Libri > Twilight
Ricorda la storia  |      
Autore: thefung    26/09/2010    7 recensioni
Storia partecipante al contest indetto da _Mafra_ Scambio di coppie
Un Carlisle un po' diverso da come lo conosciamo, sempre compassionevole e generoso, ma molto più umano nei sentimenti e nelle emozioni. Già, infatti si innamorerà di Bella, a dispetto dell'adorazione che suo figlio Edward prova per lei. Cosa succederà? Carlisle riuscirà a far breccia nel cuore della ragazza oppure resterà a crogiolarsi in eterno nel suo dolore incompreso?
Tratto dal capitolo: "Quella voce… quell’espressione… potevo davvero spezzare tutto con due parole – ti amo – così semplici e così complicate allo stesso tempo?"
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Carlisle Cullen, Isabella Swan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Twilight, Breaking Dawn
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

His Happiness

Pov Carlisle


C’era tanto lavoro da sbrigare all’ospedale, in quel periodo. Infatti, da quando ero arrivato quella mattina, non facevo altro che rimanere chiuso nel piccolo e caldo ufficio a controllare e ricontrollare le cartelle di pazienti vecchi e nuovi.
In quei giorni ero un po’ inquieto a causa di tutti i problemi che stavano investendo la mia famiglia, in particolare Edward, colui che in realtà era il più propenso a farsi i fatti suoi, a non creare problemi a nessuno, tanto meno a sé stesso.
Anche i miei colleghi si erano accorti di qualche turbamento in me, ma nonostante non avessi potuto dar loro qualche risposta, ero rimasto felice di queste attenzioni. Mi trovavo molto bene in quell’ambiente, lavorando con persone che condividevano la passione di salvare vite umane, di costruire, nel loro piccolo, un mondo migliore.
Ah, gli umani… quante cose possono cambiare nella vita di una persona, anche non credendosene capaci…
Peccato per Edward, però, che aveva trovato forse l’unica umana sulla faccia della Terra capace di fargli provare un patimento davvero non da poco.
Toh, mi dissi. Parli del diavolo e spuntano le corna.
Percepii la presenza di mio figlio Edward nei pressi dell’ufficio, stava correndo.
Che fosse successo quello che più temevo…?
Cominciai a preoccuparmi maggiormente perché non sapevo se gli altri avrebbero accettato senza problemi una fuga adesso, proprio in quel momento.
Non appena varcò la soglia del mio ufficio, scattai in piedi, sempre più allarmato.
“Carlisle”, il suo tono era fermo, serio.
Edward…non hai…
“No, no, non è quello”
Sospirai con sollievo e mi stupii della mia stessa impulsività.
Certo che no. Mi dispiace di aver preso il pensiero in considerazione. I tuoi occhi, ovvio, lo avrei dovuto sapere...
Erano ancora tali e quali i miei: ambrati, caldi. Se avesse ucciso quella povera ragazza
non sarebbero più stati così, e me ne sarei accorto, altroché.
“E' ferita, comunque, Carlisle, probabilmente non sul serio, ma..”, cominciò lui, nella sua voce si avvertiva una nota di panico e di agitazione che mi fece preoccupare nuovamente, proprio quando avevo cominciato a tranquillizzarmi un po’.
“Cosa è successo?”, questa volta espressi verbalmente i miei pensieri: se si trovava qui doveva essere qualcosa di serio. E per di più l’espressione di Edward non era affatto incoraggiante.
Sapevo che quella ragazza per lui stava diventando importante, lo avevo letto nei suoi occhi, e nonostante all’inizio la temesse e la odiasse ora sembrava che il pensiero che le fosse successo qualcosa…lo turbasse.
“Uno stupido incidente d'auto. Era nel posto sbagliato al momento sbagliato. Ma non potevo stare lì, lasciare che si scontrasse...”
Ero confuso dalla sua spiegazione.
Ricomincia d'accapo, non capisco. Come mai sei coinvolto?
“Un furgone è slittato sul ghiaccio,” sussurrò.
Mentre parlava, non mi guardava i miei occhi, non mi fissava affatto. Anzi, osservava la parete alle mie spalle, come fosse la cosa più interessante e degna di attenzione, in quel momento.
“Lei era sulla strada. Alice l'aveva visto arrivare, ma non c'era tempo di fare qualcosa tranne che correre attraverso il parcheggio e spostarla dalla strada. Nessuno l'ha notato... eccetto lei. Dovevo anche fermare il furgone, ma di nuovo nessuno ha visto... tranne lei. Mi... mi dispiace Carlisle. Non volevo metterci in pericolo.”
Povero Edward. Pur di salvarla aveva messo a repentaglio la nostra già precaria situazione… era proprio in questi momenti che lo riconoscevo come essere umano. Era in attimi come quello che immaginavo il suo cuore pompare nel petto, fiero e instancabile di provare emozioni, sentimenti.
Superai la scrivania, e mettendomi davanti a lui, gli misi una mano sulla spalla, sperando che non l’allontanasse come aveva fatto qualche giorno prima, un attimo prima di partire.
Hai fatto la cosa giusta. Non deve essere stato facile. Sono fiero di te, Edward.
Finalmente i suoi occhi ritrovarono i miei e ricominciò a parlare.
“Lei sa che c’è qualcosa…di strano.”
Lo fissai attentamente e tentai di rincuorarlo con lo sguardo. Doveva sapere che ero dalla sua parte e che lo sarei sempre stato, a dispetto di tutto quello che sarebbe potuto succedere.
“Questo non importa, se dobbiamo partire, partiremo. Cosa ha detto?”, chiesi per capire fino a che punto fosse grave la situazione.
Scossa la testa, “Ancora niente”.
Ancora?
“Ha acconsentito alla mia versione dei fatti”, spiegò, “ma si aspetta una spiegazione”.
Come è giusto che sia…
“Ha battuto la testa, beh, l'ho fatto io,” si affrettò a continuare. “L'ho sbattuta un po' a terra. Sembra stare bene, ma... non penso che porterà qualche dubbio alla sua spiegazione.”
La sua voce era profondamente turbata.
Forse non è necessario…vediamo cosa accade, ok? Mi sa che ho una paziente da controllare…
“Per favore”, aggiunse, “sono così preoccupato di averle fatto del male”
Da quella frase un lampo attraversò la mia mente, e, passandomi una mano tra i capelli, risi.
La situazione era così buffa…solo qualche giorno prima Edward temeva di poterla uccidere, era ‘corso’ in un altro Stato pur di metterla al riparo, e adesso…ecco che si preoccupava per lei.
E' stata una giornata interessante per te, vero?
Rise con me, a quel pensiero. Una risata nervosa, comunque: era ancora preoccupato.
A quel punto lo lasciai solo nel mio ufficio per controllare lo stato di salute della ragazza.
Parlando con i paramedici, scoprii che non era affatto ferita, anzi, il conducente del furgoncino era in uno stato a dir poco pietoso rispetto al suo.
Edward doveva aver fatto le cose per bene.
Lo incontrai nel reparto di radiologia, mentre guardava con sollievo le radiografie della ragazza.
Stai meglio, pensai avvicinandomi.
Il corridoio davanti a noi era pieno di visitatori…quasi tutta la scuola.
Ah, sì, vedo. Sta assolutamente bene. Ben fatto, Edward, mi rivolsi a lui osservando le radiografie attaccate al pannello luminoso.
“Penso che andrò a parlarle, prima che ti veda,” mormorò. ”Un comportamento normale, come se non fosse successo niente. Per calmare le cose.”
Buona idea. Hmm...”, risposi sovrappensiero. Stavo ancora analizzando le radiografie.
Guarda quelle contusioni guarite. Quante volte la madre l'ha fatta cadere?
Risi da solo per la mia battuta.
“Sto iniziando a pensare che la ragazza ha davvero una brutta sfortuna. Sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato.”, disse ridacchiando anche lui.
Forks è certamente il posto meno adatto per lei, con te qui.
A quel mio pensiero, fin troppo veritiero, si ritrasse, come scottato.
Vai avanti. Calma le cose. Ti raggiungerò tra un momento, tentai di rassicurarlo per rimediare alla frase di poco prima.
Quando se ne andò, controllai le radiografie dell’altro ragazzo, messo decisamente peggio rispetto a Isabella.
Dopo un po’, però, dovetti andare a visitarli e mi augurai che Edward avesse concluso qualcosa o che almeno l’avesse placata.
Aprii la porta velocemente e focalizzai gli occhi di Edward prima di puntarli sulla creatura più bella che avessi mai visto.
Pelle pallida, quasi trasparente, folti capelli color mogano, qualche leggera lentiggine sul volto limpido e profondi, stupendi occhi marroni.
Cercai di scuotermi un attimo, per non dare a vedere la mia reazione, assolutamente, totalmente fuori posto.
Lei mi guardava con espressione sorpresa, la bocca spalancata.
Era una fortuna che avessi imparato a nascondere a Edward i miei pensieri più intimi dopo cent’anni che vivevamo assieme.
Sperai che la mia voce non tradisse nessuna emozione, per lo meno per le orecchie umane, per lei.
“E allora, signorina Swan, come stiamo?”, chiesi con finta tranquillità.
Sapevo che il mio tono riusciva a calmare i pazienti, me l’avevano fatto notare, e speravo succedesse anche con lei.  Ottenni l’effetto desiderato, per fortuna.
“Bene”, rispose. La sua voce era calda, vellutata, dolce…per un attimo mi lasciai trasportare, senza badare alla mia copertura e, soprattutto, al mio lavoro di medico.
Posizionai le radiografie sul pannello luminoso vicino al letto. “Le radiografie sono buone. Ti fa male la testa? Edward dice che hai preso un brutto colpo.”
In quel momento i suoi occhi passarono da me a Edward e lo fissarono truce, sotto lo  sguardo innocente di lui.
Invidiai Edward. Lui aveva la sua totale attenzione, la sua intimità…l’aveva salvata.
Lei sospirò, “Sto bene,” disse di nuovo, ma questa volta l’ impazienza trapelava dalla sua voce.
Incapace di resistere, mi avvicinai e feci scorrere le mie dita fredde lungo il cranio fin sotto i capelli, dove si trovava la botta.
La sua pelle era calda, a differenza della mia. Ne percepì immediatamente la diversità, sobbalzando leggermente.
“Sensibile?” chiesi nonostante sapessi che in quel momento il più sensibile fossi io, completamente catturato dalle sue reazioni, dal suo sguardo.
Il suo mento si scosse un po'. “No, davvero,” rispose. Se anche lo fosse stata, non l’avrebbe ammesso, ne ero sicuro.
Improvvisamente Edward sogghignò, facendo incontrare di nuovo i suoi occhi con quelli della ragazza.
“Bene,” dissi desideroso di far tornare la sua attenzione su di me.
Mi sentivo un bambino.
“Tuo padre è in sala d'attesa, puoi farti riaccompagnare a casa. Se hai capogiri o problemi di vista, però, torna subito.”, il lato professionale prevalse in me. Non potevo arrischiarmi a fare di quei pensieri…anche se nella parte più segreta e protetta della mia mente.
 “Posso andare a scuola?”, chiese. Proprio non riusciva a starsene con le mani in mano e a riposarsi…era davvero coraggiosa.
“Forse per oggi dovresti stare tranquilla,” suggerii sorridendole.
I suoi occhi guizzarono improvvisamente verso Edward. “Lui invece può tornare?”
No, non potevo sentirmi così. Non potevo essere geloso di mio figlio, del modo in cui lo interpellava, lo guardava…no.
 “Qualcuno dovrà pur diffondere la notizia che siamo sopravvissuti, no?” disse con aria leggermente strafottente.
“A dir la verità,” lo corressi , “Sembra che metà dell'istituto sia in sala d'attesa.”
“Oh, no,” si lamentò coprendosi il volto con le mani piccole e pallide.
“Vuoi restare?” chiesi incapace di trattenermi. Pregavo che non si fosse accorta della mia speranza.
Speranza vana, purtroppo.
“No, no,” disse velocemente, ruotando le gambe fuori dal letto e balzando in piedi sul pavimento. Perse l’equilibrio, ed inciampò nelle mie stesse braccia. Quale miglior occasione per stringerla, trattenere nel mio il suo dolce calore e appagare il mio folle desiderio? Le cinsi la vita con le braccia per tenerla ferma, guardandola negli occhi.
S’imbarazzò per quella piccola gaffe e disse: “Sto bene,” prima che potessi commentare e chiederle nuovamente se volesse rimanere.
La rimisi in equilibrio, poi abbassai le mani. Più che altro me lo imposi, ecco.
“Prendi dell'aspirina contro il dolore,” le consigliai.
“Non fa così male.”, rispose lei, sempre temeraria.
Le sorrisi mentre firmavo i documenti. “A quanto pare sei stata molto fortunata.”
Non l’avessi mai detto.
Si girò per l’ennesima volta verso Edward e mi rispose per le rime. “Fortunata perché Edward si trovava lì accanto a me.”
“Oh certo, sì,” concordai velocemente fingendomi impegnato nella lettura delle carte.
Tutta tua, pensai rivolto a Edward. Affrontala al meglio.
Almeno questo, in effetti, non glielo invidiavo.
“Grazie mille,” sussurrò in fretta senza farsi sentire dagli umani. Sorrisi per il suo sarcasmo. Allora mi girai verso Tyler, al contrario messo molto peggio. “Purtroppo, tu dovrai restare qui un po' più a lungo,” dissi mentre iniziavo a esaminare i tagli profondi sulle sua braccia e sulle gambe.
Non distolsi però completamente la mia attenzione dalla ragazza e vidi perfettamente quanto si avvicinò e Edward e gli chiese un minuto per parlare.
“Tuo padre ti aspetta,” le rispose lui a denti stretti.
Lanciò poi uno sguardo verso di me e il mio paziente.
Attento, Edward.
In quel momento la razionalità prevalse sul desiderio di averla vicina e scoprire tutto di lei.
Edward non poteva, non doveva farsi scoprire, nonostante lei fosse molto sospettosa.
“Vorrei parlare con te, da soli, se non è un problema,” insistette a voce bassa nel tentativo di non farsi sentire. Peccato che il mio udito fosse mille volte più sviluppato del suo…
Edward acconsentì di malavoglia e lasciarono la stanza, lei lasciò la stanza sotto il mio sguardo ormai perso…rassegnato.
 
Sono passati mesi e mesi da quel momento fatidico che ha cambiato la mia vita. Certo, sono stati molti gli eventi che hanno mutato la mia esistenza, ma l’incontro con Bella è stato davvero uno dei più intensi e memorabili.
Già, Bella. Mai nome fu più appropriato del suo…si addiceva magnificamente sia al suo corpo che alla sua anima limpida, pura, perfetta.
È passato davvero tanto tempo e ancora non sa nulla della mia infatuazione.
Si è fidanzata con Edward un mese dopo il nostro incontro e da quel momento l’ho vista sempre più spesso, l’ho conosciuta, ho imparato a capirla…oltre che ad amarla.
Eppure lei non ha mai capito che dietro la facciata del padre buono, saggio e compassionevole c’era e c’è tutt’ora un uomo con sentimenti troppo profondi.
Mi avevano sempre detto che non sembravo affatto un vampiro, per quanto ero buono, ma non mi sarei mai immaginato che questa ‘umanità’ presente nel mio essere si sarebbe sviluppata anche nei sentimenti, divenuti forti e passionali come per gli esseri umani. Forse era dovuto al fatto che l’umanità che avevo sempre cercato era…semplicemente Bella.
Erano i suoi occhi quelli che avevo visto nel momento infernale della trasformazione, erano quelle calde pozze color cioccolato che mi avevano fatto sentire repulsione per me stesso, che mi avevano fatto cambiare stile di vita, mi avevano fatto ribellare dalla mia natura. Degli esseri umani, infatti, non avevo adottato la cattiveria, la violenza, l’eccessiva competizione, l’odio, la rabbia o altri sentimenti negativi. Da loro avevo appreso la bontà, la gentilezza, la pietà, la speranza, la generosità, la compassione, la tenerezza, il coraggio…e Bella era proprio l’insieme di tutte queste caratteristiche.
Quanto l’avevo ammirata per essersi innamorata di Edward nonostante i pregiudizi che avrebbe dovuto avere nei confronti di un mostro, un vampiro? Per il suo coraggio e il suo spirito di sacrificio buttandosi direttamente nelle braccia di James, convinta di salvare sua madre? O per la forza con cui era riuscita a sopravvivere alla lontananza del suo amore? Tutto, in lei, era sempre stata una sorpresa, o una meraviglia, per quanto mi riguardava.
Ma non mi sentivo tanto in colpa, come invece probabilmente avrei dovuto.
Ero sposato, avevo una compagna da molto, molto tempo. Non mi potevo certo lamentare di Esme, era dolce, buona, affettuosa, sensibile, sincera, bella, ma…da ormai troppo tempo avevo cominciato a non vederla più come una compagna di vita, quanto come madre dei miei figli.
D’altronde, anche lei era stata creata da me, per mezzo del mio veleno e forse sarebbe stato meglio considerare anche lei come una figlia, ma la decisione spettava a me, a noi, e forse avevamo fatto quella sbagliata.
Non me n’ero mai accorto prima, solo da quando avevo percepito nascere in me dei sentimenti profondi, genuini nei confronti di Bella, mi ero reso conto di quanto fossi stato cieco.
Solo in momenti in cui Esme mi abbracciava, baciava, coccolava sentivo parole e sensi di colpa venire a galla, in attesa di essere liberati.
Bella, oltre a Edward, aveva un altro pretendente: Jacob, il licantropo. Be’, dovevo dire che a questo punto avrei preferito mille volte Edward al suo fianco, anche se l’ipotesi, il sogno di poterci essere io non mi aveva ancora abbandonato. Non del tutto almeno.
No, infondo non sarei mai stato in grado di farmi avanti come terza scelta: due erano già abbastanza, non serviva affatto che mi aggiungessi alla lista. E poi…non sarei riuscito a gestire tutto – la sorpresa e la confusione di Bella, sempre che potesse ricambiare i miei sentimenti e la rabbia di Edward – solo per sentirmi libero di un peso che ormai mi angosciava e torturava da tanto tempo.
Bella era una rosa, una dolcezza di petali rosei e delicati, di cui, però, dovevo anche tenermi le spine, com’era giusto che fosse. Infatti mi procurava dolore vederla baciare Edward con così tanta naturalezza… Inoltre, il fatto che lui si confidasse con me peggiorava lei cose, perché parlare di lei come fosse la cosa più bella del mondo, di quanto la adorasse mi faceva sentire un vero mostro, nel bramare la ragazza di mio figlio. Se avesse saputo che potevo essere io il suo nemico numero uno, che condividevo appieno i suoi sentimenti per lei…sarebbe rimasto deluso, come minimo. Anzi, mi avrebbe detestato con tutto sé stesso per avergli nascosto una cosa del genere, per non averla affrontata con lui e per avergli portato via la cosa a cui teneva di più al mondo.
Per questo dovevo tenere la bocca a freno dal dire cose che avrebbero procurato solo guai a tutti, me compreso. Avrei dovuto tenere anche le mani a posto, perché da un giorno la cosa era diventata veramente difficile. Stavo girovagando per la casa, quando decisi di entrare in bagno, quello del piano di sopra. E chi vi trovai, se non Bella intenta a farsi una doccia? Avevo chiuso immediatamente la porta, ma quel misero secondo era bastato per imprimere la sua immagine nella mia mente. Sembrava marchiata, stampata a fuoco in modo che non si potesse più cancellare, dimenticare, e anche al lavoro sbucava libera nella mia testa, impedendomi di pensare ad altro.
Avevo paura del sentimento che provavo. Era troppo forte, troppo intenso…non mi dava pace. Troppe volte avevo tentato di nasconderlo, negarlo anche a me stesso, come se ce ne fosse bisogno…
Avevo trovato un accordo con la mia stessa persona, più per placarmi che altro: le avrei dichiarato il mio folle amore dopo la battaglia contro i neonati nella quale l’avrei difesa a costo della vita.
Purtroppo però le circostanze non furono delle più rosee…infatti Jacob – da lei baciato prima dello scontro con grandissimo dolore di Edward – aveva tentato di salvare Leah da un neonato che le si era scagliato addosso, con il risultato di ferirsi gravemente tutta la parte destra del corpo.
A quel punto ero entrato in scena io, come logico che fosse, e avevo tentato di curare Jacob quanto più possibile. Inizialmente lo avevano aiutato a ritornare in forma umana in quanto io non avessi una specializzazione in veterinaria, poi per me era stato un lavoro duro perché Jacob non era affatto come tutti gli altri, era molto più caldo, anzi, rovente, e la sua temperatura corporea tendeva ad alzarsi notevolmente in pochissimo tempo.
In quel momento mi era sembrato un ragazzo fragile, nonostante i muscoli imponenti che si ritrovava. Un bambino che ancora doveva apprendere il significato di tutta la sua vita e che se ne stava nelle mani di un dottore vampiro che aveva sempre odiato, senza avere altra scelta per sopravvivere.
Quando la sua situazione divenne migliore chi ebbe la brillante idea di venire a trovarlo? Bella, naturalmente.
Dopo aver salutato in fretta, si chiuse nella sua stanza per una mezz’ora abbondante, e quando ne uscì, era in lacrime, sull’orlo di una crisi, probabilmente.
Le dovevo parlare comunque, mi dicevo, così la presi in privato per un po’.
Ci inoltrammo nella spiaggia di La Push e ci sedemmo su di un tronco d’albero ormai vecchio quanto me, e rimanemmo in silenzio. Bella guardava il panorama di fronte a noi, io guardavo lei.
Improvvisamente volse il capo nella mia direzione, e ancora scossa per la conversazione di poco prima con Jacob, chiese: “Cosa dovevi dirmi, Carlisle?”
Quella voce…quell’espressione…potevo davvero spezzare tutto con due parole – ti amo – così semplici e così complicate allo stesso tempo?
Non seppi darmi una risposta per un po’ e continuai a guardarla.
Lei aspettava, paziente come suo.
Guardai il suo volto, quello di una giovane donna, roseo, limpido, dolce e fragile. No, non potevo distruggere tutto, l’avrei fatto per lei, per la sua felicità.
“Nulla, Bella, volevo solo sapere se stessi bene”, le risposi con un sorriso tirato sulle labbra marmoree.
Lei ridacchiò, senza però mostrare traccia di divertimento, e il suo sguardo si posò sul mare leggermente agitato.
“No, Carlisle, non sto bene. Ti è mai capitato di dover prendere una decisione importante?”, chiese, gli occhi vitrei sempre puntati sulla linea dell’orizzonte.
“Sì, tante volte”, credimi, anche in questo istante, avrei voluto aggiungere, ma mi limitai alla prima frase.
“Ci credo…avrai dovuto prendere questa decisione nel momento di trasformare Edward, Esme, Rosalie, Emmett…eppure anche io sono in una situazione difficile, Carlisle, e mi sento così sciocca…”
“Tu non sei sciocca, Bella. Cos’è che ti preoccupa?”
“Mi aspetta un’ esistenza da vampira con Edward, entro poco tempo. È quello che ho sempre desiderato da quando l’ho conosciuto, ma allo stesso tempo potrei scegliere di passare il resto dei miei giorni con Jacob. Anche lui potrebbe offrirmi il suo amore, una vita piena e felice e… entrambi mi hanno lasciata libera di scegliere, di fare ciò che penso sia meglio per me, quello che desidero di più. Ed è per questo che non riesco a decidermi…è la scelta da cui dipenderà la mia intera esistenza e io non mi sento all’altezza di compierla!”, altre lacrime cominciarono a sgorgare dai suoi occhi, come un fiume in piena.
“Bella…cosa ti ha detto Jacob?”
Si asciugò le lacrime con un gesto veloce della mano, poi rispose. “Mi- mi ha lasciata libera di andare da Edward, di diventare una vampira come ho sempre sognato…e la stessa cosa ha sempre fatto Edward…è frustrante, credimi, non sapere chi scegliere essendo consapevole che comunque non sarò nel pieno della mia felicità in ogni caso, senza uno di loro.”
“Io ti ho vista felice, molto, molto felice quando stavi con Edward, all’inizio. Quando ti ha presentata alla nostra famiglia, prima dell’incontro con James…e anche dopo, prima che ti lasciasse. Poi…sono cambiate molte cose, devo dire, anche se non smetterò mai di ringraziarti per quanto hai fatto andando a salvarlo a Volterra, Bella. Perciò…riflettici, rifletti su quanto avete passato tu e Edward…eppure il vostro amore è ancora qui. Lo so, io sono di parte perché sono suo padre, ma secondo me…sarebbe il migliore tra le tre possibilità che hai”, mi costava molto fare quel discorso, ma da quello dipendeva la felicità di Bella.
Peccato che non mi fossi accorto di aver fatto un errore parlando.
“Perché tre, Carlisle?”, chiese perplessa.
Mi riscossi immediatamente.
Cosa fare adesso?
Lei era lì con me…mi stava ascoltando con attenzione, ma si stava anche struggendo per l’amore che provava per quei due ragazzi…così differenti tra loro, quasi due opposti.
Non potevo, non potevo, me l’ero imposto tante di quelle volte. Eppure perché la verità era proprio lì, lì per emergere? Perché…?
“E’ solo un qualcosa che farebbe male a tutti, Bella”, dissi alzandomi e lasciandola lì, seduta su quel tronco in mezzo alla spiaggia ciottolosa, sorpresa e confusa.
Non avrei rischiato tutto solo per me stesso, sarei rimasto sempre con quell’antico dolore.
 
Era questo quello che pensavo fino a quel giorno, anzi, a dire il vero, fino a poco fa…proprio perché oggi è il 13 agosto e sono a casa mia, con tutta la famiglia al completo anche se, certo, non si può affatto dire che sia un giorno come tanti. Già, perché oggi festeggiamo il matrimonio di Edward e Bella.
Lo so, dovrei essere nel culmine della depressione, ma…sto osservando il volto di mio figlio, sull’altare, davanti a me.
Sta aspettando l’arrivo della sua amata…ed è emozionatissimo.
Non appena lei varca la soglia del salone e lui la vede…i suoi occhi si sembrano brillare di una felicità repressa da troppo tempo, di una gioia che io stesso non avevo mai visto in lui da quando l’avevo creato. Avevo passato tutta la vita chiedendomi se avessi fatto bene a trasformalo o meno, dato che era sempre stato così triste e solo: la sua vita non aveva senso. Bella adesso rappresenta la sua vita, quella sua anima che pensa di non avere.
Ed è stato proprio in questo momento che ho capito che la mia era una semplice infatuazione per l’umanità rappresentata da Bella, per le sue splendide qualità. O forse ero davvero innamorato di lei…ma non importava, perché la felicità che vidi in Edward in quel momento nel vedere la sua Bella, il suo amore coronarsi per l’eternità, mi bastava, il bene che volevo a mio figlio era di gran superiore a quella felicità che avrei desiderato per me stesso.



 

Salve a tutti!!! ^^
Questa One Shot ha partecipato al contest indetto da Xversa 'Scambio di Coppie' fino a pochi minuti fa xD. Sono arrivata all'ottavo posto...non così bene ma nemmeno così male come mi aspettavo. Per essere il primo contest a cui partecipavo penso di essere andata...benino...? Dai, fatemi sapere se è meglio che mi tenga a debita distanza dal pc e in particolare EFP o posso continuare senza causare morte prematura a tutti voi...xD
Spero comunque che vi sia piaciuta, che questo Carlisle vi abbia in qualche modo incuriosito e appassionato come quel mito che è nella saga.
Un bacione,
Ele




   
 
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: thefung