Salve ragazzi!!! Rieccomi con un’altra storia…
molto più lunga di quella precedente. J vorrei partire ringraziando tutti coloro che
hanno letto e commentato la mia precedente storia. Un “grazie” in particolare a
Marphy per la segnalazione nelle storie scelte. J
Questa mia nuova “creazione” in alcuni tratti è
ispirata alla storia del film “the family man” (chi l’ha visto capirà
J ). È un racconto basato sul “cosa sarebbe
successo se…”.
Bene. Mi sono dilungata anche troppo,
quindi vi lascio alla lettura.
Ringrazio anticipatamente tutti
coloro che commenteranno e anche chi resterà solo un lettore silenzioso.
L’ALTERNATIVA
– E così… questo è un addio,
Jake.
Le parole escono a stento, intervallate da affannosi respiri. Parlare non le è mai sembrato così
difficile. Ogni lettera pronunciata brucia la gola come fuoco.
Alzare gli occhi non è possibile, non sa dove cercare il coraggio per
fare quel piccolo, impercettibile movimento con il capo.
Guardarlo ancora. Quante volte l’ha già fatto? Quante volte ha mischiato
lo sguardo con quello del suo migliore amico? Guardarlo era sempre stato così
naturale.. così.. normale.
Guardarlo armeggiare con i suoi amatissimi attrezzi, mentre si improvvisa
meccanico.
Guardarlo guidare il suo sgangherato pick-up per accompagnarla a casa
perché lui, il genio dei motori, una macchina se la deve
costruire.
Guardarlo mentre la guarda. E vedere in quegli occhi neri tutto l’amore
del mondo.
Eppure ora resta immobile, con il capo chino, fisso sull’erba bagnata
dalla pioggia che cade incessante in quel freddo pomeriggio di
novembre.
- Già. Così pare.
Tre parole. Le ha appena sussurrate, con la stessa debolezza di un
respiro, ma lei le ha sentite.
Eccola. La conferma. Il discorso che rende tutto maledettamente
reale.
Eppure non dovrebbe fare così male. Si è preparata a quel momento, l’ha
allo stesso tempo temuto e aspettato. E, anche se è difficile da ammettere, l’ha
voluto. Oh sì, l’ha voluto eccome! Non è stata lei a scegliere l’altro? Non è
stata lei a scegliere l’altra vita?
Lo sapeva. Sapeva fin dall’inizio che tutto non si può avere. Non poteva
sperare di vivere la sua meravigliosa storia d’amore con il suo vampiro,
abbandonando la tanto disprezzata “umanità” e, nel frattempo, pretendere che il
suo migliore amico, da sempre follemente innamorato di lei, continuasse a
guardare senza reagire. Che la vedesse uccidersi per diventare qualcosa che, per
lui, non era neppure paragonabile ad un “vivente”.
Ma cosa voleva? Che Jacob passasse a trovarla ogni mattina nella sua
bella casetta in mezzo ai boschi e che la salutasse con il suo “Ciao, Bells!”?
Magari poi lui e Edward sarebbero anche diventati amici. Finale perfetto, si… ma
per una favola da leggere ai bambini.
Come aveva anche solo potuto sperare in un lieto fine di una tale
inaudita portata?
- Ok, Bells. Non prolunghiamo oltre questa tortura.
La mano calda di Jacob le sfiora il mento, costringendola ad alzare lo
sguardo. I loro occhi si cercano, si trovano, si mischiano, ancora una volta. Ma
solo per poco. La cioccolata calda degli occhi di lei si scioglie in un pianto
soffocante. Le lacrime appannano tutto, anche il nero intenso di quegli occhi
che tanto ama.
- Non piangere, Bells. Sai che è inevitabile. Sai che sei stata tu a
volerlo.
Altre lame nel petto, altre ferite.
Sente le labbra bollenti e soffici di Jacob lasciarle un tenero e veloce
bacio sulla fronte, e un altro pezzo di cuore và in frantumi.
- Addio, Bells.
Con gli occhi ancora offuscati dalle lacrime e dalla pioggia, riesce solo
a scorgere la sagoma del suo migliore amico correre lontano. Resta lì a fissare
quelle spalle enormi allontanarsi ad una velocità disumana, e cerca di
imprigionare ogni centimetro di quel corpo che l’ha stretta così tante
volte.
Quel calore…cerca di imprimerlo nella mente, come una marchio indelebile,
pregando di non dimenticare mai neppure un minimo
particolare.
- J… Jacob…
Il suo nome. Ancora una volta. Ancora quel dolore lacerante.
Jacob. Jacob. Jacob. Jacob. Jacob.
Le gambe diventano improvvisamente troppo pesanti. Si accascia sulle
ginocchia, portandosi le mani strette sul cuore, come a volerlo fermare. Magari
poi non farà più così male.
Le lacrime continuano a scendere copiose. Ed è come se lavassero l’anima.
È come se ognuna di loro portasse via un pezzo di quell’altra vita. La vita
alternativa, la vita diversa, la vita più
facile.
Quella vita con Jacob che non avrebbe mai
vissuto.
§§§§§
Il sole è stranamente caldo questa mattina. Passa tra le ante semiaperte
delle finestre a giunge fino a me, sfiorandomi il viso con la stessa delicatezza
di una madre, quasi come a volermi dire che è arrivata l’ora di svegliarmi. Ma
non lo ascolto e resto così ancora per un po’, con gli occhi saldamente chiusi,
a bearmi di quel piccolo lasso di tempo che segna il passaggio dal mondo dei
sogni alla vita reale.
Ma basta un attimo per convincermi ad aprire finalmente gli occhi, perché
lo avverto. Avverto un piccolo e quasi impercettibile movimento al mio fianco e
lo so. So che quel movimento è tuo.
Convinco le mie palpebre a liberare gli occhi, a lasciarli finalmente
liberi di vedere. Di vederti.
Sei qui. Il tuo viso ancora addormentato è a pochi centimetri dal mio.
Gli occhi sono ancora chiusi, le labbra perfette lasciano intravedere un piccolo
frammento del bianco assoluto dei denti. Vedo le sopracciglia arricciarsi appena
e capisco che stai ancora sognando.
Studio accuratamente ogni centimetro del tuo viso, approfittando del
fatto che non puoi vedermi, ma mi rendo conto che non ho nulla da studiare.
Conosco ogni lineamento a memoria. Eppure.. eppure mai e poi mai riuscirei a
smettere di guardarti. Devo avere un’espressione inebetita, lo so bene. Se mi
vedessi ora scoppieresti a ridere di quella risata così perfettamente e
inequivocabilmente tua. E riderei anch’io, perché amo ridere con te.
- Buongiorno, Bells..
Ecco. Come ogni mattina ti svegli, senza che io me ne accorga, e sorridi
perché mi vedi mentre ti osservo con lo sguardo di una sciocca ragazzina
innamorata, estasiata dalla tua bellezza.
- B.. buongiorno, Jake.
Riesco a mala pena a finire la frase perché, in un attimo, ti avvicini e
mi baci come solo tu sai fare. Mi baci e il mondo intorno si annulla. Non esiste
più niente, quando le tue labbra calde sono poggiate sulle mie. Ancora stordita
dal sonno appena terminato, rispondo al tuo bacio e il mio corpo viene invaso
dal tuo immenso calore. Mi sento così bene.. perfettamente al sicuro…
meravigliosamente amata.
E ti amo. In modo devastante. Morboso. Eccessivo. Ti amo e vorrei
ripetertelo in continuazione, per cercare di farti capire quello che scatena in
me il solo fatto di guardarti.
Le tue mani bollenti percorrono ogni centimetro del mio corpo che, di
fronte al tuo, sembra così minuscolo, e indugiano qualche istante sul mio
ventre. Il cuore vibra, ogni volta che il tuo respiro mi sfiora il viso. Lascio
che le mie mani vaghino sui tuoi muscoli perfetti, sul tuo petto coperto solo da
una maglietta sottile. Non tralascio neppure un minimo lembo della tua pelle
scura, voglio toccare ogni minima parte di te.
Poi, proprio quando sento il desiderio bruciarmi nello stomaco, ti
allontani e mi sorridi.
- E’ tardissimo, Bells! Dobbiamo alzarci!
Fanculo. Vorrei chiederti se ti piace lasciarmi così, proprio sul più
bello, con gli occhi socchiusi, il battito accelerato e il petto che pulsa dal
devastante desiderio di averti. Ancora. Ancora. E
ancora.
A volte non credo che tu ti renda conto dell’effetto che hai su di
me.
- Ma è domenica! Possiamo stare qui ancora per un
po’..
Ti dico, e quelle parole nascondono una velata richiesta… ti sto solo
chiedendo di amarmi. Tu mi guardi e mi sorridi, ed ecco di nuovo quella magica
sensazione. La sensazione di vedere tutte le cose migliori del mondo nei tuoi
occhi neri.
- Lo so che è domenica.. ma dobbiamo andare a trovare Billy e Charlie,
ricordi?
Dannazione! Perché dobbiamo andarci ogni santissima domenica? Ah, già.
Stavolta è una visita speciale… abbiamo una bella notizia da divulgare. Già
immagino la faccia che farà Charlie. Per non parlare di quando lo dirò a Renèè.
- Possiamo anche chiamarli al telefono no?
So già che non accetterai mai la mia proposta, quindi sbuffo e cerco di
assumere un atteggiamento più composto. Mi metto a sedere sul letto e ricambio
il sorriso.
- Ok.. ok. Ma stasera ti farai perdonare.
Scuoti la testa e scoppi in una piccola
risatina.
- E’ una minaccia?
- Mmmmm.. tu cosa vorresti che fosse?
Ti avvicini e mi lasci un bacio leggero sulle
labbra.
- Una promessa…
Scoppio a ridere anch’io.
- Perfetto. E promessa sia!
***
- MAMMA! MAMMA!
Le mie labbra si aprono in un immenso sorriso. Lascio il toast che stavo
preparando a Jacob per colazione sul ripiano della cucina e spalanco le braccia,
in attesa di sentire due piccole manine aggrapparsi forte al mio
collo.
- Ti sei svegliata finalmente, eh? Stavo per mandare papà a
chiamarti!
- Papà però ha insistito per farti dormire fin quando
volevi.
Tipico. Jacob recita sempre la parte del genitore “buono”. Lo guardo di
traverso, come a volerlo rimproverare silenziosamente e lui per tutta risposta
muove le labbra in uno dei suoi classici sorrisi.
Ovviamente questo mi fa dimenticare all’istante il motivo del mio
fastidio.
Distolgo l’attenzione da Jacob e torno a concentrarmi sul piccolo
miracolo che ho di fronte e che mi guarda con due occhioni dello stesso colore
dei miei.
- Andiamo a trovare nonno Charlie e nonno Billy
stamattina?
Mi chiede, battendo le mani per
l’eccitazione.
- Si, Michelle. Prima però facciamo colazione,
ok?
Lei mi sorride contenta e poi và a sedersi sulle ginocchia del padre,
schioccandogli un sonoro bacio sulla guancia. Gesto che Jacob ricambia
stringendola forte in uno dei suoi soliti abbracci.
Eccole. Le due persone più importanti della mia vita. Mia figlia e mio
marito. Li guardo scherzare insieme come ogni mattina e sento il cuore riempirsi
di una felicità inaudita. So che potrei restare qui in questa casa, solo con
loro due ed essere la donna più completa del mondo.
Non ho bisogno di nient’altro. Non pensavo neppure esistesse una tale
felicità. E invece c’è. E, chissà per quale assurdo miracolo, è una felicità
tutta mia.
- Bells, vieni a mangiare o faremo tardi! Billy e Charlie si
preoccuperanno…
La voce profonda di Jacob interrompe i miei pensieri. A volte vorrei che
avesse il potere di leggere nella mia mente perché credo che solo così potrebbe
capire quanto io mi senta incredibilmente fortunata ad averlo accanto. E quanto
lo ami per avermi fatto un dono tanto grande come la nostra piccola
Michelle.
- Si eccomi…
Vado a sedermi accanto a loro, e la colazione passa così, tra i
pizzicotti giocosi di Michelle al braccio di Jacob e i miei continui “Ma non
dovevamo sbrigarci?”. Quando scherza con nostra figlia, sembra che sia Jacob
quello che ha 4 anni. Ma, strano a dirsi, lo amo anche per questo. Perché
davvero, anche se girassi tutte le famiglie del mondo, non potrei trovare un
padre migliore di lui.
***
Il viaggio fino a casa di Charlie è breve e tranquillo. D’altronde Jacob
non vuole distrazioni quando guida la sua preziosissima macchina nuova. Ecco. Se
proprio devo trovare un difetto all’uomo che amo, è questo. È decisamente troppo
fissato con le macchine.
Seduta sul sedile anteriore, con Michelle accovacciata sulle mie
ginocchia, sorrido tra me e me. Pazienza. Non si può mica avere tutto,
no?
***
- Billy vieni qui! Eccoli, sono arrivati!
La voce di Charlie è straordinariamente allegra. Ci corre incontro con un
enorme sorriso stampato sul volto. Sembrano così lontani i tempi in cui era un
uomo chiuso e introverso. Il mio matrimonio e la nascita di Michelle gli hanno
dato una felicità immensa, almeno questo è ciò che mi ripete sempre
lui.
Certo, sono sicura che vedermi sposare Jacob, il figlio del suo migliore
amico, e vedermi dare alla luce una splendida bambina, abbiano contribuito a
migliorare il suo umore. Ma sono assolutamente convinta che tutta questa
improvvisa allegria dipenda anche dalla bellissima donna che ora vive con lui.
Da qualche tempo ho la nettissima impressione che Charlie abbia intenzione di
risposarsi e questo mi rende molto felice.
- Papà, Sarah dov’è?
Mi abbraccia così forte che quasi non riesco a respirare, poi da una
pacca sulla spalla a Jacob e prende in braccio
Michelle.
- Sarah è dentro tesoro. Sta preparando la torta preferita di
Michelle.
- Mmmmm…
Sussurro.
- … Torta al cioccolato!
Bastano le parole “torta al cioccolato” per far scendere Michelle dalla
presa di Charlie e farla correre verso casa per raggiungere Sarah e la sua torta
preferita.
Jacob è a pochi passi da me, mentre parla affettuosamente con suo padre.
Ho sempre ammirato molto il rapporto che c’è tra Jacob e Billy. A loro basta uno
sguardo per capirsi al volo. Hanno la stessa complicità di due migliori
amici.
Billy viene verso di me, mi sorride e mi saluta con un caloroso
abbraccio.
- Su ragazzi, entriamo. Sarah avrà finito di preparare il
pranzo.
Accidenti! Ho passato così tanto tempo a parlare del più e del meno con
Charlie e Billy che non mi sono resa conto che è già ora di mettersi a tavola.
Tanto meglio, perché ho un certo appetito.
Charlie è il primo a entrare in cucina, seguito a ruota da Billy. Faccio
per raggiungerli, ma Jacob mi ferma afferrandomi un braccio delicatamente e
avvicinandosi al mio orecchio.
- Bells, amore.. che ne dici se dopo pranzo diamo
quell’annuncio?
Sorrido.
- Certo, Jake. Mi sembra il momento
perfetto.
***
Sarah è una persona di una dolcezza e di una gentilezza incredibili. Ha
due occhioni azzurri come il mare e i capelli mossi, di un nero intenso, che le
arrivano fin sotto le spalle.
Non so di preciso quanti anni abbia, ma sono sicura che non ha la stessa
età che dimostra. Perché ha il viso di una
ragazzina.
Charlie mi ha raccontato di averla conosciuta l’anno scorso, quando lei
si era presentata in commissariato a fare una denuncia per una borsetta
rubata.
“E’ stato un vero e proprio colpo di fulmine!” mi ha detto. E non faccio
alcuna fatica a crederci, perché c’è una luce meravigliosa negli occhi di mio
padre ogni volta che la guarda.
Starei a osservarli per ore, sembrano due ragazzini innamorati alle prese
con la prima cotta.
Cavolo, da quando sono diventata così
romantica?
Mah.. saranno i miei ormoni in subbuglio.
A proposito…
- Papà, Sarah, Billy… io e Jacob dobbiamo dirvi una cosa molto
importante.
Credo di aver usato un tono fin troppo serio perché vedo Charlie
guardarmi con occhi preoccupati e apprensivi.
- Papà tranquillo…
Gli sorriso e stringo forte la mano di
Jacob.
- … è una bella notizia.
Leggo la curiosità nei loro occhi e con la coda dell’occhio vedo mio
marito ridacchiare divertito. Sembra che ci goda a lasciarli sulle spine. Sempre
il solito sbruffone.
Però vederlo ridacchiare fa ridacchiare anche
me.
- Oh andiamo ragazzi! Si può sapere che
succede?
Anche Billy è in trepidazione. L’unica alla quale sembra non importare un
bel niente è Michelle, ancora troppo concentrata nel divorare l’ultima fetta di
torta.
- Ok.. allora… Io e Jacob… ASPETTIAMO UN
BAMBINO!
Nella confusione generale, la prima cosa che avverto sono le braccia
esili di Sarah che mi stringono forte e la sua voce delicata che mi ripete
“Congratulazioni! È meraviglioso!”. Mi sembra di scorgere Billy mentre da una
sonora pacca sulla spalla a suo figlio e Charlie che borbotta fra sé qualcosa
come “Un altro figlio?” e “a me una è bastata e avanzata!”. Poi però, una volta
ripresosi dallo shock, mi guarda sorridendo con l’ombra di una lacrima commossa
negli occhi e mi dice “Bè, almeno speriamo che stavolta sia un bel
maschietto!”
***
Quando usciamo da casa di Charlie fuori è già buio. L’aria è fresca,
nonostante l’estate sia ormai alle porte. Prima di salire in macchina, saluto
affettuosamente Charlie, Billy e Sarah, che nel frattempo mi ripetono per
l’ennesima volta di non sforzarmi troppo e di non fare movimenti eccessivi.
Ecco, lo sapevo. La mia gravidanza sarà un continuo di “Stai attenta, Bella!” ,
“Questo non farlo, Bella!”, e altre raccomandazioni del
genere.
Pazienza. Loro mi danno così tanto amore che ascoltare le loro assurde e,
quasi sempre, insensate preoccupazioni è decisamente un sacrifico
sopportabile.
Guardo Jacob poggiare con estrema dolcezza la nostra Michelle, che nel
frattempo si è addormentata, sul sedile posteriore dell’auto e mi sento
immensamente bene. Mi sorride e mi fa cenno di salire e io lo ascolto, sedendomi
accanto a lui.
Percorriamo il tragitto che ci separa dalla nostra casa in un quasi
assoluto silenzio. Nessuno dei due parla. Credo sia per la paura di svegliare
Michelle… o magari perché gli sguardi che di tanto in tanto ci lanciamo e la
mano calda di Jacob dolcemente adagiata sul mio ventre ancora piatto, esprimono
molto più di qualunque discorso.
È sempre stato così tra noi… le parole sono sempre state superflue.
Almeno so che se un giorno, per un assurdo scherzo del destino, mi sveglierò e
non sarò più capace di parlare, Jacob sarà comunque in grado di
capirmi.
Con questi pensieri felici in testa percorriamo l’ultimo tratto di
strada, ed eccoci arrivati.
Scendo dall’auto con un perenne sorriso dipinto sul volto e sentendo
addosso il calore dello sguardo complice di Jacob, sussurro un semplice “Siamo a
casa”.
***
Sono ormai cinque anni che io e Jacob abitiamo in questa casa, eppure
ogni volta che varco la soglia per entrare ho come l’impressione che questi
mobili e queste pareti mi raccontino sempre qualcosa di nuovo. Come se avessero
qualcosa in più… qualcosa che quando sono uscita non c’era. Strano, lo so. Forse
è perché ogni momento che passo qui mi sembra un po’ più bello di quello appena
trascorso.
Magari è merito di Jacob, che mi fa sentire ogni giorno quella
meravigliosa sensazione che ho avvertito il giorno in cui l’ho sposato, perché
leggo nei suoi occhi scuri lo stesso profondo
amore.
Magari è merito di Michelle, che cresce così in fretta e diventa sempre
più bella e mi fa capire che essere mamma è la cosa migliore del
mondo.
- Bells, mi hai fatto una promessa, ricordi?
Sogghignando divertito, Jacob si avvicina e mi cinge la vita con le
braccia possenti. E il suo profumo mi inonda le narici e in un attimo è ovunque.
Inspiro a fondo, con tutta la forza di cui sono
capace.
- Lascia almeno che metta a letto Michelle…
Gli sorrido ammiccando un poco perché adoro vedere la sua espressione
impaziente.
- … e poi sono tutta tua.
Lui sorride e il mio cuore inizia a battere ad un ritmo eccessivo. Mi
sento una ragazzina adolescente davanti a quel sorriso, perché vedo tutto rosa e
sento le “farfalle nello stomaco”.
L’ho detto ad Angela e a Jessica qualche tempo fa e loro, per tutta
risposta, sono scoppiate in una risatina divertita, guardandomi come se fossi un
caso da studiare. Poi però nei loro occhi ha preso il sopravvento il lato
romantico e hanno esclamato all’unisono un sonoro “Beata te!”. Rido un poco
ricordando l’episodio, ripromettendomi di chiamare Angela e Jessica per
proporgli un’uscita tra amiche.
Metto a letto Michelle -che in realtà dorme profondamente da quando
eravamo a casa di Charlie – lasciandole un veloce bacio sulla guancia morbida e
guardandola per qualche secondo, perché ancora non ci credo che questa creatura
così perfetta sia nata dal mio grembo. Ma poi penso che da un amore tanto puro e
assoluto, come quello che io e Jacob nutriamo l’uno per l’altra, non poteva
nascere niente che non fosse così bello.
Faccio per andarmene dalla stanza di Michelle e vedo Jacob poggiato allo
stipite della porta, le mani incrociate sul petto, guardare nostra figlia con
l’espressione più dolce del mondo.
- Jake, andiamo in camera… lasciamola
dormire.
Gli dico, mentre gli sto già poggiando una mano sulla schiena,
spingendolo appena, e lo sto conducendo verso la nostra
camera.
***
Avete presente la sensazione che si prova la mattina di Natale? Quando
apri gli occhi e subito sorridi perché il Natale lo senti nell’aria, e ti sembra
subito che il mondo sia migliore.
Perché c’è quell’odore di cose buone che proviene dalla cucina mentre tua
madre prepara il pranzo “delle grandi occasioni”. Perché la casa si riempie di
parenti e, anche se molti a mala pena li conosci, senti comunque quel calore nel
petto. Che sa di affetto, di confusione, ma di quella confusione buona, di
giochi, di risate. Che sa di casa.
Si, esatto.
Bella sensazione, vero?
Ora immaginate di poterla provare ogni giorno, non soltanto una volta
l’anno.
Impossibile!
Direte.
Impossibile, si. Forse per voi. Perché è esattamente questa la sensazione
che provo ogni volta che faccio l’amore con Jacob. Proprio come ora, che è sopra
di me e si muove sul mio corpo quasi nudo, togliendo quel poco che resta dei
miei vestiti.
Lo guardo. Vedo i denti bianchi mordere il labbro in un’espressione che
sa tanto d’impazienza e di piacere e, vedendolo così, i capelli neri attaccati
alla fronte sudata e le guance leggermente arrossate, ho l’assoluta certezza che
non c’è nessun altro posto al mondo nel quale vorrei o dovrei essere. Non ci
sono altre braccia dalle quali vorrei essere stretta, né altri occhi dai quali
vorrei essere guardata. Perché tanto lo so che nessuno saprebbe stringermi come
lui… che nessuno saprebbe guardarmi con la sua stessa immensa devozione. E
tenerezza. E dolcezza. E passione. E tutto. Perché c’è ogni forma d’amore nei
suoi occhi neri.
Mi bacia con veemenza, con un trasporto che fa vibrare ogni cellula del
mio corpo e con un gemito entra dentro di me, lasciando che i nostri corpi
diventino uno solo. E io sono sua. Completamente. Senz’appello. Senza vie
d’uscita. Suoi i miei battiti. Suoi i miei pensieri. Suoi i miei respiri.
- Sei così bella…
Un sussurro impercettibile, la voce roca leggermente affannata. Vorrei
rispondergli che anche lui è bello. Bello? Che dico! Lui è di più. Non c’è
niente di lui che non rasenti la perfezione. Ogni ciuffo dei capelli bruni, ogni
lineamento del viso, ogni fibra dei muscoli scolpiti. Vorrei dirgli che ogni
volta che lo guardo non riesco a respirare, che il cervello si scollega dal
resto del corpo e che il cuore inizia a battere così forte che ho sempre paura
che, prima o poi, il petto finirà per esplodere.
Però non dico niente, troppo assuefatta dai suoi occhi e dal suo calore
che sta circolando in ogni angolo del mio corpo, come una droga. Ma è una droga
buona, pulita, sana. Come aria di primavera.
Chiudo gli occhi e sollevo un poco il capo, facendolo affondare meglio
nel cuscino. Sento Jacob muoversi su di me ad un ritmo che cresce sempre di più
con l’aumentare dell’ondata devastante di piacere che ormai ci ha completamente
sommersi. In un istante che mi sembra infinito, le nostre labbra lasciano andare
un ultimo, lunghissimo gemito e mi rendo conto che il paradiso non è poi così
irraggiungibile.
E penso che non è come credono tutti. Che non è un posto, un luogo
preciso. No. È un’emozione. Una magia. Un miracolo. Qualcosa che ti pervade
completamente, dalla punta dei capelli fino alle dita dei piedi, e che ti inonda
il cuore di una luce abbagliante e meravigliosa.
Eccolo, il mio paradiso. Ha un volto perfetto e due occhi neri come
l’ebano. È Jacob il mio paradiso. E’ il modo in cui mi fa sentire. E allora mi rendo conto che, forse, un
po’ è vero quello che leggiamo nei romanzi.. L’amore è quel qualcosa di “umano”
chi più si avvicina alla magia.
***
Giro leggermente il capo e incontro i tuoi occhi, accesi da quella luce
che mi lascia senza fiato. Sorrido. Mi limito a questo perché davvero non saprei
cosa dirti. Ti direi che ti amo, ma lo sai già. Che sei la cosa più bella che la
vita mi abbia mai donato, ma sai anche questo. Che mai e poi mai potrei
immaginarmi senza di te. Ok, lo so. Rischierei di essere ripetitiva. Ma che ci
posso fare? Che posso fare se ogni volta che mi sorridi è come se mi innamorassi
di te per la prima volta?
Alla fine sei tu a parlare, spezzando il flusso dei miei
pensieri.
- Ti amo, Bells..
Lo so che mi ami. Eppure mai queste parole potrebbero arrivare a
sembrarmi “ripetitive” o “monotone”. Mai e poi mai riuscirei a sopportare il
fatto di non sentirtele pronunciare ogni giorno.
E allora te lo dico anch’io, perché penso che magari è lo stesso anche
per te.
- Ti amo anch’io, Jacob Black.
- Per sempre?
Sciocco. Lo sai che è per sempre.
- Da sempre. Per sempre.
Poggi le tue labbra morbide sulle mie e questo gesto leggero nasconde una
promessa. La promessa che ci ameremo ancora, ogni giorno. Un po’di più di ieri,
ma un po’ di meno di domani.
§§§§§
Apro
gli occhi e mi sento sprofondare. È come se il mio corpo fosse schiacciato da
enormi macigni, che mi tolgono anche l’aria per respirare. Sbatto le palpebre
velocemente per cercare di dare un senso ai pensieri che, furibondi, sbattono
nella mia testa.
Quando
tutto finalmente si fa un po’ più chiaro e la nebbia nel mio cervello inizia a
diradarsi, sento la gola pungere e lo stomaco
chiudersi.
Possibile che…?
No!
O
forse si…
Si…
Gli
occhi bruciano e il cuore fa male, perché no… non è vero. Non può essere stato
tutto solo un sogno.
Si, lo
so. Il mio cervello ha sempre avuto una fervida fantasia quando si tratta di
generare sogni insoliti, però.. però questo.. questo era dannatamente reale! Le
emozioni, le sensazioni, gli sguardi, le risate… sono tutti dentro di me,
custoditi nel posto dove ci sono le cose belle appena trascorse. Sono lì, e non
ci credo che non li ho realmente vissuti.
Eppure… sembra essere proprio così, perché conosco bene il posto nel
quale mi sono appena svegliata. Queste mura fredde, questo letto enorme…non
c’entrano nulla con quella piccola casa che sapeva tanto di
sole.
Con un
piccolo movimento del capo, volgo lo sguardo allo scenario che mi aspetta da
dietro i vetri della finestra, e davanti a me c’è solo pioggia. E alberi. E
nuvole grigie. Niente. Niente che possa minimamente ricondurmi nei luoghi
luminosi del mio sogno.
Mi
lascio cadere nuovamente sul materasso e involontariamente una mano và a toccare
il posto vuoto accanto a me. È freddo. Inviolato. C’è solo un cuscino qui.. ed è
il mio.
-
Bella, amore! Finalmente ti sei svegliata..! dormito
bene?
La sua
voce arriva improvvisa, come uno schiaffo in pieno volto, strappandomi
completamente via dall’ultimo brandello di
sogno.
-
S..si.. benissimo grazie..
Gli
dico balbettante. Lui sorride. Ed è di una bellezza sconvolgente. Il suo viso è
così perfetto, così scolpito, così… inumano. Gli occhi ambrati sono attraversati
da una luce tanto bella quanto tenue, ed io ho improvvisamente voglia di
piangere.
-
Bella, amore.. che hai? Và tutto bene?
Come
se potesse leggermi nel pensiero,-impossibile perché sono l’unica con cui non ci
riesce-, si siede accanto a me e mi accarezza delicatamente il viso con una
mano. Tremo, nel sentirla così gelida.
“Stupida!” mi dico. Ovvio che sia gelida! È un vampiro! E, se per caso te
lo fossi dimenticata, è tuo marito da quasi due
anni.
Già.
Mio marito. Nella “vita vera” sono la signora Isabella Marie Cullen. E ho tutto
quello che ho sempre desiderato. Ho Edward, il mio unico, grande amore.
- S..
si amore. Va tutto bene.
Non è
una bugia. Sto bene. Sto… meglio. Nella mia mente si sta affievolendo il ricordo
del sogno e ormai sta diventando solo un vago ricordo, una sequenza di immagini
e sensazioni lontane.
Amo
mio marito. E, soprattutto, amo la vita che ho scelto. L’ho voluta, agognandola
con ogni mio respiro, andando contro tutto e tutti. Rinunciando a molti pezzi
del mio cuore.
Ma
vedo Edward che mi sorride e questo mi basta per farmi stare bene, in pace con
me stessa.
Poi è
un attimo… per un’infinitesimale frazione di secondo un altro sorriso si
sovrappone a quello di Edward e nel mio petto si apre uno squarcio. Una voragine
profondissima. E sento una scia calda e salata che nasce dagli occhi e cade
sulle labbra… una lacrima.
Non
dovrei meravigliarmi così tanto. Sono abituata a versarne parecchie, perché so
che il mio stupido cervello sfoga ogni emozione dando ai miei occhi l’impulso di
piangere.
-
Bella! Vuoi dirmi che succede?Cos’hai? Perché
piangi?
- N..
non preoccuparti Edward… I.. io sto bene. davvero. S.. sono solo tanto..
felice.
Gli
sorrido e non potrei dare vita ad un sorriso più finto di
questo.
Penso
che è una fortuna che Edward non sia in grado di leggermi nel pensiero perché
altrimenti gli basterebbe un attimo per capire
l’inganno.
La
lacrima che mi solca il viso ha un sapore diverso da tutte quelle che fin’ora ho
versato. In quelle c’erano tante cose.. tante emozioni. C’era rabbia, paura,
tristezza e, a volte, anche gioia.
Questa
è diversa.. questa ha il sapore amore di un
rimpianto.
Un
rimpianto che ha un nome e un volto e che sta attaccato lì, a quei ricordi che
non riesco a cancellare. Le braccia incrociate sul petto e l’espressione
spavalda, come a dirmi “alla fine ho sempre avuto ragione”. Vorrei strapparlo
dai miei ricordi per dirgli che non è vero, ma lui resta lì, neppure si lascia
sfiorare, e mi guarda trionfante, gli occhi neri più profondi del
mare.
***
Edward
non c’è. È andato a caccia con tutta la sua famiglia. Ho dovuto faticare un bel po’ per
convincerlo del fatto che sono perfettamente in grado di badare a me stessa per
qualche ora.
“Io
non vado! Tu hai qualcosa che non và, Bella! Non stai bene!”. Non so per quante
volte ho dovuto dirgli che invece sto benissimo e che il fatto che questa
mattina mi sia svegliata con un po’ di malumore addosso non vuole assolutamente
dire che, durante la sua breve assenza, tenterò il suicidio o farò altre
stupidaggini tipiche di me.
Alla
fine, comunque, Edward ha deciso di credermi.
Che
poi.. non è che io gli abbia detto proprio una bugia. È vero che non tenterò il
suicidio, che non salterò da un palazzo, che non mi getterò da una scogliera e
che non farò niente che possa mettere a repentaglio la mia “preziosissima” vita.
Ma una
bugia ho dovuto dirgliela.”Sto bene!” gli ho detto. Bè..non è
vero.
Quella
maledetta voragine non accenna a richiudersi. E io non so cosa posso fare per
farla scomparire.
Sono
ancora qui, seduta al centro di questo letto troppo grande, e mentre stringo
forte le braccia al petto,-quasi come se questa stretta potesse essere in grado
di chiuderla, la voragine-, mi sento terribilmente stupida.
Decido
di alzarmi, perché credo e spero che una bella doccia possa farmi stare
meglio.
Magari
mi rinfresco le idee e gli strascichi di questa strana notte decidono di
lasciarmi in pace.
Mentre
cammino in questa casa enorme, attraversando il lungo corridoio che separa la
mia stanza dal bagno, lascio che il mio sguardo vaghi su ogni particolare, su
ogni mobile, su ogni camera. Un pensiero stupido, assurdo, incomprensibile,
passa nella mia testa. Dura il tempo di un respiro e poi
sparisce.
È stato un istante,
un frammento di tempo quasi impercettibile. Ma è bastato per sconvolgermi.
Perché, in quell’attimo, ho creduto di trovare fra tutte queste stanze anche
quella di Michelle.
***
Corro.
Corro e non so nemmeno se sto
percorrendo la strada giusta. Corro anche se i miei polmoni non hanno più aria e
le mie gambe fanno un male terribile.
So
solo che devo scappare. Andare lontano da qui, fuggire da questa farsa
colossale.
Una
farsa, Bella? È così che giudichi i tuoi ultimi due
anni?
Forse
il termine è stato eccessivo ma, alla fine dei conti, il concetto è uno solo. E
ora mi appare così dannatamente chiaro e limpido da farmi venire voglia di
prendermi a pugni.
Ho
sbagliato.
Ho
intrapreso una strada, ho scelto una vita, quando invece ancora non sapevo cosa
scegliere. Sono stata frettolosa, forse annebbiata dal mio patetico spirito di
ragazzina innamorata che crede di sapere già tutto quando invece della vita non
ha capito un bel niente.
“Và un
po’ meglio amore?”. È stata questa la domanda che mio marito mi ha fatto non
appena è rientrato a casa dopo essere stato a caccia. Avrei voluto dirgli che
andava meglio, che quell’assurdo e insensato senso di vuoto era sparito. Già..
avrei voluto dirglielo.. ma non ho potuto. Perché non era vero. Anzi.. con il
passare dei minuti quella voragine si era aperta ancora di più e aveva iniziato
a risucchiare ogni cosa. E quindi mi sono limitata semplicemente a dirgli
“no”.
Non so
di preciso che espressione ho assunto nel dirgli quelle, anzi, quella parola.
Però credo che dev’essere stata una brutta espressione perchè sul viso di Edward
è all’improvviso comparsa una strana ombra
scura.
“I..
io.. credo di aver sbagliato tutto…”. Non sono sicura del fatto che quelle
parole volessi dirle davvero. Mi erano uscite così, senza averle chiamate. Erano
venute fuori da sole, con la stessa naturalezza di un respiro. Non lo so…Forse
non ne avevo capito l’importanza.. non avevo immaginato l’enorme portata del
loro peso. Perché lui mi ha
guardata e nello specchio di quegli occhi ambrati sono riuscita a scorgere solo
tanto dolore. Un dolore rassegnato, un dolore di chi ha già
capito.
Abbassando lo sguardo, poi ha detto che forse avevo bisogno di stare un
po’ sola per, come si dice, “riordinare le idee”.
Credo
che magari all’inizio quelle parole le abbia dette per avere una qualche sorta
di reazione da parte mia. Per sentire un mio “Scusa, è stato solo un momento di
tristezza” o un “Sai che tanto amo solo te”.
Bè,
non sono riuscita a dire niente di tutto questo. A dire la verità, non sono
riuscita a dire proprio un bel niente. Neppure una parola, una sillaba, un
verso. Mi sono limitata a guardarlo, pregando con tutta me stessa che per una
volta riuscisse a leggermi dentro.
Ho
capito che le mie preghiere erano state esaudite quando, incrociando il suo
sguardo, ho visto nei suoi occhi un fuoco diverso. Per la prima volta ho visto
il volto di Edward come avrei da sempre dovuto vederlo. Un volto spento. Vuoto.
Morto.
Ho
sentito distintamente il cuore andare in frantumi, così come in frantumi ho
ridotto i miei ultimi anni di vita.
Era
bastato un sogno, uno stupido, banale sogno e tutto era cambiato. O meglio,
tutto si era chiarito. Le tessere del puzzle erano improvvisamente andate al
loro posto, disegnando una vita che avevo ripugnato ancora prima di averla
conosciuta.
E
forse è stato proprio per la mia perenne cocciutaggine che il destino ha voluto
mostrarmi quello a cui ho rinunciato. L’alternativa scartata, la scelta non
considerata, la strada non percorsa, la vita non vissuta. E questo è bastato per
far crollare l’enorme palazzo di cristallo che avevo costruito intorno al mio
mondo da favola. Perché ho visto come sarebbero state le giornate se avessi
scelto l’altra opzione. E ora che l’ho visto non riesco più ad
ignorarlo.
È
stato un po’ come quando piangi talmente forte che ti estranei dal mondo esterno
e poi arriva uno schiaffo che ti riporta alla realtà. È stato proprio così. Uno
schiaffo. Uno scossone. Un rumore fortissimo. Uno schianto. Un calcio proprio al
centro del petto. E tutto si è smosso, assumendo un ordine nuovo. Il castello di
cristallo è andato in frantumi e da quelle macerie è sorta un’amara
consapevolezza. La consapevolezza di non essere stata in grado di capire
niente.. neppure me stessa. Perché mi sarebbe bastato scavare più a fondo nel
mio cuore per capire, per vederlo lì, chiaro come il sole, quel sentimento.
Puro. Pulito. Incontaminato. Fragile eppure devastante. Abbandonato, umiliato,
negato… eppure talmente caparbio da sopravvivere, alimentandosi di quei ricordi
che mi ha impedito di dimenticare.
Ora ho
capito cos’era quel nodo alla gola che mi prendeva sempre quando dalla finestra
della mia nuova casa guardavo la luna. Non era semplice nostalgia per la
mancanza di un amico. Era l’amara e tangibile paura di trovarmi nel posto
sbagliato. Di amare l’uomo sbagliato. Di vivere la vita
sbagliata.
***
Credo
che non ci sia nessuno più bravo di me a fare del male alle persone che ama.
Credo che nessuno sarebbe in grado di raggiungere un tale livello di stupidità e
di egoismo.
Due
anni fa ho scelto Edward perché volevo una vita “diversa” e ho spezzato il cuore
di Jacob.
E ora,
ora che ho capito che in realtà volevo solo una vita “normale”, ho spezzato
anche il cuore morto di Edward. Ne sono sicura… perché era il rumore di un cuore
spezzato quello che proveniva dal suo petto quando mi ha detto che forse è
meglio allontanarsi per un po’.
Non mi
ha dato neppure il tempo di rispondere perché è sparito tra gli alberi, in un
lasso di tempo breve come il battito di un cuore.
L’ho
visto andare via e ho provato un tale miscuglio di sensazioni da non sapere
neppure come mi sentivo. Ma tra tutte una ha particolarmente scosso il mio già
fragile e precario equilibrio. Mi è sembrato di sentire in un piccolo e
lontanissimo angolo del cuore una sorta di senso di liberazione. Una parte di
me, forse la più cinica ed egoista, è riuscita a scorgere negli occhi di Edward
uno sguardo che sapeva tanto d’addio e una frase celata che diceva “Và da lui..
ora sei libera”. Era un lasciapassare, il permesso di fuggire lontano per andare
a riprendermi quello che con tanta superficialità avevo
rinnegato.
Forse
è per questo che ora sono qui, nella riserva che un tempo è stata il mio più
sicuro rifugio, l’unico luogo nel quale potevo essere semplicemente me
stessa.
Anche
se a pensarci bene non è che sia una gran cosa essere me stessa! Non è un vanto
il fatto che la parte più evidente della mia personalità sia
l’egoismo.
Anche
ora, infatti, ho lasciato che vincesse
Non so
nemmeno per quanto tempo abbia corso perché sono troppo impegnata a cercane un
minimo briciolo di forza per respirare. Non avevo idea che rivedere questo posto
dopo così tanto tempo mi avrebbe provocato un tale senso di impotenza. Vorrei
essere in grado di tornare indietro nel tempo per rimediare all’enorme errore di
non aver passato ogni singolo istante in questa riserva che un tempo era stata
anche un po’ mia e che ora, invece, mi sembra così…
lontana.
Che
accidenti gli dirò non appena uscirà da quella
porta?
E,
soprattutto, perché diavolo non trovo il coraggio di uscire allo scoperto invece
di starmene nascosta dietro questo tronco
d’albero?
Domanda semplice! Perché oltre ad essere egoista, sono anche
maledettamente vigliacca!
Giuro
che non riuscirò mai a capire come abbia fatto Edward ad innamorarsi di una come
me.
Potrebbe essere stata una “questione di odore” o una particolare alchimia
dovuta ai suoi sensi troppo sviluppati. Ok. Potrebbe essere stato per
questo.
Ma
Jacob? Cosa diamine avrà visto lui in me?
Non lo
so e sono assolutamente certa che non riuscirò mai a
spiegarmelo.
Ma che
mi importa di saperlo dopotutto?
Sto
qui, accovacciata dietro questo tronco d’albero, e prego affinché l’amore di
Jacob, per qualsiasi motivo sia nato, da qualunque angolo del cuore sia
iniziato, abbia ancora la stessa devastante grandezza e purezza che aveva
quando, senza dargli neppure il minimo spiraglio di un dubbio, l’ho crudelmente
respinto.
***
- Jacob, amore! Vieni a darmi una mano a portare dentro la legna per il
camino?
Di chi è questa voce?
Le mani fanno male, credo di aver stretto troppo forte la presa su questo
legno duro.
“Jacob, amore” “Jacob, amore” “Jacob,
amore”…..
Amore?
Amore di chi?
Chi è
quella ragazza?
- Si, Sandy! Eccomi…
Eccolo.
Esce di casa con il suo solito passo svelto e mi appare come la cosa più
bella che il mondo posso mai concepire.
Lascio vagare il mio sguardo su ogni frammento del suo corpo.
Dio! Quanto mi è mancato!
I capelli ora sono tagliati cortissimi e lasciano completamente scoperto
quel volto pulito, quei lineamenti di bambino. Gli occhi più neri e profondi di
quanto ricordassi… il sorriso più abbagliante del sole
d’agosto.
La maglietta senza maniche che indossa lascia ben poco all’immaginazione
e, d’improvviso, riaffiorano frammenti del mio sogno.
Io che faccio l’amore con Jacob…
Il suo corpo caldo saldamente ancorato al
mio…
Il suo profumo, il suo calore…
Lui…
È sempre stato lui.
Ora lo so.
Ma niente và come nel mio sogno. Perché gli sguardi che erano miei, i
sorrisi che mi riservava, ora sono di qualcun’altra.
Sandy…
Mille domande mi passano per la testa..
Sarà il suo imprinting? O sarà semplicemente una ragazza che l’ha fatto
innamorare?
La ama come ha amato me?
Anche a lei regali gli stessi sorrisi che donava a
me?
Le riserva quegli sguardi che tolgono il respiro? La stringe forte come
stringeva me?
Poi le mie domande trovano all’improvviso le loro
risposte.
Vedo Jacob accarezzare il volto di Sandy con una dolcezza quasi
nauseante, passandole poi una mano fra i capelli lunghi, biondi come il
grano.
Lei lo guarda sorridendo, e si accende una piccola luce nei suoi occhi
color cioccolata.
Stupidamente, come se questo possa essere rilevante, penso che Sandy ha
gli occhi dello stesso colore dei miei.
Ma i miei pensieri si bloccano, quando le labbra di Jacob si poggiano su
quelle rosse di Sandy.
Il mondo sparisce in un enorme buco nero che inghiotte anche
me.
E io non ci sono più.
***
Che rumore fa il cuore quando si ferma?
Me lo sono chiesta spesso, specialmente considerando il fatto che fino a
qualche ora fa il mio unico desiderio era quello di diventare un
vampiro.
Ho sempre pensato a cosa avrei provato senza sentire più nel petto quel
ritmico battere incessante. Ho immaginato che mi sarei sentita vuota, immobile,
di certo diversa.
Come al solito, non avevo capito niente.
Quello che credevo di provare era nulla in confronto a questo. Era il
solletico del fratello maggiore sul letto, lo schiaffetto affettuoso di un padre
dietro la nuca. Perché un cuore che si ferma è molto peggio di qualsiasi dolore
umanamente immaginabile. E nel mio caso credo sia ancora più forte perché il mio
cuore si è fermato, senza fermarsi davvero.
Solo non sento più quel battito, il pulsare continuo, il calore del
sangue che circola nel petto.
C’è solo un movimento, uno spasmo che non è neppure minimamente
paragonabile ai battiti che conoscevo. Quelli erano vita, portavano vita,
significavano vita. Questi fanno solo tanto
male.
Per questo è come se il mio cuore si fosse fermato, perché è diventato
freddo, ghiacciato e con il suo ghiaccio sta gelando ogni parte di
me.
Ma a che punto può arrivare la mia
stupidità?
Come diamine ho fatto a non mettere in conto quella
possibilità?
Cosa credevo? Che Jacob davvero mi avrebbe aspettata in eterno? Che non
si sarebbe rifatto una vita?
Non lo so… non so più quello che credo. Non so più niente.
Ho solo un’incontenibile voglia di scappare… di lavare via con le lacrime
tutto il dolore che si è insinuato in me in modo improvviso e inatteso,
cogliendomi del tutto impreparata.
E il mio spirito vigliacco vincerebbe se non ci fossero le mie gambe a
restare inchiodate al terreno, senza un briciolo di forza per muovere anche un
solo muscolo.
Sono sfinita…
Sarebbe bello addormentarsi qui, chiudere gli occhi e cancellare
quest’immagine… Jacob che bacia labbra diverse dalle mie. Che accarezza altre
gote, che si specchia in altri occhi, che ama un altro
viso.
Si, sarebbe bello addormentarsi qui. E scoprire che magari anche questo è
stato solo un bruttissimo sogno.
Ma i miei occhi non obbediscono e restano irrimediabilmente aperti,
tristemente affacciati sulla scena che hanno di fronte e che mi sembra ancora
assurdamente irreale.
Poi finalmente quel maledetto bacio finisce. E mi sembra di essere di
nuovo capace di respirare. Sandy entra in casa sussurrando qualcosa tipo “Amore,
vado a preparare la cena”. Jacob le sorride e io perdo ancora il respiro, perché
quel sorriso è esattamente identico a quello che illuminava le mie
giornate.
E mi rendo conto che devo fare qualcosa.
Una voce nella mia testa mi urla di muovermi. Di chiamarlo. Di dirgli
ciao. O semplicemente di fare in modo che possa sentire la mia presenza.
Lanciare una pietra. Fare un rumore qualsiasi.
Lo vedo allontanarsi a grandi falcate verso la foresta che circonda la
riserva e capisco che non ho un altro istante da
perdere.
Lascio che si allontani un po’ e poi lo seguo. Conosco benissimo la
foresta e non mi sarà difficile trovarlo. E se per caso dovessi perdere le sue
tracce, mi metterò ad urlare. Il suo udito sviluppato gli farà sentire la mia
voce.
Mi metto a correre, conscia del fatto che quello che sto per fare
potrebbe rovinare la vita di Jacob e quella della “sua” Sandy. Rovinarla forse
no… di certo la sconvolgerà. Ma mi accorgo, con una sorta di disgusto verso me
stessa, che non mi importa. Nel mio cuore non c’è neppure l’ombra di un senso di
colpa.
***
Lui è lì, seduto su un piccolo sasso, con il viso rivolto verso il
panorama meraviglioso che si staglia da questa piccola collinetta proprio al
centro della foresta.
So che non può vedermi e quindi resto a guardarlo in silenzio, invidiando
i flebili raggi del sole che sbattono sulla sua pelle bruna, prima di lasciare
il posto al candido splendore della luna.
Ho paura.
Un tempo era così facile parlare con il mio migliore amico. Bastava un
“Ciao, Jake!” e lo sguardo complice che sapeva regalarmi ogni volta rendeva
tutto estremamente naturale.
La vita era semplice quando potevo contare su Jacob. Quando l’abbraccio
del mio migliore amico era l’unica cosa certa che ci fosse nella mia vita.
L’unico scoglio che nessuna tempesta avrebbe distrutto. L’appiglio, il punto
fermo, il posto caldo e familiare nel quale potevo sempre
tornare.
Come siamo arrivati a questo, Jake?
Come abbiamo potuto distruggere quella
magia?
In fondo, a come dicevi, mi hai amata da sempre, anche quando non potevo
essere niente di più che una semplice amica. Te ne accontentavi, ti bastava.
Quindi mi rendo conto che le cose hanno iniziato ad andare male da quando
sono stata io ad innamorarmi di te. Perché io non sapevo accontentarmi. Ora lo
so.
Dicevo di amare Edward ma di volerti comunque nella mia
vita.
Poi però due anni fa ti ho lasciato andare via. Credevo di averlo fatto
per te, perché non volevo vederti soffrire.
Ma forse l’ho fatto per me. Per non sentire più il cuore spaccarsi a metà
ogni volta che incrociando i tuoi occhi, mi rendevo conto di amarti molto di più
di quanto era lecito amare un amico.
***
- Hai intenzione di stare nascosta lì dietro ancora per
molto?
Spalanco gli occhi sorpresa ed ecco di nuovo il cuore sobbalzarmi nel
petto. La gola è riarsa ed io non riesco a parlare.
Mi ha vista?
Si è accorto di me?
Certo! È un licantropo Bella, te ne sei dimenticata?
Ha sensi molto più sviluppati di un normale essere
umano.
Finalmente le gambe si muovono, permettendomi di uscire allo
scoperto.
Lui è esattamente di fronte a me, le mani incrociate sul petto e uno
sguardo che non riesco a decifrare. Mi guarda con occhi diversi, occhi che non
riconosco.
- C… ciao, Jake…
Bene. Almeno sono riuscita a farfugliare qualcosa di umanamente
comprensibile.
Jacob mi scruta in silenzio per qualche istante e io mi sento
a disagio. Giudicata dal mio migliore amico.
Ha un volto diverso da quello che ricordavo. O, perlomeno, il volto che
ricordavo l’ho visto quando davanti a lui c’era
Sandy.
L’espressione che mi sta riservando è quella che si riserva ai
conoscenti. Ai compagni di scuola con i quali condividi solo un “buongiorno”, a
quelli ai quali dici “uno di questi giorni usciamo insieme” senza poi uscirci
mai.
Ecco. È così che mi sento ora. Una conoscente. Quasi
un’estranea.
- Che ci fai da queste parti? È un bel po’ che non ci si
vede…
- I… io… non lo so…
È vero. Non so cosa diamine ci faccio qui. E di certo l’aria di
sufficienza con cui Jacob mi sta guardando non mi aiuta per
niente.
Faccio un passo verso di lui e mi ritrovo con le ginocchia sanguinanti
sul terreno ruvido e pietroso.
Ecco. Ci mancava anche questa. Ma perché devo cadere nei momenti meno
opportuni?
Poi però sento due grandi braccia che mi aiutano ad alzarmi e d’istinto
alzo lo sguardo e il viso di Jacob è a pochi centimetri dal
mio.
Il cuore impazzisce, lo stomaco si
contorce.
- Ti sei fatta male, Bells?
Bells. Bells. Bells.
Le mani iniziano scioccamente a tremare, non appena la sua voce pronuncia
il mio nome.
Quanto tempo era che non lo sentivo?
- Non è niente. Sto bene…
- Certo che non cambi mai…
Lui sorride ed è di nuovo lui.
E ora so perché sono qui.
- Jake, io… devo parlarti.
- Ti ascolto.
- N.. non è… così semplice da spiegare..
- Dimmi quando mai le cose che ti riguardano sono state
semplici!
Sorrido un poco e ricordo com’era bello sorridere con
lui.
- Prima sono stata alla riserva...
Abbasso il volto, perché sento le lacrime sbattere forte negli occhi non
appena nella mia mente riaffiora il bel viso di
Sandy.
Lui sembra capirmi, come sempre. Come un
tempo.
- Hai visto Sandy?
Mi limito a fare un cenno d’assenso con il
capo.
- A quanto pare è successo anche a me… ho avuto il famoso imprinting! Un
anno fa ero in giro
con la mia macchina e lei passeggiava con le amiche. Mi è bastato un
attimo, e l’ho riconosciuta.
- D.. davvero? Lei è… è… il tuo imprinting
allora?
- Già. Proprio così.
Dev’essersi accorto che ho un’assurda voglia di piangere, perché subito
cambia discorso.
- Ma dimmi… come và con il tuo succhiasangue? Ho saputo che vi siete
sposati.. bè alla fine magari esiste il “tutti vissero felici e
contenti”!
Sorride. E sembra davvero felice. Per la prima volta da quando lo conosco
ha parlato di me ed Edward senza astio nella voce. Come se parlasse di qualcosa
che non lo riguarda più. Che non gli interessa
più.
Ma deve sapere che per me non è stato come “vivere felici e
contenti”.
- Non è proprio così… io ed Edward ci siamo…
lasciati.
- C… cosa?
Finalmente vedo accendersi un barlume di curiosità sul suo volto
corrucciato.
Forse allora non gli sono del tutto
indifferente.
O forse è solo sorpreso per la notizia.
- E’ così, Jake… io l’ho lasciato poche ore fa…
perché…
- Perché?
Magari mi sto illudendo, ma sembra decisamente impaziente di
sapere.
- Perché… ho fatto un sogno.
- Ok. Ora sono davvero confuso…
Ovvio. Come biasimarlo?
- Ho sognato una cosa strana… ho
sognato…
Inspiro a fondo, cercando di far entrare nei miei polmoni tutta l’aria
possibile.
-… noi due…
La curiosità nei suoi occhi sparisce e lascia il posto ad un’espressione
che mi pare quasi stizzita.
- Che diavolo dici, Bells? Che vuol dire che hai sognato noi
due?
La sua voce è improvvisamente diventata quasi un urlo rabbioso.
- E’ così… ho sognato la nostra vita. E ho capito di aver
sbagliato…
- NON DIRE SCIOCCHEZZE! Vuoi dirmi che hai lasciato il tuo perfettissimo
succhiasangue solo perché hai fatto uno stupido
sogno?
Tremo, nel vederlo così arrabbiato. Tremo perché ho una fottutissima
pura. Ma non ho paura che possa farmi del male fisicamente. Ho paura che davvero
non mi voglia più.
Ho paura che alla fine l’imprinting abbia
vinto.
- So che sembra assurdo, Jake. Ma è così.. i..
io…
- BASTA BELLA! È stato un errore venire a cercarmi! Ho passato fin troppo
tempo dietro ai tuoi sbalzi d’umore!
Abbassa il viso e in un attimo mi volta le
spalle.
- … Vattene, Bella… torna alla vita che hai scelto due anni
fa..
Dovrebbe essere un ordine, eppure, dalla leggera malinconia che
percepisco nella sua voce ferma, mi sembra una cosa totalmente diversa. Una
richiesta… una preghiera.
Si volta ancora verso di me e l’espressione triste che, per un istante,
credo di vedere sul suo bel viso, confonde la mia mente già troppo confusa e mi
toglie la forza per provare a parlare.
- Ok, Bella.. se non te ne vai tu vorrà dire che me vado io.
Quell’ombra triste e malinconica è sparita. I suoi occhi sono di nuovo
pieni di rabbia.
- M… ma… i..io non…
- No, Bells… sono stanco di ascoltare le tue fantasia da ragazzina
confusa..
Mi guarda ancora, un ultimo istante, e poi di fronte a me ho di nuovo la
sua schiena enorme.
- Addio, Bells…
NO! NO! NO! NO! NO!
Non addio! Non di nuovo!
Sta per andarsene, me ne rendo conto. Il tempo pare fermarsi e nella mia
testa scorrono le immagini del sogno di stanotte. Non sono più sfocate, confuse,
disordinate. Sono chiare, nitide come fotografie. Belle, dannatamente belle.
Belle della stessa bellezza di cui risplendono le cose
impossibili.
Una lucida consapevolezza si fa strada nel marasma dei miei
pensieri.
Se proprio devo dirgli addio, se proprio devo lasciarlo andare, devo
prima mostrargli quello che ho visto io.
Stringo forte i pugni, tanto forte da farmi un male cane, e urlo con
tutta la voce che ho in gola.
- A… ABBIAMO UNA C… CASA BELLISSIMA!
Le spalle di Jacob sobbalzano un poco e le sue gambe fermano la corsa,
restando inchiodate al terreno, a pochi metri di distanza da
me.
Ascoltami, Jake!
Poi, se vorrai, potrai andare.
- Non è molto grande, anzi, direi che e decisamente piccola. Ma a noi non
importa, perché è calda, luminosa e dai vetri delle finestre entra sempre il
sole. Già, il sole. Abitiamo in un piccolo paesino poco lontano da Forks, eppure
sembra di essere dall’altra parte del mondo perché non c’è mai l’ombra di una
nuvola nel cielo.
Forse mi starà prendendo per pazza, ma non mi importa. È lì ad
ascoltarmi. E questo è ciò che conta.
- Ci siamo sposati 5 anni fa, sulla spiaggia a
Man mano che vado avanti con le parole, vedo materializzarsi nella mia
mente le immagini del mio racconto e sento le lacrime pungere gli
occhi.
Penso che è meglio che Jacob mi dia le spalle, perché non credo che sarei
in grado di continuare sentendo il suo sguardo
addosso.
- Abbiamo una bambina… ha 4 anni e si chiama Michelle. Ha gli occhi dello
stesso colore dei miei e il tuo sorriso. E’ l’esatta fusione di noi due. È molto
furba, sai? Già sa come fare quando vuole ottenere qualcosa dalla mamma o dal
papà. Ti adora in modo puro e
incondizionato, e tu le dici sempre che è più bella di un raggio di
sole.
Andiamo a trovare Charlie e Billy ogni domenica con la tua nuova
macchina,- si, alla fine sei riuscita a finirla-, e l’ultima volta gli abbiamo
dato una notizia speciale… aspettiamo un altro figlio. Tu sei cocciutamente
convinto che stavolta sarà un maschietto e hai già in mente un paio di noi
strambi che, sai benissimo, non ti permetterò mai di affibbiargli.
Si volta all’improvviso e ora mi scruta con occhi indecifrabili. Vorrei
chiedergli cosa nasconde dietro quello sguardo, ma poi penso che forse è meglio
continuare il mio assurdo e,-forse per lui patetico-,
monologo.
- N… noi ci amiamo immensamente, come due stupidi ragazzini alle prese
con la prima cotta. Facciamo l’amore tutte le sere e ogni volta è come se fosse
la prima ed è talmente magico da sembrare quasi irreale…!
Non litighiamo quasi mai e le uniche volte che succede è perché tu sei
troppo permissivo con Michelle o perché non apprezzi la mia cucina! E questo mi
fa arrabbiare da matti perché adoro cucinare per te.. Poi però ogni litigata
finisce con un tuo sorriso e allora è di nuovo tutto
meraviglioso.
Lo guardo ancora negli occhi, ancora per un istante e poi abbasso il
viso, perché sono assolutamente certa del fatto che non riuscirò a trattenere le
lacrime ancora per molto.
- Ora sai cos’ho visto, Jake… e sai perché sono
qui…
Lui muove qualche passo e ora è a pochissimi centimetri da me. Con una
mano mi tocca il mento, costringendomi ad alzare lo sguardo verso il suo viso.
Lì per lì non me ne accorgo, forse perché sono troppo estasiata dal calore che è
stato in grado di trasmettermi con un tocco così lieve, ma c’è una calda scia
salata che scende dai miei occhi appannati.
- No, Bella… non lo so perché sei qui…
dimmelo…
Ormai ho capito che è inutile cercare di incatenare ancora le lacrime e
quindi le lascio scorrere via. Tanto comunque sarebbe arrivato il momento di
fare i conti con la realtà.
- Sono qui perché voglio la nostra vita, Jake… la voglio con tutta me
stessa. Sono ancora umana, vedi? Credevo di voler aspettare perché volevo finire
il college, per rendere orgogliosi Charlie e Renèè.. ma forse il vero motivo per
cui non mi sono mai trasformata è che nel mio inconscio ero convinta che non
appena sarei diventata un vampiro ti avrei perso per sempre… e avrei perso la
possibilità di ritornare sui miei passi e di fare una scelta
diversa…
- Mio Dio, Bells.. se solo tu l’avessi capito prima… se
solo…
- Credi che non lo sappia? Credi che non mi senta già abbastanza
stupida?
-Bè fai benissimo a sentirti stupida,
sai?
Cos’è? Un tentativo di sdrammatizzare?
Momento sbagliato, Jacob Black!
Perché io non ho affatto voglia di
sdrammatizzare!
- Io ho avuto il mio imprinting… l’hai vista.. Sandy
è…
- Molto bella.. si l’ho notato…
- Non volevo dire questo… sai come funziona l’imprinting.. non esiste
“bella” o “brutta”. Esiste solo lei. E ti sembra la cosa più meravigliosa
dell’intero universo.
Il cuore fa un male atroce. Dio solo sa quanto vorrei essere in grado di
strapparlo dal petto con le mie stesse mani. Dopotutto, se morissi non sarebbe
un grande problema, no?
In fondo, a chi mancherei?
A Edward? Certo… ma l’ho lasciato e quindi si sarebbe comunque abituato a
vivere senza di me. E poi avrebbe avuto tutto il tempo del mondo per
dimenticarmi.
Poi però vedo gli occhi neri di Jacob, e mi sento una stupida. Perché
sono sicura che a lui mancherei… e che non mi perdonerebbe mai se morissi
davvero.
Ma nonostante questo, nonostante io sappia quanto lui mi voglia bene, non
posso fare a meno di desiderare di non essere mai tornata qui. Di non avergli
mai detto tutto quello che invece gli ho detto. Di non aver mai fatto quello
stupidissimo sogno.
- Ma sai… sono così arrabbiato!
- Forse è stato uno sbaglio venire qui… scusa, mi dispiace.. non voglio
farti arrabbiare.. e soprattutto non voglio turbare la tua felicità.
- Bella tu non capisci… non hai mai capito
niente…
- C… cosa? Cosa dovrei capire?
È così vicino! Dio! Posso sentire il suo respiro caldo sulla testa. Non
ho il coraggio di guardarlo. Ho troppa paura di scorgere in quegli occhi un
altro addio.
- Non sono arrabbiato con te, ma con quelle stupide leggende che con me
non funzionano mai!
D’istinto alzo il viso, sorpresa dalle sue parole, e mi rendo conto che
nel suo sguardo non c’è neppure l’ombra di un
addio.
Questo è il mio sguardo.
Mio. Mio. Mio!
- Che vuol dire, Jake? Cosa non
funziona?
- L’imprinting… e tutte le svariate idiozie annesse e connesse. Fino a
poche ore fa credevo di si, ma ora… non so più
niente.
- J… Jake… che stai dicendo? Sappi che non sono dell’umore adatto per
scherzare!
- Andiamo, Bells! Potrei mai scherzare su una cosa del genere? E poi.. è
tutta colpa tua. Se non fossi venuta qui, se non mi avessi raccontato quello
stupido sogno, non mi sarei mai reso conto che in realtà neppure l’imprinting è
riuscito a farmi smettere di amarti…
- M… ma..
- Ssh…! Hai già avuto il tempo per il tuo monologo mi pare, no? Bene..
ora ascolta me. C’è stato davvero un momento in cui ho creduto di non amarti
più, o perlomeno di poter amare qualcun’altra… ed è successo quando ho visto
Sandy.. allora ho pensato “cavolo! Vuoi vedere che funziona?”. Ed è stato così…
ha davvero funzionato. Insomma l’hai vista anche tu… Sandy è bellissima,
intelligente, simpatica… e in più è quella che il destino, o il fato, o
qualunque cosa sia, ha scelto per me. Poi però.. oggi ti ho rivista e ho capito
che in realtà non ti ho mai dimenticata… ho solo cercato di ignorarti perché il
tuo ricordo faceva ancora maledettamente male…
- Io credevo che niente potesse spezzare l’imprinting.. cioè insomma.. e
quello che è successo a Sam e Emily allora?
- Te l’ho detto che certe leggende andrebbero riviste,
no?
Sorrido. E vorrei che Jacob si rendesse conto di quando queste sue parole
arrivino al mio cuore e lo curino, lo riscaldino, come aria pulita nei
polmoni.
- Sai, credo che il mio amore per te se ne freghi dell’imprinting! È un
sentimento ostinato, proprio come me. Forse è successo perché mi sono innamorato
di te come ogni persona normale dovrebbe innamorarsi… Naturalmente. Senza magie
o incantesimi. Ho amato ogni sfaccettatura di te, anche la più piccola. Anche
quelle che agli occhi degli altri apparivano come difetti. Ti ho amata senza che
nessuna forza soprannaturale mi spingesse a farlo.
Io..
Mi prende il viso tra le mani e sorride del sorriso che
amo.
- … ti ho scelta quando ancora ero libero di scegliere. Quando fra tutte
le possibili scelte, ho scelto di scegliere te.
Non so cosa dire. Lo guardo mentre il cuore si diverte a saltellare nel
petto, eccitato e felice come un bambino la mattina di
Natale.
- Bè?
Alza le sopracciglia scure in un’espressione quasi
sarcastica.
- Io ti faccio un discorso così serio e tu non dici
nulla?
Oh, certo! Tipico di Jacob! Se fosse meno impegnato a fare dell’ironia
gli basterebbe guardarmi anche per mezzo secondo e troverebbe nei miei occhi e
in ogni tratto del mio viso tutte le parole che
cerca.
D’altronde, lui è fatto così. Le cose vuole sentirsele dire, anche se
nella sua mente sono già chiarissime.
- Scemo. Sempre il solito sbruffone…
- E tu la solita impedita che non riesce mai ad esprimere quello che
prova.
Ok. Ha ragione. Non sono mai stata brava ad esternare i sentimenti. O,
perlomeno, non sono mai stata brava quanto lui.
- Spiritoso! Cosa vuoi che ti dica?
Gli chiedo, e ora sono io ad essere
sarcastica.
- Ah non lo so, Bells! Che mi ami?
Credo di essere scoppiata in una piccola
risata.
- Lo sai benissimo che ti amo, stupido!
Si avvicina pericolosamente, così tanto che posso vedere anche la più
piccola sfumatura di colore dei suoi occhi.
- Dimmelo, Bells. Dimmelo ancora.
- Ti amo, Jacob Black.
Sorride e rivolge lo sguardo verso il cielo che ormai è quasi diventato
buio.
- Com’è che avevi detto? Facciamo l’amore ogni
sera?
- JACOB BLACK! Sei un ragazzino maniaco e
precoce!
- Precoce? Ma se aspetto da una vita
intera!
Mi stringo nelle spalle e scuoto la testa
rassegnata.
- Nel sogno, però, siamo sposati…
Dico, sfiorandogli il volto con un dito.
- Devo per caso ricordarti che se fosse per me saremmo già sposati da un
bel po’?
Credo che Jacob abbia voluto fare una battuta, ma le sue parole hanno
riportato nella mia testa quello che è stato il mio vero
matrimonio.
Penso ad Edward e al male che gli ho fatto. E mi sento terribilmente in
colpa.
- Non aver paura, Bells. Qualsiasi cosa, anche la più difficile, la
affronteremo insieme.
Mi sento più leggera. Il senso di colpa non fa poi così male se devo
sopportarlo per avere Jacob.
- Grazie. Non sai quanto mi facciano sentire meglio le tue
parole.
- Basta tormentarsi per i nostri errori. Abbiamo già perso troppo tempo
dietro alle scelte sbagliate. Non lascerò trascorrere neppure un altro secondo
lontano da te.
Mi avvicino ancora di più a lui e lo bacio. In modo diverso da qualsiasi
altro bacio. Lo bacio di un bacio che non credevo possibile. Lo bacio e in quel
bacio c’è la parte migliore di me. Quella pulita, incontaminata. Quella felice.
Legata a Jacob eppure libera da costrizioni o
catene.
Lui risponde al bacio, stringendomi forte fra le sue braccia. E io non ho
più paura.
Non devo stare attenta, non devo temere di lasciarmi troppo andare,
neppure quando sento le sue mani percorrere ogni parte del mio corpo in modo
quasi convulso, di certo impaziente.
Non ho paura di lasciarmi spogliare, di farmi vedere da lui senza
barriere. Mi ha già vista nuda molte volte, perché è così che mi sono sempre
sentita di fronte al suo sguardo, anche indossando il più pesante dei
vestiti.
- Ti prego, Bells. Dimmi che non devo fermarmi.
Impazzirei.
Lo guardo sorridendo e mi sdraio sull’erba umida. Tremo un po’ nel
sentirla così fredda.
- Se ti fermassi sarei io ad impazzire.
Non mi lascia neppure il tempo di terminare la frase e in un attimo è su
di me, facendomi dimenticare il freddo che avvertivo fino ad un istante
fa.
Non potrei sentire freddo, perché le labbra morbide di Jacob bruciano
come fuoco.
- Non sai quanto ho immaginato questo
momento.
La sua voce è roca, leggermente affannata dal piacere che piano piano si
fa spazio nei suoi occhi. Lo riconosco perché è lo stesso piacere che si sta
impadronendo anche di me.
Senza neppure comandarle, le mie mani raggiungono i suoi jeans e li
sfilano, lasciando il suo corpo bruno e perfetto coperto solo dai boxer, che
ormai sono diventati quasi fastidiosi.
Con un gesto rapido e quasi impercettibile, mi libera anche dalla
biancheria e mi ritrovo completamente nuda sotto di lui, senza difese, eppure
protetta come non mai.
Chiudo gli occhi, forse ancora un po’ imbarazzata, quando lo vedo
togliersi anche l’ultimo pezzo di stoffa che separava i nostri corpi.
Quando finalmente anche l’ultimo centimetro di distanza tra noi sparisce
mi sento come mai mi ero sentita. E mi rendo conto che il calore che percepivo
prima nell’aria non è affatto nell’aria. È dentro di me. E’ l’amore che provo
per Jacob. Ed è completamente diverso da quello devastante e freddo che nutrivo
per Edward.
Quello era dipendenza. Assuefazione. Droga. Bello eppure maledetto.
Questo è libertà. È amore caldo, avvolgente,
profumato.
- Ti amo così tanto, Bells.
Sussurra, mentre i suoi movimenti crescono d’intensità, prima di
diventare quasi impercettibili pochi secondi più
tardi.
Quando i nostri corpi si fermano, nell’aria c’è odore di buono. Tutto
pare fermarsi, persino il fruscio dolce del vento. C’è solo il rumore del
battito forsennato dei nostri cuori, che sembrano pulsare suonando la stessa,
identica melodia.
Questi battiti sì che sanno di vita.
- Ti amo anch’io, Jake.
- Per sempre?
Sorrido, sapendo già cosa rispondere. In fondo, gliel’ho già detto. In un
sogno, in un’altra vita.
- Da sempre. Per sempre.
Stretta fra le sue braccia, rivolgo lo sguardo verso il cielo ormai buio
e mi sento incredibilmente viva.
Le solite nuvole grigie hanno lasciato il posto a milioni di
stelle.
Ma neppure le stelle possono reggere il confronto con gli occhi scuri di
Jacob, perché non c’è niente che brilla di più di due occhi
innamorati.
Stavolta lo so, sono sicura che non mi pentirò della scelta che ho fatto.
Non mi pentirò di aver scelto il mio migliore
amico.
Ci guardiamo ed è come se avessimo gli stessi occhi, perché forse per la
prima volta vediamo la stessa cosa… la magia di avere di fronte un’anima
gemella.
Poi Jacob poggia le sue labbra calde sulle mie per un istante appena,
chiude gli occhi e sussurra un dolcissimo “Buonanotte,
Bells”.
E io capisco che c’è più vita in quest’attimo di quanta avrei potuto
averne nell’eternità che avevo scelto.
Con questa nuova consapevolezza felice mi lascio cullare dalle braccia
forti di Jacob e chiudo gli occhi, aspettando che la stanchezza accumulata
durante questa strana giornata mi faccia cadere nel sonno più dolce del mondo,
con il cuore riempito dall’assoluta certezza che sarà il volto di Jacob la prima
cosa che vedrò ad ogni mio prossimo risveglio.
**FINE**