La fan fiction ha partecipato al contest “Io il titolo,
voi la storia” indetto da Only_me [ fandom Harry Potter ] classificandosi al secondo posto ed
ottenendo il premio speciale Comedy.
Titolo scelto: Freelove
Personaggio/Pairing ricevuto: Norberto ( NorbertA in realtà XD )
Altri personaggi: Charlie Weasley, Harry Potter, Kingsley Shacklebolt
Altri pairing: Harry/Draco ( accenno )
Genere: Commedia, Avventura
Rating: Giallo
Avvertimenti: Linguaggio, Shounen-Ai
Introduzione/NdA:
“Romania”, gli rispose in maniera vaga l’uomo di
colore, posizionando davanti al moro un banale biglietto della metro usato, per
poi infilarsi una mano dentro la giacca per estrarre un orologio da taschino
dall’aspetto decisamente delicato, o forse era a causa del contrasto con
quella mano grossa quanto un badile. “Il passaggio si attiverà
tra tre, due, uno… buon viaggio, Harry”.
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Freelove
“Ron Weasley: Accidenti, Harry, tu uccidi
draghi, se non trovi tu una ragazza allora chi?!
Harry Potter: In questo momento
uscirei con un drago!”
( Harry Potter e il
Calice di Fuoco )
Aggrottò
le folte sopracciglia nere perdendosi nell’osservazione estatica dei nodi
del legno di quercia della porta dell’ufficio del Ministro della Magia,
indeciso se entrare o no. Sono quasi in
ferie dopotutto, non poté fare a meno di pensare, conscio che
l’essere convocato lì, almeno per quanto lo riguardava, non fosse
mai un buon segno.
L’ultima
volta, ricordò reprimendo un piccolo brivido, era finito in Egitto
– perseguitato da una mummia che un qualche Mago Oscuro aveva avuto la
geniale idea di riportare in vita, per così dire. Ma tu sei solo quasi in ferie, Harry, gli ricordò
irritantemente il suo spirito Grifondoro, animato dalla vocina di Hermione; alzò
quindi una mano, chiudendola a pugno.
“Entra, Potter.”
Si fermò nell’atto di bussare, ancora prima di riuscire a sfiorare
con le nocche la superficie lucida e solida; e si chiese perché ci
provasse ancora, nonostante mai da quando aveva iniziato a lavorare lì
al Ministero come Auror fosse riuscito a sorprendere Kingsley in alcun modo.
“Mi voleva vedere, Shacklebolt?”
domandò, entrando e richiudendosi la porta alle spalle. Di’ di no, di’ di no,
sperò fermandosi a pochi passi dalla scrivania in scuro legno di noce
del Ministro – probabilmente era una cosa egoistica da pensare ma, ehi,
era da mesi che aspettava quella vacanza tanto meritata.
“Sì, ho una missione da
affidarti” gli rispose invece l’uomo, per poco non causandogli
un gemito degno solo uno studente che viene a scoprire che ci sarà una
verifica a sorpresa, senza neanche sollevare gli occhi da alcuni fogli che
stava esaminando – sventagliando una mano enorme ed ingombrante per
fargli segno di sedersi.
Non accolse l’invito, rimanendo in piedi lì al centro della
stanza, perdendo qualche attimo nell’osservazione dell’ormai ex
Capo Auror – nonostante gli anni fossero passati senza segno di clemenza,
l’enorme uomo di colore ancora si ostinava ad indossare quel cerchietto
dorato ad un lobo dell’orecchio, colpevole di un luccichio quasi
ipnotico.
“Bene Potter, tra un paio di minuti
si attiverà la passaporta che porterà sul luogo della missione,
lì un esperto t’informerà su tutti i dettagli necessari”
spiegò Kingsley, sollevando lo sguardo su di lui ed intrecciando le dita
sopra la scrivania – dovette forzarsi a distogliere lo sguardo
dall’orecchino, per prestare attenzione. Inarcò un sopracciglio.
Una passaporta? Male, davvero molto male.
“Mnh, bene, perfetto. E questo posto sarebbe esattamente…
DOVE?” domandò, con un gran brutto
presentimento – e uno non diventa il Ragazzo Sopravvissuto ignorando i
propri fottuti brutti presentimenti.
“Romania”, gli rispose in
maniera vaga l’uomo di colore, posizionando davanti al moro un banale
biglietto della metro usato, per poi infilarsi una mano dentro la giacca per
estrarre un orologio da taschino dall’aspetto decisamente delicato, o
forse era a causa del contrasto con quella mano grossa quanto un badile.
“Il passaggio si attiverà
tra tre, due, uno… buon viaggio, Harry”.
Molto divertente, ebbe appena il
tempo di pensare con una smorfia, prima di allungare il braccio a stringere il
pezzo di carta – e scomparire con il tipico ed odiato strappo
all’altezza dell’ombelico.
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Gli parve
infinito il tempo passato lì in quel vortice di energia e vento magico
– non aveva mai capito in realtà come funzionassero le passaporte,
non era mai riuscito a superare l’antipatia che provava nei loro
riguardi; niente di personale, ma capita di non voler più avere nulla a
che vedere con qualcosa complice di averti portato tra le
braccia della morte.
Si tenne stretta la bacchetta, premendosi una mano contro il sedere per evitare
che quest’ultima decidesse di sgusciargli via durante il tragitto. Non
aveva alcuna intenzione di dover tornare indietro a cercarla perché gli
era caduta dalle parti della Foresta Nera.
Stava ancora sputacchiando ciocche di capelli che inevitabilmente gli
sferzavano in faccia finendogli in bocca, quando finalmente quella centrifuga
cominciò a rallentare, e scendere di quota – per poi abbandonarlo
di colpo in balia della gravità, come un tappeto volante scarico*, facendolo piombare sgraziatamente contro un terreno
umidiccio e vagamente muschioso.
Bene, almeno so di essere arrivato a
destinazione, pensò emettendo un lieve gemito dolorante.
“Gli atterraggi non sono mai stati
il tuo forte, vero Harry?” pronunciò una voce divertita,
mentre una mano tesa entrò nel suo scarso campo visivo. Una voce
familiare, tra l’altro. Quando fu sicuro che un qualsiasi movimento non l’avrebbe mandato in mille pezzi, arrischiò
di muove un braccio per sistemarsi gli occhiali sul naso e sollevando lo
sguardo.
“Charlie?!”
si ritrovò ad esclamare, con un tono strozzato tra
l’incredulità e la gioia, spalancando gli occhi dietro le spesse
lenti – afferrò la mano che ancora gli veniva porta, riuscendo
finalmente a tornare in posizione eretta. Beh,
commentò mentalmente facendo scivolare un’occhiata lungo il corpo
del rosso che non vedeva da un bel po’ di tempo, qui di certo il problema non è l’essere eretto.
“In carne ed ossa, amico” rispose
Weasley, lasciando la presa che lo legava a lui per improvvisare una posa
statica, ironicamente statuaria, con le mani ben piantate nei fianchi. E muscoli, aggiunse silenziosamente
Potter, tenendo per sé quel parere – aveva cose più
importanti a cui pensare, al momento. Sbatté le palpebre, con una
rivelazione improvvisa. “Saresti tu
quindi l’esperto?”
Vedere l’altro annuire, con un saputo sorriso sulle labbra,
confermò i suoi sospetti; sbuffò seccato, dandosi qualche inutile
pacca sulla divisa per tentare di rimuovere le macchie, ormai indelebili, di
terriccio. “Shacklebolt avrebbe
anche potuto dirmelo…” borbottò, per poi continuare a
voce più alta “Allora, quale
terribile disavventura mi attende questa volta? Penso di aver
già visto di tutto, ormai”.
Non
considerò un buon segno, vedere il volto di Charlie oscurarsi in quella
maniera, quando accennò alla missione – lasciò che il rosso
gli posasse un braccio su una spalla, facendogli strada. “Ci serviva una mano prima che la situazione
degenerasse” ammise quest’ultimo con un sospiro lieve,
sollevando un palmo per portarselo tra i capelli, mandandoli all’indietro.
“Sembra che nella zona attorno alla
riserva siano cominciati a sparire parecchi capi di bestiame –
all’inizio nessun problema, è bastato insabbiare un po’ la
cosa, ma il numero continua ad aumentare e la gente comincia a prendersela con
i draghi; se si dovesse continuare così, c’è il rischio che
facciano chiudere la riserva” spiegò con una smorfia in viso
che rendeva inutile chiedere cosa pensasse lui della situazione. “Mi dispiace, Charlie”
pronunciò sinceramente il moro, rendendosi conto di quanto l’altro
amasse il suo lavoro, e i draghi. “Quindi
sostanzialmente io, ehm, che dovrei fare..?”
chiese, infine, non avendo in realtà ancora ben capito quale fosse
l’utilità della sua presenza lì, in tutto quello.
“Ci aiuterai negli appostamenti notturni,
naturalmente, così da scoprire se la colpa è davvero di uno dei
nostri draghi!” esclamò il maggiore, sollevando le braccia in
alto come se la cosa fosse semplicemente ovvia. Beh, non lo era per niente.
Il Ragazzo Sopravvissuto Per Fare
“Tu mi vorresti dire che sono stato
mandato qui, ad un giorno dall’inizio delle mie ferie, per starmene
appostato in qualche cespuglio tutta la notte a controllare delle
cazzo di PECORE?!” iniziò a sbraitare, alzando la voce e
gesticolando con le mani per aria in maniera più convulsa di un
ballerino di flamenco.
“HARRY, FAI ATTENZ-”
L’urlo d’avvertimento di Charlie non gli giunse in tempo,
perché infatti il Salvatore del Mondo Magico e
Non si ritrovò per l’ennesima volta, nel giro di pochi minuti, con
la faccia premuta contro il terreno, neanche fosse finito a sua insaputa
davanti al Grauman’s Chinese
Theatre** di Hollywood, invece che in Romania.
Rantolò per il dolore, tossicchiando faticosamente a causa del peso che
si sentiva sulla schiena. O ho appena sputato
un polmone, o devo aver ingogliato una zolla di terra,
si ritrovò a pensare sconnessamente, prima di rendersi conto che Weasley
stava tentando di dirgli qualcosa.
“Harry. Non. Ti. Muovere.” l’udì, finalmente, al di sopra del vago
ronzio che sentiva nelle orecchie. Probabilmente la botta era
stata peggio di quanto avesse immaginato, rimuginò vagamente, prima di
rendersi conto che non era il suo udito a giocargli brutti scherzi – il
suo udito non ha un fiato pesante che gli soffi aria calda alla base del collo.
Si immobilizzò, neanche avesse visto in faccia una Gorgone – ma
dopotutto non era poi così diverso, ritrovarsi un drago praticamente
sulla schiena. Lentamente storse il collo finché non gli iniziò a
fare male, ma comunque abbastanza da vedere in faccia – o muso? –
il suo assalitore.
Assottigliò lo sguardo, nel difficile tentativo di mettere a fuoco la
vista nonostante gli occhiali gli stessero penzolando sbilenchi sul naso, in
procinto di cadere. Tutto ciò che riuscì a distinguere furono una
montagna di scaglie nere e lucenti, dall’apparenza inequivocabilmente
resistente – e un paio di fauci socchiuse decisamente troppo vicine per i
suoi gusti. Per i gusti di chiunque, in effetti.
Harry Potter fa da spuntino ad un drago
il giorno prima delle sue ferie! già si immaginava i titoli dei
giornali del giorno dopo, che avrebbero sottolineato quanto quella fosse stata
una morte indegna per un giovane e promettente Auror come lui, e di come
nessuno avrebbe mai pensato che la sua proverbiale sfiga sarebbe arrivata a
tanto.
“BLEAH! Ma… che
schifo!” esclamò, reprimendo qualcosa di molto simile ad un
conato di vomito – passandosi una mano sulla faccia affogata nella saliva
del drago, ormai consapevole di come gli sarebbe stato impossibile togliersi di
dosso quella puzza di carne rancida senza farsi almeno tre docce. Quello di cui
non riusciva a capacitarsi era, invece, che quella bestia feroce potenzialmente
mortale l’avesse appena… leccato come un innocuo animaletto
domestico!
“Beh, pare
proprio che tu abbia fatto colpo, Harry. Norberta non è una che va con il primo che incontra” gli rise praticamente dietro il rosso,
avvicinandosi e riponendo tranquillamente la bacchetta che aveva sfoderato, nel
caso in cui la situazione fosse degenerata.
“Norberta..?” ripeté critico
l’ex Grifondoro, rotolando sul terreno il necessario per stendersi sulla
schiena, sistemandosi gli occhiali – non avrebbe azzardato altri movimenti
finché quel COSO enorme non fosse tornato ad una debita distanza di
sicurezza, grazie tante. Poi spalancò gli occhi, ricordando finalmente
come Charlie stesso li avesse informati che, l’adorabile cucciolo di
drago clandestino di Hagrid, fosse in realtà una…
draghessa, dragonessa, o in qualunque altro modo si
dicesse.
“Ma non mi dire… che fortuna,
eh?” aggiunse sarcasticamente, lanciando l’ennesima occhiata
dubbiosa contro il decisamente troppo affettuoso animale, prima di recidersi ad
alzarsi. “E dopo questa piacevole
rimpatriata, io ho decisamente bisogno di una doccia.” concluse,
tornando ad incamminarsi insieme a Charlie verso la baita che l’avrebbe
ospitato fino a sera – sobbalzando miseramente, quando il drago gli diede
una poderosa pacca sulla schiena con il muso, sbuffando vapore grigiastro dalle
narici.
“Sai Harry, io credo ti stia
guardando il culo.” ghignò Charlie.
Gemette nolente, e soprattutto dolente, a quel commento – causando per
tutta risposta l’ennesimo scoppio d’ilarità del rosso.
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C’era
da dire che, tra tutti i modi possibile, non avrebbe
mai pensato di passare la notte precedente al suo primo giorno di ferie in
quella maniera. Non era tanto il dover stare all’aperto, perché
lì alla riserva – il Delta del Danubio, da quanto aveva poi
appreso da Charlie – il cielo era limpido e terso come non l’aveva
mai visto; allungando la mano avrebbe come avuto l’impressione di poter
toccare quel fiume di stelle.
No, il suo problema erano le spine di quel cespuglio che gli si erano ormai conficcate
ovunque, trasformandolo in un grottesco puntaspilli da sarta a grandezza umana
– un nascondiglio per di più inutile, considerata
l’ingombrante presenza di un drago accucciato accanto a lui.
Sbuffò seccamente per l’ennesima volta, premendo una mano contro
il muso dell’animale per scostarlo da sé; cominciava a non poterne
più di quella situazione, continuava a strusciarglisi
addosso come un gatto da salotto troppo cresciuto – sfiorando posti
decisamente troppo delicati che avrebbe preferito sapere più al sicuro.
Sbatté un paio di volte le palpebre, che cominciava a sentire più
pesanti man mano che il tempo passava; non aveva mai
avuto problemi nel fare le ore piccole, ma evidentemente il metodo del contare
le pecore doveva essere più efficace di quel che pensasse.
Un fruscio tra le foglie lo fece sobbalzare come se qualcuno lo avesse
pungolato con la punta della bacchetta, facendogli spalancare gli occhi dietro le spesse lenti degli occhiali, scrutando nel buio; i
muscoli tesi, la mano ad un soffio dalla tasca posteriore dei pantaloni della
divisa, pronto a scattare al minimo accenno di pericolo.
Si lasciò nuovamente andare contro il prato come se le sue ossa si
fossero improvvisamente liquefatte, quando vide comparire tra la boscaglia la
figura evanescente e nebbiosa di uno stallone; semplicemente il patronus di Charlie.
Non l’aveva mai visto prima di quel momento – anzi, in effetti non era neanche a conoscenza del fatto che il
rosso ne possedesse uno, ma non c’era da esserne poi così tanto
stupiti, alla luce della sua appartenenza all’Ordine della Fenice.
Neanche la forma era stata poi una grande sorpresa – certo, diceva molto
su alcune particolari… dimensioni
del secondogenito di casa Weasley.
“Allora Harry, come vanno
lì le cose? O forse ho interrotto
qualcosa tra te e la tua amica?” la voce
del domatore fuoriuscì dalla bocca del cavallo, frammentata da qualche
nitrito e scalpiccio di zoccoli contro il terriccio molle.
Ah ah, davvero divertente – pensò con una dose massiccia di
sarcasmo, arricciando le labbra in una smorfia infastidita. “Sì sì,
ho capito che mi vuoi bene Norberta…”
borbottò sgarbatamente, cercando nuovamente di levarsi di dosso il nuovo
attacco di affettuosità della dragonessa.
“E che cazzo!”
esclamò alla fine, schizzando in piedi come se uno Schiopodo
Sparacoda l’avesse punto sul sedere – non
così diversamente dalla realtà, dato che invece si era trovato il
muso del Dorsorugoso contro l’inguine.
Un grido
seguì il suo, peccato che quest’ultimo fosse decisamente NON umano;
voltò il capo così all’improvviso da sentire lo schiocco
doloroso delle vertebre del collo, ma senza curarsene. No, era troppo occupato
a fissare con occhi sbarrati un Ironbelly Ucraino
intento ad atterrare nel bel mezzo dell’enorme zona pascolo.
Non aveva mai visto un drago più grande – al confronto Norberta era solo un innocuo cucciolotto,
e l’Ungaro Spinato che gli era toccato affrontare durante il quarto anno
appena un terzo di quel bestione colossale.
“Merda” imprecò
mordendosi le labbra – si lasciò appena il tempo si sparare in
alto una cascata di scintille rosse con la bacchetta, il segnale che aveva
concordato con Charlie e il resto del gruppo, prima di lanciarsi giù per
la piccola collinetta che aveva scelto per appostarsi.
In un momento diverso si sarebbe soffermato ad ammirare affascinato gli effetti
di luce che i raggi lunari disegnavano riflettendosi sulle scaglie argentee del
drago – ma in quel momento la sua attenzione era più concentrata
sulla bocca irta di denti affilati spalancata a poche spanne da una povera
pecora innocente.
Un incantesimo contro i draghi, un
incantesimo con draghi enormi Harry… si ripeté febbrilmente, tenendo la
bacchetta tesa davanti a sé e continuando a correre dritto verso le
fauci della creatura. Un’abitudine che avrebbe dovuto cominciare a
perdere.
“CONJUCTIVITUS!”
urlò con una scoccata del braccio, mancando per un soffio i piccoli
occhietti rossi come il sangue dell’animale – ma sfortunatamente
ottenne di attirare la sua attenzione, nonché farlo incazzare.
Si arrestò all’improvviso, quando l’ennesimo ruggito gli
fece tremare la terra sotto i piedi; vedere l’Ironbelly
cominciare ad avanzare verso di lui lo portò a riconsiderare
l’opzione di iniziare a correre nella direzione opposta, questa volta.
Eccomi che arrivo, ferie eterne, fu il suo ultimo pensiero prima che il drago
fosse praticamente su di lui; chiuse gli occhi attendendo l’impatto,
puzza di carne bruciata, fiumi di sangue scorrere o qualsiasi altra cosa del
genere. Niente. Non sentì assolutamente niente, a parte un soffio
d’aria scompigliarsi sopra la testa i capelli.
Arrischiò a sollevare una palpebra, dando una sbirciata per sapere che
fine avesse fatto il suo, teorico, assassino – ciò che vide gli
fece perdere il controllo della mandibola, la bocca spalancata come quella di
un bambino che vede per la prima volta la vetrina di Mielandia addobbata per le
feste natalizie.
Quella cosa fottutamente enorme e mortalmente pericolosa stava
praticamente… facendo le fusa e strusciandosi contro quella
che riconobbe come Norberta neanche fosse un
adorabile gattino.
Sentendosi improvvisamente privo di forze, ed incredulo, si lasciò
cadere a terra con un lieve tonfo che per la prima volta gli fece ringraziare
per la presenza di quel terriccio molle; rimase in quella posizione
finché non giunsero Charlie e gli altri, a fissare i due draghi
amoreggiare.
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“Harry, sei sicuro di non
voler rimanere un po’ di più?”
“Ti ringrazio Charlie ma… no.
Ho rimandato anche troppo le mie ferie per i miei gusti” rispose al
rosso con un piccolo sogghigno divertito – era ormai mattina,
precisamente quasi l’alba, e lui era ufficialmente in ferie da già
cinque ore.
Tutto si era concluso nel migliore dei modi; alla riserva non sarebbe successo
niente, in quanto quel drago non ne faceva parte – apparteneva
evidentemente a quel rado gruppo di esemplari ancora in libertà,
arrivato probabilmente dopo un bel viaggetto dai suoi territori d’origine
in Ucraina.
“Questo su che gradino della Scale
delle Stranezze*** di Potter si piazza?” replicò Weasley, con
un sorriso divertito gemello al suo.
Scoppiò a ridere il moro, gettando all’indietro la testa; dovette
aspettare di calmarsi prima di poter replicare. “Mnh, vediamo – essere convocato
per porre fine ai regali di corteggiamento di un drago per la sua amata
dragonessa… direi proprio che si merita uno dei primi posti”.
Allungò una mano verso il domatore, che gliela strinse in segno di
saluto e congedo, prima di mettergli tra le mani un piccolo peluche a forma di
pecorella, evidentemente adibito a passaporta – si limitò ad
inarcare un sopracciglio scettico, evitando di commentare.
“Certo che, amico, adesso anche i
draghi ti danno i bidoni!”
Le labbra del moro si tesero da un lato in un sorrisetto sghembo, gli occhi
color smeraldo animati da un luccichio malizioso. “Vedi Charlie, io ho già ad aspettarmi a casa il mio
personale Drago”.
In quel momento la passaporta di attivò,
facendolo scomparire con il consueto strappo nauseante all’altezza dello
stomaco – e la risata sguaiata di Weasley in sottofondo.
The End.
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*In un certo senso è un omaggio alla fan fiction
“Eldorado” di Ernil che semplicemente
amo.
**Per chi non lo conoscesse, perché dopotutto è possibile dato
che il nome era sconosciuto anche a me prima di scrivere la fan fiction,
è il famoso teatro che si affaccia sulla via dei diamanti e sul cui
piazzale le star maggiori hanno impresso le loro impronte e nomi nel cemento.
***Citazione di “Secrets” di Vorabiza.
Punteggio ottenuto:
Originalità: 9.8/10;
Grammatica: 9.8/10;
Forma: 10/10;
Caratterizzazione personaggi: 9.8/10;
Attinenza al tema: 9.5/10;
Gradimento personale: 5/5;
Totale: 53.9/55.
Partendo dai punteggi pieni, troviamo
la forma e il gradimento.
Non ho trovato nessun errore, in quel
parametro, le virgole erano poste nei punti giusti e gli altri segni di
punteggiatura sono stati utilizzati nella maniera e nei momenti più
corretti.
La tua fic
mi è piaciuta davvero molto, e ho apprezzato parecchio l'uso che hai
fatto del personaggio assegnato (che, diciamocelo, è un po'
particolare).
L'attinenza al tema: il personaggio
l'hai utilizzato senza alcun dubbio nel modo migliore, ma il titolo.. non l'ho trovato molto approfondito all'interno della
storia, ecco. Certo, si capisce che non è completamente sparato a caso,
ma in ogni caso sarebbe stato preferibile che all'interno della fic ci fosse qualche riferimento in più.
I personaggi sono ben caratterizzati,
Harry e Charlie mi sono piaciuti davvero moltissimo. Ma, purtroppo, Kingsley
Shacklebolt l'ho trovato un po'.. vuoto. Non mi ha
affascinata, non mi ha trasmesso nulla di particolare.
Nella grammatica ho davvero poco da
dire: è perfetta, escludendo un piccolo errore di battitura.
Nell'originalità, invece, hai
riportato quella penalizzazione solamente per la scelta finale di accoppiare
Harry e Draco. Certamente è stata una scelta
azzeccata, e come lettrice non ho potuto fare a meno di apprezzare, ma
purtroppo questo pairing è fin troppo
utilizzato nel mondo delle fanfiction, quindi, da
giudice, ho dovuto sottrarti qualcosa.