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Autore: Loribi    31/10/2005    1 recensioni
Una scorciatoia nella campagna inglese...dove porterà Sydney ed Orlando?? ^-^
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Orlando Bloom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IMPREVISTI


-Mi ha fatto piacere rivedere Samantha oggi, sai? E poi sono davvero contenta che si sia sistemata bene, ha una bella casa, un ottimo lavoro, un uomo affascinante e intelligente…beh, cosa può volere di più?- dissi spostando il mio sguardo non proprio rilassato da Orlando, concentrato nella guida, al finestrino della sua auto, dove si susseguivano fitti alberi e cespugli ininterrottamente e veloci davanti ai miei occhi, forse un po’ stanchi, era ormai mezzanotte passata.

Io e Samantha, la sorella di Orlando, ci conoscevamo sin da bambine, e sin da bambine eravamo ottime amiche, nonostante lei fosse più grande di me di qualche anno. Fino a circa cinque mesi fa Samantha abitava con Orlando proprio nell’appartamento di fronte al mio, ma poi le era stato offerto un lavoro che proprio non poteva rifiutare, in un laboratorio di ricerca, un lavoro sicuramente attinente ai suoi studi, condotti con fatica, sì, ma anche con tanto impegno e passione. Se avesse accettato, però, avrebbe dovuto lasciare Londra e trasferirsi in un piccolo centro abbastanza distante dalla capitale; e l’aveva fatto, d’altronde quella era l’occasione della sua vita e non poteva certo lasciarsela sfuggire di mano. E lì, oltre al lavoro, aveva trovato anche l’amore; Nathan, un suo collega di laboratorio. Insomma, per farla breve, Samantha aveva invitato me e Orlando a cena da lei, insieme come ai vecchi tempi; ma anche per farci conoscere il suo nuovo ragazzo. La serata era trascorsa serena, ero stata davvero bene, tranquilla; anche se proprio tranquilla non lo ero più da quando Orlando, per imboccare una scorciatoia, si era inoltrato in una strada di campagna.

-Orlando, ma dove diamine mi hai portata? Non si vede niente qui, è buio pesto- dissi cominciando ora a preoccuparmi sul serio, cosa che fino ad allora avevo cercato di evitare distraendomi col parlare con Orlando, che però mi sembrava che da un po’ non mi stesse più ascoltando…beh in effetti aveva ragione, gli stavo riempiendo la testa di chiacchiere.
-Come hai detto?- mi chiese lui come risvegliato da uno stato di trance.
-Ti ho detto che qui non si vede niente, che siamo isolati dal mondo; e ti dico anche questo ora, che sei stato un incosciente a prendere questa scorciatoia…non vedo anima viva, e questo non mi piace affatto, dal momento che si potrebbe nascondere chiunque in questi posti-
-Innanzitutto c’è una stazione di servizio a una decina di chilometri da qui, come puoi ben vedere quindi ci troviamo in una zona “civilizzata”; e poi ora te la dico io una cosa; fammi un favore, non vederti più telefilm e roba del genere…ma cosa ti aspetti? Che all’improvviso spunti il maniaco o l’assassino di turno da uno di questi cespugli?!?- disse lui con un mezzo sorrisetto sarcastico.
-…mi sa che ti fanno diventare paranoica- continuò Orlando  guardandomi per qualche attimo con la stessa espressione, per poi ritornare attento alla strada che si snodava davanti ai nostri occhi.
-Io non sono paranoica…e poi sai, non mi serve a niente che tu mi dica che sono paranoica- dissi sbuffando e incrociando le braccia nervosa.
-Sydney, sai stare in silenzio per cinque minuti, solo cinque minuti, chiedo troppo forse? Sto cercando di ricordare la strada-
-Cosa?!? Vuoi dirmi che ci siamo pure persi? Oh ma chi me l’ha fatto fare di venire con te!- esclamai io ora più allarmata di prima, ma poi presi la saggia decisione di tacere; l’espressione di Orlando non sembrava ormai più tanto propensa a sopportarmi.
-Ok, va bene; non parlo più-

-Vediamo un po’…sì, si va decisamente per di qua- disse dopo qualche minuto Orlando più a se stesso che a me nel ricordare la direzione esatta.
-Tutto a posto?-
-Sì, ora ricordo bene la strada, tranquilla- mi disse poi lui accelerando.
-…sei tu che mi deconcentri-
-Ah io ti deconcentrerei? Beh allora scusami se non posso più nemmeno parlare-
-C’è una bella differenza tra parlare e blaterare, Sydney- mi rispose Orlando con sottile ironia…oh quanto era insopportabile quando faceva così il superiore! Ma chi diavolo si credeva di essere?!?
-Bene, allora, se la pensi così, non rivolgermi più la parola per oggi- dissi guardandolo di traverso.
-Bene-
-Bene!-

Dopo tanto tempo alla fine era calato il silenzio tra di noi, ed io non accennavo a parlare per prima.
-Sydney, non dirmi che te la sei presa sul serio!- esordì lui guardando in alto con fare esageratamente esasperato.
-A volte mi chiedo se tu e Samantha siate davvero fratelli, perché non mi sembra proprio possibile che una persona talmente gentile e carina come lei possa essere la sorella di un ragazzo così arrogante, antipatico e, soprattutto, senza un briciolo di buone maniere- dissi io apposta senza badare alle parole che aveva appena detto.
-Io arrogante, antipatico e pure maleducato?!?-
-Sì, proprio tu-
-Tu mi trovi così? Beh, guarda carina, che nemmeno io sto parlando con la perfezione fatta persona- continuò Orlando imperterrito nel nostro battibecco.
-No di certo, io almeno però ne sono consapevole e lo ammetto di non essere perfetta…a differenza di una persona di mia conosc…-
Stavo per marcare volutamente le ultime parole, ma non ebbi il tempo di finire la frase, che vidi Orlando fare una vigorosa sterzata, sterzata che ci portò a finire dritti dritti contro il tronco di un grande albero.
-C****!- esclamò lui non proprio elegantemente portandosi una mano alla fronte.
Io stavo bene, la cintura di sicurezza mi aveva fortunatamente evitato di andare a finire contro il parabrezza, cosa invece che aveva fatto Orlando. Prima di partire gli avevo anche consigliato di allacciarsi la cintura, ma lui niente, testardo come al solito, mi aveva detto che non ce ne sarebbe stato alcun bisogno. Ma in quel momento non pensai subito a queste cose, pensai a lui:
-Orlando, che hai?- gli dissi  preoccupata sporgendomi verso di lui.
-Mi fa un male cane, qui- mi rispose un po’ dolorante lui cercando di massaggiarsi la parte lesa.
-Sposta la mano, fa’ vedere che ti sei fatto- dissi io con tutta la premura e la delicatezza possibili, accendendo la piccola luce che c’era sopra lo specchietto retrovisore, certo non illuminava molto, ma quel tanto era sufficiente.
Toccai piano la sua fronte, per fortuna non c’era sangue, e il momentaneo dolore che aveva era stato provocato solo dall’urto contro il vetro.
-Ci vorrebbe del ghiaccio, ma solo per non far gonfiare questa parte- aggiunsi io continuando a toccargli la piccola sporgenza dovuta allo scontro, ma sorridevo appena anche, Orlando aveva gli occhi appena socchiusi, sembrava proprio un bambino.
-Per il resto, tutto ok…non preoccuparti Orlando, sei ancora vivo, e ciò significa che potrai continuare a tormentarmi- dissi io sporgendomi ancora di più per incontrare i suoi occhi, con una faccetta ironica…grande errore.
-Beh…a quanto pare, non ti libererai così facilmente di me, Sydney- mi rispose lui con lo stesso sorrisetto, e in più alzando piano un sopracciglio, in modo decisamente provocatorio; eh no…questo era sleale…ma che stava facendo?!? E soprattutto io, perché cavolo non riuscivo a distogliere il mio sguardo dal suo? Occhi negli occhi…beh,  in fondo io lo sapevo bene, conoscevo ciò che provavo per lui…ma lui? Si stava prendendo gioco di me? Sì, molto probabilmente sì, perciò decisi di mettere fine a quell’assurda situazione e, spostando gli occhi dai suoi così maledettamente belli, mi affrettai a chiedergli cosa lo avesse spinto a fare quella pericolosa sterzata.
-E’ sbucato all’improvviso da un cespuglio un animale, non ho visto bene cos’era; un cane di piccola taglia, o una volpe forse, perciò ho sterzato, per evitare di investirlo- disse Orlando accortosi di certo del mio repentino cambiamento, per poi scendere dall’auto, seguito subito dopo anche da me.
-Meno male, credevo peggio- disse Orlando accovacciatosi per vedere i danni che lo scontro aveva provocato alla parte anteriore della sua auto.
-Niente di irreparabile, vero?-
-No, solo qualche ammaccatura qua e là- mi rispose lui sorridendomi…ma dico, perché a volte era così carino, e altre così decisamente insostenibile??
-Bene…ma adesso andiamocene via di qui per favore, questo posto mi mette i brividi- gli dissi io stringendomi nelle braccia e guardandomi intorno sospettosa, eravamo immersi nel buio più totale, ad eccezione dei soli fari dell’auto che illuminavano prepotentemente il tronco contro cui eravamo andati a finire.
-Orlando…cos’era?-
Io mi accostai velocemente a lui, quasi aggrappandomi ad un suo braccio quando sentii proprio nel cespuglio accanto a me un  rapido fruscio di foglie, come se qualcuno o qualcosa si fosse mosso all’improvviso.
-Non hai sentito niente?- gli chiesi in sussurro alzando lo sguardo verso i suoi occhi.
-Sì ma…su che non è niente, magari qualche topo…-
Lo guardai ora terrorizzata, Orlando conosceva benissimo la mia fobia per i topi…ma gli sembrava quello il momento adatto per spaventarmi?!?
-Dai… vieni qui- mi disse Orlando prendendomi inaspettatamente per mano, per poi stringermi appena in un piccolo abbraccio, con un sorriso tra il tenero e il divertito…quel ragazzo era così imprevedibile, lo conoscevo da tanti anni eppure, giorno dopo giorno, scoprivo lati del suo carattere sempre nuovi e inattesi.
Comunque, in tutta quella curiosa situazione, pensai tra me e me, un vantaggio l’avevo finalmente trovato; il buio non gli permise di notare il rossore delle mie guance…ma mi dissi anche che era inutile fantasticare, mi facevo solo del male perché ero convinta che lui non sarebbe mai potuto essere mio.
-Ti conviene non farmi mai arrabbiare, Sydney…- mi raccomandò Orlando mentre ci avviavamo verso l’auto, ridestandomi dai miei brevi pensieri.
-Credimi, mi tremano le gambe dalle paura-
-…perché altrimenti…che ne dici di un bel topolino nero che ti gironzola per casa? Sai, non ci avevo mai pensato…- mi disse lui accostandosi al mio viso con un sorriso “maligno”.
-Fallo, e sei morto- gli intimai puntandogli contro l’indice.

Comunque, una volta rientrati in auto, Orlando mise sicuro in moto…ma niente, l’auto non voleva saperne di partire.
Una volta, due volte, tre volte…
Cercai di calmarmi, respirando a fondo e toccandomi ripetutamente le meningi con due dita di una mano; ma tu guarda in che situazione dovevamo andare a cacciarci!!!
Orlando sbuffò, poi mi guardò assumendo un’aria alquanto divertita.
-Beh…cosa c’è di tanto divertente?- sbottai nervosa, stato d’animo reso ancora maggiore dall’atteggiamento di Orlando.
-La tua espressione, un’espressione del tipo “sono sull’orlo di una crisi di nervi”-
-Esatto genio, e ti avverto che sto per esplodere…quindi, vedi di mettere in moto questo catorcio!-
Orlando, continuando a guardarmi con un ghigno divertito, fece come io gli avevo detto…ma inutile; l’auto ci aveva abbandonati al nostro destino.
-Dammi il cellulare- gli imposi senza troppi giri di parole.
-Servizio stradale?-
-Ma che grande idea! Tu guarda, io invece stavo proprio pensando di chiamare la regina; chissà come se la passa!-  esclamai io sarcastica.
-Sei insopportabile quando fai così, Sydney, te l’ho mai detto?-
-Ogni volta che ci vediamo-
-Bene, e continuerò a dirtelo all’infinito-
Lo guardai esasperata, per poi, quando mi diede il cellulare, prendere a comporre il numero del servizio, a cui però non rispondeva nessuno.
Il destino, quella sera,  davvero ci era totalmente avverso.
-Niente, niente di niente- dissi passandomi una mano fra i capelli, prima di restituirgli il cellulare.
-E’tardi, ormai è quasi l’1.00, c’era da aspettarselo-
-Non significa niente che è tardi, il fatto che è tardi non giustifica assolutamente questo inconveniente! Tutto ciò accade perché i servizi non funzionano, qui tutto va a rotoli, perché se fosse stato il contrario un idiota di operatore mi avrebbe risposto e…-
Ero in pieno delirio.
E Orlando non mi stava ascoltando.
E fin qui niente di nuovo ma…lo vidi abbassare il suo sedile e sistemarsi la testa sulle braccia incrociate dietro la nuca.
-Sto parlando, esigerei un minimo di attenzione-
-Stai blaterando, è diverso-
Sbuffai, poi lo guardai ormai rassegnata.
-Non abbiamo altra scelta, vero?-
-No, nessuna; quindi ti consiglio di metterti comoda e di rilassarti, tanto passeremo qui la notte- disse Orlando mentre abbassava piano il mio sedile.
-Domani mattina, appena ci saremo svegliati, chiameremo il servizio stradale, ci verranno a recuperare e  finalmente ce ne ritorneremo felici e contenti ognuno a casa propria…ma questo solo domani mattina- continuò lui facendo l’ultimo sforzo.
Ancora dicendomi quanto fosse incredibile tutto ciò che stava succedendo, cercai di mettermi comoda e di dormire un po’…ma non ci riuscivo, a pensare poi che c’era lui accanto a me…avevo un certo senso di nervoso, non so bene come descriverlo; cioè, mi ritrovavo da sola, totalmente sola con il ragazzo di cui ero innamorata da tempi ormai immemorabili…sarei mai riuscita ad addormentarmi serena?
No, certo che no.
E poi, ciliegina sulla torta, la posizione in cui ero costretta a stare, non mi aiutava a rilassarmi affatto.
-Voglio il mio letto- bofonchiai mentre mi rigiravo per l’ennesima volta su me stessa, esausta.
-Non credere che io stia meglio- mi rispose inaspettatamente Orlando che mi dava le spalle, tutto rannicchiato anche lui.
-Mi sento le ossa a pezzi- continuò, ora mettendosi lentamente a sedere e cercando di stiracchiarsi.
-Strano, credevo che tu stessi già dormendo-
-E come faccio a dormire in queste condizioni? Sto scomodo, e stretto soprattutto-
-Ah…ma davvero? Stai scomodo e stretto? Beh, se non avessimo preso questa dannata scorciatoia ora FORSE non saremmo ridotti così, sull’autostrada non ci sono animali non identificati che sbucano all’improvviso dai cespugli- dissi alzandomi anch’io e cercando di rimanere calma mentre mi raccoglievo i capelli in una coda alta.
-E va bene, è successo, siamo rimasti qui bloccati ma non prendertela con me! Parlare come un’isterica che cerca di controllarsi non serve a niente, e non ci farà tornare immediatamente a casa- mi disse Orlando esasperato.
Neanche a farlo apposta, sbuffammo contemporaneamente, per poi guardarci negli occhi con un’aria vagamente divertita.
-Sei una piccola peste-
-Ti odio- gli risposi anch’io sorridendogli rassegnata, arrendendomi a quel suo solito sorrisetto beffardo.
-Oh no…tu non mi odi- mi disse Orlando con una sottile vena di malizia nella voce, quel tanto che bastava comunque per mandarmi in tilt; il mio sorriso rilassato cominciò infatti a trasformarsi lentamente in un’espressione insicura e confusa…che cosa aveva in mente? Non mi era piaciuto affatto ciò che aveva detto, dal momento che sapevo che quella frase non era sta buttata lì a caso.
-…tu mi ami-
Appunto.
Le mie guance si accesero di colpo a quelle parole… perché era la verità, nonostante Orlando mi stesse soltanto stuzzicando, come al solito d’altronde.
Fantastico, mi dissi, e ora? Come la mettevo? Ero stata una perfetta idiota a dirgli che lo odiavo, mi ero scavata la fossa con le mie stesse mani, perché, conoscendo più che bene il carattere di Orlando, dovevo ovviamente aspettarmi una risposta del genere da lui…insomma, gli avevo offerto un’occasione per mettermi a disagio su di un piatto d’argento.
Bene, ma ormai il danno era fatto e dovevo cercare di cavarmela nel migliore dei modi…sì, ma come?!? Già quando c’era lui non era facile per me ragionare decentemente, figuriamoci poi in una situazione del genere!
Calma Sydney, calma.
In fondo non c’era niente di cui preoccuparsi, Orlando stava solo scherzando…
-Io...innamorata…di te?-
-Esattamente…tu…innamorata…persa, aggiungerei … di me- continuò Orlando ora facendosi impercettibilmente più vicino.
Fino a quando sarei riuscita a sostenere quegli occhi così penetranti?
-…d’altronde ti capisco…poche riescono a resistermi…-disse Orlando dandosi delle false arie; Dio ma che grande inimitabile faccia di bronzo!!!
-E io sono una di quelle poche don Giovanni, perché ti conosco da quando eri un lattante, e a quanto pare non sono ancora capitolata al tuo irresistibile fascino- gli risposi a tono, stando al gioco.
Orlando si fece ancora più vicino, ormai le nostre labbra erano a pochi centimetri di distanza…i nostri occhi erano calamite…e lui mi stava apertamente provocando…non accennava a distogliere lo sguardo dal mio viso, dalle mie guance…dalle mie labbra.
-Non scherzare così…con me- dissi poi con voce flebile ad un certo punto scendendo dall’auto, quella situazione era davvero diventata insostenibile.
Feci qualche passo avanti, allontanandomi appena dall’auto stringendo i pugni per la rabbia.
Rabbia perché ero stata così ingenua ad innamorarmi di lui.
Rabbia perché lui non avrebbe dovuto comportarsi così con me.
Rabbia perché non ero riuscita a resistergli.
Che stupida, ecco un altro grande casino! Perfetto, avevo rovinato tutto, tutto. E lui aveva ampiamente contribuito.
Alzai gli occhi al cielo, forse sperando inconsciamente che qualcuno da lassù, mosso a compassione, fosse venuto in mio soccorso, magari suggerendomi qualcosa da dire, qualcosa da fare…
Orlando era rimasto in auto per qualche istante; poi era sceso anche lui e aveva cominciato ad avvicinarsi a me, ora cauto e prudente…
-Perché devi essere sempre così…così…oh ma tanto è inutile, che ci parlo a fare con te?!?- dissi dopo essermi girata per guardarlo negli occhi, per poi tornare a voltarmi dandogli le spalle esasperata facendo ancora qualche passo avanti per distanziarmi di più da lui…sì, come se poi fosse servito a qualcosa.
-No, anzi- dissi poi presa all’improvviso da un inaspettato impeto di coraggio; ormai non avevo più niente da perdere, tanto valeva mettere le cose in chiaro.
-Forse non servirà a nulla, o forse sì; questo non lo so, ma comunque voglio dirti che io, e sottolineo Io, non sono come una delle tue fan, che è capace di svenire solo se tu le sorridi o le fai l’occhiolino o stupidaggini varie…no, sai bene che non sono fatta così, e non lo sarò mai…non c’è bisogno che sfoderi tutte le tue tattiche di seduzione,  tanto con me non attaccano! Perciò non trattarmi come una qualunque, non lo sono- gli dissi furiosa.
Orlando rimase profondamente colpito dalle mie parole, evidentemente non se le aspettava, e rimase in silenzio per qualche istante, poi sì grattò appena la nuca, e questo lo faceva sempre sin da bambino quando era in imbarazzo;
-Ascoltami, Sydney…prima stavo solo giocando, sai come sono fatto…a volte esagero senza rendermene conto; e ti chiedo scusa se forse sono stato indelicato…ma…-
Si fermò un attimo, come a riordinare le parole nella sua mente, poi riprese a parlare:
-…perché te la sei presa così? Davvero solo perché non ti senti e non sei come le altre ragazze? –Mi chiese Orlando con un’espressione che non riuscivo a decifrare.
-Sì, solo per questo- dissi alla fine, anche se mentendo; tanto era inutile confessargli i miei sentimenti, ovvio che non li avrebbe mai ricambiati. Quindi, che senso aveva tutta quella situazione? Era patetica, e soprattutto insignificante dal momento che non ci avrebbe portati a niente, e per di più  io ero nell’imbarazzo più totale.
-Sta cominciando a fare freddo qui fuori Orlando, io torno in auto…comunque non fa niente, ormai è successo, amici come prima- mi affrettai così io a concludere il nostro discorso, stanca di tutto, e stavo per tornare in auto, quando mi sentii prendere per un polso con un gesto di Orlando delicato, ma fermo; che mi portò di nuovo a fronteggiarlo.
-No, ora come ora amici come prima non mi sta più bene- mi disse serio, non staccando gli occhi dai miei.
-Non vuoi nemmeno essere più mio amico, allora?-
-No- mi rispose Orlando accompagnando le sue parole con un lento cenno del capo.
Sospirai, facendo scorrere confusamente una mano fra i capelli…era un incubo.
-Io voglio essere qualcosa di più- mi sussurrò lui sfiorandomi una guancia.
A quelle parole, il tempo sembrò fermarsi all’improvviso…i suoni, i rumori del bosco, tutto attutito.
-Non ti sei mai accorta che non faccio che cercarti, quando non ci sei? E secondo te perché a volte addirittura ti ho svegliato nel cuore della notte, quando dicevo di non riuscire a dormire? Te lo sei mai chiesto?-
No, in effetti non me l’ero mai chiesto, ma questo perché avevo sempre pensato che Orlando vedesse in me solo e soltanto un’amica, e ne ero fermamente convinta…almeno fino a qualche attimo fa.
Io lo guardavo, semplicemente, riuscendo a malapena a rendermi conto di quello che mi stava accadendo.
-Perché avevo bisogno di te, Sydney…perché dovevo sapere che tu eri lì, accanto a me…a volte perché temevo di perderti, che tu non fossi più…la mia Sydney, la mia piccola peste- continuò Orlando accennando ora ad un piccolo sorriso, sorriso così tenero e spontaneo da togliere il fiato.
-Orlando…noi ci conosciamo da così tanto tempo…sei davvero sicuro che quello che provi per me non sia soltanto una profonda e vera amicizia? Perché…è duro ammetterlo…ma se fosse così io ne soffrirei da morire-
-Perché oltre a volerti bene come amico, io ti amo, Orlando, da tempo, tanto tempo…non ricordo nemmeno io più da quanto- gli confessai sorridendogli un po’ imbarazzata;
-...nonostante i nostri continui battibecchi, nonostante tu a volte mi faccia venire un’irrefrenabile voglia di prenderti a schiaffi…io ti amo-
Orlando sorrise appena alle mie parole;
-…quindi, è meglio mettere le cose in chiaro ora Orlando, prima che sia troppo tardi, almeno per il mio cuore, che da qualche minuto sta battendo incontrollatamente e credo che non riuscirà ancora per molto a sostenere questo ritmo- dissi io cercando di allentare la tensione; però il cuore davvero stava galoppando all’impazzata.
Orlando, intenerito, mi prese fra le braccia, e io mi appoggiai appena al suo petto, ancora non del tutto decisa a lasciarmi andare…
-…anche il tuo cuore sta battendo, ed è fortissimo- gli dissi alzando lo sguardo dalla mia mano, poggiata delicatamente sul suo petto, ai suoi occhi, piacevolmente incredula.
-Dici che il mio cuore batterebbe così per una cara amica?-
-No, non direi-
-E ancora…perché quando sei con me ho voglia di prenderti fra le braccia, di dirti che ti amo…perché sei una cara amica?- continuò lui tenendomi ferma la mano sul suo cuore.
Lo abbracciai tirando un profondo respiro, ora i nostri cuori battevano all’unisono, sembravano volessero scoppiare da un momento all’altro sì ma…erano in quello stato perché erano felici, felici perché finalmente si erano trovati.
-Come farei senza di te?- mi disse lui, sorridendo fra i miei capelli.
-Saresti perso, non c’è che dire- gli risposi io spostandomi per guardarlo negli occhi, con un pizzico di ironia.
-… senza la mia adorabile rompiscatole?- continuò Orlando con un mezzo sorrisetto;
-Vogliamo già cominciare a litig…-
Non riuscii a finire, perché mi ritrovai le sorridenti e calde labbra di Orlando sulle mie, insieme in un bacio tenero ma nello stesso tempo coinvolgente…
-Questo non era previsto…anzi, questa sera molte cose non erano previste- gli dissi riuscendo appena a guardarlo negli occhi… baciarlo era stato mille volte più bello di quanto io avessi mai immaginato e, credetemi, l’avevo fatto tanto di quelle volte…
-Già, niente era previsto questa sera…ma domani mattina, quando chiameremo il servizio stradale per andare via di qui, ricordami di ringraziarlo, Sydney…davvero non poteva essere più efficiente…- mi disse Orlando sorridendomi furbetto, prima di riprendere a baciarmi, cosa che io ero ben volentieri disposta a fare.
FINE…?

  
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