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Autore: Kessi    02/10/2010    1 recensioni
“Tu non mi lascerai mai, vero, papi?” chiede. Ora la sua voce è timorosa, come se temesse la risposta. È spaventato.
Parcheggi nel garage e scendi, seguito da tuo figlio. Lo prendi in braccio “No, Jack” dici guardandolo negli occhi “Noi staremo per sempre insieme, te lo prometto. Nessuno ci dividerà mai”.
“Promesso?”.
Sorridi “Una promessa è una promessa.”.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aaron Hotchner
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Promessa

 

 

L’aria e fredda e pungente. Le mani di tuo figlio sono fredde, probabilmente anche perché sono senza guanti. Avevi insisistito per farglieli indossa ma lui aveva  ripetuto che non ne aveva bisogno. Riguardo alla testardaggine è uguale a te.
La neve cade soffice sui vostri cappotti, sui capelli biondi di Jack. È rara vedere nevicare, ma oggi sembra diverso. Oggi sono sei mesi esatti da quando tua moglie è morta, da quando è stata uccisa dal peggior serial killer esistente sulla Terra, George Foyet. Preso dalla rabbia l’avevi ucciso.
Predichi sempre che sarà la giustizia a punire i cirminali per ciò che hanno fatto, ma quando ti eri trovato in quella situazione, la tua parte razionale era andata sbriciolata. Non ti eri nemmeno soffermato a pensare. Volevi solo fargliela pagare, per lei, e per tutti gli altri.
Un manto bianco si è fermato sotto i vostri piedi, un manto bianco ha preso forma anche su una lapide di pietra con scritto un nome e due date: una di nascita e una di morte.
Chiudi gli occhi, ricordando i vostri momenti felici, quelli con Jack e infine le sue ultime parole. Trattieni a stento le lacrime. Non sei un duro come appari. Sei un essere umano: fragile ed emotivo.
“Papino” sussurra tuo figlio.
Gli sorridi “Sì, Jack?”.
“Perché siamo qui?”.
Sospiri. È arrivato il momento di fargli capire che sua madre non giocherà mai più con lui, non tornerà mai più da loro, non sorriderà più. Finora, come avevi supposto, Jack non aveva capito davvero cosa era successo. Pensava che andasse sempre tutto come al solito, e che sua madre fosse semplicemente partita per un lungo viaggio.
Ti abbassi, per arrivare alla sua altezza e guardarlo negli occhi: sono vivaci, curiosi, scintillanti, ingenui. Non conoscono il male che si annida nella mente delle persone.
“Vedi Jack, la mamma non potrà più tornare a casa.” Fatichi tu stesso a dire quelle parole. Forse non avevi voluto accettarlo nemmeno tu.
“E perché?”.
“Ti ricordi quel viaggio di cui ti avevo parlato? Quello che la mamma stava facendo?”.
“Sì”.
“Ecco, lei non ritornerà da questo viaggio. Lei ora è in un posto bellissimo, sai? Pieno di persone buone ed è accerchiata da chi le vuole bene”.
“Ma perché la mamma non torna?” chiede confuso.
“Non può tornare, Jack. Lei vorrebbe, davvero. Vorrebbe riabbracciarti e dirti quanto ti vuole bene, ma non può.”
Ora i suoi occhi sono lucidi. Forse sta cominciando a capire.
“Quindi non la rivedrò mai più?” singhiozza. Vuole essere forte, come te, ma lui è solo un bambino. Le lacrime cominciano a scendere sul suo viso, senza che lui riesca a trattenerle.
“No, Jack.” dici commosso “Ma vedi, la mamma ci sarà sempre per te, campione. Quando vorrai confidarle i tuoi segreti, le tue paure, devi solo parlare e lei ti ascolterà, ti proteggerà. Vedi quella nuvola grigia?” chiedi indicandone una che sembra una persona umana.
Lui fa un cenno positivo con la testa.
“Quella è la mamma. Ora è in cielo, può volare”.
“Come un super eroe?” chiede dopo essersi calmato.
“Sì, Jack. Come un super eroe. La tua mamma è un super eroe, sai?”.
Non risponde, si asciuga le lacrimen con il dorso della mano e resta a guardare la lapide davanti a sé. Fa un passo, incerto. Sfiora con le dita la pietra grigia “Ti voglio bene, mamma”.
Sorridi. È più intelligente e furbo ti quanto pensi.
Lo guardi. Ti assomiglia in modo incredibile, ma assomiglia anche ad Hayley. Quando aggrotta la fronte, ed è pensieroso, ha il suo stesso sguardo.
“Papà, ho freddo”.
“Allora andiamo  a casa! Sei pronto?” chiedi assumendo un tono finto ed autoritario.
“Signor sì, signore!” risponde lui entusiasta.
Lo prendi per mano e vi avviate all’auto, parcheggiata fuori. Volgi un ultimo sguardo alla lapide e sussurri un “ti amo” veloce e fugace.
“Ci sarò sempre per lui, come ti ho promesso” aggiungi mentalmente.
In auto fa freddo, così accendi il riscaldamento. Un leggero tepore si innalza nel veicolo. È piacievole, confortante.
“Papino” ti chiama Jack.
Lo guardi dallo specchio retrovisore, aspettando una sua continuazione. “Anche tu sei un eroe, come la mamma! Siete dei super eroi! Lo sono anche io, vero? Posso essere anche io un eroe?”.
Sorridi, contagiato dall’allegria di tuo figlio “Ma tu sei già un super eroe. È nel tuo sangue”.
“Davvero?”.
“Certo! Sei il migliore! E poi abbiamo risolto tanti casi, insieme.”.
Tuo figlio ride. La sua risata risuona nel veicolo. È il suono più bello che tu abbia mai sentito, forse perché è una risata spensierata.
“Da grande voglio essere come te, papà!”.
“Lo sarai”.
Lui abbassa gli occhi, facendo una pausa.
“Tu non mi lascerai mai, vero, papi?” chiede. Ora la sua voce è timorosa, come se temesse la risposta. È spaventato.
Parcheggi nel garage e scendi, seguito da tuo figlio. Lo prendi in braccio “No, Jack” dici guardandolo negli occhi “Noi staremo per sempre insieme, te lo prometto. Nessuno ci dividerà mai”.
“Promesso?”.
Sorridi “Una promessa è una promessa.”. Vi date il cinque e lo fai scendere. “E ora andiamo a casa. Ci beviamo una cioccolata calda, che ne dici?”.
“Sì!” esclama ridendo e correndo verso casa.
Per un attimo ti sembra che sia la risata di tua moglie. Alzi gli occhi al cielo. Le nuvole stanno scomparendo. Un timido raggio di sole ti colpisce, facendoti socchiudere gli occhi. Sorridi.
“Ciao Hayley”, poi entri in casa, dove tuo figlio ti sta aspettando.
Gli insegnarai a diventare grande, gli farai conoscere l’amore, come avevi detto ad Hayley.
Lui è la cosa più importante che hai.
E’ tuo figlio, che ha un’immensa fiducia in te, che ti vuole bene come nessun altro al mondo.
“Papi, vieni?” ti chiama, facendo capolino dalla porta.
“Arrivo.”.
Non lo lascerò mai, pensi. L’ho promesso.


Note Autrice: Non so che dire di questa storia.
Mi è uscita così, senza un perché,
 e non so come sia venuta, sicuramente,
non come volevo che fosse.
Spero vi sia piaciuta.
Commentate!
Fra.

  
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