel dolore? E non era nemmeno passato qualche minuto. Strizzò gli occhi e corse verso l'ingresso, pronta a lasciarsi tutta la sua vita, ma si schiantò contro qualcosa, o meglio qualcuno: Duff.

-Ehi Jenny! Ma.. cos'hai perché piangi? Ha fatto lo stronzo? No perché se così fosse gli spacco il culo a quel coglione di Slasher!-

Il biondo la guardava da tutta la sua altezza. Jenni arrossì quando si accorse che era a petto nudo. Poi realizzò e scosse in fretta la testa.

-No, no. Tutto perfetto Duff!-

Cercò di sfuggirgli, ma a lui non quadrava per niente quella situazione, così non la lasciò passare.

-Jennifer.. Cos'hai?! A me lo puoi dire.. lo sai che puoi fidarti piccola..-

Si chinò e le asciugò una lacrima che frettolosa stava calando dai suoi occhi. Era sempre stato un buon amico, il biondo ossigenato. Così recuperò un po' di autocontrollo e piano sussurrò:

- Sto partendo. Vado in Europa Duff, sai la danza no?! Bhè mi trasferisco lì. È il mio sogno capisci?! Ma.. ma Slash.. Slash non lo sa. Duff io non ho avuto il coraggio di dirglielo.. io.. mi sento così stronza proprio oggi che le cose si erano sistemate..-

-TU PARTI?!-

Urlò il biondo, non riuscendo a trattenere il suo stupore. Lei si intimorì, non voleva succedesse più nulla, era già abbastanza quell'enorme peso che le sue spalle non riuscivano nemmeno a reggere. Prese un forte respiro e si buttò contro lui, facendolo cadere a terra, in modo da poter passare e finalmente andar via. Ormai fuori, si voltò verso Duff che era ancora col sedere sul pavimento e si massaggiava un ginocchio, mentre la guardava con un'espressione che Jennifer non seppe decifrare.

-Dì a Slash che.. che mi dispiace. Che mi deve perdonare, che sono una fottuta cogliona senza palle per non averglielo detto. Digli che però è stato uno stronzo per non essersi fatto avanti prima. Digli che la deve smettere con tutto quell'alcool e quello schifo di droga. Digli che quella maglia con la puzzola fa proprio cagare e che si tagliasse tutti quei ricci del cazzo che gli coprono gli occhi. Digli che mi ha fatto soffrire da morire e mi ha fatto ammazzare dal pianto così tante di quelle volte! Diglielo! Ma digli anche che .. che lo amo, che lo amo davvero tanto.-

Un ultimo singhiozzo risuonò, riecheggiando nello spoglio e vuoto corridoio, prima di lasciare andare via la sua figura, in una fugace corsa, lontano da tutto, lontano dal suo vero amore.

 

 

 

Slash si scaraventò fuori dal pick up di Duff, ancora prima che potesse accostare del tutto. Corse fuori, verso l'aeroporto. Doveva trovarla. Non aveva nemmeno una maglia addosso, non c'era tempo. Sfrecciava tra le centinaia di persone. Diecimila volti diversi si scagliavano a destra e a sinistra e tutti sembravano lei. Ogni persona sembrava essere la sua piccola Jennifer. Forse aveva le allucinazioni. Non sapeva dove andare, non sapeva da dove cominciare. Non sapeva nemmeno quale aereo avrebbe dovuto prendere. Andava alla cieca, sbattendo contro bagagli che si rovesciavano e povere signore che cadevano, non in grado di resistere alla sua furia. Scuoteva il capo, in cerca di qualsiasi cosa, anche la più piccola, che potesse sembrarle sua.

-JENNIFER!-

Urlò, preso da un attacco di nervosismo. C'era troppa gente, troppe facce, troppe persone sconosciute. Gli sembrava di camminare in un deserto: c'era tanta folla, ma non c'era colei che lui cercava, quindi tutto intorno prendeva una piega diversa. Corse ancora, col fiatone, arrancando in cerca di aria, ma parve tutto inutile. Era un'ora che girava furiosamente in quel fottuto aeroporto gridando il suo nome e guadagnandosi decine di occhiatacce. Erano due che nemmeno un minimo accenno di lei gli si era parato davanti. Si avvicinò a una parete, scagliando un calcio a una porta dei bagni pubblici, tanto forte da attirare l'attenzione della sicurezza. Era stato tutto inutile, non c'era più, se n'era andata, per sempre. Si lasciò scivolare a terra con le spalle al muro, affondando il capo tra le ginocchia. Pianse. Pianse per la prima volta in vita sua per una donna. E pianse di cuore, di anima. L'aveva finalmente trovata, la sua Jennifer, e se l'era lasciata sfuggire. Gli rimbombavano in testa tutte quelle parole non dette, tutti quei sentimenti così forti eppure ancora non del tutto inesplorati che gli esplodevano in petto. Sentì già il suo profumo mancarle, la sua pelle, così delicata e soffice, al pensiero che non l'avrebbe più potuta toccare soffocava. Passò così ancora qualche minuto fino a quando Duff non lo trovò.

-Ehi, amico. Dai alzati andiamo..-

Non se lo lasciò ripetere e con gli occhi zuppi di pianto si alzò, sentendo poi la stretta dell'amico sulle sue spalle. Lasciarono così quel posto. Lasciarono così la loro storia mai iniziata. Lasciarono così quell'amore che si avvertiva perfino nell'aria circostante librarsi in alto, maledicendo quel maledetto destino che non aveva fatto amare realmente quei due giovani ragazzi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Angolo dell'autrice.


Ciao a tutte :)

Ebbene sì, è finita così. E' la mia prima FF sui Guns e non sono per niente sicura di questo elaborato. Non sarà all'altezza di tutte le altre vostre magnifiche storie, ma io l'ho sentita, l'ho scritta col cuore e è una parte di me. Mi ha preso e l'ho stesa subito. Quindi niente, spero vi piaccia e se qualcosa non dovesse andare, ditelo! Recensite anche con critiche, sono sempre ben accette e servono per migliorare ^^.

Con questo vi saluto! Un abbraccio graaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaande.


Martina.


 

   
 
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