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Autore: ladymisteria    05/10/2010    4 recensioni
E se esistesse una possibilità per riportare nel mondo dei vivi coloro che hanno perso la vita nella guerra magica? Sarà pronto il trio a far di tutto per permettere che ciò accada?
Versione riveduta e corretta.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Il trio protagonista
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Harry gettò lontano il giornale con un gesto di stizza.

Di nuovo bugie, di nuovo storie... Non sarebbe mai finita?

Quella dannata Rita Skeeter!

Lanciò un'occhiataccia al giornale che aveva appena buttato, pensando che quel giorno avessero proprio esagerato.

Un titolo spiccava in prima pagina, a caratteri cubitali, con una sua foto risalente alla battaglia al Ministero.

"Harry Potter: Tutta la verità sul leggendario Ragazzo - che - è - sopravvissuto e sulla sua infanzia, segretamente trascorsa in una scuola per futuri duellanti esperti."

Di tutte le sciocchezze che quella donna si era inventata nel corso degli anni, e che ancora sicuramente sarebbe riuscita ad inventarsi, prima della fine della sua pseudo-carriera giornalistica...!

Harry guardò la foto dei Malandrini, appesa al muro con un Incantesimo di Adesione Permanente dal padrino.

Loro erano dei veri duellanti esperti. Erano stati loro, in fondo, ad aver dedicato interi anni a forgiare la loro abilità in combattimento, non avendo altro modo di testarla, che nei molti ed efferati scontri avuti con i Mangiamorte nel corso della prima guerra magica - se non addirittura di entrambe. Loro, insieme a tutti quelli che avevano perso la vita combattendo o opponendosi all'oppressione, erano gli unici meritevoli di essere costantemente oggetto dell'attenzione dei giornali - non lui.

Lui, che per quasi un intero anno si era tenuto ben lontano dalla guerra - nascondendosi un po' qui e un po' là, senza preoccuparsi di nulla che non fossero gli Horcrux e il modo di distruggerli; che si era limitato a seguire ciecamente il percorso stabilito per lui da altri, e che non era nemmeno stato in grado di lanciare fisicamente l'incantesimo che aveva posto fine alla guerra, e che lo aveva innalzato al ruolo di eroe...

I suoi occhi percorsero nuovamente la foto: suo padre, il suo padrino, il suo mentore...

Per quest'ultimo Harry soffriva ancora - la ferita era ancora troppo fresca per essere altrimenti.

«Manchi tantissimo a Teddy. E come te, anche Tonks. Mancate a tutti noi» sospirò piano, maledicendosi nuovamente per le ingiurie lanciate al licantropo quasi un anno prima.

Codardo.

Come aveva anche solo potuto pensare che Remus Lupin fosse un codardo? Quale codardo sceglieva, di propria iniziativa, di rinunciare a tutto ciò che amava per aiutare qualcuno che aveva avuto l'ardire di giudicarlo in base ad un unico momento di umana paura? Avrebbe potuto ignorare la convocazione, quella notte; ricoprire il ruolo ingiustamente attribuitogli... Invece era corso immediatamente a Hogwarts, per proteggere i suoi occupanti e per combattere per un futuro migliore per tutti loro - e per suo figlio soprattutto.

Harry sentì una stretta al petto.

Sapeva esattamente quello che il piccolo Teddy Lupin avrebbe sofferto: una vita senza genitori; una vita senza nessuno da chiamare 'mamma e papà'... 

Ah, quanto avrebbe voluto stare un po’ con il suo figlioccio, in quel momento! Ma per quanto fosse grande il suo desiderio, non aveva cuore di togliere tempo prezioso ad Andromeda.

Povera donna... La guerra aveva proprio giocato con i suoi sentimenti, privandola del marito, della figlia, del genero, e persino di una sorella - perché, per quanto fosse stata una tra i Mangiamorte più spietati, tra quelli al servizio di Voldemort, Bellatrix era stata pur sempre sua sorella; una parte di lei.

Ora ad Andromeda non restava che il suo nipotino - con tutta probabilità il suo unico nipote, dato che era convinto che la famiglia Malfoy non avrebbe certo iniziato a far parte della vita della donna...

Il ragazzo sospirò, e dopo essersi vestito scese in cucina, pronto ad andare al lavoro.

Nonostante la giovanissima età - e la mancanza di M.A.G.O. - era infatti diventato a tutti gli effetti un Auror, così come Ron e diversi loro compagni. Era stato lo stesso Kingsley, divenuto nel frattempo Ministro della Magia, a decidere di permettere di intraprendere tale carriera a tutti coloro che - avendo combattuto nella Battaglia di Hogwarts - si fossero dimostrati interessati a farlo.

Hermione, invece, aveva deciso di terminare, riuscendo a farlo persino con alcuni mesi d'anticipo, il suo percorso di studi - rimandando in tal modo il suo ingresso al Ministero - e ora aveva un'ottima posizione all'interno del Dipartimento per la Regolazione e il Controllo delle Creature Magiche, dove - tra le altre cose - continuava il suo lavoro con il C.R.E.P.A. e a lottare per i diritti delle creature più svantaggiate.

Entrato in cucina, Harry venne immediatamente raggiunto da Kreacher - l'elfo domestico lasciatogli in eredità dal padrino Sirius Black alla propria morte - che gli corse incontro, felice di aver preparato la colazione.

Il giovane si stupì ancora una volta da quanto quell'elfo, un tempo rancoroso, fosse cambiato.

«Buongiorno padrone»

«Buongiorno a te, Kreacher» rispose, preoccupandosi poi di mangiare ogni cosa che l'elfo aveva preparato - senza dimenticare di fargli i complimenti per la sua abilità in cucina - prima di recarsi al ministero.

[*]

«Pare che stamane la Umbridge sia particolarmente odiosa» gli disse Ron Weasley, a mo’ di saluto, quando raggiunse l'amico nell'ascensore che avrebbe condotto entrambi al reparto Auror.

«E suppongo che il fatto che oggi sia il primo anniversario della fine della guerra non sia un caso, vero?» sospirò Harry, osservando l'amico stringersi nelle spalle.

«Probabilmente no. Ma potrebbe semplicemente avercela ancora con noi perchè non siamo stati sbattuti ad Azkaban, come invece è capitato a lei. Onestamente non mi sono interrogato molto sulle sue motivazioni... Ho ben altre cose per la testa, in questo periodo: prima su tutte la nascita di mia nipote» ammise con orgoglio. 

«Ginny aveva ragione, allora, a pensare che sarebbe nata oggi!» rise Harry, battendo una mano sulla spalla dell'amico. «Immagino che le congratulazioni siano d'obbligo».

La risposta di Ron venne tacitata dal rumore delle porte dell'ascensore che si aprivano per fare salire - con non poco fastidio da parte dei due giovani - Dolores Umbridge.

La donna aveva scontato qualche tempo ad Azkaban, subito dopo la fine della guerra. Ma con il ministero purtroppo ancora fortemente indebolito da quanto accaduto, e bisognoso di quante più risorse possibili, Kingsley aveva dovuto a malincuore permetterle di fare ritorno - benché fosse stato sin da subito chiaro sulla brevità e sulle condizioni di quella libera uscita...

Alla strega, infatti, era stato reso noto che quella che la vedeva come protagonista era una situazione puramente temporanea; che i suoi movimenti all'interno - e all'esterno - del ministero sarebbero stati costantemente monitorati, e soprattutto che l'uso di una bacchetta sarebbe stato limitato al suo impiego.

Dolores Umbridge si tolse un po’ di polvere dallo sgualcito cardigan rosa che indossava, per poi squadrare Harry e Ron, borbottando una flebile critica al fatto che avessero potuto diventare Auror.

«Evidentemente il Ministro ci ha ritenuto all'altezza del ruolo» sbottò Ron.

«Il giudizio dell'attuale Ministro potrebbe essere stato offuscato dal rapporto di amicizia che vi lega...»

«Vuol dire com'era offuscato quello di due suoi predecessori, dato che - se la memoria non mi inganna - rientravano nella sua lista di amici?» soffiò Harry, maligno. «O forse questo piccolo particolare le è sfuggito?».

Il volto della donna si contrasse in una smorfia.

«Mi pare di aver sentito della nuova aggiunta alla famiglia Weasley... Una lieta notizia» disse, rivolgendo poi un sorrisetto maligno ad Harry. «Parlando di famiglia... Come sta il suo figlioccio, signor Potter?».

Ron vide distintamente il pugno di Harry serrarsi, e sbottò: «Come crede che possa stare un bambino che ha perso entrambi i genitori appena pochi giorni dopo essere venuto al mondo?».

La strega osò esibirsi in un risolino.

«Tutto dipende dai genitori in questione...».

«Vorrei ricordarle che i genitori in questione avevano più coraggio, capacità, onore e spirito di sacrificio in un dito, di quanto lei possiede in tutta la sua persona; così come le ricordo che per i loro molti meriti sono stati ufficialmente - e giustamente - riconosciuti come eroi di guerra» ringhiò Harry, i denti stretti.

«L'Ordine di Merlino viene dato troppo facilmente, di questi tempi. Assegnarne uno persino ad un ibrido pericoloso... E di Prima Classe!» rabbrividì la Umbridge, la voce piena di disgusto.

Per Harry fu troppo, e immediatamente le si avvicinò - sovrastandola facilmente.

«Mi ascolti bene...» sibilò, furente. «Se la sentirò nuovamente parlare in simili termini di Remus Lupin, stia pur certa che farò in modo che il prossimo rapporto su di lei le garantisca un immediato rientro alla sua cella».

«Mi sta forse minacciando?!» squittì la donna, scioccata.

«La sto avvisando, rammentandole che lei ha una spada di Damocle grossa quanto un troll sulla testa. Se davvero volessi minacciarla, infatti, le ricorderei che è in mio potere suggerire a chi di dovere di destinarla ad un lavoro sul campo - magari nella Foresta Proibita, nel territorio riservato ai centauri. In fin dei conti, con la conoscenza che ha del luogo e dei suoi abitanti, lei sarebbe la candidata perfetta».

Il viso bianco gesso e la bocca che si apriva e si chiudeva, senza emettere alcun suono, furono l'ultima cosa che sia Ron che Harry videro della Umbridge, prima di scendere dall'ascensore - ancora non del tutto fermo.

«Se solo penso che Fred ha perso la vita per permettere anche a persone come lei di… di...» sibilò Ron, fuori di sé, non riuscendo nemmeno a terminare la propria invettiva. «In momenti come questi, non lo negherò, mi chiedo davvero come facesse Lupin a sopportare l'esistenza di una simile... megera!».

Sospirò, osservando poi l'amico con aria quasi sofferente.

«Se solo fosse possibile trovare un modo per riaverli tutti indietro… Tu non puoi immaginare mia madre, mio padre, George... Ancora non riusciamo a darci pace. Persino in un momento come questo, quando dovremmo festeggiare, non possiamo fare a meno di pensare a quante cose sarebbero state - e sarebbero ancora - diverse, se Fred fosse ancora in noi» confessò.

Harry annuì con fare sinceramente comprensivo.

Sapeva perfettamente come ci si sentiva, quando si perdevano persone care - soprattutto quando quelle persone erano membri della propria famiglia. Il costante desiderio di riaverle accanto, magari per condividere con loro una bella notizia, o per cercare in loro conforto quando qualcosa di brutto succedeva; il rimpianto di non aver detto loro tante cose, perché date per scontate...

Non si scambiarono altre parole, e una volta raggiunti i propri cubicoli si immersero entrambi nel lavoro - l'unica cosa che non lasciava loro tempo per pensare a quanto avevano perso.

Pur non trattandosi di un periodo altamente impegnativo, per gli Auror - i Mangiamorte ancora in libertà erano notevolmente diminuiti, rispetto ad un anno prima - c'era infatti sempre qualcuno disposto a mandare un gufo per segnalare una figura incappucciata nei pressi della propria casa - un chiaro sintomo, secondo entrambi, di come ancora troppe persone fossero convinte che quella pace fosse solo un effimero sogno...

[*]

Nonostante si trattasse di un'occasione gioiosa, e nonostante sia Harry che Hermione - entrambi invitati da Ron - tentassero di animarla un po' con chiacchiere leggere sulla giornata appena trascorsa, la cena alla Tana non fu nemmeno lontanamente simile a quelle che si facevano una volta a casa Weasley.

Benché fosse stata organizzata per festeggiare la nascita della piccola Victoire Weasley, infatti, l'umore generale dei commensali la faceva somigliare più ad un'ennesima commemorazione funebre - al punto che Harry, Ron ed Hermione preferirono trascorrere il resto della serata immersi nella quiete del giardino.

«Da come sorridi sembrerebbe che tu abbia avuto una giornata migliore della nostra, Hermione» disse Harry.

«In effetti ho avuto una splendida giornata» replicò la giovane. «Ma preferisco dirvi di più una volta saputo il motivo delle vostre espressioni: sembra che abbiate ingoiato un'intera confezione di Scarafaggi a Grappolo...»

«Oh, solo la Umbridge» scrollò le spalle Ron, raccontandole brevemente quanto avvenuto quella mattina.

Hermione scosse il capo con una smorfia sdegnata.

«Per quanto il Ministero necessiti ancora di tutto l'aiuto possibile, non posso davvero credere che la scelta sia ricaduta su di lei...» confessò, posando poi lo sguardo su entrambi. «Qualcos'altro?».

«Solo le solite segnalazioni di streghe anziane, che sostengono di aver visto "una figura incappucciata" passare vicino le loro case nelle notti scorse» replicò Harry.

La giovane sgranò gli occhi.

«Avete controllato, vero?! In fondo, in giro ci sono ancora dei Mangiamorte; potrebbe benissimo essere...»

«Stai tranquilla: abbiamo controllato ogni volta. Il tuo Grattastinchi non sarebbe felice di sapere che abbiamo pietrificato quelli che potrebbero benissimo essere dodici suoi amici» sbottò Ron. «E tu?»

«Anche io, come voi, ho trascorso un po' di tempo con una megera - anche se, nel mio caso, si è trattato di un'autentica rappresentante della categoria. Non sono affatto cattive persone, sapete? Anzi, quella con cui ho parlato si è detta a tal punto soddisfatta dal modo in cui l'ho trattata, da volermi... aiutare a far tornare quelli che abbiamo perso, regalandomi questo» confidò Hermione, estraendo dalla propria borsa un voluminoso libro con una consunta copertina nera - sulla quale, in lettere d'argento ormai consumate, si leggeva "Pharsalia" - ed aprendolo in corrispondenza di un segnalibro, passandolo poi ai due ragazzi.

«Leggete».

Ron ed Harry si guardarono un istante confusi, chinandosi poi entrambi sulla pagina.

"...Il mago degenere si recò dunque da Erichto - la quale abitava nelle tombe abbandonate, dopo averne cacciato le ombre grazie ai favori concessole in virtù del suo essere la strega più potente della regione.

Egli la implorò di ricongiungerlo all'amato padre, perduto l'anno precedente in seguito ad un duello, dicendosi disposto a pagare qualunque prezzo.

Preso il suo oscuro e incancellabile compenso, Erichto esaudì la supplica del mago, facendogli poi dono di un amuleto avrebbe permesso ai suoi discendenti di assolvere in totale autonomia ad una simile richiesta - a patto, tuttavia, di pagare un oneroso prezzo."

Sotto al testo vi era una dettagliata illustrazione magica di una strega, impegnata nel porgere ad un mago dall'aria chiaramente malaticcia una pietra di colore rosa acceso. 

Quella, indovinarono Ron ed Harry, doveva essere Erichto; in assoluto - secondo entrambi - la strega più raccapricciante che avessero mai visto: abiti di vari colori e di strana foggia, irti capelli stretti da nastri simili a vipere, ed un volto mortalmente pallido e spaventosamente magro - animato da palese crudeltà.

I due giovani tornarono a guardarsi - questa volta trovando negli occhi dell'altro la medesima preoccupazione.

«Hermione... Certo non siamo gli unici a trovare questa storia un po'... Come dire... poco chiara, vero? Voglio dire... chiunque se ne renderebbe conto, leggendo quello che c'è scritto! Non puoi dirmi che non ti sei accorta che si parla chiaramente di Arte Oscura!» esclamò Ron, guardandosi intorno nervosamente. «Senza contare che non sappiamo neppure se si tratti o meno di un resoconto autentico, e…».

«Certo che è autentico!» replicò lei, piccata.

«Come lo sai, scusa? Solo perché una megera ti dice che lo e?» controbatté il giovane mago dai capelli rossi.

Hermione parve volerlo incenerire con lo sguardo.

«Dovresti sapere bene che non è mia abitudine credere in ciò che non mi è possibile dimostrare, Ron! No, se dico che è autentico, è perché tutti e tre noi abbiamo veduto quell'amuleto. Non ricordate la nostra prima permanenza a Grimmauld Place? Avete dimenticato l'album mostratoci da Sirius, raffigurante i suoi anni ad Hogwarts? Ebbene, in quelle foto non appariva quasi sempre un oggetto dotato di una piccola pietra rosa?».

Harry sgranò gli occhi, ricordando - come aveva detto Hermione - quelle foto con estrema chiarezza.

«Lo ricordo, infatti! Così come ricordo che Sirius, quando gli chiedemmo che cosa fosse, ci rispose che si trattava soltanto di un gingillo che avevano trovato da un venditore di strada a Diagon Alley. Ora che ci penso, però, mi è sempre sembrato che ci avesse risposto un po' troppo in fretta - quasi come se stesse mentendo...».

Ron scosse il capo, le braccia strette al petto.

«Anche se fosse la medesima pietra, non possiamo dimenticare - lo ripeto - che su quel tuo libro si parla di Arti Oscure... Peggio ancora, di necromanzia!» sbottò, nascondendo a malapena un brivido all'idea. «Non so voi, ma io non ho alcuna intenzione di iniziare a praticarle, dopo tutti gli anni passati a combatterle!».

Hermione esitò, non potendo negare che il giovane avesse ragione.

«Ma se davvero la pietra è la medesima che era in mano a Sirius, a mio padre e a Remus, significa che non è completamente oscura, Ron! Pensa se, alla fine, avessimo scoperto il modo di riportare indietro i propri cari! Non si tratterebbe, per il momento, che di indagare sulla possibilità di una simile eventualità: nessuno ci impedisce di fermarci e dimenticare ogni cosa, se il prezzo e le conseguenze dovessero essere eccessivi. In fondo, che abbiamo da perdere?» si intromise Harry, riuscendo finalmente a convincere l'amico.

[*]

«Direi di iniziare dall'album, che dovrebbe ancora essere da qualche parte a Grimmauld Place. Una volta che lo avremo in mano, potremo confrontare le foto con l'immagine della pietra contenuta nel libro e capire se effettivamente è la stessa» suggerì Harry, non appena la cena fu conclusa.

«Suggerirei di metterci avanti, consultando la biblioteca di Hogwarts - o quantomeno ciò che ne rimane - in cerca di altre informazioni sull'argomento. Dubito, infatti, che quello in mio possesso sia l'unico riferimento alla pietra» aggiunse Hermione, elettrizzata dall'idea di imbarcarsi in un'impresa tanto rivoluzionaria.

«Sono d'accordo con Hermione, in merito al pensare alle mosse successive. Per questo pensavo di parlare a Kingsley, chiedendo il consenso di lavorare a questa cosa da soli - anche se penso che sia meglio non dargli troppi dettagli, così da evitare problemi. Non sappiamo, in fondo, come potrebbe reagire...» concluse Ron, ricevendo immediatamente un cenno di assenso dagli altri due.

I tre, poi, sorrisero - scambiandosi uno sguardo fiducioso. 

Non sapevano come si sarebbe conclusa quella vicenda, ma non avrebbero permesso a niente e nessuno di intromettersi in quella loro nuova e grandiosa avventura.

 

 

 

ECCOMI DI NUOVO QUI, CON UNA STORIA NUOVA, SCRITTA INSIEME ALLA MIA SORELLONA ANGELOBLUE :D

   
 
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