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Autore: Appleeatyou    25/09/2010    4 recensioni
A volte è difficile fare la scelta giusta, perché o sei roso dai morsi della coscienza o da quelli della fame [(c) Totò].
Fanfiction partecipante al 2010: a year together, indetta dal Fanfiction Contest ~ { Collection of Starlight }
[LightEru] [What if]
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: L, Light/Raito
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Autore: Erena

Titolo: Come perdere il sonno per un créme caramel. ­| 8 Agosto |

Fandom: Indovinate un po’?
Personaggi:
Light Yagami, Ryuuzaki.

Pairing: LightRyuuzaki. O RyuuzakiLight.
Genere:
Generale, Erotico [?], What if…?
Raiting:
Arancione

Contest:Fanfiction partecipante al 2010: a year together, indetto dal « Collection of starlight », said Mr Fanfiction Contest, « since 01.06.08 »

Prompt: 137. Giocare nel cuore della notte.
Avvertimenti: Shonen-ai.

Tipologia: One shot [4000 parole o giù di lì]

Credits: DEATH NOTE appartiene a T. Ohba e T. Obata. Il sottotitolo è una citazione che appartiene a Totò. Le varie citazioni riprese prima di ogni paragrafo in cui si suddivide la storia sono ampiamente creditate. Io posseggo solo la storia, e talaltro la userò come concime per le piante.
Note dell’autore:
alla fine

Augurio dell’autore: Come al solito, buona lettura!

 

 

 

 

 

 

Come perdere il sonno per un créme caramel.

| 8 Agosto |

 

[Ovvero: a volte è difficile fare la scelta giusta, perché o sei roso dai morsi della coscienza o da quelli della fame.]

 

 

 

 

 

 

Non il sonno, ma l’insonnia della ragione genera mostri.
Il malpensante, Bompiani, p. 49.

 

 

Era notte fonda quando Yagami Light si girò per la quindicesima volta nel letto, tentando di trovare una posizione adatta per dormire.

Lui era quel genere di persona che non sarebbe mai riuscita a prendere sonno in un letto estraneo, e infatti le sue prime tre notti di prigionia le aveva passate quasi del tutto in bianco, fissando il soffitto sopra di lui. Si era appisolato per non più di un paio di ore a notte, svegliandosi poi di soprassalto nell’accorgersi di non stare dormendo da solo e soprattutto non nella sua camera.

Più volte, durante quelle lente ore scandite solo da una radiosveglia sul comodino, si era chiesto se tutto quello che gli stava accadendo non fosse che un terribile scherzo, architettato da una mente arguta e diabolica. Lui era Kira? Possibile?

L’unica conclusione alla quale poteva giungere Light era no, non poteva di certo essere l’assassino che da quasi un anno a quella parte uccideva i criminali.

Non era una persona così crudele, non sarebbe mai potuto diventare un essere disumano che uccideva senza battere ciglio. Anche il solo pensarci lo disgustava, eppure Ryuuzaki pareva essere assolutamente certo della sua colpevolezza, almeno in un passato molto recente… Altrimenti perché adottare una misura drastica come incatenarlo a lui come un cane che chissà quando potrebbe scattare e mordere qualche bambino?

Qualunque cosa Ryuuzaki pensasse, lui non era Kira. Ammesso e non concesso che lui avesse ceduto lo scettro di sua spontanea volontà ad un suo seguace, come avrebbe mai potuto ritornare ad uccidere? Ammesso e non concesso che avesse davvero perso la memoria riguardo la sua identità di Kira, sarebbe mai potuto essere –anche in passato!- un uomo tanto spietato da decidere vita e morte dei criminali?

No, ecco quale era la risposta. Il suo concetto di “giustizia” faceva decisamente a pugni con quello di Kira, e perdere la memoria non implicava anche un totale stravolgimento della sua morale. Se ora non considerava Kira nel giusto, era quasi certo che avesse pensato lo stesso anche in passato.

Quasi, appunto. Ryuuzaki pareva appigliarsi a quella minuscola probabilità, sapendo benissimo di seguire solo il suo istinto e non delle prove materiali, e quella scomoda situazione era il risultato di queste sue assurde convinzioni… e quelle convinzioni erano la causa dell’insonnia di Light.

Light aveva sempre pensato che le occhiaie di Ryuuzaki derivassero dalla mancanza di sonno, e infatti la prima notte non aveva dormito per il nervosismo: pensare di essere osservato per tutta la notte dagli occhi di gufo del detective non era una prospettiva allettante. Invece aveva scoperto che Ryuuzaki dormiva benissimo, una media di circa sette ore, anche se aveva un sonno leggero che lo portava a svegliarsi al primissimo squillo della radiosveglia. Nessun problema da quel punto di vista… quindi Ryuuzaki ci era forse nato, con quelle occhiaie sotto gli occhi.

Light corrugò le sopracciglia, imponendosi di chiudere gli occhi e provare a dormire: non gli giovava affatto restare sveglio ventidue ore su ventiquattro per tre giorni di fila. Infatti la quarta notte di prigionia era letteralmente crollato alle dieci di sera , e la mattina dopo aveva fatto una fatica immensa a svegliarsi. Quella notte, la quinta per la precisione, sembrava essere tornato al solito tran tran: tre giorni di sveglia perenne, poi crollo fisiologico la quarta sera. E questo a lui non piaceva, perché di giorno era molto meno lucido del solito e non voleva essere un peso per le indagini, né tantomeno si sarebbe mai abbassato a chiedere a Ryuuga di lasciargli schiacciare un pisolino pomeridiano… né credeva che Ryuuga avrebbe acconsentito, d’altronde.

Si girò di nuovo, avvicinandosi il più possibile alla sponda del letto e sperando che il fresco delle lenzuola potesse conciliargli il sonno.

-“ Light-kun?”-

Light girò lentamente il capo verso la sua sinistra, fissando metà volto di Ryuuzaki che lo fissava da sopra la spalla.

-“ Qualcosa non va?”- chiese il detective, che non sembrava affatto una persona che si era appena destata. Che facesse finta di dormire? Era stato ingannato così facilmente?

Light si impose di lasciar perdere quei pensieri paranoici che derivavano solo dalla sua stanchezza mentale e fisica.

-“ Stavo cercando una posizione adatta per dormire.”- rispose mesto.

-“ Capisco. Ma stai tirando la catena.”-

Yagami lanciò una breve occhiata alle manette che lo univano al detective e si accorse di essersi tanto raggomitolato su se stesso e allontanato da Ryuuzaki che aveva gli aveva letteralmente strattonato il suo braccio verso il centro del letto. Per questo si è svegliato, si disse Light.

-“ Non volevo.”-

Ryuuzaki girò la schiena verso il materasso, finendo supino. La tensione tra le maglie della catena si allentò, e solo allora Light si accorse che la propria manetta gli aveva scalato solchi rossi nel polso, dove il ferro aveva premuto sulle sue carni. Si girò anche lui tornado a fissare il soffitto, suo fidato compagno delle recenti notti in bianco.

-“ Non riesci a prendere sonno?”- sentì dire dalla voce di Ryuuzaki e, quando voltò il viso verso di lui, si trovò di fronte i suoi occhi da civetta.

-“ E’ così.”- rispose, tornado a volgersi verso il soffitto e poggiando una mano sugli occhi. –“ Sono talmente stanco che non riesco a dormire.”-

-“ Ah. Capita.”- fu la criptica risposta. Light allora si voltò verso Ryuuzaki, notando che i suoi occhi sembravano ancora più infossati del solito. Forse era stanco anche lui.

-“ Faremmo meglio a dormire entrambi.”-

Ryuuga soffiò via un ciuffo di capelli che gli stava dando fastidio al naso –“ Puoi tornare nella posizione di prima. La catena non darà fastidio.”-

Light non trovò niente da ribattere, ma non si mosse. Rimase spalla a spalla con il detective per diversi secondi di assoluto silenzio, mentre la sua mente si svuotava di ogni pensiero.

Magari è la volta buona, pensò sfinito.

Il silenzio di protrasse per vari minuti, ma né lui ne Ryuuzaki caddero nelle braccia di Morfeo.

Dopo quelle che gli parvero ore, Light parlò nuovamente –“ Che ore sono?”-

Ryuuga non si mosse affatto, neanche per lanciare un’occhiata alla radiosveglia sul suo comodino –ovviamente, sul comodino di Light non c’era nulla, perfino l’abat-jour era dal lato di Ryuuzaki. -che temessero che usasse la lampadina per ucciderlo nel sonno, dato che non riusciva a scoprire il vero nome di Hideki Ryuuga?-, e si limitò a rispondere in tono fiacco –“ Non saprei.”-

Light sospirò, sollevandosi su di un gomito e sporgendosi sopra Ryuuzaki per poter leggere le minuscole cifre digitali della radiosveglia. Erano le due di mattina e quarantaquattro minuti. Le tre, praticamente.

Dio, se era stanco.

 

 

 

La coscienza è quella voce interiore che ci avverte della possibilità che qualcuno ci stia guardando.

Henry Louis Mencken.

 

 

 

Light accarezzò il cuscino sotto la sua mano destra, serrando la stoffa nel pugno chiuso. Spinse il volto verso il basso, muovendo lentamente il capo seguendo il ritmo delle proprie labbra.

Sentì un lieve soffio sulla guancia, un sospiro leggero ed educato da persona perbene, condito da  un morso delicato sul suo labbro inferiore.

Ryuuzaki morde, pensò confusamente Light. Di tutto si sarebbe aspettato da lui, perfino un bacio con la lingua in gola o la saliva che colava da tutte le parti, tranne quei morsi che andavano in sincronia con la sua bocca. Provò a catturare il suo labbro inferiore tra i denti, riuscendoci solo in parte. Lo tirò leggermente verso di sé, e quando lo lasciò andare sentì le labbra di Ryuuzaki a lato della sua bocca che mordicchiavano la pelle della guancia.

Light sentì lo stomaco divenirgli di pietra, mentre avvertiva vagamente una sensazione simile a quella che aveva provato quando alcune sue deduzioni erano state decisive per la risoluzione di uno dei tanti casi che passavano sotto gli occhi di suo padre: euforia. Nel suo stomaco divenuto pietra sembrava aggirarsi uno stormo di falene desiderose di vedere una luce attorno la quale volare e poi morire... e in effetti il suo stomaco pareva stare declamando il suo ultimo canto del cigno prima di dare le dimissioni dagli ormoni che il cervello gli stava inviando.

La sua bocca tornò su quella di Ryuuzaki, ed entrambe si dilettarono nelle movenze di un bacio più languido. Ryuuga portò una delle sue mani attorno alla spalla di Light, stringendo la pelle sotto la stoffa, e in quel punto il ragazzo sentì una scossa elettrica che gli lasciò la pelle d’oca su tutto il braccio.

Il cuore correva un galoppo sfrenato nel suo petto, rimbombava non solo nella sua cassa toracica ma anche nelle sue orecchie, impedendogli di articolare pensieri coerenti. Fu quella consapevolezza, di non stare più ragionando, che lo spinse a separarsi da Ryuuzaki, usando il suo gomito come una leva. Sospirò un paio di volte, avvertendo chiaramente la presenza della mano di Ryuuzaki ancora sulla sua spalla, e si decise ad aprire gli occhi ed abbassarli sul ragazzo steso quasi sotto di lui.

Il detective lo fissò con i suoi occhi sporgenti e calmi, sollevando appena il capo per raggiungere nuovamente la sua bocca, e Light non pensò affatto quando si abbassò per accompagnare il suo movimento. Prima ancora che potesse anche solo rendersi conto di quello che aveva fatto, la mano di Ryuuga si spostò dalla sua spalla al suo collo, giungendo poi alla curva calda del suo cranio. Le dita si infilarono tra i suoi capelli castani, e poté quasi sentire ogni singolo polpastrello che si posava sul suo cuoio capelluto. Incredibile quanto potesse diventare sensibile, una specie di antenna sintonizzata sulle frequenze d’onda provenienti da Ryuuzaki.

Hideki Ryuuga.

E poi giunse il punto di non ritorno: Ryuuga schiuse le labbra, e Light ebbe la sensazione di poter sentire il suo alito caldo sulla propria lingua, il gusto della sua bocca nella propria, il sapore del dolciume che ingurgitava sempre sulle proprie papille gustative.

Fece scivolare la punta della lingua nella bocca del detective, e non poté affatto dirsi sorpreso quando si sentì rispondere con un tocco altrettanto leggero.

Ryuuzaki…

La mano di Ryuuzaki premette sulla sua nuca, anche se erano già quasi spalmati sul materasso tanto da poterci passare attraverso, e allora il bacio divenne più appassionato, più profondo, più umido.

… no, Eru…

Le lingue smisero di sfiorarsi e cominciarono a muoversi con più foga, intrecciandosi esattamente come la mano destra di Light si era infiltrata tra i capelli scuri dell’altro. Le dita di Ryuuzaki si spostarono lentamente, finendo sulla sua guancia e premendo delicatamente sullo zigomo e sulle ossa della mascella.

Il forse-Kira sta baciando Eru  in persona. O mio Dio.

Light si staccò di botto, credendo di aver perso mezza bocca tra i denti di Ryuuzaki. Grazie al cielo fu solo una sua impressione, anche se sentiva effettivamente le labbra doloranti e rosse per i morsi che, per quanto delicati, erano stati pur sempre morsi.

Pezzo di idiota!, borbottò la sua mente che stava lentamente riacquistando giudizio. Ti stavi sbaciucchiando con la persona che ti accusa di essere un assassino pluriomicida… ah, ma forse è lui l’idiota.

Ryuuzaki si era sollevato dalla sua posizione supina finendo seduto tra le lenzuola spiegazzate, e i suoi occhi non abbandonarono la figura di Light neanche per un momento. La sua espressione non era affatto quella appassionata che Light gli aveva visto durante il bacio: i suoi occhi erano guardinghi ed attenti.

-“ Cosa succede? Hai ricordato qualcosa?”-

Light sospirò, ingoiando a forza un po’ di saliva dal sapore troppo dolce per i suoi gusti [Ugh, Ryuuzaki e i milioni di dolci che mangia, pensò contrito.], e gli restituì un’occhiata il più possibile decisa.

-“ Non ho niente da ricordare.”-

-“ Per adesso.”- gli concesse Ryuuzaki.

Light sentì salirgli alle labbra una rispostaccia, ma non proferì verbo. In parte perché aveva ripetuto le stesse parole e gli stessi concetti talmente tante volte che gli era parso di diventare una radiolina, in parte perché sapeva che avrebbero finito per picchiarsi e non era allettante, la mattina dopo, spiegare a suo padre il perché dell’ennesimo livido.

Anche Ryuuzaki non disse altro, portando le ginocchia al petto e fissando la parete davanti a loro. Silenzio.

Light si sarebbe steso volentieri, ma non poteva semplicemente girarsi su di un fianco e far svanire tutto, come se avesse fatto un incubo. D’accordo, non intendeva incolpare Ryuuzaki di quanto era successo né chiedere spiegazioni in merito [Anche perché di sicuro il detective gli avrebbe posto la stessa domanda e lui non avrebbe saputo cosa rispondergli.], però era anche vero che far finta che non fosse accaduto niente era abbastanza ignobile. E poi c’era una questione spinosa che…

-“ Light-kun, a cosa stai pensando?”-

… che gli impediva di fare il finto tonto. Ecco, il fatto che lui fosse un possibile [ Certo, per Ryuuzaki.] Kira implicava anche il fatto che fosse un sorvegliato speciale…

-“ Light-kun?”-

… e quindi in qualunque stanza lui passasse anche solo per sbaglio o soggiornasse, erano installate almeno una decina di…

-“ Light-kun?”-

… di…

-“ Telecamere.”- pronunciò Light in un soffio, sentendosi accapponare la pelle al solo pensiero. In quella stanza c’erano un sacco di telecamere che avevano ripreso la loro performance da ogni angolazione! Anche se era abbastanza sicuro che nessuno stesse sorvegliando i monitor a quell’ora di notte, che non ci fosse nessuno nell’albergo a quell’ora di notte, di sicuro la mattina dopo…

Light voltò di scatto il viso verso Ryuuzaki, e lo riscoprì a fissarlo pensieroso con il pollice sulle labbra.

-“ Ryuuzaki.”-

-“ Mh?”-

-“ Dobbiamo scendere e togliere la cassetta della registrazione.”-

Ryuuga si mordicchiò il pollice, mettendo su un’espressione incomprensibile. –“ Perché?”-

-“ Perché le telecamere ci hanno ripreso!”- gemette quasi Light, sentendo l’angoscia salirgli ad ogni secondo che passava. Se suo padre avesse scoperto quello che aveva fatto, o se l’avesse visto uno dei suoi colleghi, il caso Kira sarebbe andato in fumo. Indagato o non indagato, manette o non manette, ordine di Eru o meno, niente avrebbe impedito a suo padre di trascinarlo a casa metaforicamente per un orecchio, mandando al diavolo l’indagine e lo stesso Eru. In fondo non era successo altro che una proverbiale scivolata sulla buccia di banana, una svista di media importanza [ E di sicuro ne parleremo, Eru, puoi scommetterci le occhiaie, sussurrò la mente di Light.], ma suo padre non avrebbe sentito ragioni e l’avrebbe allontanato il più possibile da Ryuuzaki e tutto ciò che vagamente lo riguardava. E le prove della sua innocenza sarebbero andate a farsi benedire.

No, non doveva mentire a se stesso: voleva catturare Kira non solo per dimostrare che lui non poteva esserlo, ma semplicemente perché quel caso era diventato più importante di quanto avesse mai immaginato. Cominciava a capire come si era sentito Eru quando le sue teorie erano risultate sbagliate o non avevano portato da nessuna parte: c’era una specie di istinto, sepolto dentro di lui fino a quel momento, che gli imponeva di trovare Kira e mettere la parola fine a quel caso, anche solo per sfizio personale. Era egoistico metterla su questi termini, in fondo non si parlava di un assassino “comune” ma di un pluriomicida senza pietà, ma quella era la realtà dei fatti è non poteva farci nulla.

In questo momento sembro Ryuuzaki, si disse impietosamente, ricordando che il detective aveva perso la sua baldanza non appena aveva scoperto che lui non poteva essere incriminato come Kira: come Eru aveva fatto il broncio e aveva puntato i piedi, allo stesso modo voleva fare lui. Questo di certo non gli faceva onore…

Light era talmente immerso nelle sue considerazioni che per poco non recepì la risposta di Ryuuzaki.

-“ E allora?”- chiese l’altro in tono blando.

-“ E allora?”- ribatté Light, non credendo alle proprie orecchie –“ Se mio padre vede la registrazione saremo in guai seri.”-

Ryuuzaki lasciò andare distrattamente il pollice, spostando lo sguardo dalla parete al soffitto.

-“ Davvero?”-

-“ Ryuuzaki, mi stai ascoltando?”-

Il detective si girò verso di lui perfettamente calmo e tranquillo, magari vagamente sorpreso.

-“ Sì. Non devo?”-

Light si passò una mano sugli occhi –“ Non iniziare.”-

Ryuuzaki aprì la bocca e Light fu matematicamente sicuro che avrebbe detto qualcosa di insensato, tipo cominciare a fare cosa?, e a quel punto lui non si sarebbe trattenuto dal dargli un pugno. Con sua grande sorpresa, invece, disse –“ Non c’è nessuno nell’albergo, ora.”-

-“ Non è importante che qualcuno ci abbia visto ora, ma è fondamentale impedire che qualcuno veda la registrazione di stasera in un futuro prossimo!”-

-“ Le cassette sono tutte numerate.”- Light sentì la piatta voce di Ryuuzaki pronunciare quella parole, e il suo stomaco sprofondò finendo da qualche parte sotto al letto.

-“ Non possiamo semplicemente toglierne una. Se ne accorgerebbero.”-

Aveva ragione. In fondo se suo padre o chiunque altro si fosse accorto che mancava un numero tra le registrazioni, di sicuro si sarebbe chiesto che fine avesse fatto la videocassetta. Ma pensare che la registrazione potesse finire tra le mani dei suoi compari o di Misa…

-“ Scendiamo lo stesso.”- ringhiò Light tra i denti –“ Vediamo cosa possiamo fare.”-

Ryuuzaki parve riflettere per qualche istante, poi accettò.

 

 

 

 

 

Crème caramel

[pronuncia: crèm caramèl]

nome maschile francese invariabile

Dolce a base di uova, latte e zucchero che si cuoce a bagnomaria; è insaporito da uno strato di zucchero caramellato.

[Wordreference ®]

 

 

 

 

 

Nell’albergo c’era un silenzio di tomba. L’unico rumore era prodotto dai loro passi e dal lieve tintinnio occasionale della manette, unito al ronzio flebile dei computer che lavoravano anche di notte.

Quando giunsero nella stanza dei computer, Light fu sorpreso di vedere che i monitor erano tutti spenti. Gli apparecchi erano accesi, faceva fede il rumore dei macchinari, ma gli schermi erano neri.

La sala era immersa nell’oscurità, e l’unica cosa che impediva loro di andare a sbattere su ogni spigolo degno di questo nome era la luce lunare, che filtrava dalle finestre prive di tapparelle.

Light fu costretto a seguire Ryuuzaki nell’immancabile cucinino, che era attrezzato solo con un frigorifero bianco e un ripiano per i piatti e le posate. Scalpitò impaziente quando vide l’altro aprire lo sportello del frigorifero e frugare dentro, alla ricerca di qualcosa da mangiare. Aveva visto giusto, non c’era nessuno in tutto l’albergo a parte loro, ma non per questo poteva ancora rilassarsi.

Non fino a quando la registrazione fosse rimasta in chissà quale computer. Meglio per Ryuuzaki che sapesse dove cercare.

-“  Ryuuzaki.”-

Il detective riemerse dai meandri del frigorifero con una specie di coppetta in mano, contenete un dolciume giallo scuro, ricoperto da uno strato di materia marrone chiaro.

-“ Cosa?”- chiese, fissandolo da sopra una spalla con un’espressione interrogativa. Light si sentiva vagamente petulante nel ripetere sempre le stesse cose, ma in quel momento era talmente nervoso che non gliene poteva importare di meno.

-“ La registrazione.”-

Ryuuzaki si voltò nuovamente, chiudendo il frigorifero e avvicinandosi al ripiano dei cucchiai.

-“ Non c’è nessuna registrazione.”-

-“ Cosa?”- ringhiò Light, incredulo.

-“ Non c’è bisogno di controllarti anche di notte. Basto io.”- fu l’illuminante risposta.

-“ Allora perché diavolo non l’hai detto subito?”-

Light era indeciso: spiaccicargli in faccia il budino, o strozzarlo con le sue mani e fare un favore a Kira –e anche a se stesso, se non fosse stato che fino alla mattina dopo avrebbe dovuto trascinare appeso al braccio un corpo morto-?

-“ Non ho mai detto che c’era una registrazione. L’hai pensato tu.”-

Vero, concesse Light anche se mai e poi mai avrebbe espresso a parole il suo pensiero. Ma era altrettanto vero che quel figlio di cagna non aveva detto nulla per smentire la sua idea.

-“ Sono sceso solo perché volevo un créme caramel. Tu non ne mangi?”- chiese, porgendogli la coppetta.

Se mai Light avesse avuto dei dubbi sulla parole di Ryuuzaki, quell’ultima frase gli tolse ogni residuo di incredulità. Complice il fatto che effettivamente mai Ryuuzaki avesse parlato di registrazione, che i monitor fossero spenti, che il detective fosse sceso per uno spuntino notturno, Light gli credette e non riuscì neanche ad arrabbiarsi. In un certo senso era sollevato, ma era soprattutto mentalmente agli sgoccioli e l’emicrania cominciava a farsi sentire. E soprattutto a cosa gli sarebbe servito arrabbiarsi? Era da Ryuuzaki comportarsi così, avrebbe dovuto come minimo intuirlo ed aspettarsi una reazione del genere.

-“ No.”- fu la sua fiacca risposta.

 

 

 

 

137. Giocare nel cuore della notte

[Fanfiction Contest ©]

 

 

Il silenzio dell’albergo parve allungare le sue lunghe dita anche nella stanza che divideva con Ryuuzaki. Non avevano detto una parola da quando erano tornati in camera da letto, e l’unico flebile suono era il cucchiaio che scavava nella coppetta di plastica per raccattare il créme caramel.

Light aveva dato le spalle alla figura seduta di Ryuuzaki, riflettendo per la prima volta su quanto era successo.

Non riteneva di dover dare spiegazioni a se stesso, perché un motivo che aveva guidato le sue azioni non esisteva. Semplicemente aveva incrociato lo sguardo di Ryuuzaki quando si era sporto per vedere l’orario ed era venuto tutto da sé, in maniera molto semplice. Lui si era abbassato e il detective non si era tirato indietro. Tutto qui.

Ryuuzaki non lo interessava. Per meglio dire, non in quel senso. Lo affascinava con la sua personalità, lo irritava con i suoi modi di fare, ma lui non lo trovava attraente o bello. Ciò che lo colpiva era il suo carattere e il suo genio, forse lo intrigava semplicemente il fatto di aver trovato uno spirito gemello in un corpo tanto diverso.

Alla fin fine era comunque un amico. Un buon amico. In verità Light non aveva l’abitudine di baciare tutti i suoi buoni amici, ma Ryuuzaki era qualcosa di diverso. Per meglio dire, era tante cose insieme: amico, nemico, in un certo senso un fratello maggiore, in un certo senso mentore.

In un certo senso la sua benedetta croce… no, meglio una corona di spine. Fastidiosa al punto da diventare insopportabile, ma non mortale come assi di legno inchiodate del peso di venti chili l’una.

-“ Light-kun?”-

-“ Mh.”-

-“ All’alba faremo finta che non sia successo niente.”-

Quelle parole lo sorpresero, al punto da farlo girare verso Ryuuzaki. Sembrava intento a raschiare con il cucchiaino il fondo della coppa a caccia degli ultimi residui di dolce, ma Light lo conosceva abbastanza da sapere che aveva pensato a lungo prima di dire quelle parole.

Cercare la soluzione voleva dire ammettere il problema, e Ryuuzaki fino a quel momento non aveva dato cenno di essersi ricordato del bacio. Non era così, evidentemente.

-“ Va bene.”- rispose Yagami.

-“ Non vuoi proprio un po’ di créme caramel?”- chiese Ryuuga in tono leggero, come se stessero parlando, appunto, solo di un dolce. Light sospirò, tornando nella sua posizione originale.

-“ Non l’ho mai assaggiato. Non credo che sia di mio gusto.”- replicò a bassa voce –“ Preferisco il salato.”-

Sentì un lieve fruscio dietro di lui, segno che anche Ryuuzaki si era steso sotto le coperte. L’ultimo suono del silenzio nella stanza fu il colpo del cucchiaino sul comò.

-“ Potrebbe piacerti.”-

Light sorrise, complice il fatto che Ryuuzaki non potesse vederlo, ma non disse nulla. Passarono diversi minuti di quiete, mentre né Light né Ryuuga si mossero dalle loro posizioni.

La voce di Light interruppe la calma creatasi.

-“ Se dici questo, credo che potrei provare ad assaggiarlo, Eru.”-

-“ C’è ancora qualche coppetta nel frigorifero, Kira.”-

Mai che perda un’ occasione per chiamarmi così, si disse Light.

-“ Non c’è colpo che non restituisca.”- lo scimmiottò Light a bassa voce, non sapendo neppure se l’altro l’avesse sentito o se avesse capito il suo riferimento. Chiamarlo Eru e non Ryuuzaki era stato un riferimento ironico, una specie di affronto verso il vero io del detective che si credeva, come dire, infallibile.

-“ Esattamente.”- sentì rispondere da Ryuuzaki.

Ci fu una piccola pausa, mentre le orecchie di Light sembravano tendersi per cercare un segnale di Dio solo sa cosa. Non sapeva neanche lui cosa stesse aspettando, e forse Ryuuzaki stava facendo lo stesso, senza sapere che…

-“ Oppure,”- pronunciò allora Ryuuzaki facendo drizzare tutti i peli sulle braccia di Light –“ Potresti assaggiarlo adesso. Non è ancora l’alba.”-

Qualcosa, dentro il diciassettenne, si rilassò. Ryuuzaki aveva capito, e a quanto pareva aveva compreso anche lui stesso cosa stesse aspettando.

Non è ancora l’alba.

-“ Buona idea.”- mormorò Light Yagami, e si girò quasi in sincronia con Hideki Ryuuga.

In fondo, all’alba faremo finta che non sia successo niente.

 

 

 

 

 

 

Note Autrice.

 

Cosa dire?

 

Anzitutto è una coppia nuova per me: DEATH NOTE è un manga che non ho amato particolarmente la prima volta che l’ho letto, ma che mi è piaciuto dopo, pian piano. Per questo mi viene quasi da abolire la seconda parte del manga, dopo che L o Ryuuzaki schiatta.

Mello e Near sono personaggi che sono ben tessuti, che sono degni sostituti di Ryuuga, ma non li vedo molto bene in rapporto a Light. Considero molto più riuscita la spin-off post manga, dove Near si trova di fronte un nuovo Kira molto più insulso rispetto al precedente.

Non sono offensiva verso i due personaggi sopracitati: dico solo che Light doveva essere scovato da Ryuuzaki o morire con lui, tutto qui.

 

 

Sono stata a lungo indecisa se pubblicare o meno questa shot. In parte perché io stessa non sono una che vede dell’amore gay sempre e dovunque, in parte perché i personaggi da me trattati sono immersi in situazioni diverse rispetto all’ordinario, e temevo di andare totalmente fuori dal personaggio.

A mia discolpa posso dire di aver creato una storia piuttosto breve, dove i personaggi non involvono od evolvono particolarmente, e nei dialoghi c’è poco di compromettente, così come nella narrativa. Se avessi scritto di un caso da risolvere sarebbe stato un discorso diverso. Invece la mia intenzione era di scrivere una vicenda che potrebbe essere successa o meno durante una delle tante notti di Light ed Eru passate insieme. Senza ficcarci dentro necessariamente l’amore, magari.

 

L’ho ambientata in un giorno qualsiasi verso la fine di Luglio e gli inizi di Ottobre[magari proprio la data del titolo], non dopo un preciso capitolo. Nella storia ci sono riferimenti a quanto Ryuuzaki pensa di Light, quindi immagino che avvenga dopo il loro primo vero scontro a padellate in testa e piedi in faccia, ma sicuramente avviene prima del quattro Ottobre 2004, quando si sente per la prima volta parlare della Yotsuba. No, in questa storia il così retrò Kira Tre, ovvero Higuchi, non è ancora entrato nel panorama del DEATH NOTE.

Quindi, in questa fiction Light non ha ancora memoria del suo passato, e Ryuuzaki lo tiene tuttavia ancora incatenato.

Direi che sono più vicina all’anime che al manga, dato che nell’anime Ryuuzaki è molto più voluttivo rispetto al manga e mangia in maniera più languida. Light invece, dato che ha perso momentaneamente la memoria, ho cercato di disegnarlo come un ragazzo fondamentalmente normale, così come era all’inizio del manga.

Eru, invece… mah, probabilmente lo considero meglio riuscito perché la vicenda non è narrata dal suo punto di vista, quindi ho dovuto solo fargli dire qualche parolina non troppo compromettente. Non mi sono limitata a scrivere L perché sinceramente non mi piaceva l’effetto grafico finale. Quella solitaria L spezzava la narrazione, era come uno sgambetto per gli occhi, almeno per i miei. Così ho optato per la trascrizione fonetica di L, ovvero Eru.

Il prompt da me scelto è il 137. Giocare nel cuore della notte. Il sottotitolo è di esclusiva proprietà di Totò. Io l’ho solo usato come riassunto della mia vicenda in una singola frase [e la riassume perfettamente, nevvero?]

Le citazioni prima dei paragrafetti sono tutte ampiamente creditate.

Oh, credo di aver detto tutto.

 

 

E.

 

 

P.S: rileggendo le mie note, potrebbe quasi sembrare che scrivere questa fiction sia stato un vero e proprio tormento. Non è così, anzi, mi sono divertita molto a scriverla.

E’ che certe storie ti tartassano la mente e devono essere scritte, anche se magari sono delle sciocchezze improponibili. Ho scritto di molto peggio, in fondo. E poi mi sono divertita. Alla fin fine l’importante è quello!

 

  
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