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Autore: erikablue    31/10/2005    3 recensioni
una storia decisamente triste sulle origini di lee ryan
Genere: Romantico, Triste, Malinconico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una bambina…una ragazzina…una donna…
Sheila aveva attraversato cosi’ velocemente queste fasi, che ormai non sapeva più a quale delle tre appartenesse… Pensava al suo passato…un uomo, un mostro riaffiorava sempre nei suoi pensieri…suo padre…Da sempre si ubriacava, picchiava sua madre…le aveva fatto perdere anche un bambino…poi questa era morta, e le conseguenze le aveva dovute pagare lei…a dodici anni badava gia ad una bambina, sua sorella, nata prematuramente, inaspettatamente… Si prendeva cura , senza replicare , della casa e della sua famiglia, se ancora cosi’ poteva chiamarsi…
Ogni sera , il padre, la picchiava , le diceva che non era responsabile; che non era una donna…ma in realtà Sheila, una donna lo era diventata molto presto…Prima senza opporsi, poi invece, ribellandosi…riuscendo finalmente a fuggire da quella casa, che le aveva inflitto tanto dolore, e che aveva fatto consumare precocemente la sua meschina adolescenza… per un paio di mesi era andata da sua nonna…poi aveva conosciuto un uomo…Richard Ryan ed erano scappati insieme, verso mete sconosciute…
Sembrava che la sua vita andasse bene…marito di fama, vita coniugale stabile, unione sodalizia dalla quale era nata anche una figlia: Gemma, e un matrimonio che aveva portato dispiaceri, si, ma sempre arginati da gioie che la sua famiglia, una vera famiglia riusciva a darle quotidianamente.
Pensava a questi attimi della sua vita, sdraiata su una panchina della stazione di Chatham, stringendo sul petto una bambina di circa cinque anni, e accarezzandosi con una mano il grembo leggermente gonfio…
Aveva per l’ennesima volta litigato con Richard…questo era tornato a casa dopo due mesi, per il ritiro estivo della squadra che allenava.
Richard era un uomo molto vivace…amava le feste e le donne…
Sheila pensava che proprio in quel momento la sua casa era colma di ragazze facili, pronte ad andarsene con il primo malcapitato di turno, dopo essersela spassata a spese di altri…
Credeva che i soldi che il marito usava per lo svago personale potessero essere investiti per dare qualche beneficio a sua figlia, o almeno per la famiglia in genere…la loro unione era meno salda di un tempo…non si vedevano mai…probabilmente lui aveva un’altra donna, ma Sheila non poteva lasciarlo, l’unica fonte di reddito proveniva dal suo lavoro… Aveva cercato di lavorare anche lei, ma Gemma , la piccolina, non la lasciava un minuto, e sinceramente Sheila preferiva stare con la sua piccola, che in uno squallido ufficio ad aspettare telefonate…
Telefonate che forse non sarebbero neanche arrivate…
Decise di alzarsi, quella posizione era scomoda. Sollevò il busto per mettersi a sedere, cercando di fare meno rumore possibile per evitare di svegliare Gemma… Osservò i suoi  soffici riccioli biondi che incorniciavano quel visino da peluche, qualche lacrima di commozione le sfuggi’ e andò a finire sui jeans rattoppati… Sfiorò il delicato pancino scoperto della bambina, per poi coprirlo con un lembo della sua giacca… Era uno spettacolo affascinante…le poche luci presenti nella notte, si riflettevano sulle due che , strette tra di loro, erano la rappresentazione dell’affetto che solo una madre può dare al proprio figlio…
Ad un tratto un leggero movimento nell’addome la distolse dai suoi pensieri…
Si accarezzò il ventre sussurrando: Non preoccuparti non ti ho mica dimenticato piccola…
Eh si, perché un'altra piccola creatura viveva in lei da ormai due mesi… Era incerta su chi fosse il padre…aveva avuto una relazione con un altro uomo , per saldare un debito…una cosa di cui si era subito pentita, anche se ne aveva pagato le conseguenze…ma lei amava i bambini, e amava avere una famiglia…anche se non c’e l’aveva  mai avuta…ne da bambina, ne da grande era stata capace di costruirsene una…una vera famiglia, che immaginava giocando alle bambole, impersonando quei ruoli che sapeva non sarebbero mai diventati suoi nella vita…
SI girò dall’altra parte della panchina e dopo qualche minuto si addormentò , cercando di non pensare, almeno per qualche minuto, alla meschina vita che le era sempre toccata, e che forse l’avrebbe accompagnata in eterno…
  
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