Serie TV > Gossip Girl
Ricorda la storia  |      
Autore: Good Girl    03/10/2010    10 recensioni
Leggendo Catullo, Blair Waldorf non poté fare a meno di notare certe analogie.
Perché tutto, nella sua vita, doveva ricondurre a Chuck Bass?
L'autore latino ne sapeva qualcosa...
{Collocata in uno spazio di tempo non ben definito}
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blair Waldorf, Chuck Bass | Coppie: Blair Waldorf/Chuck Bass
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

AN: Ebbene sì, eccomi di nuovo. Con una breve One Shot, questa volta; Ma non temete, non vi perseguiterò come faccio con le mie altre storie! :S
E, come al solito, le mie "Author's Notes" non possono mancare xD Ma sarò breve, lo giuro U_U
Dunque, questa One Shot, come immagino avrete capito, sarà dedicata a Chuck e Blair (che novità), basandosi su alcuni Carmi di Catullo. Lo sto facendo in questo periodo a scuola, e me ne sono perdutamente innamorata. Secondo me, Catullo è Chair U_U No, sto scherzando, ovviamente. Ma ci sono certi versi che sono troppo Chuck e Blair *-*
Ci sono Spoiler riguardanti la quarta stagione, anche se questa fan fiction non è collocata in un tempo ben definito. E', tuttavia, ambientata DOPO la terza stagione.
Spero vi piaccia, in attesa del sequel del nuovo capitolo di You Have Been Tagged! (Ci sto lavorando, è leggermente più elaborato dei precedenti. E' per questo che ho bisogno di tempo (;) e il sequel di Oh! Forever, Morning After Dark, che sarà pubblicato giovedì.
xoxo, GG.

 

 


Reading Catullo
Do you wanna be my Lesbia, Chuck Bass?



Io, Blair Waldorf, seduta su una delle panchine di legno del Central Park, di fronte al laghetto delle anatre e al Gapstow Bridge, leggevo attentamente uno dei libri che mi erano stati commissionati dalla professoressa di letteratura: una raccolta delle poesie di Catullo, poeta latino del I secolo a.C..

Una leggera brezza primaverile mi soffiava sul viso, non facendomi sentire il calore di quel sole ormai prossimo all'estate. Le voci dei bambini felici rieccheggiavano nell'aria, e un fresco profumo di fiori rendeva l'atmosfera tranquilla e spensierata. Era da molto tempo che, ormai, non mi sentivo così.

Leggendo alcune delle poesie di Catullo, non avevo potuto fare a meno che vedere una parte di me nell'autore latino. E, in modo particolare, non potevo non comprendere i suoi sentimenti nei confronti dell'amata, di Lesbia.
Perché l'amore del poeta per Lesbia era uno di quelli che conoscevo bene. Uno di quegli amori che ti consumano, che ti distruggono, che ti fanno a pezzi. Quelli che ti fanno desiderare di morire, quelli talmente travolgenti da lasciarti sempre senza parole.
Oh, sì, Catullo ne sapeva qualcosa. E io con lui.
E bastava un nome, un nome soltanto, per quanto mi riguardava.
Come per il poeta quel nome era Lesbia, per me era Chuck Bass.
Perché tutti i versi di Catullo, anche quelli non dedicati a Lesbia, mi ricordavano lui?
Perché io ero Catullo e lui era Lesbia?


Gettai uno sguardo sul mio blocco per gli appunti, dove avevo evidenziato i carmi e i versi che più mi facevano pensare a quell'infame.


«Ni te plus oculis meis amarem.»

«Se non ti amassi più degli occhi miei.»

 


Una maledizione, ecco cos'era quel Basstardo.
Perché solo lui era in grado di farmi star male come Lesbia faceva con Catullo. Era lui l'unico e il solo che avevo - e che avrei amato - più dei miei occhi.
E non se lo meritava, affatto. Lui avrebbe dovuto patire le pene dell'inferno per quello che mi aveva fatto con Jenny... e con Eva, quando era ritornato a New York.
Perché se l'era portata dietro? Perché l'aveva baciata di fronte a me?
Come se Jenny non fosse stato abbastanza.

 

 

Chuck Bass, se non ti avessi amato così tanto, il mio istinto omicida si sarebbe fatto vivo.
E allora non so se sarebbe stato solo un - bel - sogno, quello in cui ti sparavo.


«Huc est mens deducta tua mea, Lesbia, culpa
atque ita se officio perdidit ipsa suo,
ut iam nec bene velle queat tibi, si optima fias,
nec desistere amare, omnia si facias.»

«Così mi sono perduto appresso a te;
a che punto, Lesbia, sono ridotto
se t'odierei, anche diventassi
la migliore,
e nonostante tutto non smetterei di amarti.»


Questo è il problema, Chuck Bass.
Il fatto che io, nonostante i mesi passati, fossi ancora innamorata di te non faceva altro che peggiorare la situazione.
Una persona normale, una persona con un minimo di cervello, avrebbe trovato la forza di andare avanti e dimenticarti.
Mi meritavi ancora, tu?
C'è stato un momento in cui ero tua.
C'è stato un momento in cui io e te ci meritavamo a vicenda.
Ma dopo ciò che era successo, ancora credevi che io e te avessimo qualcosa che ci legava?
Come potevo dirti, Chuck Bass, che invece avevi ragione?
Come potevo dirti, Chuck Bass, che ero follemente innamorata di te e che non avrei smesso di amarti in ogni caso?


«Nulla potest mulier tantum se dicere amatam
vere, quantum a me Lesbia amata mea est.
nulla fides ullo fuit umquam foedere tanta,
quanta in amore tuo ex parte reperta mea est.»

«Nessuna donna potrà dire "sono stata amata"
più di quanto io ti abbia amato, Lesbia mia.
Nessun legame avrà quella fedeltà
che nel mio amore ti ho portato.
»


E nonostante la tua Eva, che, comunque, ben poco durò, ero certa che pure tu lo sapevi, che pure tu sapevi che l'amore che io avevo provato - e che provavo ancora - per te era insostituibile. Nessuno mai ti avrebbe amato nel modo in cui ti amavo io.
Lo sapevi, Chuck Bass? Lo sapevi che non basta una francesina per distruggere tutto?
E lo sapevi che mentre tu e lei passeggiavate mano nella mano per la città, io piangevo ripensando a quanto io ti avevo dato, e a quanto poco da te avevo ricevuto?
E sapevi che nessun ragazzo avrebbe mai potuto dire di essere stato amato come ti amavo io?
Ok, Catullo e la sua Lesbia a parte.


«Lesbia mi dicit semper male nec tacet umquam
de me: Lesbia me dispeream nisi amat.
quo signo? Quia sunt totidem mea: deprecor illam
assidue, verum dispeream nisi amo.»

«Lesbia sparla sempre di me, senza respiro
di me: morissi se Lesbia non mi ama.
Lo so, son come lei: la copro ogni giorno
d'insulti, ma morissi se io non l'amo.
»


Avevamo passato gli ultimi mesi a farci guerra. Da quando ti avevo fatto lasciare con la tua biondina, eravamo in guerra.
Ma non era il solito gioco che facevamo sempre, Bass?
Tu avresti potuto dire di me tutto ciò che volevi, come io avrei potuto fare altrettanto con te.
In fondo, però, entrambi sapevamo che niente sarebbe cambiato. Ciò che io provavo per te, non sarebbe cambiato per così poco.
Era forse per questo motivo che né io né te eravamo riusciti ad arrenderci? A smettere di ferirci a vicenda?
Perché, Chuck Bass, volevo che tu lo sapessi.
Non c'era parola che ti avevo detto che non intendessi veramente.
Non c'era parola che ti avevo detto che avrebbe mai potuto cambiare il fatto che ero irreparabilmente innamorata di te.


E poi, si giungeva al verso maledetto, a quello che più di tutti mi ricordava te.
Come poteva essere Catullo ancora così attuale, dopo più di 2000 anni?

«Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris.
 
Nescio, sed fieri sentio et excrucior.»    

«Odio e amo. Probabilmente ti starai chiedendo come io faccia.   
Io non lo so, ma lo sento e mi sta torturando.»



Quale carme, Chuck Bass, era più perfetto per noi se non l'"Odi et Amo"?
Quale carme, Chuck Bass, non racchiudeva al meglio ciò che provavo per te se non questo?

Era un paradosso, una contraddizione unica.
Un ossimoro, tanto improbabile quanto vero.
Per quanto io abbia perseverato nell'amarti, non potevo non dire di non averti odiato e amato allo stesso tempo.
E ti odiavo ancora di più, perché tu solo eri in grado di farmi provare due emozioni tanto contrastanti, quali erano l'odio e l'amore, allo stesso tempo.
Depurandomi dal veleno dell'odio, tutto ciò che sento nei tuoi confronti è amore.
Un amore devastante, complesso, assassino.

Ma, purtroppo, come Catullo, non ne sapevo nemmeno io fare a meno.


Presi il mio cellulare dalla borsa, e inviai in fretta un messaggio.
D'altra parte, ero e sarei sempre stata una masochista.


 

Erano passati 17 minuti e 36 secondi. Fu allora che lo sentii arrivare, il rumore dei suoi passi sul ciottolato.
Lo vidi con la coda dell'occhio avvicinarsi, e poi sedersi accanto a me.
Sospirò e mi guardò, soffermandosi sul mio viso.

"Dunque, Waldorf. A cosa devo l'onore di quel messaggio?"
Non risposi subito, ma mi voltai a guardarlo.
Sorrisi lievemente, tornando poi ad osservare la copertina del mio libro.
"Mi sentivo ispirata, Bass."
"Oh, ho visto. Catullo, Waldorf?"
"Come se tu sapessi chi è." risposi roteando gli occhi.
"Non lo sapevo, fino a poco fa."
Lo guardai interrogativa.
"Google." rispose lui.
Sbuffai, scuotendo la testa.
"Tuttavia" continuò lui prendendomi il libro dalle mani "non è quello il Carme che ti dedicherei, Waldorf. Sebbene io abbia apprezzato parecchio l'ottantacinquesimo, intendiamoci." mi disse con lo sguardo alla Chuck Bass.
Odio, Odio, Odio.
Lo odiavo quando mi faceva quello sguardo, perché sapeva che era il mio preferito.
"Ah sì? E quale canto mi dedicheresti?" chiesi.
"Gli ultimi versi del 68. In questo caso sei tu la mia Lesbia, mi spiace."
Sfogliò le pagine e me lo porse.


«Et longe ante omnes mihi quae me carior ipso est, poliptoto
lux mea, qua viva vivere dulce mihi est.»

«Ma innanzi a tutti lei, che mi è più cara di me stesso,
lei, la luce mia, che finché ella vive, il vivere è più dolce per me.»


"E il carme 51, ovviamente." disse riprendendosi il libro per trovare il carme.
Le sue dita sfogliavano velocemente le pagine cartacee, mentre io guardavo ancora un po' scossa. Che lui si fosse preparato quel discorso mi faceva uno strano effetto.
"Qui." disse indicandomi un punto nella pagina.
Presi il libro tra le mani, leggendo ad alta voce.


«Ille mi par esse deo videtur,
ille, si fas est, superare divos,
qui sedens adversus identidem te
spectat et audit
dulce ridentem, misero quod omnis
eripit sensus mihi: nam simul te,
Lesbia, aspexi, nihil est super mi
lingua sed torpet, tenuis sub artus
flamma demanat, sonitu suopte
tintinant aures, gemina et teguntur
lumina nocte.»

«Simile a un dio mi sembra che sia
e forse più di un dio, vorrei dire,
chi, sedendoti accanto, gli occhi fissi
ti ascolta ridere
dolcemente; ed io mi sento morire
d'invidia: appena ti vedo, Lesbia,

non riesco a parlare,
la lingua si fa torbida, un fuoco sottile mi
corre sotto la pelle, le orecchie
mi ronzano dentro e su questi occhi
scende la notte.
»


Amore, Amore, Amore.
Non potevo che amarlo, quando mi citava i poeti.
Sorrisi.
"Hai fatto una bella ricerca, Bass. Yahoo Answer?" dissi guardandolo negli occhi.
Alzò le spalle, stabilendo un contatto visivo con me. "Forse."
Lo guardai sorridendo, chiudendo il libro e appoggiandolo in grembo.
"Mi chiedi con quanti baci, Blair Waldorf, tu possa giungere a saziarmi: quanti sono i granelli di sabbia che ricoprono i campi di Manhattan nei dintorni di New York dove crescono Peonie, tra il blog infuocato di Gossip Girl e la Columbia University. Ancora, innumerevoli come stelle, che, nel silenzio della notte, proteggono i segreti degli amanti. " recitò lui, facendomi il suo sorriso.
Come resistergli?
"Tanti sono i baci che ci vogliono per saziare l'insaziabile Chuck Bass, sicché Gossip Girl non possa vederli, né gli spioni catturarli con i cellulari."
Presi il suo viso tra le mani, e lo baciai.
Mi avvicinai a lui, mentre mi stringeva tra le braccia, attirandomi ancora di più a sé.
Ci staccammo dopo qualche minuto per riprendere fiato.
"Vuoi essere la mia Lesbia?" gli chiesi sorridendo.
"Quando mai ho smesso di esserlo?" mi chiese, guardandomi negli occhi.
E allora, proprio come Catullo aveva scritto:



«Soles occidere et redire possunt:
nobis cum semel occidit brevis lux,
nox est perpetua una dormienda.

da mi basia mille, deinde centum, anafora, allitterazione,
dein mille altera, dein secunda centum, omoteleuto
deinde usque altera mille, deinde centum.
dein, cum milia multa fecerimus,
conturbabimus illa, ne sciamus,
aut ne quis malus invidere possit,
cum tantum sciat esse basiorum.»

«I soli sorgono e tramontano
ma il nostro, una volta consumato il suo giro,
ci addormenta in una notte inesauribile.
Dammi mille baci e poi cento,
e, dopo, mille e cento altri
e mille dopo di questi e, dopo, cento
e quando saremo sazi di contarli,
continuamo senza ordine
perché il maligno non ci invidi
nel vederci tutto un bacio.»

 

 


Carmi citati:
14 - 75 - 87 - 92 e, ovviamente, 85.
68 - 51 - 7 - 5.

 

Note:
• All'inizio, Blair parla in terza persona di Chuck, per poi passare subito alla seconda. Mi scuso se ha creato confusione, lo so. Ma la mia era una scelta abbastanza volontaria. Spero non abbia creato TROPPA confusione o che, comunque, non stoni con il resto.
• Il messaggio che Blair invia a Chuck non l'ho scritto, l'ho lasciato sottinteso. Onde evitare fraintendimenti, vi scrivo ciò che lei gli invia: "«Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris. Nescio, sed sentio et excrucior.» Purtroppo, sei la mia Lesbia, Chuck Bass. Odio Catullo. E non ci sono doppi sensi."

Il finale l'ho scritto grazie ad uno spoiler appena letto, che mi ha letteralmente mandata su di giri *-*
Catullo mi ucciderebbe U_U
Avrei dovuto scrivere meno, e pensare di più a ciò che ho scritto, lavorandoci anni e anni. E' uno dei principi dei νεώτεροι (neoteroi) U_U
Chiedo umilmente perdono al poeta.

Spero non abbia fatto tanto schifo (:

   
 
Leggi le 10 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Gossip Girl / Vai alla pagina dell'autore: Good Girl