Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Nihal    29/09/2010    4 recensioni
Quando Hermione aveva invitato Ron a prendere una burrobirra asserendo che avevano bisogno di parlare, Ron aveva pensato che, nella peggiore delle ipotesi, lei avesse deciso di lasciarlo per qualche aitante giocatore di Quidditch, magari per un redivivo Viktor Krum, ma sicuramente non si sarebbe affatto aspettato quello.
“Ron, lo sapevi che prima o poi sarebbe arrivato questo momento, no?” Tentò lei realista.
Non capiva tutta quella reticenza. Dal colorito pallido che aveva assunto da pochi minuti a quella parte sembrava che gli avesse chiesto come minimo di affrontare da solo Voldemort.
Ron boccheggiò e afferrò la sua burrobirra – ancora intatta – per permettere alla bocca di fare qualcosa che non fosse stare aperta nell’attesa che qualche mosca coraggiosa ne varcasse il confine.
“Ron?”
Ron poggiò il boccale sul tavolino e riprese ad osservarla con sguardo scioccato.
Hermione sbuffò stizzita: “Ronald, almeno chiudi la bocca.”

[Sesta classificata al contest 'We want... Missing Moments!' indetto da TittiGranger]
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Hermione Granger, Ron Weasley
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Autore: Nihal (Nihal_chan sul forum)
Oggetto: Strillettera
Missing moment: Hermione presenta "Ufficialmente" Ron ai suoi genitori.
Titolo: A cena con i suoi
Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley, signor Granger, signora Granger
Genere: Commedia, Comico
Rating: Verde
Elementi bonus scelti: Luogo (ristorante babbano), Colore (giallo), Oggetto (apribottiglie) Note autore: Che dire se non che questa storia è stata un vero e proprio parto? Ho iniziato a scriverla diversi giorni fa, salvo poi avere un attacco da non-riesco-a-scrivere-niente per poi riprenderla e terminarla con fatica. Non sappiamo molto sui genitori di Hermione, perciò ho dato sfogo alla mia fantasia: chissà perché, ma mi immagino che suo padre sia molto protettivo nei suoi confronti!^^
E, beh, direi che l'ultima parola va alla giudice!^^



A cena con i suoi


Quando Hermione aveva invitato Ron a prendere una burrobirra asserendo che avevano bisogno di parlare, Ron aveva pensato che, nella peggiore delle ipotesi, lei avesse deciso di lasciarlo per qualche aitante giocatore di Quidditch, magari per un redivivo Viktor Krum, ma sicuramente non si sarebbe affatto aspettato quello.
“Ron, lo sapevi che prima o poi sarebbe arrivato questo momento, no?” Tentò lei realista.
Non capiva tutta quella reticenza. Dal colorito pallido che aveva assunto da pochi minuti a quella parte sembrava che gli avesse chiesto come minimo di affrontare da solo Voldemort.
Ron boccheggiò e afferrò la sua burrobirra – ancora intatta – per permettere alla bocca di fare qualcosa che non fosse stare aperta nell’attesa che qualche mosca coraggiosa ne varcasse il confine.
“Ron?”
Ron poggiò il boccale sul tavolino e riprese ad osservarla con sguardo scioccato.
Hermione sbuffò stizzita: “Ronald, almeno chiudi la bocca.”
Lui fece come gli era stato chiesto, sebbene continuasse ad ostentare un’espressione sconvolta che fece innervosire oltremodo Hermione.
“Ma… non ti sembra un po’ presto?” Boccheggiò infine dopo svariati minuti di silenzio.
Hermione appoggiò la testa sul tavolo esasperata e si domandò vagamente perché dovessero capitare tutte a lei.
“Posso sapere qual è il tuo concetto di presto? Vorrei ricordarti che siamo fidanzati da tre anni ormai.” Puntualizzò, convinta che Ron non avesse preso bene in considerazione quel particolare.
Infatti non lo aveva fatto, a giudicare dalla sua espressione ebete e dalla bocca inevitabilmente aperta nuovamente.
“Così tanto?” Chiese appunto, con un tono che a Hermione non piacque affatto.
Ron notò sicuramente il cambiamento di espressione della sua ragazza, che era variato gradualmente da potenzialmente scocciato a sicuramente infuriato come un ungaro spinato. Si ritrasse un po’ nella sedia tentando inutilmente di farsi piccolo piccolo.
“Ronald Weasley, verrai a quella cena che tu lo voglia o no.” Sentenziò con un cipiglio che avrebbe spaventato chiunque e a Ron sembrò che dalle sue narici stesse addirittura uscendo del fumo.
L’aveva chiamato per nome e cognome e quello era proprio un brutto segno. Hermione lo chiamava Ronald Weasley soltanto quando la sua esasperazione raggiungeva limiti mai sperimentati dal genere umano.
“Che ne dici se posticipiamo la cena di un annetto?” Tentò quindi conciliante, sorridendole nervosamente.
Hermione sbuffò infastidita. Chiunque, dal barista che ascoltava attentamente la loro conversazione non del tutto silenziosa all’uomo incappucciato seduto ad un tavolino in fondo alla sala, avrebbe detto che aveva tutti i diritti di prendere a sberle il suo ebete ragazzo. Chiunque tranne il suddetto ragazzo, che continuava a pensare che quello era stato proprio un colpo basso: lui non aveva mai organizzato cenette formali con Hermione e i suoi genitori.
Quando glielo fece notare, lei sembrò perdere quel poco di pazienza che le era rimasta.
“Ron, io conosco i tuoi genitori da anni! Le vacanze estive le passavo più da te che dai miei. A cosa servirebbe una cenetta per presentarmeli?”
Colpito e affondato. Chissà perché lui non aveva prestato attenzione a quel minuscolo dettaglio. Anche se, a rifletterci, una volta li aveva visti a Diagon Alley, quindi si poteva dire che li avesse conosciuti.
Fece quasi per ribattere e fare presente a Hermione quel piccolo particolare quando lo sguardo infuocato di lei lo fece desistere.
Quindi tentò nel tono più melodrammatico che conoscesse: “Hermione, ma io ho paura.”
A quella supplica si sarebbe addolcita, ne era sicuro. Chi poteva resistere a quegli occhi impauriti? Certamente Hermione si sarebbe scusata per aver osato fare una proposta del genere e magari gli avrebbe offerto anche il pranzo incitandolo dolcemente a mangiare qualcosa per riprendere il colorito che aveva perso.
“Ron, ma sei idiota? Per le mutande di Merlino, sei un Grifondoro! La tua dote principale dovrebbe essere il coraggio e invece te ne stai qui con quella faccia da Troll bastonato?”
Hermione bevve un sorso di burrobirra per calmarsi mentre attendeva che Ron, sentendosi punto sul vivo, rispondesse.
“Ci sarai anche tu?” Chiese lui, ostentando la sua migliore espressione terrorizzata.
“Ovvio che ci sarò, Ronald.” Ribatté lei, calmandosi un po’.
“E se non gli piacessi?”
“Gli piacerai, tranquillo. Solo, per favore, vestiti bene.”
La richiesta di Hermione sembrava quasi un’implorazione.
“Sicuro! Per Natale George mi ha giusto regalato un giubbotto di pelle di drago!” Sorrise.
I giubbotti di pelle di drago sarebbero stati sicuramente appropriati in un ristorante babbano in cui i clienti si vestivano in modo babbano, indubbiamente.
“Tu cerca soltanto di vestirti in modo normale, va bene?”
“D’accordo, se ci tieni… tu non preoccuparti, resterai sconvolta dal mio fascino!”
Esatto, sconvolta era la parola giusta.

***



Quando Hermione, la sera stabilita, si accinse a bussare alla porta, avvertì un leggero tremito attraversarle il braccio prima che la mano colpisse il legno con decisione.
Il suo sesto senso le diceva che non poteva andare tutto liscio come l’olio: in primo luogo Ron aveva accettato la cena in modo molto meno recalcitrante del previsto e in secondo luogo i suoi genitori non sembravano esattamente felici all’idea che lei avesse trovato un ragazzo con cui si presumeva avrebbe passato il resto della sua vita.
Non ne era sicura ma aveva interpretato quel vedremo che razza di persona è questo Ronald di suo padre come un annuncio di guerra imminente. E pensare che fino a pochi anni prima, quando erano solo buoni amici, lo stesso padre l’aveva definito molto simpatico, almeno per quanta simpatia potesse esprimere un unico, fugace, incontro.
“Arrivo!” Sentì brontolare dall’interno e in pochi secondi si trovò di fronte a quello che sperava essere un molliccio che aveva preso le sembianze della sua paura più recondita, almeno in quel momento. E, no, non aveva davanti un compito in classe gigante su cui troneggiava la scritta Troll.
Purtroppo il suo intelletto le suggeriva che la sua speranza era vana dal momento che ciò che aveva davanti sembrava tutto tranne che un molliccio; perciò si ritrovò a constatare sconsolata che il ragazzo che la fronteggiava, quello vestito completamente di giallo, doveva essere senza ombra di dubbio Ronald Weasley.
Non appena svanì l’iniziale sorpresa, prese il suo posto un certo fastidio: gli aveva chiesto solo di vestirsi bene e lui cosa faceva? Si conciava come un girasole gigante.
“Hermione, c’è qualcosa che non va?” Chiese lui titubante, dal momento che Hermione aveva l’aria di una che aveva appena subito l’incanto petrificus tanto la sua mascella era immobile e serrata.
Lei, resasi conto del fatto che ormai erano parecchi minuti che si trovava sulla soglia della porta a scrutarlo sconvolta, entrò in casa a passo di marcia e si diresse in cucina per potersi sedere, seguita da un confuso Ron.
“He-Hermione?” La chiamò titubante, sedendosi di fronte a lei.
“Come ti sei vestito?” Soffiò soltanto, quando fu in grado di esprimere il suo disappunto in maniera orale.
Ron sbatté le palpebre un paio di volte, prima di rispondere con aria disinvolta: “In modo adeguato per la cena: tu mi hai detto di vestirmi bene!”
Forse, pensò Hermione, non aveva colto il fatto che vestirsi bene e vestirsi come un canarino non potevano convivere nella stessa frase.
“E quello tu lo definiresti vestirti bene?” Riuscì solo a domandare, prima di crollare sul tavolo turbata.
“Ma io ho chiesto anche aiuto!” Si difese, indicando ripetutamente prima la maglia e poi il pantalone. Perlomeno le scarpe erano nere. Non avrebbe sopportato l’idea di dover avere a che fare con un essere completamente giallo.
“E a chi lo avresti chiesto? A Xeno Lovegood? Ad essere sincera assomigli un po’ a lui quando era venuto al matrimonio di Bill.” Gli fece notare pensierosa.
Lo sguardo colpevole di Ron, però, la riportò immediatamente sulla Terra e l’espressione sconvolta riprese il sopravvento.
“Tu... davvero? Lo hai chiesto davvero a Xeno Lovegood?” Boccheggiò ancora incredula. Con tutte le persone a cui avrebbe potuto chiedere una consulenza. Con tutte le persone, si rivolgeva a Xeno Lovegood per vestirsi in modo tipicamente babbano? Avrebbe potuto capire – e neanche tanto se doveva essere sincera – se avesse deciso di darsi alla caccia dei ricciocorni schiattati o come diavolo si chiamavano, ma loro stavano parlando di abbigliamento babbano.
Ridicolo, si disse Hermione, assolutamente ridicolo.
“Non solo a lui, c’era anche Luna!” Si giustificò, tentando di fare sembrare ragionevole la sua scelta.
“E poi non avrei potuto chiedere a nessun altro qua in giro! Mamma e papà sono andati a trovare Bill e Fleur e Ginny è in giro con Harry. Ho pensato che chiedere a loro era meglio che non chiedere a nessuno.” Aggiunse poi, notando il colorito che stava prendendo Hermione e le sue labbra, che stavano diventando livide.
“Giallo...” Mormorò soltanto lei, più a se stessa che a Ron.
Poi, sorprendendolo, prese un respiro profondo e si alzò.
“Immagino che sarebbe potuta andare peggio. Avrebbero potuto consigliarti di prendere in prestito il cappello con l’avvoltoio impagliato della nonna di Neville, ad esempio. Comunque adesso alzati, siamo già in ritardo.” E così dicendo uscirono dalla porta, si presero per mano e si smaterializzarono con un leggero pop.
Ricomparirono una frazione di secondo dopo in un vicolo antistante l’edificio che ospitava il ristorante in cui avevano programmato di incontrarsi. Ron trasse un respiro per tentare di calmare l’ansia che l’aveva sopraffatto tutto d’un colpo e Hermione si ravviò i capelli nervosamente, prima di prenderlo per mano e condurlo nel ristorante.
Una volta entrati, chiese ad un cameriere dove si trovasse il tavolo che avevano riservato e lui ne indicò uno al quale erano già seduti due signori.
“Sono quelli i tuoi genitori?” Chiese Ron indicandoli.
“Sì, sono loro.” Mormorò Hermione a denti stretti, sorridendo nervosamente e salutandoli con la mano per indicare che erano arrivati.
Lo sguardo che il padre lanciò prima a Ron e poi ai suoi vestiti fece precipitare il suo umore ancora un po’ più giù.
“Siamo sicuri che siano loro?” Chiese lui nuovamente, un po’ sconvolto dalle occhiatacce che ancora arrivavano.
“Sì, Ronald, sono loro. E adesso sorridi, per favore.” Bisbigliò trascinandolo letteralmente verso il tavolo.
La prima cosa che venne in mente a Ron, mentre tentava di sorridere nervosamente, fu che sicuramente Hermione aveva preso tutto dalla madre. Si assomigliavano molto, sia per la fisionomia del volto sia per i capelli indomabili. Diversamente da loro, i capelli del padre erano molto più scuri e molto meno folti. Si stava stempiando, ma Ron prese mentalmente nota di non farglielo notare.
Per qualche strana ragione era già convinto di non essergli molto simpatico, quindi era meglio evitare di peggiorare la situazione.
Gli tese la mano sorridendo nervosamente.
“Salve, io sono Ronald Weasley, signore.” Si presentò.
Lui la strinse con forza.
“Ah, sì, so chi sei. Il ragazzo che presumibilmente ruberà la verginità a mia figlia, immagino. Beh, molto piacere.”
No, evidentemente non gli stava affatto simpatico.
La madre di Hermione, che non sembrava molto contraria al loro fidanzamento, evitò a Ron l’imbarazzo di trovare qualcosa da replicare ammonendo il marito e poi presentandosi a sua volta.
“Molto piacere Ron, sono contenta di conoscerti. Mi dispiace molto per mio marito, sai certe volte tende ad essere irrazionalmente geloso di nostra figlia.” Si presentò, stringendogli la mano.
Quando tutti furono ai loro posti – Ron misericordiosamente lontano dal padre di Hermione – un cameriere fece capolino al loro tavolo chiedendo cosa volessero ordinare prima di sparire nelle cucine.
“Allora Ron” cominciò la signora Granger in un coraggioso tentativo di conversazione “ti piace il giallo?”
La sua testa si volse incerta verso i suoi vestiti, che di certo spiccavano molto in quel piccolo ristorante babbano.
“Oh, no… cioè, sì, comunque lo preferisco al marrone. Sa, mia madre continua a farmi maglioni di quel colore però a me danno l’aria di un bel mucchio di…”
Una gomitata ben assestata nelle costole lo blocco provvidenzialmente.
“… ehm… sì… un mucchio di barrette di cioccolato. Sa, io odio il cioccolato.” Concluse, massaggiandosi le costole dolorante.
Hermione tossicchiò imbarazzata.
“Sapete, Ron possiede molte caratteristiche interessanti!” Affermò poi, rivolgendosi in particolar modo a suo padre che non sembrava ancora molto convinto del fatto che il suo fidanzato fosse esattamente un buon partito.
“Ad esempio?” Domandò, rivolgendosi proprio a Ron, che nella foga di rispondere e fare bella impressione quasi si strozzò con un enorme pezzo di roast beef appena servito dal cameriere, che aveva appena tentato di ingoiare per intero.
Hermione gli batté qualche colpetto sulla schiena, sconsolata.
Scufate!” Boccheggiò, dopo aver inghiottito finalmente il tutto.
“Le tue caratteristiche interessanti includono anche performance del genere?” Si informò il signor Granger alludendo alla sua quasi morte per soffocamento.
“No, certo che no!” Si affrettò a negare lui, cercando con lo sguardo l’aiuto di Hermione. Aiuto che non venne, dal momento che lei era impegnata a convincersi che prendere il piatto che aveva davanti a lei e frantumarlo sulla testa di Ron non fosse una mossa molto saggia.
“E quali sarebbero?”
Per diversi minuti il silenzio regnò sovrano.
“Beh… ad esempio al sesto anno ad Hogwarts sono stato avvelenato!” Si vantò, sorridendo come un ebete.
“E questa sarebbe una tua caratteristica?”
“Ehm… no, però deve ammettere che è interessante!”
Un idiota di Hermione mal dissimulato con un colpo di tosse attirò tutta l’approvazione del padre.
“Sembra interessante!” Commentò invece la signora Granger, che stava tentando in tutti i modi di rendere quella serata il meno imbarazzante possibile.
Con scarsi risultati, peraltro. Invece, i tentativi opposti del marito sembravano avere un grande effetto.
“Hai un lavoro?”
Per la prima volta da un’ora a quella parte, Ron sentì che avrebbe potuto dare una risposta appropriata.
“Sì, sono un Auror. Sa, dopo la storia di Voi-Sapete-Chi e tutto il resto Harry è diventato il capo e mi ha assunto.” Spiegò felice, sperando in qualche commentò di approvazione.
Hermione sorrise a sua volta. Il lavoro di Auror era molto prestigioso ed era fiera del fatto che Ron contribuisse a catturare i maghi e le streghe malvagi.
“Ah, bene” asserì il signor Granger cupo “quindi sei un raccomandato.”
“Che ne dite di brindare?” Tentò Hermione nervosamente, dal momento che la conversazione non sembrava aver preso la piega che desideravano.
Tutti assentirono, così Hermione fermò un cameriere che passava di lì e gli chiese di portare una bottiglia di vino. Il cameriere si presentò qualche minuto dopo con il vino e un apribottiglie.
Il signor Granger lo osservò con sguardo torvo: solitamente nei ristoranti portavano le bottiglie già stappate. Decise di sorvolare su quel piccolo dettaglio e porse a Ron l’apribottiglie.
“A te l’onore.” Bofonchiò in un tentativo non molto riuscito di essere gentile.
Ron lo afferrò e iniziò a rigirarselo tra le mani incerto. Come poteva spiegare, senza sembrare un idiota, di non averne mai usato uno in vita sua?
Afferrò la bottiglia incerto e la avvicinò a lui, per cercare di capire come quell’aggeggio dovesse funzionare. Tutto ciò sotto lo sguardo sconvolto degli altri tre, che osservavano confusi i suoi tentativi.
“Ron c’è qualche problema?” Chiese Hermione, che non capiva cosa stesse facendo Ron.
“No, no.” Disse lui, provando a colpire il collo della bottiglia per vedere se funzionava. Davvero non capiva come i babbani potessero utilizzare quegli attrezzi complicati.
“E allora cosa stai facend… ah!” Disse infine, dopo aver compreso.
Prese l’apribottiglie dalle mani di Ron e terminò l’operazione senza problemi, versando poi il contenuto nei bicchieri.
“Non sa usare un apribottiglie, ridicolo…” Bofonchiò il signor Granger, subito zittito dalla moglie, che provvidenzialmente propose di brindare ai tre anni di fidanzamento di Ron e Hermione.
Da quel momento in poi la cena sembrò procedere regolarmente, eccezion fatta per i saltuari sbuffi del signor Granger, subito messi a tacere dalla consorte.
Al momento del dolce, Hermione pensò che forse ne sarebbero anche usciti vivi. In quel caso avrebbe sicuramente dovuto ringraziare tutte le divinità esistenti.
“Dal momento che siamo alla fine di questa interessante cena, perché non parliamo di cose serie?”
Hermione posò lentamente il cucchiaino sul tavolo, rendendosi conto che dopotutto non avrebbe avuto proprio nessuno da ringraziare, alla fine.
Ron, invece, continuò a divorare il suo dessert con foga, almeno finché non comprese che il signor Granger voleva parlare di cose serie proprio con lui.
La madre di Hermione distolse lo sguardo, forse prevedendo cosa sarebbe successo di lì a poco.
“Cose serie?” Chiese allibito.
“Tipo?” Rincarò Hermione.
“Tipo il vostro matrimonio.”
“Ma-matrimonio?”
Evidentemente Ron si aspettava di tutto eccetto quello. Hermione non gli aveva detto che lo aveva trascinato a quella cena per discutere di matrimoni!
Si girò verso di lei e le lanciò un’occhiataccia, ma in cambio ricevette soltanto uno sguardo sorpreso. Neanche lei sapeva che la cena sarebbe terminata in quel modo.
“Sì, matrimonio. Vuoi dire che non hai intenzione di sposare nostra figlia?”
“M-ma…” Tentò di obiettare Ron, però la sua protesta fu bloccata sul nascere.
“Vuoi dire che fino ad ora l’hai soltanto illusa con vane speranze?” Rincarò, sporgendosi verso di lui minacciosamente.
Ron si ritrasse.
“No, io…”
“Quindi la tua è stata tutta una farsa. A questo punto” e si rivolse a Hermione “era meglio se rimanevi con quel giocatore famoso, Vladimir o come si chiamava.”
Sentire aleggiare nell’aria il nome di Krum fece irritare Ron. Non aveva mai superato quella sua infondata gelosia. Hermione tentò di correre ai ripari.
“Viktor, papà, e non siamo mai stati fidanzati davvero. A me piace Ron.” Puntualizzò.
“Allora perché non ti sposa?” Chiese.
“Perché siamo ancora giovani!” Rispose esasperata, dal momento che Ron sembrava aver perso la facoltà di parlare.
Ormai continuava soltanto a balbettare frasi sconnesse contenenti le parole matrimonio, Krum e stupido giocatore di Quidditch.
A quell’obiezione tutti sembrarono calmarsi. La signora Granger constatò che poteva ritornare a guardare in faccia gli altri dal momento che il pericolo sembrava scampato e tutti ripresero a mangiare il loro dolce come se la loro conversazione non fosse mai avvenuta.
Almeno finché il signor Granger non buttò lì la sua ultima affermazione: “E a quando dei nipotini?”
Per Ron quello fu troppo.
“Oh, è svenuto. Peccato, iniziava quasi a starmi simpatico…” Commentò vago.
“Papà!” Lo rimproverò Hermione.
Una cosa era certa: non avrebbe organizzato mai più una cena. Anzi, non avrebbe organizzato mai più niente. Mai più.


... end!



Questa storia si è classificata sesta al contest ’We want… Missing Moments!’ di TittiGranger, con un giudizio che mi ha davvero lasciata piacevolmente sorpresa!^^

SESTA CLASSIFICATA
Nihal Chan


IC personaggi: 21\25.
Grammatica-sintassi: 17\20.
Stile: 13\15 .
Trattazione Missing Moment: 17\20.
Originalità della trama:17\ 20.
Elementi bonus: 6\6
Totale: 91\106

In primis, devo dirti che leggendo la tua storia mi sono letteralmente sganasciata dalle risate. A cominciare da quando Hermione annuncia a Ron la cena, per poi concludere con il Vladimir di Mr Granger. Ho particolarmente apprezzato la tua invidiabile vena comica, perfettamente adattabile a due personaggi come Ron ed Hermione.
Ma passiamo ai punteggi: avrai notato che ho tolto qualche punto al parametro IC dei personaggi. Li hai resi abbastanza bene, ma forse in alcuni casi sono leggermente estremizzati; il che si adatta magnificamente al contesto della storia, ma è un po’ troppo esagerato in riferimento al personaggio vero: ad esempio, sappiamo che da Ron ci si può aspettare di tutto… ma temo che il giallo sia troppo persino per lui (scena che, tra parentesi, mi ha fatto sbellicare)! Voglio dire, stiamo parlando di lui che, nel quarto libro, si era quasi rifiutato di indossare il suo abito da cerimonia, perché lo riteneva troppo “pizzettoso”. Da ciò si deduce che abbia un minimo di vena autocritica. Seppur minima, c’è.
Abbastanza coerente è il personaggio di Hermione, pragmatica e decisa come sempre, anche se mi risulta difficile che abbia atteso tre anni prima di presentare ai suoi il ragazzo che conosce praticamente da una vita!
Una versa sorpresa è stato il signor Granger… non so perché, ma io me lo sarei immaginato garbato e accondiscendente (sempre nei limiti del possibile, considerato che è il padre di una figlia), quindi sono rimasta piacevolmente sorpresa quando mi sono trovata davanti un signor Granger ostile e oltremodo spiritoso.
Massimo punteggio, ovviamente per gli elementi bonus: li hai usati in modo davvero originale, soprattutto per quanto riguarda il giallo (sto ancora ridendo..) e l’apri bottiglie (Per un momento, mentre leggevo, ho temuto che Ron tirasse fuori la bacchetta ed intervenisse con la magia).
Per la grammatica ci sono alcuni errori di punteggiatura (mancanza di virgole, soprattutto, prima di avverbi e gerundi) e alcuni errorini di battitura (ad esempio indico invece di indicò).
La tua storia mi è piaciuta molto: hai saputo reggere con uno stile ironico e piacevole un missing moment che sarebbe potuto cadere facilmente nel “prevedibile”.
Ti assicuro che hai raggirato questo ostacolo in modo eccelso.


Che dire se non che sono molto soddisfatta e che le virgole prima o poi mi uccideranno?^^’
Chissà perché vado sempre da un estremo all’altro: o troppe o troppe poche!xD
Mi sa che dovrò trovare un’aurea via di mezzo prima o poi!xD
Bene, spero che questa shot – uno dei miei pochi esperimenti nel fandom di Harry Potter – sia di vostro gradimento!^^
*sparisce prima che qualcuno le tiri un oggetto molto pesante e possibilmente molto appuntito*

Nihal
  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Nihal