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Autore: Rota    26/09/2010    3 recensioni
A Shino non erano mai piaciute le sagre di paese, proprio no.
A dire il vero, a Shino piacevano ben poche cose – come per esempio starsene in pace e ben lontano da fonti di rumore prolungato e acuto – eppure, ciò non era davvero importate in quel momento, almeno non per Kiba. Il giovane Aburame pareva intenzionato a far intendere al compagno la cocente irritazione che stava provando con quanta energia egli possedeva.
Infatti, sfoggiava ormai da parecchi minuti una di quelle espressioni che anche il più stupido degli esseri umani avrebbe definito, molto placidamente, “imbronciata”.

**PRIMA classificata al contest indetto sul forum di EFP "Like a virgin" da Poumpoumpurin**
**SECONDA classificata al contest indetto sul forum di EFP "Il posto giusto al momento giusto... Oppure no?" da superkiki e Red Diablo**
Genere: Introspettivo, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Kiba Inuzuka, Shino Aburame | Coppie: Shino/Kiba
Note: AU, Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
- Questa storia fa parte della serie 'Show must go on'
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who want to live forever? **Autore: Rota
**Titolo: Who want to live forever?
**Fandom: Naruto
**Personaggi/Pair: Shino Aburame, Kiba Inuzuka; ShinoKiba
**Citazione: 18. La verità è che forse è impossibile essere preparati razionalmente per tutto. Ma lascia che ti dica una cosa. Non c'è... nessuno su questa terra che possa amarti quanto me. [Nowaki, Junjou Egoist]
**Genere: Erotico, Romantico, Introspettivo, Song fic
**Rating: Arancione
**Avvertimenti: One Shot, Yaoi, Lime, AU
**Note dell'autore: Seguito di “Show must go on” e ultimo capitolo della serie. La conclusione, la prima volta di questi due piccioncini (L)
Nel scrivere questa fan fiction, ho scoperto una nuova, meravigliosa canzone dei Queen. Questo è bene, oltre ogni dire.
Non ho molto da aggiungere, se non che questa è la conclusione della serie, per come la vedo io.
Niente, a mio avviso, potrà mai separare Kiba da Shino. E questo, alla fine, lo hanno compreso anche loro, specialmente loro, soprattutto loro.
A voi, che possa allietarvi almeno un poco (L)

(*)Who want to live forever, Queen


Questa Fan Fiction ha partecipato al contest indetto da Poumpoumpourin "Like a Virgin!" classificandosi prima e al contest indetto da superkiki e Red Diablo "Il posto giusto al momento giusto... oppure no?" classificandosi seconda.
Dico, cosa si può volere di più dalla vita? (L)







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Who want to live forever?








There's no time for us

There's no place for us

What is this thing that builds our dreams yet slips away from us?

Who wants to live forever?(*)


A Shino non erano mai piaciute le sagre di paese, proprio no.
A dire il vero, a Shino piacevano ben poche cose – come per esempio starsene in pace e ben lontano da fonti di rumore prolungato e acuto – eppure, ciò non era davvero importate in quel momento, almeno non per Kiba. Il giovane Aburame pareva intenzionato a far intendere al compagno la cocente irritazione che stava provando con quanta energia egli possedeva.
Infatti, sfoggiava ormai da parecchi minuti una di quelle espressioni che anche il più stupido degli esseri umani avrebbe definito, molto placidamente, “imbronciata”.
Non parlava neanche per sbaglio, ma questo già lo faceva abitualmente.
Fissava la gente con insistenza da dietro i propri occhiali scuri in modo tale da mettere soggezione a chiunque, ma questo lo faceva abitualmente.
Si rifiutava di assumere un’espressione del viso diversa dalla mera indifferenza, ma questo lo faceva abitualmente.
Fu quando Kiba si sentì palesemente ignorato che intese forse qualcosa.
Aveva indicato, con la sua solita finezza da orso bruno in calore, una bancarella dove erano esposte diverse cianfrusaglie colorate, in particolar modo una che aveva attirato subito la sua attenzione per la particolare forma – una sottospecie di geco agonizzante, blu dai pois arancione – e nel mentre si era voltato verso Shino questi aveva voltato il viso in maniera anche piuttosto spudorata, posando lo sguardo su un punto a caso alla sua destra. Al ché l’Inuzuka si zittì e lo guardò torvo.
Con in mano ancora uno spiedino di seppia fumante, si era avvicinato a lui e aveva appoggiato il mento sulla sua spalla, circondandogli la vita con un braccio, per trattenerlo a sé prima che avesse la bella idea di scappargli e dileguarsi tra la folla che li circondava.
-Shino, mi sorge il dubbio che tu non ti stia divertendo poi molto…-
Lo sentì irrigidire i muscoli del corpo, prima che con la propria mano prendesse la sua e la spostasse fino a liberarsi.
-Molto sagace, Inuzuka…-
Ecco, Kiba sapeva bene come avere la certezza che l’Aburame fosse irritato.
Quando cominciava a chiamarlo per cognome voleva dire che era finita. Ora, però, gli toccava anche scoprire per quale cavolo di motivo si fosse arrabbiato.
Addentò lo spiedino, seguendo con passo lento Shino mentre questi si disperdeva tra la folla, adocchiando occasionalmente qualche bancarella ai lati della strada.
-Certo che è stupido venire ad una fiera senza neanche godersela… No, Shino?-
Niente, la provocazione non andò a buon porto. Kiba sospirò, arrivando con un passo più lungo dell’altro accanto al compagno.
In silenzio, percorsero buona parte della fiera, con gli sguardi assolutamente distanti e con le mani nelle tasche delle rispettive felpe.
Questo almeno finché Kiba, dimentico per qualche semplice attimo dell’incazzatura, non vide qualcosa che lo fece urlare letteralmente di gioia e gli fece nascere un semplice e genuino sorriso sul viso.
-La pesca!-
Shino guardò la bancarella, con una certa curiosità ben nascosta.
Vide una vasca di pesci rossi sospetta, un retino di carta molto sottile sospetto, vide un uomo dal ghigno accondiscendente sospetto. Con un lampo, ricordò tristemente tutti i pesci rossi che aveva trovato, negli anni passati, in casa Inuzuka, proprio in quel preciso periodo dell’anno.
Capì al volo il perché.
Ma mentre anche solo realizzava che avrebbe dovuto fermare quella bestia scatenata del proprio fidanzato, questi aveva già acquistato un paio di retini bianchi e si era accucciato davanti alla vasca. Shino allora non poté che sospirare, raggiungendolo in silenzio.
Fu una strage, l’acqua schizzò ovunque così come in aria volarono ben numerose bestemmie e ogni altro turpiloquio possibile e immaginabile, ma alla fine, utilizzando un quinto retino, Kiba riuscì a prendere un pesciolino, ben contento a quel punto che tutti i suoi sforzi fossero valsi qualcosa.
Soddisfatto, si allontanò dalla bancarella con in mano il suo sudatissimo premio rosso, guardandolo tutto contento e felice. Shino fu subito dietro di lui.
Però, l’Aburame dovette ammettere che Kiba – quella volta – fu capace davvero di sorprenderlo. Non avevano che fatto pochi metri che l’Inuzuka, con un sorriso più largo della propria faccia, aveva porto la mano con il sacchetto di plastica verso Shino e aveva esclamato gioviale:
-Questo è per te!-
Shino aveva sbattuto le palpebre parecchie volte, prima di afferrare il significato di quella frase.
Avrebbe dovuto dirgli che era un idiota, che se proprio doveva fargli un regalo avrebbe potuto evitare di spendere denaro, tempo e fatica, che non servivano manifestazioni tanto infantili di affetto per non fargli pentire di essersi messo con lui, tanto tempo addietro.
Quello che fece fu di allungare la mano a sua volta e prendere il proprio regalo, con lo sguardo rigorosamente altrove.
-Grazie…-

Who wants to live forever?

Who dares to love forever

When love must die?(*)

Kiba l’aveva trascinato un poco distante, là dove le luci dei lampioni non si vedevano e si poteva godere la notte stellata senza alcuna interferenza.
-Fra poco spareranno i fuochi d’artificio. Se stiamo in mezzo a tutte quelle luci non riusciamo a vederli!-
Così l’aveva portato in aperta – o quasi – campagna, vicino ad un grande albero.
Lì, in mezzo all’odore di erba umida e alle litanie dei grilli pieni d’amore, Shino realizzò fino in fondo il significato della parola “campagna”.
Dopotutto, quando l’Inuzuka gli aveva chiesto di accompagnarlo dalla propria nonna per fargli vedere una sagra di paese l’Aburame aveva sospettato fortemente di finire di un qualche posto dimenticato dal resto del mondo e ben protetto da questo.
Dopotutto non si poteva lamentare, anche se gli era stato chiaro fin da subito quanto soggettivo fosse il giudizio sul paesello in questione – probabilmente, quel “meraviglioso” continuamente ripetuto dalla bocca di Kiba non era altro che uno slogan puramente pubblicitario.
Sospirò, appoggiando la schiena contro il tronco del grande albero.
-È un castagno! Quando è autunno si prendono i ricci, li si apre e si cuociono le castagne! Sono buonissime!-
Shino guardò Kiba, accucciato praticamente ai suoi piedi: sorrideva.
Fece lo sforzo di non fare una smorfia in risposta, guardò altrove fingendo curiosità.
Il vento soffiò placido tra i capelli, facendo ballare qualche foglia e i fili d’erba più lunghi. Era così pacifico, quel posto…
Il ragazzo prese un sospiro profondo, guardando il cielo scuro chiuso in un silenzio quasi religioso.
All’improvviso, fu trascinato giù da due mani piuttosto brutali, costretto a sedersi per terra con un tonfo doloroso.
Si lamentò, senza preoccuparsi di nascondere l’irritazione.
-Ahi! Ma che ti prende, Kiba?-
Si girò di scatto verso l’altro, con il chiaro intento di riprenderlo ancora una volta. Eppure si fermò quando vide che l’Inuzuka era serio in volto e lo stava fissando a sua volta. Non parlò più, aspettando che Kiba prendesse per primo la parola.
Questi lo attirò a sé con un abbraccio, passandogli entrambe le braccia attorno al dorso e avvicinandoselo al proprio corpo. Appoggiò infine la guancia contro la sua spalla, mentre piano gli accarezzava il viso con una mano.
Gli baciò la base del collo, ripetutamente – sentendolo tremare appena ad ogni tocco.
Alzò il viso e fissò lo sguardo nel suo, e Shino non faticò tanto a vedere quanta emozione ci fosse dentro.
Divenne rosso, cercando di allontanare lo sguardo dal suo. Per la seconda volta in vita sua, stava sperimentando sulla propria pelle cosa volesse dire provare vergogna – la prima era stata quando, con voce appena percettibile, aveva accettato la richiesta dell’Inuzuka di mettersi assieme a lui.
Kiba, però, gli prese il mento e riportò le cose al suo posto, senza lasciarlo più fuggire via.
Non che fosse davvero la prima volta che si baciavano, non che Shino non avesse già sperimentato cosa volesse dire assaporare il suo sapore sulle labbra. Semplicemente, gli occhi erano diversi, lo sguardo completamente nuovo.
Ne ebbe quasi timore – ma no! Non lo fece vedere, non lo fece vedere assolutamente.
Eppure, quando capì che anche l’altro provava la medesima paura, il medesimo smarrimento di fronte a tutto quello, fu quasi pronto a rilassarsi. Gli prese il viso tra le proprie mani e lo baciò.
Kiba lo abbracciò, perdendosi con tutta la felicità del mondo in quel contatto intimo.
E quando Shino si allontanò un sol soffio lui lo attirò ancora a sé, più e più volte, baciandogli il viso oltre che la bocca, baciandogli le guance, il naso, la fronte e scendendo verso il collo.
Finì con il viso sulla sua felpa, a mugugnare contento di poterlo avere tra le proprie braccia.
Era felice.
Shino, non visto, si aprì in un lieve sorriso, ricambiando finalmente l’abbraccio.

Scoppiò in alto il primo fuoco d’artificio, illuminando la notte di rosso.
Kiba si allontanò dal compagno, assumendo un’espressione di pura estasi sul volto.
-Che bello!-
Al primo, seguirono molti botti. Colori diversi esplosero in cielo, rumori e odore di polvere da sparo si sparsero in ogni dove, scorrendo lungo tutta la campagna.
L’Inuzuka si rivolse all’altro.
-Ti piace, Shino?-
L’Aburame stava guardando in alto, assorto a fissare tutte quelle luci. Fece un solo cenno col capo, senza dire neanche una parola – ma a Kiba quello poteva benissimo bastare.
Nel silenzio che si era creato tra loro due, Kiba aveva preso l’occasione per posizionarsi meglio tra le gambe dell’altro, appoggiando la schiena al suo petto e quindi costringendolo ad abbracciarlo.
Shino non aveva detto nulla, assecondando con stoicismo i suoi capricci da ragazzino viziato.
Kiba sghignazzava, mentre faceva strusciare il proprio capo contro il collo dell’Aburame.
-Allora, hai trovato qualcosa di positivo in tutto ciò oppure questo viaggio ti è stato completamente inutile?-
Il ragazzo non ricevette una risposta sonora per parecchi secondi, tanto che credette di aver irritato il suo interlocutore e quindi di dover pensare già ad una strategia difensiva, quando con sorpresa Shino pronunciò qualche parola a bassa voce.
-Non completamente, no…-
Il disagio, alla fine, era completamente sparito. E se Shino fosse stato completamente sincero fin dall’inizio, sicuramente avrebbe evitato di rovinare la serata a quella maniera al proprio compagno. Ma non era nella sua natura essere così altruista: quel poco affetto che gli veniva dato, lo esigeva con tutte le proprie forze. Specie da Kiba, specie dall’unica persona con la quale sentiva di essere intimamente e profondamente legato.
Lo abbracciò stretto, poggiando il mento sopra la sua testa.
Kiba ridacchiò ancora una volta.
-Incredibile come tu sia riuscito a trovare qualcosa che ti abbia soddisfatto! Credevo davvero che avrei dovuto rimediare in qualche modo personalmente!-
Shino non disse nulla, cercando di non alludere al doppio senso insito nella frase appena rivoltagli. Kiba era solito fare lo sbruffone, specie in quell’ambito, ma l’Aburame sapeva che era tutta apparenza.
Per questo, gli perdonava tranquillamente ogni cosa.

Lo sentì sospirare, e a quel punto temette davvero il peggio.
-Mi verrai a trovare, qualche volta?-

But touch my tears with your lips

Touch my world with your fingertips

And we can have forever

And we can love forever

Forever is our today (*)

Ecco.
Ecco perché Shino aveva dimostrato riserve di fronte alla proposta di quel viaggio, ecco perché odiava Kiba in quel preciso istante, ecco perché volentieri si sarebbe alzato e sarebbe corso via, lasciandolo solo come il cane che era.
Non gli erano mai piaciute quel genere di situazioni.
Quando aveva saputo che Kiba si sarebbe trasferito dall’Hokkaido era stato un colpo tremendo per lui. Quasi come quando l’aveva visto all’ospedale, picchiato da Abumi e altri suoi compagni. Stesso impatto emotivo. Ci aveva impiegato quasi un mese a digerire la cosa, a metabolizzarla e a tornare a parlare con Kiba come se nulla fosse in realtà successo. Un mese intero di mutismo radicale – Kiba aveva sperimentato per la prima volta quanto Shino fosse testardo e cocciuto nel suo essere intransigente. Eppure no, non voleva ancora parlarne, non voleva ancora realizzare davvero la cosa.
Si sarebbero visti poco, parlati poco, toccati poco. Shino sarebbe impazzito, arrivando ad accettare quel fatto.
Così, quando Kiba lo aveva invitato a fare quella gita dai suoi parenti lui aveva pensato che era una trappola, che sicuramente qualcosa doveva pur accadere in quei tre giorni isolati e lontani dagli altri. Ma aveva accettato, troppo debole di fronte alla felicità di passare tre giorni interi con la persona che più amava a quel mondo.
E ora erano lì, a dirsi davvero addio, a sancire la fine del tutto in via definitiva.
Shino si irrigidì, rifiutandosi di parlare.
Kiba sospirò ancora una volta, cercando di muoversi in quell’abbraccio divenuto forse un poco troppo stretto.
Ringhiò, pronto a difendersi da ogni stupida accusa – d’altronde, non era colpa sua, dannazione!
-Ohi, Shino! Hai un po’ rotto col tuo mutismo! Di qualcosa!-
Nulla, il silenzio assoluto. Anche in quel caso, Shino Aburame dimostrò di essere quel che era, fino all’ultimo.
Kiba si sentì quasi costretto a girarsi completamente verso di lui, per affrontarlo.
Intanto, a far loro da sfondo, i botti continuavano i loro giochi in cielo.
-Credi forse che la situazione mi faccia piacere? Credi forse che, se potessi, non cambierei quel che deve accadere? Shino, non stai facendo altro che peggiorare la situazione!-
L’Aburame lo guardò severo, senza lasciar segno che le sue parole lo avessero scalfito in qualche modo. Certo, era vero quel che Kiba diceva, ma ciò non alleviava in nessuna maniera il dolore che sentiva dentro.
Kiba gli prese gli orli della felpa, strattonandolo violentemente.
Era rabbioso, lo si poteva leggere dalla sua espressione.
-Come puoi dubitare di me dopo quello che abbiamo passato assieme? Il tuo è puro e semplice egoismo!-
Però, Shino continuava a rimanere zitto, chiuso nel suo mutismo.
L’Inuzuka ringhiò frustrato, volgendo lo sguardo altrove – ma solo per un istante, per tornare subito a fissarlo con furia.
Avrebbe voluto prenderlo a pugni, pur di farlo parlare. Non era possibile imbastire un dialogo costruttivo con quel deficiente dell’Aburame, e il suo fallire ogni singola volta avrebbe dovuto fargli notare quanto malata e sbagliata era la situazione.
Eppure Kiba non demordeva, conscio che da qualche parte nell’anima di Shino qualcosa si muoveva, sempre, alle sue parole. Non era possibile il contrario – così come non era possibile che mentisse ogni volta che lo baciava sulla bocca, quasi tremando dalla commozione.
Per questo ci tentò ancora, con tutto l’impegno e la forza di cui disponeva. Quasi disperato, in verità.
-Devi avere fiducia, Shino! Se c’è una cosa che dovresti avere imparato è che non c’è nulla che ci possa dividere! Che possa dividere te da me! E non saranno pochi chilometri di distanza a farlo! Non ho intenzione di permetterlo!-
Lo guardò, fin troppo convinto delle sue parole.
Riprese fiato, un poco affaticato nel mantenere il tono di voce così alto.
-Non devi avere paura…-
Shino, a quel punto, capitolò – abbassò lo sguardo.
Si fidò, volle farlo. Volle lasciar scivolare via la malizia per arrendersi a quella che per lui non era altro che una falsissima menzogna: la promessa di una felicità condivisibile ancora.
Cieco e stupido, così si sarebbe sempre definito negli anni a venire. Ma, forse, era semplicemente innamorato.
Kiba lo abbracciò, accarezzandogli la schiena.
-Non devi avere paura! Non devi! Non devi!-
Gli baciò la guancia, sentendo i muscoli del suo corpo rilassarsi un poco. Si sentì prendere dalle braccia dell’altro prima che la bocca di questi raggiungesse la sua.
Kiba gli si sedette sulle gambe, avvolgendogli la vita con le proprie. Il contatto tra i loro corpi fu molto più diretto, così. Molto più intimo.
Shino tremò sentendo le mani dell’altro accarezzargli i capelli sulla nuca, cercando di avvicinare il suo viso per approfondire il bacio. Non si sottrasse al contatto, facendo altrettanto a Kiba stesso.
Tenevano gli occhi chiusi, isolandosi così dall’esterno indesiderato ed estraneo.
Kiba sorrise quando si separarono, Shino no. L’Aburame era turbato per altri motivi, per altre sensazioni che stavano tornando a galla dopo che l’ansia era svanita pian piano.
Sussurrò piano, temendo le proprie stesse parole.
-Come si può spiegare tutto questo? Non lo comprendo…-
Una nuova paura si era dipinta nei suoi occhi – quella di non riuscire a contenere tutta quella felicità, di non riuscire ad esprimerla appieno e di non farla capire all’altro in alcun modo, neanche col proprio cuore tra le mani.
Kiba capì, gli bastò guardarlo per capire tutto.
Lo baciò di nuovo, parlandogli vicino all’orecchio.
-La verità è che forse è impossibile essere preparati razionalmente per tutto. Ma lascia che ti dica una cosa. Non c'è... nessuno su questa terra che possa amarti quanto me…-
Perché lui era istinto, era pura e semplice bestia, era qualcosa che la ragione dominava a stento. Per questo egli sapeva, sempre. Per questo non c’era niente di sbagliato, per lui, ad amare con tutte le proprie forze.
Shino lo guardò, mentre si apriva in un sorriso sincero. Non riuscì a reggere, non riuscì a dire una sola parola: abbassò lo sguardo, sorridendo a sua volta.

Shino, in realtà, non avrebbe smesso di provare timore – mai e poi mai. Ma si era ripromesso a quel punto che questo non gli avrebbe mai più impedito di godere ogni singolo attimo di vita vissuta assieme al suo Kiba.

 Who wants to live forever?

Forever is our today

Who waits forever anyway? (*)

La porta della casa era ancora chiusa: non c’era nessuno dentro.
Kiba prese le chiavi da una tasca dei propri pantaloni, aprendo così l’appartamento e potendovi finalmente entrare.
Shino lo seguì, senza dire neppure una sola parola. Aveva lo sguardo fermo.
Mano nella mano, attraversarono il salotto fino ad arrivare al corridoio che dava alle camere. Kiba si voltò verso l’altro, un po’ nervoso.
-Vuoi per caso lavarti?-
Quello scosse la testa, rigido come un palo. Faceva una tenerezza incredibile, agli occhi dell’Inuzuka. Questo lo attirò a sé, tirandolo per il braccio e avvolgendolo in una presa dolce. Lo baciò sulle labbra, cercando di mostrare la dovuta sicurezza mentre gli sorrideva contro la bocca.
Non ci riuscì, e cominciò a sghignazzare.
Shino lo guardò male, decisamente male, tanto che ebbe la tentazione di allontanarsi con uno spintone – ma quando Kiba tornò a baciarlo ogni suo piano di fuga svanì in una nuvola di fumo opaco.
Era stupido da dirsi – davvero molto stupido – ma gli piaceva il suo sapore sulla lingua, la sensazione delle sue labbra contro le proprie. Lo faceva andare quasi in estasi, sempre se questo avesse voluto dire non rendersi neanche conto di essere completamente estraniato dal mondo al punto tale da ritrovarsi sbattuto contro un muro e non replicare neanche. Ma in quel momento a Shino non importava molto mettere tutti i puntini sulle i, quanto piuttosto la mano di Kiba che gli aveva alzato la maglietta ed ora vagava sul suo petto.
Sospirò contro la sua bocca, senza riuscire a trattenersi. Gli scappò un gemito quando l’Inuzuka, allargandogli le gambe, vi si posizionò in mezzo, facendo entrare in contatto i loro bacini. Era tutto terribilmente caldo.
Shino semplicemente spalancò gli occhi quando il viso del compagno scese sul suo collo, toccando con le labbra la pelle eccitata e sensibile. Bastò un niente, per farlo divenire bollente – bastò quel niente perché Kiba lo raggiungesse a sua volta.
Si privarono di felpe e inutili magliette con mani ancora tremanti, con gli sguardi che fuggivano in ogni direzione senza mai incontrarsi. Eppure si baciavano, eppure si ricercavano costantemente, troppo affamati per riuscire a stare lontani l’uno dall’altro per più di qualche secondo.
Kiba spinse l’Aburame verso la propria camera, aprendo la porta a fatica. Nell’oscurità, inciamparono su diversi oggetti lasciati per inerzia sul pavimento, rischiando di rovinare a terra ben più di una volta. Lui rideva, mentre con una leggera spinta buttava Shino sul proprio materasso, facendolo rimbalzare all’impatto. Shino, da canto suo, restò assolutamente immobile lì dov’era, aspettando che lo raggiungesse.
Lo guardava fisso, ora, nonostante anche nella penombra si potesse intendere quanto fosse imbarazzato per tutto quello. L’Inuzuka calò su di lui, piano, ricambiando il suo sguardo con uno di pari intensità.
Lo baciò lento, a lungo. Lo baciò distendendosi sopra il suo corpo, come una coperta aderente.
Respirarono a fondo, mentre le braccia stringevano i corpi e le menti – le anime – si disperdevano in un luogo lontano.
E Kiba fu incredibilmente dolce, in quella situazione.
Ingoiò saliva a vuoto, accarezzandogli i capelli e guardando la propria stessa mano muoversi, come incantato.
-Puoi fermarmi quando vuoi… Non c’è alcun problema…-
Shino gli baciò il mento, attirandolo contro di sé nell’abbracciargli il collo.
-Non fermarti… Mai!-

Si spogliarono completamente, lenti, scoprendosi pian piano, accarezzando, leccando e baciando ogni volta la pelle che si esponeva alla loro vista.
Si persero nel rincorrersi e nel fuggirsi a vicenda, nello scoprirsi uguali – nel battito del cuore, nella paura degli occhi – con una piacevolezza che li fece commuovere fino a dentro l’anima.
I corpi divennero caldi, impazienti, divennero quasi esigenti nella loro famelica voglia.
E fece male, fece parecchio male. Si arrivò ad esitare, a voler interrompere tutto nel sospetto di aver fatto qualcosa di sbagliato, di aver compiuto qualche errore imperdonabile. Si arrivò persino a deridere la propria inettitudine, completamente sopraffatti da una vertigine di sensazioni da non capire più niente.
Né dove fossero, né chi fossero né altro. Con chi… Restava solo e ben salda la consapevolezza della propria compagnia.
Allora un sorriso sincero – seppur frustrato, seppur non completamente pago – aveva fatto risplendere i loro volti.

Kiba si svegliò tardi, quando la luce che filtrava dalla finestra gli colpì gli occhi.
Si allungò nel letto, stirando i muscoli degli arti e del corpo, trovando subito un gradito ostacolo. Sorrise, nell’aprire completamente gli occhi.
Anche Shino si svegliò in quel preciso momento, disturbato da un contatto imprevisto. Però il suo umore non era esattamente gioviale come quello del compagno.
Kiba si issò sui gomiti, andando a baciare la fronte dell’Aburame con tutta la dolcezza di cui poteva disporre. Ma era troppo esaltato per ricordare cosa fossero le buone maniere, tanto che quello che disse fu accompagnato da un ghigno e condito con un tono che sembrava davvero strafottente.
-Buongiorno, Shino!-
Il ragazzo lo guardò, pieno di rimprovero nello sguardo.
Si lasciò baciare sul viso e sulla bocca, senza nulla dire o far notare – anche se quella mano che gli aveva cinto un fianco fece inarcare una delle sue sopracciglia, ma niente di così letale.
Però, riuscì a sorridere pienamente dopo soli pochi attimi, mentre la sua mano intrecciava le dita sottili con quella di Kiba.
Sicuro, sereno, tranquillo, dimentico d’ogni altra cosa che non fossero quegli occhi castani.

-Buongiorno…-






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