Nerd
Non sono mai stata completamente accettata dal resto
del mondo. O almeno così credo. Questo fa di me una nerd.
Una nerd atipica, perché non ho competenze tecniche
eccezionali, e sicuramente non sono mai stata una secchiona. Non indosso
mocassini né gilet, ma adoro i miei occhiali.
Sono totalmente dipendente dalla scrittura. Lo
stesso vale per la musica.
Sono totalmente indipendente da qualsiasi forma di
relazione sentimentale. Coltivo qualche sporadica amicizia, ma non ho bisogno
di tenermi costantemente in contatto con qualcuno per sentirmi viva.
Non mi serve un uomo.
Tutto ciò che mi occorre è un blocco per appunti,
una penna, un computer, un po’ di musica e magari un film. Oh, sì, i film. Ecco
un’altra delle mie dipendenze.
Passo da uno stato di totale depressione alla
felicità più sfrenata, senza alcuna ragione.
Posso mangiare un barattolo di Nutella senza
conseguenze immediate. Anche se poi mi ritrovo qualche centimetro in più sui
fianchi.
La pioggia mi rende felice.
La pioggia è il più bel dono che Dio, o chi per
esso, ci avrebbe potuto dare.
Non mi importa poi così tanto della crisi economica:
se non sarà questo, sarà qualcos’altro ad affossare il nostro mondo.
Sono stata battezzata da un sacerdote in una chiesa
cristiana, ma partecipo soltanto alle funzioni più importanti, e mai – ripeto, mai – con partecipazione emotiva. Ci
vado perché devo, niente più.
A volte penso di essere matta.
A volte credo di essere l’unica persona
completamente sana.
Nella maggior parte dei casi credo all’opinione
degli altri senza indagare, e nella maggior parte dei casi sbaglio.
Non credo nel carpe diem, non credo nel qui e ora.
Non credo che il sogno possa diventare realtà, né
per fortuna né con il duro lavoro.
Non credo di poter cambiare il mondo.
Non credo che altri possano farlo.
Credo che se il mondo va così, va così e basta.
Credo nella grammatica. Credo nei numeri.
Di tanto in tanto leggo gli oroscopi, e mi stupisco
quando sembrano parlare proprio di me.
Adoro ascoltare il rumore del traffico chiusa nel
buio della mia stanza, immaginando di essere l’unica persona a poterlo sentire.
Immagino di condurre mille vite parallele: in una
sono una musicista di fama mondiale, in una sono un poliziotto, in una sono una
poveraccia, in un’altra ancora sono un capo di stato.
Nessuno sa quello che sono.
Io stessa lo ignoro.
A volte indosso calzettoni di lana a ferragosto, e a
Natale soltanto una t-shirt.
Non so se sono me stessa, mentre faccio tutto
questo.
Forse nessuno è mai veramente se stesso.
Sicuramente nessuno può giudicare ciò che fanno gli
altri.
E io sono la persona meno adatta per giudicare me
stessa.