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Autore: Fireflie    03/10/2010    1 recensioni
Violenza e Caos danzano sulle rovine di una città bombardata.
Genere: Generale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Personaggi miei, idea mia, roba mia, tutto mio.

Beta: Eowie




We Are The Ground Of A Bombed City



Violenza e Caos danzano sulle rovine di una città bombardata.

Sotto di loro la gente piange e trema, ma loro proseguono nel ballo, abbracciati come rami d’edera, i corpi che disegnano archi nell’aria, ondeggianti nel vento dorato come tifa sulla riva di un fiume.

A volte – volte come questa – la terra trema, dopo che hanno sussurrato nell’orecchio della persona giusta i loro consigli. Bisbigli sottili che si insinuano in menti leggere, pericolose, attaccate alla realtà delle cose in maniera distorta.


Violenza è docile, di tanto in tanto, si lascia giocare dal cuore. Caos è assoluto e inevitabile, invece, come lo scorrere del tempo.


“Violenza, Violenza”, inizia Caos, scalzando un corpo senza vita ricurvo di fronte a lui, “anche il tuo cuore è irruente come il resto di te”, le dice lui, gettando indietro il capo, i capelli color del grano fluidi come acqua.

“Oh sai, mi piace viverla la vita”, risponde Violenza, pallida come la neve, mentre si fa largo a sua volta tra le macerie, sollevando ad ogni passo polvere e sangue.


Che aspetto ingannevole hanno questi due.


“Credo ci sia ancora da fare, qui”, sussurra poi, trovando dei superstiti, il respiro di un uomo dalla pelle bruna che echeggia nelle sue orecchie come il potente suono di mille tamburi.


- - -


Violenza e Caos si amano su una città qualsiasi, ancora illesa, i grattacieli che toccano il cielo e vita brulicante che si muove frenetica per le strade nere di catrame.

“Verrà il tempo anche di questo luogo”, dice Violenza, i piedi scalzi poggiati su una delle Gemelle.

Caos si limita a guardarla, e sorride, in un misto di indulgenza e orgoglio, accarezzandole il viso in un gesto affettuoso.

Violenza guarda in basso e sporge una gamba oltre la linea del cornicione. Ride, denti bianchi e labbra rosee di allegria.


Trascorrono qualche istante in bilico, a guardare le radici della torre, poi li raggiunge Paura, torbida e scura come acqua di uno stagno.

“Quando verrà il tempo di questa metropoli, allora inizierà anche il mio regno, finalmente”, esordisce, un sorriso dolce sulle labbra porpora, “era da un po’ che non facevo le cose in grande.”


E i suoi genitori le rivolgono uno sguardo fiero.

Un giorno conquisteranno il mondo, e regneranno senza oppositori alcuni.
Per ora, si limitano ancora a sognare.


   
 
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