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Autore: ShunLi    05/10/2010    5 recensioni
La leggenda dice che, se un demone raccoglie un pezzo di cristallo nero, e lo tiene in mano per pochi secondi, può vedere quanto la sua anima sia pura.
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Vergil
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Sei pronta Calliope?"
"E c'è bisogno di chiederlo?"

Ci buttammo letteralmente nel vuoto. La luna nel cielo era sorprendentemente grande. A guardarla ti accecavi gli occhi. Ma la visione più onirica e accecante era quella del Demone che sorrideva eccitato alla battaglia che si prospettava all'orizzonte della nostra breve ma intensa avventura.
Io ero una nomade degli Inferi senza nome nè passato ed ero sopravvissuta all'oscurità di quella terra maledetta grazie alla mia continua tenacia. Che non si risparmiava in sporchi e bassi doppigiochi. A volte mi chiedevo da chi avessi preso, e guardandomi allo specchio, ogni tanto, cercavo di immaginare il volto di chi mi aveva messa al mondo, o di chi aveva generato il mio corpo, la mia essenza, quest'ammasso di carne e ossa, contenitore di un anima che è a metà strada tra il Nulla e il Divino.

Mentre precipitavo, e il vento mi carezzava forte i capelli, nella testa si ripeteva una melodia, che faceva:
Fly away now~ Fly away now~ Fly away!!

E diventava più forte, sempre di più. Mi accorsi, nonostante le orecchie fischiassero violentemente, che era Vergil che la cantava. Come la conosceva? Per la prima volta in vita mia, provai sorpresa, sgomento e confusione. Strane sensazioni che mi portarono a chiedermi varie cose su quel demone.

Volevo parlargli, cosa che non avevo mai fatto. Era difficile iniziare una conversazione con chi, di solito, dosava le proprie parole come preziosa acqua nel deserto.

All'improvviso, la luna venne oscurata da un onda, che sibilando minacciosa, si piegò nella nostra direzione.
I cattivi non si erano fatti attendere a lungo, pensai.
Girai il mio corpo, afferrai le due katane appese alla cintola e sferrai due fendenti. La pericolante torre di mostri e demoni si spezzò, si piegò e poi cadde. Urla atroci e non umane si dispersero nella notte di quel cielo che si era dipinto di rosso e nero.
"Nice shot." Si complimentò Vergil.
Sorrisi e, facendo leva con il bacino, mi spostai verso il muro cementato di colore grigio, anonimo nella sua immensità, in rovina come tutte le cose esistenti negli Inferi.
Stridetti con il tacco degli stivali fino a quando non fui in grado di correre con le mie gambe per l'intera discesa.
"Cosa fai?" Chiese il demone.
"Adesso vedrai."
Corsi ancora un altro pò, rallentando, e poi invertì letteralmente il corpo. Lo scossone provocato schioppettò nell'aria, provocando un eco, come se si fossero frantumati mille cristalli di ghiaccio e vetro. Cominciai a correre verso l'alto e mi liberai del cappotto, che mi impediva i movimenti. Posata una katana, occupai l'altra mano con una pistola. Per poter distruggere quell'ammaso di malvagità che invadeva il cielo, dovevo colpire direttamente al cuore. Era ancora un tantino lontana e aumentai il passo, ma sembrava che più la rincorressi, più la bestia si allontanasse. Forse aveva intuito le mie intenzioni.
"Tsk!" Stavo perdendo fin troppo tempo.
E poi, come un fulmine azzurro nel bel mezzo del buio accecante, sentì Vergil alle mie spalle e senza esitare, mi prese di peso tra le sua braccia.
"..!?!" Non riuscivo mai a reagire prontamente quando mi ritrovavo in situazioni imbarazzanti. Speravo solo che non si fosse accorto di quanto mi aveva fatto accorciare il fiato.
"Sembri in difficoltà. Lascia che ti aiuti." E continuò a correre, nonostante mi aveva preso in braccio e sulla sua spalla c'era poggiato il mio cappotto, che da solo pesava già una cinquantina di chili.
Mentre guardavo il suo viso, più bello di una statua greca, perfetto, senza alcun segno dato dal tempo o dalle battaglie, capì al volo le sue intenzioni.
"Incrocia le mani."
Vergil mi scrutò con il tipico sguardo di raccomandazione che solo lui sapeva fare. Ricambiai con un sorriso. Rimisi a posto le armi e attesi che il Demone facesse ciò che gli avevo chiesto.
Un urlo spaventoso provenne dalla creatura, mentre mi preparavo allo scontro ravvicinato. Mi aggrappai più forte che potevo alle spalle del demone, lui incrociò le mani e poggiai con entrambi i piedi sui suoi palmi bianchi come neve.
"Sono pronta!"
Vergil non mi augurò buona fortuna, non era necessario.
Mi sollevò con tutta la sua forza e mi ritrovai a mezz'aria. Mi stavo avvicinando sempre di più al nemico. Sguainai la katana e impugnai la pistola.
In quel momento il tempo sembrò rallentare. L'aria continuò a fischiare nelle orecchie, annullando tutti i suoni, anche quelli più impercettibili. Scaricai la cartuccia della pistola sul mare di carne e occhi rossi che avevo davanti, per creare un varco. Una volta superata una prima "barriera", la katana fece il resto.
Sibilava ad ogni fendente. Lo scintillio della lama creava dei riverberi sui visi deformi e ormai irriconoscibili di quelli che una volta erano uomini, demoni bellissimi, angeli di una Terra Promessa. Peccatori e anime sudice che non facevano altro che piangere per le loro pene e vergogne.
Quando arrivai al cuore, non credetti ai miei occhi.
Era un cristallo nero. Lucente, simile nella forma e nel taglio a quello che possedeva Vergil. Pareva avesse mille facce, dove i colori, inermi nella loro natura, venivano catturati e incastonati nel suo riflesso. Mescolandosi insieme, davano quel colore nero lucido che rassomigliava ad un paio di occhi felini, pronti ad afferrare la sua preda.
Lo tagliai.
La bellezza di quel pezzo cristallino mi aveva fatto sperare che ci fosse qualche frammento di vita rinchiuso al suo interno. Ma non ve n'era alcuno.
Così, in una nuvola di cenere e ruggine, i demoni svanirono, il loro sentimento straziante svanì.

Atterrai in cima ad una torre, dove Vergil era comodamente seduto e si era goduto lo spettacolo.
"Sei stata brava."
Feci spallucce, riponendo katana e pistola, "Niente di più facile." dissi. Mentre Vergil mi porgeva il cappotto, gli misi in mano un pezzo di quel cristallo.
"Proviene dalla bestia?"
"Si. Tienilo in mano per un attimo, guarda cosa accade."
Con sguardo interrogativo, ammirò il pezzo di cristallo, come un bambino ammira un bel fiore per la prima volta. Come prevedevo, il cristallo cambiò colore. Da nero divenne blu.
"Cosa significa?"
"Eppure dovresti saperlo. La leggenda dice che, se un demone raccoglie un pezzo di cristallo nero, e lo tiene in mano per pochi secondi, può vedere quanto la sua anima sia pura."
"Interessante. E com'è la mia anima?"
Mi avvicinai al demone. Gli scostai qualche ciuffo di capelli dalla fronte marmorea.
"E' più pura di qualsiasi altro demone presente in questo posto." Cercai di baciarlo, ma lui si ritrasse.
Ci rimasi così male che chiusi gli occhi, per non far vincere il dolore che si faceva strada nel cuore. Il rifiuto.
Ma non arrivò a destinazione. Vergil lo annullò con un suo bacio.Non feci in tempo a reagire che me ne diede un altro. E un altro. E un altro ancora.
La mia mente era annebbiata dal desiderio di quel demone dall'aspetto serafino.
"E se analizzassimo la mia di anima, secondo te, come sarebbe?" Domandai con un filo di voce.
Vergil mi teneva stretta tra le sue braccia.
"Sarebbe bianca. Bianca come la neve d'inverno, bianca come una rosa, bianca come la schiuma del mare, bianca come un foglio che non è ancora stato scritto, bianca come le tue labbra appena acennate..."
E mi diede un altro bacio.
Non c'era bisogno di un cristallo per decretare la purezza della mia anima. Vergil ne sapeva già il colore. Ed era sua.
  
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