Storie originali > Introspettivo
Segui la storia  |      
Autore: MewBecky    02/11/2005    1 recensioni
Dedicata ad una persona molto cara
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Quando lui morì, mi sentii completamente sola, capisci? Era come se lì, con lui, se ne fosse andata una parte di me, e per sempre.

Avevo solo undici anni, cazzo.

Undici anni.

Lo decisi quel giorno di aprile, guardando il terreno fangoso e le zolle pesanti ancora ghiacciate.

Non sarei più stata bambina.

 

Se ne era andato via davvero.

Come credi che mi sentissi? Rispondi, parla.

Non avrei più  sentito la sua voce.

Che rabbia, mi faccio dannatamente schifo perché non sono stata in grado di ricordarla.

L’ho dimenticata, così come si rimuove dalla mente un particolare privo d’importanza.

 

Avevo undici anni, soltanto undici anni.

Portavo i capelli a caschetto, ero minuta, graziosa, pallida.

Mi sentivo sola e avevo tanto freddo.

Da quel momento ho deciso d’essere coraggiosa ma non lo sono mai stata.

Ho cercato una scappatoia dietro l’altra.

Iniziai a vestire esclusivamente di nero, a non credere più in nulla.

Nemmeno nell’affetto di chi mi stava accanto.

Undici anni, un età di transizione.

Tremo ancora ripensandoci, ho paura.

Paura di ritornare a quel giorno.

Non sono mai andata a trovarlo.

Non he il coraggio.

Non ho idea di dove sia sepolto.

Buffo, eh?

 

Mandavo affanculo tutti e non me ne fregava un cazzo di niente.

La vita era un vero buco di cesso, uno schifo e io ci sarei voluta annegare.

Detestavo soprattutto quelli che mi commiseravano, sapevo di non avere bisogno delle loro schifose parole di conforto.

Non avevo bisogno proprio di niente.  

Gli altri erano soddisfatti di me.

Come sei coraggiosa, non versi nemmeno una lacrima.

Era vero.

Non ho mai pianto.

Ma non importava.

Quella me stessa capace di piangere era svanita con lui.

Stava sotto terra, a volte capitava che le donassero dei fiori.

 

Alla commemorazione dei defunti mi ci portarono a forza.

Gridai d’orrore e rabbia ma alla fine ci dovetti andare.

Te lo ricordi?

Eri lì anche tu e mi guardavi con disappunto.

Ti detestai nell’attimo in cui ti sporgesti per guardarmi in viso.

Il sacerdote aveva chiamato il nome di mio padre e tu mi fissasti.

Ero così infuriata che rifiutai di abbassare il capo come fecero gli altri in segno di raccogliemento e ti restituii lo sguardo.

Mi stavi guardando, era vero.

Ma i tuoi occhi non mi comunicarono alcuna pietà.

Non mi commiseravi.

Tu stavi guardando me, per la prima volta.

Non la ragazzina sfortunata-

ME.

Avevi quindici anni.

Quando mi hai salvata.

 

Impararai a considerare la vita sotto  un’altra ottica.

A volte le cose vanno male ma noi non siamo che navigli in balia della tempesta, dobbiamo solo navigare e attendere che passi.

Ho imparato a credere in qualcosa di più grande di noi, qualcosa che ci ama nella buona e nella cattiva sorte.

Ed ora ci credo, più fermamente che mai.

 

-Ero un amica di tuo padre- Mi disse la donna.

Ed io ti amai proprio perchè non replicasti.  

 

E’ vero, una constatazione di fatto la potrei anche fare.

Mi ritrovo spesso in balia della tempesta e a volte mi chiudo in me stessa per la rabbia e la paura di doverla affrontare.

Ma io ho te, ti amo più della vita stessa e per questo sono felice.

Ti devo tutto, ti darò qualsiasi cosa della quale tu abbia bisogno.

Ti prego solo di afferrare la mia mano, di stringerla.

Come facesti quel giorno di novembre di molti anni fa.

Probabilmente non mi hai mai considerata come ragazza, ti supplico d’iniziare a farlo.

Perché tu sei il mio coraggio.

Sei la mia forza.

Sei il solo ed unico che mi potrà trarre in salvo.

Quando di nuovo cadrò in tempesta.

Ci unisce qualcosa che va al di là della nostra comprensione.

Non rompere questo legame.

Ed oggi, in cui ricorre l’anniversario del nostro primo incontro.

Non pretendo tanto da te, sai?

Solamente un sorriso.

Uno sguardo.

Che mi faccia capire che, come allora, tu mi vedi esattamente per come sono.

E sarai sempre in grado di salvarmi.

 

 

Dedicata ad una persona molto cara. Sarebbe una specie di lettera ma come ho scritto anche sopra, io sono schifosamente codarda e non avrò mai il coraggio di dargliela.

Grazie di esistere.

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: MewBecky