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Autore: Lord_Envy    03/10/2010    1 recensioni
La repulsione di un uomo per i bambini, per suo figlio. Un profumo che lo aiuta a calmare, un profumo che lo farà condannare.
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Odore d'Oleandro

Come persona avevo sempre provato una certa repulsione verso i bambini. Li trovavo piccoli dittatori egocentrici voraci di amore e di affetto. L'unico pregio che hanno sono l'odore che emanano, come di costante purezza.
Per il resto li trovavo stupidi e rozzi. Due qualità che proprio non riesco a sopportare.

Ecco perché non sono mai riuscito ad allacciare un rapporto con una persona che era più piccola di me. Avevo solo amici e conoscenti più grandi, le persone più piccole le evitavo poiché le ritenevo sempre in difetto. Non che avessero compiuto qualche azione specifica; solamente non mi andavano bene le persone infantili.
Infatti adoravo circondarmi di persone serie, mature ed eleganti, che guardavano il notiziario, che leggevano libri, che si interessavano di politica e di filosofia.

E proprio in questa cerchia di amici conobbi la mia anima gemella. Si chiama Cornelia e dopo cinque anni di fidanzamento decidemmo di sposarci. Lei non sapeva di questa mia tendenza a rigettare ogni essere vivente dai primi mesi di vita fino all'adolescenza.
Ma alla fine, come un disastroso incidente, lei rimase incinta. Nascosi fin da subito la mia preoccupazione verso quella sottospecie di ammasso di cellule informe stava occupando l'utero di mia moglie. Ma quella maschera di sorrisi e di rughe d'espressione era destinata a siogliersi come cera.

Al quinto mese, dopo aver scoperto il sesso del futuro dittatore che avrebbe rovinato la mia vita fino alla fine, comprammo un libro dei nomi per decidere quale significato sbolognarli. Io avevo optato per nomi davvero terribili. La cosa peggiore che un genitore possa mai fare al proprio figlio é quella di dargli un nome col quale verrà preso in giro, il tutto nel più cosciente dei modi.
Cornelia declinò ogni mia proposta, voleva donargli un nome singolare, ma bello.
Geronimo, Bruto, Orazio e Edgardo fuorono rifiutati. Mi propose nomi come Stefano, Marco, Giuseppe e Simone ma io tranciai ogni sua speranza di dare un nome decente a nostro figlio.
Alla fine decidemmo di scegliere un nome in base al significato, ma non me ne veniva in mente nemmeno uno: si da il caso che tutti i nomi abbiano un significato romantico e benevolo. Decidemmo di rimandare tutto al giorno successivo poiché troppi nomi insieme creano confusione.

Quella notte mi addormentai molto tardi. Ero tormentato dall'idea di dover passare il resto della mia vita a rendere la vita di qualcun altro più agevole della mia, avrei dovuto anteporre la sua felicità alla mia, avrei dovuto servirlo e riverirlo, accompagnarlo agli allenamenti di calcio e aiutarlo con i compiti, insegnargli i segreti della vita e consolarlo. Che gran rottura d'anima! Non volevo passare il resto della mia vita appresso ad un egocentrico esserino. Perciò decisi di avvelenare mia moglie. Ma il mio amore per lei era troppo forte, avevo paura di perderla o di vederla soffrire. Una settimana dopo iniziai a comportarmi violentemente con lei. Ero intrattabile, nervoso. Speravo in un aborto spontaneo ma non accadeva. Nemmeno un piccolissimo dolorino di stomaco. Niente. Era perfettamente sano.

Decisi di utilizzare una piccola quantità di veleno che sarebbe bastata a uccidere solo il bambino a parer mio. La portai a mangiare in un ristorante all'aperto e la convinsi a prendere un piatto a base di frittura. Appena di alzò per andare in bagno le versai nel bicchiere un pò di veleno di Oleandro. Doveva bastare. Appena bevve accusò dei dolori al cuore e la portai in ospedale in fretta perché avevo paura di aver sbagliato dosi e quindi di perderla.
Arrivammo all'ospedale e i vari medici si occuparono di mia moglie in modo davvero encomiabile.
Dopo sei ore passate in sala d'attesa mi affrettai ad entrare nella stanza di Cornelia per vederla. Era pallida e debole, ma era viva. Il dottore mi comunicò che mia moglie era viva così come il parassita. Piansi copiose lacrime che l'infermiera interpretò di commozione. Ma erano solo sintesi di un lungo processo di odio amarezza.

Mi sentivo davvero in colpa per quello che avevo fatto subire a mia moglie, ma davvero non volevo quell'essere nella mia vita. Ma aspettai a lungo prima di fare un altra mossa. Un giorno Cornelia mi comunicò che aveva scelto quale nome donare al proprio figlio. Proprio perché i medici le avevano comunicato da quale pianta era stato ricavato il veleno, decise di chiamarlo Oleandro. Acconsentii solamente perché mi sentivo tormentare dal pensiero di quello che le avevo fatto. Il Parassita mi aveva spinto ad avvelenare il mio unico amore.

Nacque a novembre e già dimostrò un carattere piagnucolone e egoista. Voleva sempre attenzioni, voleva essere coccolato, essere abbracciato, pulito, imboccato, voleva camminare ma cadeva e piangeva, voleva parlare ma riusciva solo ad emettere urli acutissimi.
Era una fonte di stress e di stanchezza. Infatti perdetti il piacere di gustarmi una buona dormita. Si svegliava piangendo quasi ogni notte, e quasi ogni notte ero io che andavo a calmarlo. Lo facevo solo per mia moglie, dopo quello che il Parassita mi aveva costretto a fare ero diventato il suo piccolo schiavetto. Cosa che accade in tutti i matrimoni. L'unica cosa che mi fermava dal fargli del male era il profumo che emanava la sua pelle. Era troppo buono.

Ma un giorno non riuscii a fermarmi. Era l'ora del bagnetto. Non so per quale motivo, se per la temperatura dell'acqua o per il rumore del rubinetto ma il Parassita si mise a piangere. L'odore del bagnoschiuma copriva l'amora che emavana. Iniziò a sbattere le braccia contro l'acqua facendo volare la schiuma dappertutto, non so se per chiedermi di uscire o per divertimento, ma continuava a strillare e a sbattere le baccia.
Perciò con molta calma mi alzai la manica della mano destra, la appoggiai delicatamente sulla testa del Parassita e lo spinsi in acqua. Ci mise poco a morire.   

Con la polizia me la cavai con qualche semplice bugia. Non so perché ma la polizia del mio paese é facile da convincere. Le indagini vennero archiviate poco tempo dopo e finalmente poté rilassarmi.
Ma mia moglie cadde in depressione, perse volontariamente l'uso del sorriso e della parola. Si esternò dal mondo, non volle più uscire di casa, non volle più parlare con nessuno, non volle nemmeno truccarsi più. Era un'altra persona.
Invece io ero felice, rilassato e solare. Finalmente il Parassita era sparito e io potevo tornare a godere della mia solita libertà.

Ma la pace fu breve. Durante più notti fui svegliato dai rumori d'acqua. Il rubinetto della vasca da bagno perdeva un pò, ma non trovavo mai il tempo di aggiustarlo. Una notte in particolare andai proprio li a vedere cosa diamine stava succedendo perché quella volte le goccie cadevano più velocemente. Entrai nella porta del bagno e venni inondato da un'eccessiva zaffata di quello stesso odore che aveva il Parassita. Tossii perché il profumo era davvero troppo e accesi la luce. L'intera vasca da bagno era stracolma di acqua. Ma proprio quando andai a stappare il rubinetto, sentii qualcosa afferrarmi e tirarmi giù. La mia faccia era premuta da qualcosa sulla superficie aquatica e stavo incamerando velocemente il liquido nei polmoni. Mi stavo dimenando e proprio quando capii che era la fine sentii il peso venir meno. Finalmente tirai fuori il volto dall'acqua e mi sedetti affannato sul pavimento.

 

 

Perdere due persone che si amano nell'arco di poche settimane é davvero una sciagura. Dopo la morte precoce di Oleandro, adesso anche mio marito é morto. Lo trovai in bagno una mattino, era zuppo fradicio di qualcosa che credevo fosse acqua, ma che profumava di qualcosa che già conoscevo. Chiamai la polizia e il medico stabilì che la causa della morte di mio marito fu esattamente avvelenamento. Era come se fosse stato immerso in una vasca piena di veleno di oleandro.
Che sfortuna, che tragedia. Ma per fortuna mi fu fatto un dono quella stessa settimana. Infatti scoprii poco dopo di essere rimasta incinta di mio marito di una fantastica bambina: Agave.

 

  
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