Everything is Fine... not Really
Ora sto bene. D’accordo, nonostante la situazione
con mio padre si sia risolta e nonostante abbia tutta la mia famiglia vicino,
non va tutto a genio. E le motivazioni sono scontate e molto noiose, non sto
neanche a ripeterle, visto che sarebbe un’inutile ripetizione e perdita di
tempo.
“Alla fine
esploderai a forza di mangiare nutella” la voce di mia madre mi fa ridacchiare,
mentre mi infilo l’ennesima cucchiaiata in bocca. E’ tutta la mattina che non
faccio altro che mangiare quella deliziosa crema alla nocciola. So che non fa
bene né al pancreas, né allo stomaco, ma cavolo... sono incinta! D’accordo, non
è una vera e propria giustificazione, ma... no, aspetta, è una vera e propria
giustificazione! Beh, posso vedere anche il lato positivo di tutta questa
questione del bambino: posso ingozzarmi di nutella quanto voglio. E, beh, è
cosa buona e giusta... basta, sto sclerando!
“Mamma, sono
incinta!” rispondo semplicemente, preparandomi un’altra cucchiaiata di quella
cosa deliziosa che mi farà diventare obesa. Beh, devo ingrassare comunque,
tanto vale ingozzarsi di nutella, no?
“E cosa
vorrebbe dire?” inarca un sopracciglio, mentre si porta una forchettata di uova
e pancetta alla bocca. Al e Jay ancora non sono scesi per fare colazione e
neanche papà. Beh, stanotte siamo stati tutto il tempo a parlare di Ted, delle
gravidanze di mamma e del suo nipotino o nipotina, fino a quando abbiamo deciso
di andare a dormire una volta per tutte.
“Che, mamma,
sono incinta!” ripeto, come se fosse una cosa elementare, mentre lei rivolge
un’occhiata scettica al carico di nutella che mi porto alla bocca. Beh, almeno
posso dire che sto imparando a convivere con questa storia del bambino, ma non
so se riuscirò a fare lo stesso con l’idea di doverlo crescere.
Vedo mamma
scuotere la testa in segno negativo, mentre papà varca la soglia della cucina,
con un sorriso a trentadue denti sul volto, “buongiorno a tutti” dice,
scoccando un bacio a fior di labbra a mamma e avvicinandosi a me.
“’giorno, pa’” sorrido, sentendo la bocca di mio padre lasciarmi un
lieve bacio sui capelli, rossi come quelli di mamma, e scompigliarmeli. Potrei
giurare di aver visto mia madre boccheggiare, non riuscendo a capire il perché
del nostro atteggiamento. Seguo papà con lo sguardo, mentre si siede al suo
stesso posto.
“Orsacchiotta” mi sorride a sua volta, prendendo la
forchetta nella mano destra e preparandosi una forchettata della tipica
colazione inglese. Sposto il mio sguardo da lui a mamma, che ci guarda come se
fossimo due esseri che non ha mai visto in vita sua.
“Ginny, perché ci guardi come se fossimo due alieni?” chiede
papà, guardandola con un sopracciglio inarcato.
“Lunga vita e
prosperità” ridacchio, facendo il tipico saluto vulcaniano con la mano destra,
come quello che faceva sempre Spock in uno dei miei telefilm babbani preferiti,
Star Trek. Devo ammettere che invidio molto i
vulcaniani. Beh, tralasciando il fatto che hanno le orecchie a punta e il
sangue verde. Io invidio il loro ripudiare le emozioni. Fanno di tutto per non
essere soggetti a sentimenti che potrebbero giocarti la vita un giorno e, per
di più, non lasciano proprio tralasciare nessuna emzione.
Né tristezza, né rabbia, niente. Solo la logica. Si basano solo sulla logica e
sulle conseguenze delle loro azioni. Ma perché non posso avere anche io, come Kes,
un insegnante stile Tuvok?
“Mi sono persa
qualche episodio, non è così?” la sua voce è decisamente interrogativa, mentre
ci scruta come se fossimo realmente due alieni, “da quando andate d’amore e
d’accordo?”.
“Possiamo dire
che abbiamo avuto una nottata insonne, non è così papà?” rispondo, prima di
mettermi in bocca un’altra cucchiaiata di nutella. Sposto lo sguardo dagli
occhi cioccolata di mamma a quelli smeraldo di papà.
“Ben detto,
figliola” scoppiamo entrambi in una breve risata d’intesa, prima che mamma ci
squadri da capo a piedi, cercando di capire come diavolo abbiamo fatto a
riappacificarci.
“Buongiorno”
prima che mamma possa ribattere qualcosa, Al e Jay entrano in cucina e si
siedono rispettivamente al loro posto. Vedo uno sguardo interrogativo formarsi
anche sui loro volti, non appena vedono il sopracciglio inarcato di Ginevra
Molly Weasley in Potter.
“Cosa succede?”
chiede Al, prendendo un pezzo di pane ed iniziando a mangiare la sua piattata di uova e bacon.
“Non lo
chiedere a me” risponde mamma, alzandosi da tavola e posando il suo piatto
vuoto nel lavandino, prima di lanciarci un gratta e netta sopra. Sorrido
e, quasi divertita, mi porto un’altra cucchiaiata di nutella alla bocca.
Scambio uno sguardo complice con papà, prima di posare i miei occhi su quelli
di Albus.
“Ma non stavate
quasi per scannarvi voi due?” la sua voce è sorpresa come quella di mamma, “e
ora, dal niente, siete tornati a volervi bene e a scambiarvi sguardi
complici?”.
“Si, ma la
nutella mette fine a qualsiasi litigio” dico, guardando dentro il barattolo che
tengo tra le mani e accorgendomi di averlo finito nell’arco di poche ore. Beh,
mamma mi ucciderà sicuramente.
“Ovvero?”.
“Ovvero... ehm,
ho finito il barattolo e...” ammetto, grattandomi la nuca con fare imbarazzato.
“Alla fine
quella maledettissima nutella ti ucciderà” mi risponde mamma, sospirando e
voltandosi verso di me. Porto lo sguardo sull’orologio della cucina e vedo che
segna le dieci.
“Beh... vedo
che tu sei ancora viva, però” dico, alzandomi da tavola e iniziando a camminare
verso camera mia. Sorrido tra me e me, mentre esco dalla cucina e salgo al
piano di sopra, senza dare la soddisfazione di raccontare la riappacificazione
tra me e papà.
***
Cammino per i
corridoi del San Mungo come ieri. Sembra passata un’eternità. L’ecografia, il
parto di Roxy, la discussione con Ted, l’aver tenuto
in braccio Peter, la voglia di nutella, la riappacificazione con mio padre.
Troppe cose in un giorno solo, per i miei gusti.
“Lily”
pronuncia Scorpius, non appena mi vede apparire davanti al suo studio. Vedo un
sorriso sghembo incorniciargli il volto, quando mi trovo a pochi centimetri da
lui. Penso che sia la persona più giusta con cui parlare della mia scelta.
“Ciao, Scorp”
lo saluto, notando la cravatta Serpeverde che porta
al collo. Deve essere una cosa di cui va proprio orgoglioso. Beh, capisco il
suo orgoglio, è lo stesso che io provo per la mia casa, Grifondoro, “ma è
l’unica cravatta che hai, oppure ne sei talmente tanto orgoglioso che non
riesci a staccartene neanche per un minuto?”.
“E’ l’orgoglio Serpeverde che ogni mattina mi costringe ad indossare
sempre la stessa cravatta” mi risponde, assorto dai suoi pensieri, mentre mi
invita, come il giorno precedente, ad entrare nella stanza alle sue spalle.
Seguo il suo consiglio e mi siedo in una sedia davanti alla scrivania,
iniziando a tamburellare sulla superficie di legno, “allora, parla, ti ascolto...”.
“Prima di
tutto, non ti azzardare più a dire qualcosa a mia cugina riguardo la mia
gravidanza, o giuro che ti crucio!” dico, incrociando
le braccia al petto e fingendo una voce offesa.
“Mai far
arrabbiare una Potter” ridacchia, guardandomi con i suoi occhi grigi.
“Hai capito al volo,
Malfoy”.
“Allora, a cosa
è dovuta questa visita?” mi chiede, appoggiando le mani, unite, sulla
scrivania.
“Ti ho già
accennato ieri il fatto che voglio dare il bambino in adozione. O meglio, mi
sembra la scelta migliore, ma non so se anche la più giusta. Non so se sono in
grado di crescere un bambino da sola a questa età. So di avere l’appoggio di
tutta la mia famiglia, ma non so se me la sento di prendermi un impegno così
grande. Poi ti ho già raccontato della situazione con suo padre” dico,
indicandomi la pancia di quattro mesi ben in vista, “anche se non ti ho detto
che ieri ha baciato la sua ex, ovvero mia cugina, che aspetta anche lei un
bambino da lei”.
“Quindi pensi
che lui non ti starà accanto perché è già impegnato con tua cugina e con loro
figlio” beh, effettivamente è così, “so che tu hai bisogno di lui per
crescerlo, perché non ti senti sufficientemente grande da farcela da sola, ma
devi ragionare su questo, Lily”.
“Avresti dovuto
fare lo psicologo, invece del dottore” cerco di sdrammatizzare, guardandolo in
quelle iridi di ghiaccio.
“Lo prendo come
un complimento” sfoggia un bellissimo sorriso, prima di ricominciare a parlare,
“comunque, hai cinque mesi di tempo per scegliere se darlo, o darla, in
adozione. Hai ancora qualche mese per riflettere se non puoi crescere un
bambino a diciassette anni. Poi, che ne so, è probabile che suo padre non sia
impegnato con tua cugina e che decida di starvi accanto. Oppure, potresti
conoscere qualcun altro che sarebbe pronto a starti accanto”.
“Cosa vuoi
dire?” lo guardo, quasi shoccata, “stai dicendo che dovrei cercarmi un altro
con il quale crescere questo bambino?”.
“Non ho proprio
detto questo, ma il senso era questo, si”.
“Non credo che
sarà una cosa probabile e poi non sono interessata ad avere una relazione
forzata, soltanto perché il padre di questa creatura è immaturo” sbotto,
alzandomi dalla sedia e avviandomi verso la porta. Beh, la gravidanza mi sta
facendo diventare più irascibile.
“Lily” mi
richiama dolcemente, alzandosi e avvicinandosi a me. Mi fermo, voltandomi verso
di lui e ritrovandomi a fissarlo negli occhi, come pietrificata, “stai calma.
Sono normali gli sbalzi d’umore, ma devi stare calma. Non ho detto niente, fa
come se non avessi detto niente” continua, poggiando la sua mano su un mio
braccio.
“E’ che... ho
paura, Scorp” gli dico, abbassando lo sguardo sulle mie mani.
“Lo so, lo so”
mi sussurra, avvicinandosi a me e abbracciandomi a sé. Appoggio la testa sul
suo petto, afferrando la sua cravatta con una mano e cercando un appiglio per
non permettergli di staccarmi da sé.
“Devo andare”
mi stacco di scatto, come imbarazzata e mi avvio verso la porta, “ciao”
sussurro, prima di uscire e di richiudere la porta alle mie spalle.
Sospiro, come
per scaricare la tensione, prima di iniziare a camminare verso l’uscita
dell’ospedale. Un flash mi illumina la mente, facendomi ricordare che mia
cugina è ancora ricoverata. Cambio meta, camminando a grandi falcate verso la stanza
di Roxy. Busso e un debole avanti mi da il
permesso di entrare.
***
Ted Pov
E’ la figlia
del mio padrino. Cosa diavolo avevo in mente quella sera? Sono davvero uno
stupido. E’ la figlia di Harry, la cugina di Victoire e ha dieci anni meno di
me, oltre ad essere praticamente come una sorellina minore per me. No, non lo è.
Non è mia sorella, né sorellastra. E’ semplicemente la ragazza diciassettenne
spaventata, che aspetta un bambino da me, il mio bambino... il nostro bambino.
Lo stesso vale per Vic. Beh, a parte il fatto che lei non ha diciassette anni e
che non è la figlia del mio padrino. Beh, e soprattutto non è spaventata come
sua cugina Lils.
Sua cugina.
La figlia del
mio padrino.
Dieci anni più piccola
di me.
Incinta del mio
bambino, che darà in adozione. Non voglio che scelga di affidarlo ad un’altra
famiglia. Io voglio starle accanto, sia a lei che a nostro figlio, ma il
problema è che mi devo assumere le mie responsabilità, cosa che vuol dire
che mi dovrò prendere cura anche di Vic e dell’altro mio figlio.
Mi porto la
testa tra le mani e chiudo gli occhi, come se questo riuscisse a far sparire
tutti i problemi che ho, tutti i problemi che ho causato con le mie stesse
mani. Ho approfittato di Lily da ubriaco. Ubriaco per modo di dire, visto che
mi ricordo tutto nitidamente. Non ho riflettuto, non ho pensato alle possibili
conseguenze, non ho pensato di prendere precauzioni. E poi, l’amnesia che ho
avuto successivamente mi ha fatto tornare con Vic senza ripensare al fatto che
quella sera se ne fosse andata di casa perché le avevo urlato contro, senza
ripensare al fatto che mi avesse tradito. E io ho sbagliato... ho sbagliato...
lo so, lo so. Sono stato stupido, un totale deficiente. Quest’anno il premio
Nobel per la stupidità va a... Ted Remus Lupin.
E ora mi
ritrovo così, in questa situazione. No, la situazione è molto peggiore... va di
male in peggio. Lily ha visto il bacio che c’è stato tra me e Vic, ieri. No, un
attimo, mi devo correggere, perché la frase è molto imprecisa. Lils ha visto il
bacio che casualmente Vic mi ha dato. O meglio, Lils ha visto quando Victoire
mi si è aggrappata addosso e mi ha baciato. Forse mi ha scambiato per un
albero. Comunque, non ho fatto in tempo a districarmi dalla sua stretta, che
Lily si era già smaterializzata. E Victoire non capisce, non capisce niente. E
pensare che l’ho amata. Si, devo ammetterlo. Io ho amato Vic. E’ stato tanto
tempo fa, lei è stata la mia fidanzata sin da quando ho memoria. Abbiamo fatto
Hogwarts praticamente insieme, io Tassorosso, lei Corvonero, e sono costretto a dire che io la amavo.
E a volte ho
paura. Non ho mai provato niente del genere. Ho semplicemente paura di perdere
Lily, di perderla. Soltanto sentire un altro ti odio pronunciato dalle
sue labbra sarebbe sufficiente per farmi avere ancora più paura. Io devo dirle
tutto, del bacio di Vic, di quanto io tenga realmente a lei e, soprattutto, di
non dare il bambino in adozione. Dovrei essere maturo, diamine. Dovrei saper
prendermi le mie responsabilità senza sbatter ciglia, ma c’è qualcosa che mi
ferma. Io voglio Lils. Io voglio crescere con lei nostro figlio. Voglio che
smetta di parlare di questa stupidissima storia dell’adozione. E’ tutto quello
che realmente voglio.