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Autore: reb    24/09/2010    6 recensioni
Prima non ci aveva fatto caso per via del buio, ma era carina. Con quella pelle chiara e le lentiggini sul naso. Poi occhi così non ne aveva mai visti.
-Perché non togli il cappello?- chiese curioso il bambino – Hai le orecchie a punta? O magari come un gatto?-
-Hai i capelli rossi!-
[... ...]
Perché quella bambina conosciuta tanti anni prima, che per i primi mesi si era aggirata curiosa per il castello con la sola compagnia di Mocciosus, adesso era diventata non solo bellissima, ma anche popolare. E tutti, tutti dannazione, non facevano che girarle intorno.
Eppure avrebbero dovuto saperlo che Lily Evans era territorio proibito!
-Eeevaans?- esclamò ancora vicino alla carrozza.
-Esci con me, Evans?-
Era talmente presa dai suoi pensieri che nemmeno l’aveva visto avvicinarsi. -Quante volte devo dirti di no, Potter, prima di farti capire la mia risposta?-
-Tante quante io ne impiegherò per convincerti a darmi una possibilità.- rispose serio lui.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, I Malandrini, Severus Piton | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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PROLOGO
 


James Potter era una mago e sapeva da sempre di esserlo.
Sapeva, dai racconti di amici e parenti, che l’estate dei suoi undici anni avrebbe ricevuto una pesante ed elegante lettera con uno stemma elaborato e antico, in ceralacca.
Sapeva che avrebbe frequentato Hogwarts, la Scuola di Magia e Stregoneria inglese.
Sapeva che avrebbe avuto luogo uno Smistamento.
Conosceva perfino la Casa in cui sarebbe finito. Era un Potter e i Potter sono Grifondoro.
Culla dei coraggiosi e leali di cuore. Come suo padre e suo nonno prima di lui.
Essendo cresciuto in un’antica famiglia di maghi, con genitori che raramente gli negavano qualcosa e una nonna che lo adorava e possedeva il suo stesso carattere allergico alle regole nonostante i novant’anni suonati, quel giorno non avrebbe dovuto sorprenderlo o mandarlo su di giri.
Conosceva addirittura il preside Silente, per la miseria! Sua nonna Disyde lo invitava spesso a prendere il tè da lei e Godric Hallow.
E così era stato, fino a un certo punto.
Non aveva avuto paura di lasciare i genitori e salire sul treno, a Kings Cross.
Non si era domandato per tutto il tempo cosa sarebbe successo l’indomani.
Alla stazione di Hogsmade non aveva guardato stralunato Hagrid, il mezzo gigante custode della scuola che li avrebbe accompagnati.
Non si era stupito delle carrozze che si muovevano senza cavalli e nemmeno delle barchette su cui avevano attraversato il lago, che non avevano remi o motore.
Era magia. E lui c’era nato in mezzo.
Ma quando aveva visto Hogwarts, così splendidamente illuminata, spiccare come un enorme incendio nella notte per la luce calda e rossastra, dovuta sicuramente a centinaia e centinaia di candele, che filtrava dalle finestre, come tutti gli altri bambini si era trovato senza parole e in una assorta contemplazione.
Come migliaia prima di lui e dopo, come avrebbe fatto suo figlio vent’anni dopo, James Potter venne ammaliato dalla magia di Hogwarts e ne rimase conquistato.
Adesso capiva quando nonna Disyde gli diceva che Hogwarts era casa.
Il castello era familiare e sconosciuto insieme. Sembrava chiamarlo.
L’assorta contemplazione venne bruscamente interrotta da un urlo spaventato e il rumore di un tuffo.
Lui e Sirius, un ragazzino che aveva conosciuto sul treno, con cui aveva fatto a pugni e diviso le sue cioccorane in rapida sequenza, si erano voltati simultaneamente verso la fonte del rumore, come tutti gli altri, in tempo per vedere soltanto gli ultimi schizzi e la barchetta tremolante su cui una bambina cercava di issare il povero sfigato.
-Tranquillo ti tiro su Severus.- si prodigava la piccola con infaticabile cocciutaggine, per niente aiutata dal ragazzino che si muoveva come un’anguilla cercando di rimanere a galla. Probabilmente non sapeva nuotare considerò distrattamente James mentre una manona grande quanto un badile, appartenente ad Hagrid, issava sulla propria barchetta l’improvvisato sirenetto. L’uomo, ridacchiando nascosto nella barba folta, cercava di calmarlo senza successo ignaro dello spazio ristretto in cui lo aveva relegato vista la sua mole e delle occhiate malevole che stava ricevendo nonostante lo avesse appena salvato.
-Hai visto ragazzino? Anche la piovra gigante ha voluto darti il benvenuto a Hogwarts.- intanto andava blaterando il custode.
-Co-cosa? Piovra gigante?- chiese tremante Severus.
-Già gia. Devi piacergli proprio, eh? Di solito esce solo in primavera, ma si vede che ti ha preso in simpatia…-
Alla parola piovra gigante il viso del bambino era sbiancato, ma niente in confronto a quando aveva capito che l’uomo non lo stava prendendo in giro. Tanto lui diventava cadaverico, però, tanto i visetti di James e Sirius si colorivano di eccitazione.
Una piovra gigante! Una piovra gigante! Questa mica la sapeva…forteeee!
Così nello sconcerto generale quei due mentecatti iniziarono a sporgersi da un bordo all’altro della barchetta, rendendone l’equilibrio ancora più precario, per muovere l’acqua nella speranza di una nuova comparsa. O meglio ancora di un bagno non programmato.
Erano talmente presi che non notarono lo sguardo soddisfatto di Hagrid, felice di aver finalmente trovato qualcuno che come lui apprezzasse tanto quei poveri e bistrattati cucciolotti fuori misura, e nemmeno quello perplesso della bambina di poco prima.


 

***



 
-Peccato amico, non si è vista.-
La voce delusa di un undicenne Sirius Black avrebbe scatenato in molte ragazze un innato istinto di tenerezza, dovuto al faccino imbronciato e lo sguardo tradito, se si fosse riferito a un’amichetta lontana o a una zia divertente che non aveva potuto essere presente a un appuntamento, anziché a un’amabile e forse carnivora piovra gigante.
Ma anche questo fatto, vista la famiglia da cui proveniva e che l’aveva fino ad allora educato, avrebbe fatto sembrare normale la cosa. Quello che avrebbe destato qualche sospetto circa problemi mentali fu vedere che un altro ragazzino rifletteva come uno specchio la stessa delusione. E quel bambino non proveniva da una famiglia purosangue antibabbana e dalle simpatie tutt’altro che rassicuranti, ma da una rispettabile famiglia di Auror. Nientemeno che un Potter.
Il piccolo infatti annuì. Per riuscire nell’avvistamento avevano quasi fatto rovesciare la loro barca, ponderato di gettare qualcuno come esca e speronato un’altra imbarcazione facendola colare a picco, cosa mai vista in un millennio di onorato servizio. E ora si trovavano, bagnati fradici e stanchi, sul porticciolo aspettando l’attracco delle ultime barche senza essere riusciti nel loro nobile e socialmente utile intento.
Avevano inutilmente cercato di farsi almeno raccontare l’eccezionale episodio da tale Severus Piton ottenendo solo uno sguardo di sdegno da lui e uno curioso dalla bambina.
Sirius l’aveva poi mandato sottilmente a quel paese, perché i suoi dicevano che farlo platealmente è solo sinonimo di arroganza e povertà anche se secondo lui avrebbe dato maggior soddisfazione, inserendolo mentalmente nella sua lista nera.
Nemmeno a James piaceva. Era stropicciato e trascurato. Con quel pastrano addosso, poi, era così piccolo da sembrare un ragnetto. Non riusciva a classificarlo. Si comportava arrogantemente eppure cercava di nascondersi. Guardava gli altri con sospetto, e nel caso suo e di Sirius, disprezzo eppure si rivolgeva a lei come a una principessa.
Quello l’aveva stupito. Infatti il piccolo Potter continuava a lasciare occhiate curiose alla bambina che gli stava a fianco, tutta imbacuccata nel suo mantello che le nascondeva addirittura i capelli.
Mentre ascoltava distrattamente Sirius e Remus, il bambino che era salito sulla loro stessa barca, dall’aria malaticcia ma simpatica, chiacchierare circa lo smistamento aveva visto il suo viso alla luce delle torce dell’ingresso. Prima non ci aveva fatto caso per via del buio, ma era carina. Con quella pelle chiara e le lentiggini sul naso. Poi occhi così non ne aveva mai visti.
Gli ricordavano quegli orecchini di giada che la mattina prima a Diagon Alley sua mamma aveva tanto ammirato. Così profondi che sembravano leggere dentro.
E nemmeno usa la Legimanzia, pensò quando incrociarono gli sguardi.
Almeno non sembrava antipatica come il suo amico. Gli aveva anche sorriso…
-…a Serpeverde.-
Aveva appena captato la frase di Sirius eppure sapeva di cosa stava parlando. Era il motivo per cui si erano presi a pugni.
-Ti ho detto che non finirai in quella Casa. Diventerai un Grifondoro, ne sono super sicuro.- gli rispose.
-Ma tutta la mia famiglia è Serpeverde, James.- ribatté l’altro.
-Allora inizierai una nuova tradizione, no?-
E continuarono con il loro botta e risposta senza curarsi di chi avevano intorno nonostante gli altri bambini li stessero ascoltando cercando di capire cosa sarebbe successo loro una volta entrati.
Sulla porta d’ingresso vennero presi in consegna da una giovane donna che si presentò come professoressa McGrannitt, docente di Trasfigurazione che si premurò di informarli sulla divisione per Case senza essere presa in considerazione dai due bambini, che ancora parlottavano tra loro. O meglio James si stava arrampicando sugli specchi per dare sempre nuove e a suo parere valide motivazioni per convincere anche l’amico della sua sicura assegnazione rosso oro.
-Vai a parlarle, no?- propose timidamente Remus una volta rimasti nuovamente soli intercettata l’ennesima occhiata di James verso la bambina.
-Eh? E cosa dovrei dirle?-
-Non ti sei fatto poi tanti problemi a prendermi a pugni, no? Fai lo stesso con lei…- rispose Sirius pragmatico.
-Cosa prenderla a pugni? Guarda Sir che è una ragazza.- esclamò indignato.
-Ma cosa sei scemo? Dicevo non preoccuparti troppo e parla.- e con una leggera spintarella in quella temuta direzione Sirius Black si condannò a sette anni di paturnie e castelli in aria.
-Io sono James.-
-Lily.- rispose lei sorpresa, prendendo la mano che il bambino gli stava sventolando davanti al viso.
Nessuno le aveva ancora rivolto la parola da quando erano scesi al porto, forse anche perché Severus lanciava occhiate irritate a chiunque si avvicinasse troppo. Quel bagno doveva averlo innervosito parecchio.
E ora, di fronte a un portone grande tre volte lei erano tutti troppo ansiosi di sapere cosa ci fosse dietro per preoccuparsi di fare nuove amicizie.
Lei li capiva. E se le avessero detto che si erano sbagliati? Che non era davvero un strega?
Invece lui era tranquillo. Come il suo amico dagli occhi blu. Sembravano a loro agio ovunque, anche prima mentre cercavano la piovra. Forse perché già sapevano di essere nel posto giusto. Forse perché sapevano cosa sarebbe successo dietro quello porta. Forse perché già sapevano in quale Casa sarebbero stati assegnati.
-Perché non togli il cappello?- chiese curioso il bambino – Hai le orecchie a punta? O magari come un gatto?-
Mentre parlava cercava di sbirciare sotto la stoffa. Era invadente. Ma amichevole. Forse non sarebbe stato male averlo come amico, non sembrava cattivo.
Lentamente Lily sciolse il fiocco del mantello e piegandolo sul braccio non notò lo sguardo di lui. Lo sentì solo parlare e arrossì.
-Hai i capelli rossi!-
Incrociò il suo sguardo imbarazzata. I suoi capelli rosso fiamma attiravano sempre l’attenzione, ma nessuno aveva mai avuto quella faccia incredula vedendola.
-Smettila di fissarmi. Se non ti piacciono basta che te ne…- ma non fece in tempo a finire la frase che lui riprese.
-Non avevo mai visto un rosso così…rosso, ecco. Forte quel cappello, dove l’hai preso? Mi piace un sacco…-
James aveva preso a blaterare del suo cappello girandole intorno come un predatore, tutto interessato da volerne vedere ogni angolatura. Intanto anche i suoi amici si erano avvicinati e Severus stava tornando imbronciato e finalmente asciutto.
Il cappello in effetti era strano. E forse infantile, ma era il suo preferito. Era verde prato e aveva la forma di un orsacchiotto di pezza. Con tanto di orecchie, naso in rilievo e bottoni come occhi. Ora quell’abbigliamento che a casa le sembrava perfetto attirava troppo l’attenzione. Sev le aveva consigliato di non togliersi il mantello prima del cappello. Ma anche le calze gialle, con sopra un paio di calzettoni rossi lunghi fino al ginocchio in quel mare di grigio risaltava come un diamante tra il carbone quando invece a Londra era un abbinamento originale, ma carino.
Era proprio in un altro mondo. E James continuava a girarle intorno.
-Sarai una Grifondoro, Lily! Forte! Saremo nella stessa Casa.- continuava a sproloquiare.
-Cosa?-
-Rosso oro, il colore dei Grifoni. Hai già scelto!- e indicò le sue gambe.
-Lily spera di diventare una Serpeverde. Vero Lily?- chiese duro Severus appena apparso al suo fianco.
-Serpeverde? Chi mai spererebbe di finire lì?-
Lily presa tra due fuochi decise di non prestare troppa attenzione al carattere improvvisamente rissoso di Severus, probabilmente era solo per il tuffo nel lago. Di solito era sempre tranquillo con lei.
Così dopo qualche attimo di pesante silenzio si decise a chiedere – Davvero sai in quale Casa finirai?-
-Certo Grifondoro. Culla dei coraggiosi e leali di cuore, siamo Grifondoro da secoli.- rispose orgoglioso.
-Allora sai anche quello che dobbiamo fare…-
Quello era un punto in cui Sev non era mai stato molto chiaro perché nemmeno lui lo sapeva. E la curiosità unita all’ansia la stava uccidendo.
-O certo è una specie di prova. Ma non ti chiedono di fare magie. Anche se sarebbe fortissimo che ci chiedessero di volare o incantare qualcosa, non credi? Non sarebbe fantastico Sir?- l’eccitazione di James era palpabile.
-Già ti immagini a volare per la Sala. O far esplodere oggetti?- e trovò terreno fertile nell’amico.
-Papà invece mi ha insegnato a volare, diventerò cercatore. E poi…- e si guardò intorno tipo 007 - so far volare le cose. Quando ho comprato la bacchetta nonna mi ha insegnato, anche se non poteva. Non è fortissima mia nonna? Volete vedere cosa so fare?-
-Non è permesso fare magie fuori dalla scuola se sei minorenne. Si finisce ad Azkaban.- si intromise maligno Piton.
-Azkaban? Ma dove vivi? Non si finisce là per le magie accidentali…- rispose a tono Sirius.
-Ma quelle non erano accidentali, le ha fatte con la bacchetta.-
-E come fanno a saperlo, eh? Glielo vai a dire tu genio?-
Quel botta e risposta stava preoccupando Lily. James invece sembrava interessato a vedere come sarebbe finita. Solo l’altro bambino, biondo e pallido, sembrava pensarla come lei, ma non faceva niente per fermarli.
Severus era così rosso in viso che sembrava stare per scoppiare. E James ancora non faceva niente, anzi lo trovava divertente perché stava sogghignando.
-Sev dai smettila. Magari ha ragione…- provò a mediare.
-Certo che ha ragione, papà è un Auror e mi ha detto che solo i cattivi finiscono ad Azkaban. I maghi oscuri. A me hanno solo mandato un richiamo dal Ministero per magia accidentale.- si intromise tranquillo James.
-Ma l’hai fatta con la bacchetta, non è magia accidentale.- Piton stava urlando ormai tanta era la collera.
-E allora? Mica sono andato a dirglielo. E poi era solo un incantesimo di lievitazione, dai. Mica ho ucciso il mio gatto o fatto esplodere una casa!-
Se prima aveva trovato quel bambino insignificante e vagamente antipatico ora provava un’insofferenza così grande che…calmo James, hai promesso alla nonna di non metterti nei guai. Non subito.
Calma James, calma…
Ma sembrava che Sirius non avesse promesso niente del genere a nessuna nonna. Infatti aveva spintonato il bambino e stava per parare il colpo in arrivo dall’altro quando un esclamazione agghiacciata li fermò.
-Cosa sta succedendo qui?- sibilò Minerva McGrannitt che mai, mai aveva visto un comportamento del genere al primo giorno di scuola. Figuriamoci addirittura prima dello Smistamento.
E presi Sirius e Severus per un braccio ciascuno se li trascinò dietro per controllarli mentre finalmente permetteva ai marmocchi di varcare la temuta porta.
 
 
 
 




 
ANGOLO AUTRICE.
Sono tornata con una nuova storia, finalmente. Questo è solo il prologo ed è un po’ cortino, lo so. Sono solo quattro pagine di Word, ma mi piaceva lasciare il primo anno da solo e iniziare con la storia vera, ambientata al settimo anno, dal prossimo in poi.
Qualche parola su questo mio nuovo delirio.
Dovevano essere massimo cinque capitoli, ma anche se ancora non ho ben suddiviso la storia sono convinta che saranno almeno il doppio. O almeno questo è il progetto.
Ho lasciato per un po’ da parte Lily e Scorpius, anche se sto comunque scribacchiando qualcosa che aspetta un'attenta revisione e una trama degna di questo nome, per passare a un altro paring che adoro. James e Lily.
Non sono sicura di riuscire a non rovinare due personaggi che personalmente mi incuriosiscono parecchio e che fanno sognare, almeno secondo il mio punto di vista.
Questo prologo spero faccia trasparire almeno una bozza di quelle che saranno le future relazioni tra i vari personaggi, soprattutto Piton, Sirius e James e Lily.
Entro martedì dovrei pubblicare il secondo capitolo, che è già scritto tra l'altro, ma è solo una data approssimativa. Tutto dipende dalla scuola.
Per gli altri aggiornamenti penso che saranno una volta la settimana. Spero avrete la pazienza di seguire gli sviluppi.
Come sempre ringrazio chi ha seguito le mie ultime storie e chi ha letto soltanto.
Spero che anche questa nuova idea vi piaccia. Fatemi sapere cosa ne pensate, ok? Mi fanno sempre piacere le vostre recensioni.
Beh non posso che sperare vi piaccia e di leggere quello che pensate, anche perché domani non ho niente da fare (scherzo!).
Un ultima cosa, ho lasciato il mio contatto Facebook sul profilo, se volete aggiungermi mi fa piacere, fatemi magari sapere chi siete su efp così che possa conoscervi.
Tanti baci e buon weekend, Rebecca.
  

   
 
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