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Autore: Mucchetta    29/09/2010    0 recensioni
Una trama imprecisa, due personaggi, un mondo in cui la realtà è difficile da toccare. Ma è davvero così lontana? O meglio, è così difficile da raggiungere? Noa e Ringo in "La terza canzone".
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ringo Starr
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fu una cosa improvvisa. Quando mi rendo conto di essere effettivamente in un posto, mi pongo delle domande sul motivo per cui mi trovo lì, e la cosa può durare svariate ore. Camminavo sotto un cielo chiuso in sé stesso, circondata da nuvole, che a momenti toccavano quasi la punta del mio naso, cariche di pioggia fredda. Camminare e ritrovarsi gli sguardi di un sacco di persone che, osservandoti, capiscono che hai un qualcosa di strano, è frustrante per una persona nervosa come me. Le mi scarpe inzuppate di pioggia, cariche di acqua, mi diedero un’idea: scendere in metro. “Linea gialla, linea rossa, linea cincisracchia! Ma che cavolo devo far qui?!” Ero all’Holland Park, tutte quelle foto turistiche trovate in precedenza su internet erano una sorta di menzogna bella e buona: chissà se quelle piante avevano mai conosciuto i raggi del sole! “Ma porca…!” In quella arrivò la metro: bianca, rossa, blu e poi di nuovo bianca. Forse. Mi precipitai all’interno. Le porte si chiusero dietro di me. “Che cazzo ho fatto?!” Avevo preso il primo treno senza saperne il motivo, e da quel momento, inizia a percepire che la realtà era un qualcosa di distante e non facilmente palpabile. Un velo di tristezza mi avvolse, chiusi gli occhi e premetti la guancia sul vetro della porta, mentre il treno partiva velocemente. Il mio cappotto marrone dai grandi bottoni mi avvolgeva dolcemente e mi dava conforto, e con questo pensiero, mi mossi verso uno di quei sedili azzurri che davano su oscure vie sotterranee. E’ una strana sensazione, quella di non percepire la realtà. Le mani non sono più sudaticce, la tua fronte è corrugata, e fissi vari punti che ti sembrano sempre gli stessi. “Fermata di Queensway.” Chiusi gli occhi. Vecchie canzoni mi risuonavano in testa, le parole si confondevano tra loro. Il perché fossero tutte così contraddittorie, perché ognuna mi diceva un qualcosa di diverso, non lo riuscivo a comprendere. Mi addormentai. Riuscivo a sentire il mio respiro, perché non pensavo a niente. Nemmeno la musica mi risuonava più in testa. Anch’essa era ripartita verso la realtà. “Fermata di…” Non riuscivo più ad ascoltare niente e nessuno.
  
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