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Autore: zero2757    03/10/2010    3 recensioni
Il ricordo della notte in cui mi spararono sentii un uomo ed una donna parlare finché non rimasero che i passi di questa che tornava indietro.
Attenzione ci sono spolier della seconda stagione!
Genere: Dark, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Stefan Salvatore
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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-Dolore-











L'amore non esiste, qualcuno può anche prodigarne l'esistenza ma è completamente inutile.
Ne ho la conferma solo 145 anni dopo, solo dopo un intero secolo passato nella menzogna.
La rabbia divampa nelle mie vene, lei ha sempre amato Stefan, il mio stupido fratellino che di speciale non ha niente; se non l'umiltà di essere sé stesso.
La camera è scura, non v'è luce che illumini il giovane volto della fanciulla che ho difronte. Mi metto a carponi, poggiando la schiena al letto; mentre una mano vaga fra quelle lenzuola e s'appiglia alla mano di lei.

«Sono venuta qui per Stefan, Damon. Solo per lui» mentre la sua mano scivolava via dal mio petto scoperto, io, la guardavo sconcertato.
Era seria, i capelli leggermente arruffati e la camicetta bordeaux aperta. I suoi occhi castani trasparivano sicurezza ed irremovibilità e lì mi sentii perso.
«Cosa?»


Il dolore mi dilania il petto, stringo leggermente più forte la mano di Elena mentre il ricordo di Katherine mi passava per la mente.
La mia mano sinistra finisce tra i miei capelli, infondo l'ho sempre saputo che non mi amava ma... quella dolce e tenera illusione giovanile mi portava avanti le giornate.
Un ricordo mi torna prepotente alla mente, come un sussurro o un bisbiglio. Il ricordo della notte in cui mi spararono sentii un uomo ed una donna parlare finché non rimasero che i passi di questa che tornava indietro.

«Ti amo... Stefan» un fruiscio di vestiti mentre con le mie poche forze aprivo gli occhi e levavo la testa impercettibilmente. Ma solo sagome indistinte si presentarono ai miei occhi ed un rumore distorto al posto delle parole.
«Un giorno staremo di nuovo insieme, te lo prometto» la persona accovacciata accanto alla, finta, salma di mio fratello si alzò ed incominciò a correre. Fu allora che l'oscurita divenne la mia casa natìa.


Qualcosa di caldo mi sfiorava la guancia, lacrime.
Che strano, avrei dovuto comprendere prima le reali intenzioni di Katherine. Ciò che provavo non era abbastanza, ciò che ero non era abbastanza, il mio cuore non era abbastanza.
Fottutissimo, fottutissimo sia il giorno della mia nascita. Fottuto! Perché il fato ha deciso la mia sofferenza, perché?!
I singhiozzi non s'arrestano ma creco di non darlo a vedere, non voglio che Elena si svegli e mi trovi qui.
Ma delle braccia mi circondano il collo, facendomi sentire un tale tepore che il mio cuore perse un battito. Il respiro di lei, adesso, è regolare ed un brivido mi coglie facendo frenare la mia corsa contro il passato.
«Damon, perché sei fuori dal letto?» mi chiede l'angelo che mi sta abbracciando, per quel che posso l'abbraccio anche io. Le lacrime non si fermano, anzi, aumentano ed i singhiozzi si spensero grazie alle braccia di Elena.
«Damon!?» disse lei, che scese dal letto e mi accolse fra i suoi esili arti, mi aggrappai a lei e piansi. Piansi fino a che non ebbi più fiato; non appena il momento passò le raccontai tutto che, ad ogni mia parola, mi stringeva sempre più a sé.
«Non temere, ci sono io con te. Adesso non sei più solo, non sei più una seconda scelta» e ogni parola veniva soffocata da un bacio sulla mia pelle, le circondai la vita e la strinsi a me.
Adesso potevo essere felice?


«Tocca a te» disse Elena porgendomi la stecca, io le sorrisi mentre portavo due drink. «Preparati a perdere!» la canzonai in modo bonario mentre mi protendevo verso di lei per darle un bacio, che lei accettò di buon grado. Le presi la stecca e incominciai a spiegarle come funziona il biliardo, dandole alle volte baci sulla guancia.
«Uffa sei troppo bravo! Ma come fai?!» chiese imbronciata mentre sorseggiava il suo Martini, io le sorrisi e la liquidai con 'Anni e anni di pratica' finché tutto non divenne nero.
Elena era sparita dalla mia vista e vari suoni di musiche popolari e parole urlate, sussurrate venivano a galla.
L'immagine di Stefan che sorrideva con Elena e Katherine ai lati, incominciai ad urlare. Il dolore era troppo forte.



Mi svegliati tutto sudato e intorpidito, ero rimasto per tutto il tempo ai piedi del letto di Elena con la mia mano intrecciata nella sua, incosciente.
Sorrisi amaramente per poi sciogliere la presa fra noi, fuori era ancora notte così... decisi di sparire, ritrovandomi a qualche metro dal bar cittadino.
«Come mai così imbronciato?» chiese Katherine appoggiata al muro accanto a me, dovevo prevedere una cosa del genere. «Perché, ti interessa?» chiesi mentre mi avviavo alla mia macchina, lei, non contenta della mia controrisposta, mi seguì.
«Che c'è sei deluso che abbia passato del tempo con Stefan? Sei geloso?» chiese lei con un sorriso beffardo fra le labbra, mi fermai alle parole pronunciate e mi voltai verso di lei.
«No, non più» le dissi in tono serio, aspro.
«Vuoi farmi una scenata di gelosia?» continuò imperterrita con il suo questionario, incominciavo a stancarmi.
«No, non sono geloso. No, non faccio scenate di gelosia. Non a te, per lo meno» e detto questo mi avviai verso la notte più cupa dove, certamente, sarei stato ben accetto.




FINE
   
 
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