Anime & Manga > Gankutsuou, Il conte di Montecristo
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Autore: masayachan    28/09/2010    3 recensioni
[Gankutsuou-Il Conte di Montecristo]Nascondere i propri sentimenti non corrisposti dietro ad una maschera serve davvero a non soffrire?[FranzxAlbert]
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gakutsuou è forse il mio anime preferito. Il conte di Montecristo è di certo il mio libro preferito.

È una storia che mi è rimasta nel cuore e che mi ha emozionata come rare volte succede.

Piccola one shot su Franz, personaggio che amo e che un po' mi somiglia.

Ho cercato di essere vaga, ma per chi ancora non ha visto Gankutsuou, chi è all'inizio, o chi lo vorrà vedere...contiene spoilers.




In un pomeriggio in campagna come tanti altri, una calda giornata di quattro anni prima, il giovane Franz D' Epinay, per la prima volta, riuscì a leggere con una certa chiarezza dentro di sé.

Sdraiato sul prato, un filo d'erba fra le labbra, stava di fianco ad un addormentato Albert De Morcef.

Era felice.

Sì, il ragazzo dormiva e lui lo guardava come se fosse un tesoro.

Nulla di nuovo, in realtà. Erano amici da così tanto tempo quei due, ormai.

Franz era sempre stato un ragazzino calmo, maturo, una di quelle persone che pensa sempre due, tre volte prima di agire. Albert tutto il contrario, invece. Così, spesso, capitava che il primo, più che un amico, si ritrovasse a fare da balia all'altro.

Tuttavia, in sua compagnia era felice, sempre.

Erano soli. Il vento caldo scompigliava la frangia del piccolo Albert, i raggi di sole gli illuminavano la pelle, il viso sereno.

Fino a quell'istante, Franz aveva sempre creduto che il suo affetto derivasse da questo. Che gli bastasse compiacersi della serenità di Albert per stare bene a sua volta.

Poi, all'improvviso, all'orizzonte, con quel suo svolazzante vestito di pizzi bianchi, agitando la mano verso di loro, comparve lei: Eugènie Danglars.

-Ho portato il pranzo!- Gridò guardando gli amici con i suoi occhioni azzurri e il suo dolce sorriso.

Albert si svegliò, di colpo. Le corse incontro gridando il suo nome, poi le prese la mano e la condusse fino a Franz.

L'espressione sul suo viso era la stessa di prima, serena. Sì, ma era rivolta a lei.

il piccolo barone D'Epinay sentì una strana sensazione invadere completamente, prepotentemente, il suo corpo.

Non era mai accaduto, prima. Eugènie era loro amica d'infanzia, si conoscevano da sempre, le voleva molto bene, eppure...quel giorno, vedere Albert stringerle la mano, sorriderle...gli sembrò devastante.

Da qualche giorno, i Morcef e i Danglars avevano concordato di promettere in matrimonio i loro rispettivi eredi.

Quindi, come ovvia conclusione, Albert ed Eugènie ora erano fidanzati, nonché promessi sposi.

Di solito, quei tre, restavano in campagna a giocare fino a sera. Ma non quella volta.

Franz, inventando una scusa, si defilò appena dopo qualche ora. Vederli assieme era diventato insostenibile, per lui.

Cos'era la sensazione che gli opprimeva il petto? E perché la provava? Perché adesso?

Si interrogò su queste domande per diversi giorni e per diversi giorni rifiutò ogni invito di uscita da parte dei due amici.

Per quanto dopo qualche tempo la situazione gli potesse sembrare chiara, Franz non ebbe mai il coraggio nemmeno di pensarla quella parola.

Quel sentimento.

Lui lo provava, per Albert, questo lo sapeva, lo accettava, ma allo stesso tempo non voleva ammetterlo con se stesso.

Franz, appunto, era sempre stato un ragazzo riflessivo. Forse troppo.

Una volta che una cosa viene ammessa, comporta delle conseguenze. Franz sapeva che se ciò fosse accaduto, le conseguenze sarebbero potute essere solo spiacevoli. Sia per lui, sia per Albert.

Loro erano amici, migliori amici! Stavano così bene assieme come amici! Perché rovinare tutto? Perché soffrire?

E poi, Eugènie era una ragazza fantastica, le voleva bene, molto bene. Non poteva desiderare persona migliore al fianco del suo Albert. Nessuno...

Già, nessuno...


Quel giorno, in campagna, un'altra cosa gli fu chiara: non era vero che basta la felicità della persona che si ritiene più importante per stare bene. No, non era affatto vero.



Negli anni avvenire, Franz aveva cercato in tutti i modi di reprimere i suoi sentimenti.

Per quanto riguardava Albert non avrebbe potuto giurarci, ma era certo che per Eugènie, quello con il giovane De Morcef non fosse semplicemente un fidanzamento di convenienza fra le loro famiglie.

Era diventato il confidente più intimo della ragazza. Le aveva sempre sorriso, non mancando mai di un buon consiglio.

A differenza di Albert, Eugènie era decisamente molto più matura e si poteva trattare qualsiasi argomento, con lei.

In fondo... era contento per i suoi due amici, vero? “Sì”, si rispondeva sempre quando si poneva questa domanda, conscio che quello non fosse altro che dell'auto-convincimento bello e buono.

Ma del resto, c'erano alternative?

Un sentimento che non può essere ricambiato, non solo non può essere dichiarato, ma nemmeno contemplato, se non si vuole soffrire.

Non voleva neanche immaginare cosa sarebbe successo se solo avesse confessato a se stesso e ad Albert che lui...lui...

Quindi aveva deciso che avrebbe accettato ogni decisione dell'amico: incoraggiato se si fosse innamorato, gli avrebbe dato consigli nelle sue eventuali storie, consolato se rifiutato.

Giunti all'età di sedici anni, sembrava procedere tutto bene, fra loro.

Franz aveva inibito così bene ogni traccia del suo affetto speciale che ormai quasi se ne era dimenticato. Inoltre era stato promesso in sposo alla signorina Valentine Villefort.

Povero illuso.

Andava avanti con quella maschera sul viso, così spessa che neanche lui poteva più vederci attraverso, ignaro del fatto che l'unica cosa che spinge a stare vicino ad una persona che non ti ricambia è la speranza che un giorno lo faccia.

Ma questo, lui non lo avrebbe mai ammesso. Neanche lo sapeva, del resto.


Poi arrivò quel giorno.

Albert gli corse incontro, gli occhi blu scintillanti, in mano due biglietti per la Luna.

Fin da piccoli avevano sempre desiderato assistere al carnevale lunare, e adesso, il generale De Morcef aveva regalato loro quella vacanza.

Con il senno di poi, Franz non avrebbe mai accettato quei biglietti.


Ricordava bene l'espressione del suo amico quando lo vide.

Cosa c'era nei suoi occhi? Ammirazione? Rispetto? Fiducia?

Di sicuro c'era l'ingenuità che lo caratterizzava fin da quando era bambino.

Ma ciò di altrettanto certo era che quell'uomo, il Conte di Montecristo, non meritava né ammirazione, né rispetto, tanto meno fiducia. Figuriamoci il lusso dell'ingenuità.

Ma Albert, da quell'incontro sulla luna, non vedeva che lui.

Quell'essere non era normale, era losco, era pericoloso! Si approfittava di quel ragazzino, era ovvio. Si approfittava di quei sentimenti che stavano crescendo nei suoi confronti.

E il Conte lo sapeva. Sì, che lo sapeva.

E Dio, quanto gli dava piacere illuderlo a manipolarlo come una marionetta nel suo teatrino perverso.

Franz tutto questo lo vedeva perfettamente, a differenza di quello sciocco di Albert.

E fu allora che la sua maschera si spezzò facendo tornare tutto a galla.

Aveva giurato che avrebbe incoraggiato l'amore di Albert verso Eugènie, verso qualsiasi altra persona, ma non con lui, non con quel Conte.

In tutti quegli anni aveva fatto di tutto per non farlo soffrire, lo aveva fatto a sue spese, e mai e poi mai avrebbe permesso che ciò avvenisse per mano di qualcun altro.

Con tutte le persone che lo amavano sinceramente intorno a lui, perché doveva decidere di donare il cuore al Conte? Perché?

C'erano Eugènie...e anche Peppo e...


Fu parlando con Maximilien Morrel che Franz ufficializzò quello che realmente era da anni.

Maximilien era follemente innamorato di quella che sarebbe dovuta essere la fidanzata di Franz, Valentine.

Ovviamente il procuratore Villefort non avrebbe mai permesso la loro unione, dato che il ragazzo non era un nobile.

Seduti ad un tavolo, conversando con un bicchiere di vino davanti, Maximilien pronunciò quelle fatidiche parole:-Anche voi soffrite per un amore impossibile?-

Franz sentì come se un'ovvia verità gli venisse finalmente schiaffata in faccia.

Amore.

Amore.

Annuì, dentro di sé.

Era giunto il momento di pronunciare quella parola.


Doveva proteggere la persona che amava da quello che stava succedendo.

Dall'arrivo del Conte a Parigi era stato un susseguirsi di strani, spiacevoli avvenimenti alle famiglie più potenti della città. Prima Villefort, poi Danglars...

Non era un caso! Presto o tardi sarebbe successo qualcosa anche ad Albert e ai suoi genitori!

Aveva cercato di avvertirlo, di dirgli di stare lontano da quel Montecristo, ma l'unica cosa che aveva ottenuto erano stati litigi.

Sapeva benissimo che Albert sperava con tutto se stesso che quell'uomo...

questo perché ancora non conosceva le sofferenze di un amore non corrisposto, diversamente da lui.


Fu questione di giorni. Accadde.

La famiglia De Morcef diffamata davanti tutta Parigi. Il generale Fernand De Morcef, o meglio, Fernand Mondego, fu accusato di aver tradito il re del regno di Jannina, alleato della Terra durante la guerra.

Era opera del Conte di Montecristo.

Ancora.

I Morcef erano diventati lo zimbello dell'intera città.

Albert corse a piangere fra le braccia di Franz come un bambino. Prevedibile.

-L'ho sfidato a duello!Il Conte, domani, all'alba! Me la pagherà per ciò che ha fatto alla mia famiglia.- Esordì, poi.

Franz sperò con tutto il suo cuore di aver capito male. Sfidare a duello quel mostro significava andare contro a morte certa.

-Ma la cosa che mi fa più male...- Proseguì-E' che si è preso gioco dei miei sentimenti!- Disse prima di fuggire in lacrime.

I suoi sentimenti...

“Perché?

Ti tratta così e tu torni da lui!”

Il giorno dopo, data del duello, sarebbe stato il sedicesimo compleanno di Albert.



Nella loro casa dei segreti, quella notte, Albert dormiva profondamente, o meglio, Franz lo aveva fatto dormire aggiungendo un piccolo "aiuto" al vino.

Lo guardò dormire sdraiato al suo fianco, come quella volta di quattro anni prima, in campagna.

Il suo amico non avrebbe mai ricambiato i suoi sentimenti, non avrebbe mai capito.

Lo sapeva. Lo aveva sempre saputo.

Eppure...

Finché c'è vita, c'è speranza.

La speranza dà la vita.

Lui non avrebbe più avuto speranze se Albert fosse morto in duello contro il Conte. E di certo sarebbe morto.

Inoltre, anche le speranze della dolce Eugènie sarebbero svanite nel nulla.

L'unica cosa che poteva fare, ormai, era donare la sua speranza ad Albert. La speranza che a lui non era stata concessa verso chi amava.

E con essa la sua vita.


Prese in mano la spada. L'alba era quasi giunta.



Eugènie staccò le mani dal pianoforte, soddisfatta.

Ignara di tutto, del duello e delle tristi conseguenze, aveva suonato tutta la notte per terminare la melodia che avrebbe voluto regalare al suo Albert.

Il risultato era perfetto!

Si stiracchiò, poi prese in mano una lettera appoggiata precedentemente sullo strumento.

Era la lettera che Franz aveva chiesto di consegnare al festeggiato al suo posto. Si vergognava, aveva detto.

Eugènie sorrise, leggermente triste.

-Chissà se avrai mai il coraggio di dirgli ciò che senti, Franz.-

















   
 
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