Bright Future
Nota di Invader: Il titolo è preso dall’omonimo film del regista giapponese Kiyoshi Kurosawa, in cui peraltro recita l’onnipresente Tadanobu Asano… Il titolo originale giapponese è Akarui Mirai, lo consiglio a tutti. Il presente racconto è ispirato alla narrazione di Raymond Carver, un genio, secondo me.
Con la sottile eccitazione che si conviene ad una bambina di 5 anni che sta per aprire il tanto ambito regalo di Natale, Carol guardava fuori della finestra. Era sabato e il vicinato sembrava più vivace del solito. Il sole stava generosamente coprendo coi suoi raggi più caldi tutta Oleander Drive, della quale Carol abitava il numero 15.
Matt e Lilly stavano giocando silenziosamente coi figli dei
vicini nel giardino. Carol adorava il suo giardino.
Erano in particolare famose le sue ortensie non tanto per la
loro maestosa bellezza, quanto per la cura maniacale che Carol dedicava loro.
Era stato difficilissimo per Steve convincerla a trapiantarle dai mastodontici
vasi al suolo. E durante l’autunno e l’inverno che succedettero al trapianto in
terra, l’umore di Carol fu strettamente legato al tempo atmosferico. Ogni volta
che sembrava potesse piovere da un momento all’altro, o che il vento iniziava a
soffiare più forte di 22,5 nodi, Carol
iniziava a entrare nel panico, e non faceva altro che ricordare a Steve che
l’idea di toglierle dai vasi era stata sua. Con i vasi infatti, sarebbe stato
facile trasportarle in casa al riparo da ogni cataclisma atmosferico.
Ma era estate adesso, e la bellezza prorompente di quei
fiori arrivava addirittura a far sentire Carol in colpa verso i vicini, che per
il momento si sognavano di possedere simili bellezze floreali.
Ma il giardino di Carol e Steve era un’opera d’arte in tutto
e per tutto.
Oltre alle famose ortensie, c’erano gli oleandri, proprio
quelli che davano il nome alla via.
Infatti quella via prima portava il nome di un ambiguo uomo
politico asiatico, e lo stato della Florida aveva deciso di indire un concorso
per dare alla strada un nuovo nome, più neutrale.
Inutile dire che Carol aveva colto al volo l’occasione e
aveva reso protagonisti assoluti i suoi oleandri, meravigliosi, certo.
Inoltre in quel giardino si potevano trovare fiori di ogni
tipo, ordinatamente disposti per tipo, ordine alfabetico e provenienza. Nulla
era affidato al senso estetico o al caso, tutto era disposto secondo l’Ordine.
C’era anche una piccola fontanella al centro, acquistata in
Italia durante una viaggio a firenze. Era una rappresentazione ridotta del
David di Michelangelo, che dalla bocca rigurgitava acqua o champagne,
all’occorrenza… come per esempio era successo durante una festa che Steve aveva
tenuto con la sua compagnia finanziaria.
A quadrare la perfezione del non tropp grande giardinetto,
vi era un piccolo casotto.
La porta era verde chiarissimo, in tinta con l’erba –
irrigata ogni 4 ore e 43 minuti-.
Dentro suddetto casotto si potevano trovare ogni sorta di
attrezzi. Dalle cesoie – che Carol utilizzava per darealle siepi le forme di
cavalli alati, edifici importanti; una volta aveva persino tentato di scolpire
la faccia dei suoi figli in una siepe- alle sementi. C’erano prodotti di ogni
tipo: concimi, vari nebulizzatori anti parassitari, lucidanti per le foglie dei
fiori esotici.. addirittura un prodotto specifico per i baobab, che loro
peraltro non avevano mai piantato in giardino.
I bambini stavano giocando con le barbie nella fontana nel
silenzio più assoluto.
Matt prendeva Ken e lo faceva scivolare sul fianco del
David, fino a farlo cadere nell’acqua.
Lilly e Britney guardavano ammirate la varietà di giochi che
Matt sapeva proporre loro, ma quando il bambino tentò di far accoppiare Ken con
Shelly, lo piantarono in asso con minacce di spiate alla mamma.
Carol rise compiaciuta. Pensò che con quel vestitino rosa
shocking e con quelle treccine Lilly stesse proprio bene. Una vera signorina.
Per il suo prossimo compleanno le avrebbe regalato l’ultimo modello di
cellulare uscito… infondo ormai aveva 11 anni! Sì, e poi sarebbe arrivato il
momento di spiegarle cosa sono le mestruazioni… ma per quetso Carol aveva già
prediposto le videocassette educative del Dottor Teddy Bear, un simpatico
orsetto rosa che spiegava ai bambini i grandi misteri della sessualità.
Carol confidava nel fatto che un metodo educativo che con
lei aveva funzionato in pieno avrebbe sicuramente costituito un valido aiuto
anche per i suoi figli.
Casa sua era come l’aveva sempre desiderata. Una villetta a
schiera in una pacifica strada di una cittadina in Florida, coi bambini che
cantano insieme a Natale.. la neve che cade ogni 24 dicembre a partire da
mezzanotte.. il sole che tramonta sempre alla solita ora, i vicini che si fanno
gli affari proprio ma che sono sempre sorridenti e mielosi quando hai bisogno
di loro.
L’interno di casa sua era un capolavoro. Dappertutto
sculture e oggetti di valore provenienti da ogni parte del mondo. Cioè.. i vasi
cinesi li avevano comprati in Italia, le sculture greche venivano dal Giappone,
i vasi Etruschi dalla Francia, ma questo non aveva nessuna importanza!
L’importante è che quegli oggetti fossero lì a testimoniare il benessere
economico e culturale di quella famiglia!
Divani foderati di pelle zebrata o rosa, televisore al
plasma, lettore dvd nuovo di zecca – quello comprato l’anno prima era ormai
vecchio- impianto hi fi homer theater – usato solo a natale per diffondere per
la casa le note zuccherose delle canzoni di Natale cantate dai bambini malati
di New York-.
Anche la tavola era stata apparecchiata a regola d’arte,
secondo Carol.
Era giornata – come ogni sabato- di barbecue in giardino. E
tutto il vicinato soleva fare lo stesso.
I piatti erano rigorosamente di carta, quelli pregiati non
si potevano usare pe ril barbecue… le posate non c’erano, come tradizione.
Da una parte del tavolo stavano panini da hamburger, tutti
accuratamente aperti e allineati, tutti con una bandierina americana conficcata
sopra.
In un piatto accanto sio potevano ravvedere foglie di
lattuga verdissima e freschissima, imperlate di gocce d’acqua. Erano disposte a
motivo ornamentale sul piatto oblungo.
In una vaschetta lì vicino c’erano i crauti, per i quali
Steve andava letteralmnte pazzo. Li aveva mangiati a Tokyo per la prima volta,
ed era convinto che si trattasse di una pietanza tipica giapponese.
I meravigliosi crauti erano guarniti con foglie di menta
rigorosamente cresciuta nel giardino di Carol. Secondo lei i due sapori stavano
molto bene insieme.
Insieme alle vaschette del ketchup e della senape, quella
dei crauti formava una specie di piramide, che Carol ritoccava per conferirle
maggiore stabilità.
Sulla tavola giacevano orridi fiori rosa non meglio
identificati, dei quali Carol andava fiera.
Il rumore del cancello del garage che si apriva. Era Steve
che riponeva il fuoristrada mercedes. Rigorosamente privo di qualsiasi macchia
o graffio.
Una famiglia davanti a loro mangiava tranquillamente pollo
sulla griglia, senza fiori sul tavolo.
Nel loro giardino solo un’altalena per i bambini – rotta- e qualche filo d’erba
qua e là. Per colpa di una bel cane scondinzolante che quei bambini sembravano
adorare.
Carol non ci badò molto.
Uscì in cortile, bisognava mangiare.
Quando raggiunse il tavolo trovò i bambini e il marito che
la aspettavano sorridenti. Avevano tutti un panino aperto nel piatto, nella
stessa posizione.
Carol si sedette e scoppiò a piangere.
Fine
Beh, allora? Piaciuta? Se leggete, per favore, recensite, è
importante per noi autori!