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Autore: roby347    24/09/2010    0 recensioni
“Lory, amore mio, mi vuoi sposare?” Era un bellissimo uomo degli altri tempi a parlare, forse proveniva direttamente dal settecento. Non mi sembrava vero. Stavo per rispondere, quando sentii qualcuno battermi su di una spalla. Tutto divenne più sfocato e lentamente tornai alla realtà.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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“Lory, amore mio, mi vuoi sposare?” Era un bellissimo uomo degli altri tempi a parlare, forse proveniva direttamente dal settecento. Non mi sembrava vero. Stavo per rispondere, quando sentii qualcuno battermi su di una spalla. Tutto divenne più sfocato e lentamente tornai alla realtà. Non c'era nessun principe giunto per coronare i sogni di una povera ragazza romantica. Ero purtroppo stesa nel mio letto, mentre mia madre stava tentando di svegliarmi.

“Lory, su svegliati pigrona! Devi andare a scuola!” L'unica reazione fu quella di spalancare gli occhi. Scuola?! Ah si, giusto! L'ultimo anno di scuola.

“Ecco, ecco. Sono sveglia. Ora mi alzo.” Philippa sorridendo lasciò la stanza.

Con movimenti lenti uscii dal letto e prendendo i vestiti che mi ero preparata la sera prima, andai in bagno. Una veloce doccia mi fece svegliare del tutto. Ormai pronta, scesi in cucina per fare colazione, già pronta sul tavolo. Sorrisi per questo atto di dolcezza di mia madre.

“Grazie mamma.” Le scoccai un forte bacio sulla guancia e con appetito mi misi a tavola.

Da poco meno di un anno io, la mamma e Lilian, la mia bellissima sorella di appena quattro anni, ci eravamo trasferiti a Portland, conosciuta anche come città delle rose. Introversa com'ero non era stato facile integrarmi con i miei nuovi compagni di scuola. Infatti quasi nessuno mi conosceva. Ero come un'ombra. La mia timidezza mi bloccava, le parole non uscivano dalla mia bocca. Mi sarebbe piaciuto essere una di quelle ragazze che in un ambiente nuovo subito si sentivano a loro agio. All'improvviso mi sentì tirare la maglietta, volsi lo sguardo verso l'intrusa. Era la mia piccola sorellina che cercava di catturare la mia attenzione.

“Loly, Loly. Braccio, ora.” Risi per il suo tentativo disperato di farsi prendere in braccio. Io e la mia piccola pulce eravamo molte legate. La presi sulle mie gambe e l'abbracciai forte, poi le rubai la bambola che teneva tra le sue manine e iniziai a giocarci insieme a lei. Come era bello vederla ridere. Philippa improvvisamente entrò in cucina e iniziò ad urlare: “Lory! E' tardi. Ti sembra adesso il momento di mettersi a giocare con tua sorella. Prendi lo zaino e fila a scuola.”

Strizzai l'occhio in direzione di Lilian, e dopo averle dato un bacio sulla fronte la deposi a terra.

“Signor si, signora. Agli ordini.” Rubai un pezzo di pane e corsi fuori di casa.

Salii sul mio vecchio pick-up blu e misi in moto il motore che partì subito. Un altro anno scolastico stava per iniziare. L'ultimo anno scolastico. Arrivai in dieci minuti a scuola. Nonostante tutto ero una delle prime ad essere arrivate. Parcheggiai di fronte ad una serie di alberi. Aspettai qualche altro minuto in macchina e poi scesi. Per fortuna ancora non faceva freddo e il clima era asciutto.

“Già arrivata straniera?” Voltandomi sorrisi. Sapevo già a chi apparteneva quella voce. Solo una persona poteva chiamarmi in quel modo. Joey, l'esuberante Joey. Era molte settimane ormai che non ci vedevamo, dal momento che i suoi genitori l'avevano trascinata in giro per l'Europa. In lei avevo trovato un'ottima amica. “Sai già che mi devi raccontare le ultime novità del vicinato.”

Purtroppo la mia estate era stata priva di colpi di scena e la maggior parte del tempo ero stata in casa a leggere. Mi vergognavo un po' a dirle la verità. Cercai di cambiare discorso, e ci riuscii.

“Tu, piuttosto, mi devi raccontare molte cose. Sei stata in Europa!” Bastarono queste poche parole per scatenarla. Iniziò una lunga descrizione del suo viaggio. Nel frattempo il parcheggio della scuola si era riempito. Cercai tra i volti uno conosciuto.

“Strano che Kathrin non sia ancora arrivata.”

“Arriverà. Mi ha chiamata ieri sera e mi ha detto che sono cambiate molte cose.”

Corrugai le sopracciglia, non capendo bene cosa intendesse. Poi la vidi e rimasi senza parole. Kathrin, timida e innocente, stava camminando in modo spavaldo tra la folla di ragazzi. Abbronzata e vestita all'ultima moda era davvero bellissima. Poi mentre si avvicinava a noi, sul suo volto comparve un timido sorriso e fu in quel momento che rividi in lei la Kathrin che avevo imparato a conoscere. Aveva semplicemente passato una bella estate.

“Bene, bene. Che entrata trionfale. Degna dell'ultimo anno di scuola.” disse Joey con entusiasmo. “Non te ne andrai di qua fin quando non ci avrai raccontato tutto sin nei minimi particolari.”

Le guance di Kathrin si colorirono leggermente. Non era cambiata affatto, pensai. Incontrando i suoi occhi color cobalto notai che disperatamente cercavano una via di fuga. Decisi di aiutarla. Le ragazze timide si dovevano aiutare a vicenda. Ma ecco che Kathrin ci sorprese iniziando a parlare velocemente. “Mi sono fidanzata. Inizialmente non potevo crederci, ma poi ho guardato in faccia alla realtà. Ed ecco il motivo di questi cambiamenti. Tutto è capitato in spiaggia. C'era questo ragazzo carinissimo che mi lanciava delle occhiate. Tanto bello che pregai i miei genitori di rimanere ancora lì in vacanza. E poi un giorno mentre stavo prendendo un caffè al bar ha iniziato a parlare con me. Io non riuscivo ad aprir bocca.” si fermò un attimo per prendere fiato. “Capitava sempre più spesso di scontrarci per caso. Una volta mentre parlavo al telefono gli andai praticamente addosso...” Kathrin sembrava una pila, non riusciva più a fermarsi. Forse in fondo era cambiata. E molto. “Un pomeriggio, verso le sei, quando il sole stava calando, sono andata a fare jogging vicino al mare. E chi incontro? Di nuovo lui. E' stato un pomeriggio fantastico. Abbiamo parlato per ore e prima di andarsene...” si bloccò e ci osservò attentamente mentre io e Joey facemmo un piccolo passo verso di lei, curiose di sapere cosa fosse successo. “mi ha baciata.” concluse Kathrin con enfasi. Joey emise un fischio di compiacimento mentre io tenevo fisso il mio sguardo su la nuova Kat, non riuscendo a trovare le parole.

“Estate di fuoco. Immagino il vostro drammatico addio.” suppose Joey.

“In realtà lui vive qui. Quindi niente addio, solo un arrivederci.” Vedevo la felicità scoppiare negli occhi di Kathrin, che improvvisamente mi guardò aspettando una mia reazione, lenta a presentarsi. I secondi scorrevano ed io ero ancora immobile. Poi l'abbracciai con calore. Dentro di me però c'era qualcosa di strano. Joey aveva visitato l'Europa, Kathrin era a tal punto cambiata da intraprendere una relazione con un ragazzo, accantonando in un angolo dentro di se la sua timidezza. Mentre io...Beh io ero sempre la stessa. Avevo trascorso un'estate priva di colpi di scena, priva di presenze maschili. L'unica protagonista della mia vita ero io. Non riuscivo a mostrare una gioia incondizionata per la mia amica. Non riuscivo ad essere felice per lei. Perché un angolo della mia coscienza urlava disperatamente.

Vidi Kathrin muovere la testa alla ricerca dei miei occhi color nocciola. Sembrava aver capito i miei pensieri, quindi decise di cambiare argomento. Le fui grata.

“Ora però dobbiamo andare. Siamo rimaste solo noi qui fuori.” Ed era vero.

Ci avviammo celermente verso il portone della scuola, sperando di non essere troppo in ritardo per il classico discorso d'apertura del preside Keller. La porta della palestra era ancora aperta ed i ragazzi stavano ancora prendendo posto. Mi guardai intorno. Alla ricerca di volti nuovi. In realtà non conoscevo nessuno, escluse le persone con cui avevo lezioni in comune. Comunque anche con loro non avevo mai parlato.

“Venite ecco tre posti vicini.” Joey mi scosse leggermente e quindi si incamminò. Guardai Kathrin che mi sorrise, quindi mi prese per mano e quasi mi trascinò.

“Forza dormigliona.” disse guardandomi con aria interrogativa. Stava forse per chiedermi il motivo del mio strano comportamento, ma la prevenni, alzando la voce per farmi sentire anche da Joey.

“Lo sai vero che ci dovrai far conoscere questo povero ragazzo che ha avuto il coraggio di fidanzarsi con te?” esclamai a gran voce.

“E' proprio di questo che ho paura.” disse strizzandomi un occhio.

Il preside entrò nella palestra e subito calò il silenzio tra i ragazzi. Io, Joey e Kathrin subito ci sedemmo. Il signor Keller aveva sempre avuto l'abilità di mettere un po' di agitazione tra gli studenti. Sembrò infatti scrutarci uno ad uno prima di iniziare il suo discorso, che come al solito fu lungo e noioso.

“Ragazzi e ragazze, eccoci ad affrontare un nuovo anno scolastico insieme. Do un benvenuto ai nuovi arrivati e il più grande incoraggiamento ai ragazzi che frequenteranno l'ultimo anno.”

Lentamente la mia attenzione si fece sempre più debole, fin quando mi persi tra i pensieri.

Dopo un'ora e mezza finalmente il preside giunse ad una conclusione.

“Bene ci mancava solo questo!” proruppe Kathrin indignata.

“Che succede?” le chiesi con poco entusiasmo.

“Non hai sentito? Sono cambiati i professori del nostro corso. Sembrano essere molto giovani e quindi con tanta voglia di sbranare noi poveri studenti.” affermò Joey fingendo di essere terrorizzata.

“Ma dai! Che esagerate!” cantilenai. Ci mettemmo in fila per poter uscire dalla palestra. Infatti tutti i ragazzi si stavano accalcando per poter raggiungere in fretta le classi. Mi voltai e mi accorsi che c'erano quattro ragazzi ancora seduti ai loro posti. Che pazzi, pensai dentro di me. Vogliono già esser ripresi. Tornai a guardarli e fissai il mio sguardo sul ragazzo con i capelli castano scuro quasi neri, attorno al quali tutti gli altri erano radunati. Lo sguardo era perso nella sala, le gambe fasciate da jeans scuri erano sollevate su un'altra sedia, le braccia muscolose incrociate sul petto.

“Bei ragazzi eh?” mi bisbigliò Joey all'orecchio. “Ma non ci fare il pensiero. Sono i soliti belli e dannati. Sicuramente non portano nulla di buono. Creano guai in giro e usano le ragazze. Per loro noi siamo solo delle conquiste, delle sfide. Tacche in più sulla loro cintura. Lasciali stare.” mi fissò seriamente. Evidentemente non stava scherzando.

“Ma ti pare? Li guardavo perché non li avevo mai visti. Anche se volessi, timida come sono...” lasciai la frase incompleta perché notai che proprio il ragazzo dai capelli scuri mi stava guardando. Velocemente distolsi lo sguardo, quindi non potei accorgermi del ghigno che mi rivolse.

“Non scherzare. Joey ha ragione. Dai andiamo. Ormai la porta è libera.” disse Kathrin. Entrambe mi presero per mano e mi trascinarono fuori dalla palestra. Subito mi dimenticai dei strani ragazzi e chiesi loro: “Sapete che lezione abbiamo ora?”

“Ho controllato prima. Letteratura americana.” rispose Joey. Quindi ci recammo in silenzio verso la nostra aula. Entrammo in classe e per fortuna erano rimasti i posti centrali. Né troppo vicine né troppo lontane dalla cattedra. Il professore entrò proprio in questo momento. Era abbastanza giovane, sicuramente non aveva più di trentacinque anni. Subito si presentò scrivendo il suo nome alla lavagna e senza perder tempo ci spiegò il programma che avremmo svolto durante l'anno.

L'ora trascorse abbastanza velocemente e presto suonò la prima campanella. Mi alzai dalla sedia e presi la mia borsa. Una volta fuori dalla classe Joey mi strattonò una spalla. Girandomi vidi che stava sorridendo.

“Ma che bel tipo! Hai visto quanto è bello?” esclamò sgranando gli occhi.

“Si sono d'accordo anche io. Non ci poteva andare meglio.” bisbigliò Kathrin divertita per non farsi sentire. “Ma tu non dovresti urlarlo proprio fuori dalla sua aula.”

Alzai gli occhi al cielo, invocando mentalmente aiuto per queste due anime perse.

Ecco qui la mia prima fan fiction..Spero che vi piaccia e aspettando le vostri recensioni mi metto a scrivere subito il secondo capitolo..

robbi

  
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